Comic(US) Book #8: Capitan America, Un mondo sotto Destino, Hush e gli esordi Absolute Universe...
- Scritto da Antonio Ausilio
- Pubblicato in Focus
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Puntata decisamente ricca di novità. Dall’esordio del Capitan America di Chip Zdarsky e Valerio Schiti all’arrivo di ben tre nuove serie dell’Universo Absolute della DC. Prosegue, poi, imperterrito il crossover Un mondo sotto Destino, con propaggini più o meno efficaci in varie testate della Marvel e per Batman è giunto il momento di reincontrare Hush.
Capitan America 1 (188)
Capitan America – Le nostre guerre segrete parte 1
Il rilancio di Capitan America a opera di Chip Zdarsky potrebbe significare due cose: o il naturale desiderio di voler stupire il lettore con un ritorno alle origini alquanto imprevedibile, oppure, più verosimilmente, l’intenzione di sottoporre il personaggio a un’operazione di restyling, che lo possa avvicinare alle nuove generazioni. Il successo dell’Universo Ultimate (e più ancora di quello Absolute della DC) devono aver convinto i vertici della Casa delle Idee che fosse arrivato il momento di svecchiare diversi character, i quali, per varie ragioni, non riuscivano più a stare al passo con i tempi. Un trattamento che portasse non semplicemente all’utilizzo di tematiche maggiormente di attualità, bensì all’introduzione di cambiamenti che ne alterassero significativamente lo status quo. Novità che potrebbero essere causa di una pioggia di critiche, soprattutto da parte degli appassionati di lunga data, ma che, evidentemente, non impensieriscono l’autore canadese, il quale ha subito dato l’impressione di avere le idee chiare su come gestire un rinnovamento di tale portata. Prova ne è il feeling già piuttosto solido con una figura complessa come quella di Steve Rogers (con cui il rischio di eccedere in retorica è costantemente in agguato) o la naturalezza mostrata nel rimodellare la continuity marvelliana.
Chi, stranamente, ci è sembrato un po’ sottotono è, invece, Valerio Schiti, insolitamente legnoso nelle inquadrature e a tratti impreciso nel ritrarre i volti dei personaggi. In realtà, nutriamo qualche riserva anche per i colori di Frank Martin: il suo ricorrere a tonalità spente e grigie come quelle viste in questo primo numero, è francamente poco comprensibile
Voto: 7 

Marvel miniserie 288-289
Un mondo sotto Destino 3 e 4
Benché, detto onestamente, questi primi quattro capitoli di Un mondo sotto Destino siano qualitativamente superiori a quanto visto di recente in maxieventi “spaventosi” come Bloodhunt (l’aggettivo si riferisce all’estrema povertà narrativa non allo scenario vampiresco della miniserie), occorre anche sottolineare che la trama ordita da Ryan North comincia già a mostrare la corda. Quelle che sembravano potenziali allusioni alla difficile situazione geopolitica di oggi, si sono presto trasformate in superficiali considerazioni sul dispotismo in senso stretto, messe - oltretutto - in ombra dalle solite scazzottate tra superesseri, che dopo le prime pagine, più che forti emozioni suscitano solo qualche sbadiglio.
Ci consoliamo con i disegni di R.B. Silva (e - non dimentichiamolo – con gli spettacolari colori di David Curiel) che, al momento, restano l’unica ragione per proseguire con l’acquisto degli albi.
Voto: 5,5
Iron Man 10 (145)
Iron Man – Il ribelle Iron Man parte quattro: competizione tra grandi potenze
È davvero un peccato che la gestione di Spencer Ackerman stia per terminare, perché anche questo penultimo capitolo contiene tutti gli ingredienti che ci hanno fatto apprezzare la serie fin dal primo numero. Anzi, a dirla tutta, da quando la testata si è trasformata in un tie-in di Un mondo sotto Destino, i testi dello scrittore americano sono migliorati in maniera esponenziale. Doppiogiochismo, terrorismo di stato, ambiguità a non finire sono tematiche che avremmo voluto vedere nella miniserie di North e Silva, la quale, come detto, si è invece rivelata il consueto megaevento senz’anima. E cosa ancora più importante, gli evidenti riferimenti alle derive autoritarie delle superpotenze e alle guerre in corso, non compromettono minimamente l’ottimo lavoro fatto da Ackerman con i personaggi, né impongono alcun sacrificio alla componente avventurosa della trama.
Il vero tallone d’Achille continuano a essere i disegni. In questo episodio Julius Ohta viene affiancato da Michael Dowling e Guiu Vilanova, non ricavandone, tuttavia, nessun beneficio.
Voto: 7,5
Fantastici Quattro 33 (467)
Fantastici Quattro – I Fantastici Due
Dopo essere arrivati quasi sul punto di scrivere - finalmente! - qualcosa di positivo dell’operato di Ryan North sui Fantastici Quattro (l’episodio del numero precedente, che ci ha mostrato le difficoltà di Ben Grimm ad accettare le sue condizioni di normale essere umano, era, per quanto imperfetto, struggente e capace di offrirci una caratterizzazione dei personaggi inaspettatamente matura e ricca di sfaccettature), ecco che, per l’ennesima volta, lo scrittore canadese sciupa sciaguratamente quello che di buono sembrava aver cominciato, con una vicenda che fa acqua da tutte le parti. Tralasciando pure l’imbarazzante rappresentazione della Torcia Umana, ormai ridotto a semplice macchietta, North ci delizia nell’ordine con: il ritorno – senza lo straccio di una spiegazione logica - di una nemesi ridicola come Devos il Devastatore (una delle peggiori creazioni di Tom De Falco), che la Marvel aveva opportunamente fatto precipitare nell’oblio; la ripresa di un concetto insensato – inopinatamente introdotto da Chip Zdarsky qualche anno fa – che la perdita dei poteri da parte di un membro del team porta alla progressiva scomparsa dei poteri anche negli altri tre; l’assoluta noncuranza nell’ignorare anni di continuity e punti fermi del Marvel Universe (dopo decine di storie in cui svariati criminali sono stati mutati dai raggi cosmici e alcuni dei Fantastici Quattro hanno recuperato le loro abilità proprio esponendosi di nuovo agli stessi, scopriamo che, in realtà, quello che è successo ai nostri eroi nella loro prima apparizione non è più ripetibile). Se poi aggiungiamo pure i disegni di Cory Smith, che raramente vanno oltre la sufficienza, allora menzionare una copertina che ci mostra una scena che nell’albo nemmeno compare (un’incomprensibile scelta che è stata presa anche su altre testate), e l’assenza di legami con Un mondo sotto Destino – di cui questo episodio dovrebbe essere un tie-in - diventa persino superfluo.
Voto: 4
Venom 8 (102)
Il nuovissimo Venom – What’s the new Mary Jane parte 3
Terminata qualche numero fa l’estenuante (a essere buoni!) minisaga che ha portato alla sconcertante rivelazione, che l’ospite di Venom è ora Mary Jane Watson (immaginiamo il disappunto, nel leggere questa notizia, dei pochissimi che ancora ne erano all’oscuro), Al Ewing ha definitivamente messo in chiaro cosa dobbiamo aspettarci dalla collana dedicata all’ex (?) V-Man: una serie che guarda in maniera piuttosto evidente ai comic book degli anni Sessanta (quelli della DC in particolare), soprattutto nella caratterizzazione dei personaggi, assolutamente privi di spessore e con una psicologia ridotta ai minimi termini. Basti vedere il Dottor Octopus, nuovamente retrocesso a criminale pittoresco o poco più. Poi tanta azione e zero impegno, per la gioia dei lettori dodicenni (l’atmosfera non è così diversa da quella che si respira nelle storie di Spider-Boy), ma, crediamo, non dei più grandicelli. A ogni modo, se fosse davvero una scelta intenzionale, potremmo anche capirne il senso. Temiamo, però, che sia solo la strada più facile decisa da Ewing, per accontentare i fan del simbionte, che, probabilmente, vengono, a torto, considerati un pubblico di poche pretese
Voto: 5
Ultimate Spider-Man 21
Spider-Man – Twenty-one
Mancano solo tre numeri a Ultimate Endgame e Jonathan Hickman continua inesorabile con le rivelazioni e i colpi di scena. Quello che chiude questo episodio ci ha sorpreso non poco, ma anche l’identità dell’ultimo membro del consiglio dei Mysterio non era così facilmente immaginabile. In aggiunta, alcuni brevi passaggi di contorno alla trama principale sembrano alludere a sviluppi futuri, non del tutto a fuoco, che riguardano sia la personalità enigmatica di Otto Octavius, che la soap opera famigliare di casa Parker.
Peccato per i disegni: David Messina non se la cava male, tuttavia l’intensità di questi capitoli conclusivi avrebbe meritato un Marco Checchetto a piena potenza.
Voto: 7
Ultimates 16
Ultimates – Sixteen
Anche Deniz Camp si prepara alla resa dei conti con il Creatore e lo fa con uno dei migliori episodi scritti finora per la serie. Il messaggio politico è sempre più esplicito, con picchi di crudezza visti molto di rado su una testata mainstream e uno spirito rivoluzionario sincero e trascinante, che tradisce il disagio dell’autore ad accettare la triste realtà di oggi. Un’autentica anomalia nel panorama asfittico della Marvel odierna, ma che siamo ben contenti di poter continuare a leggere.
Voto: 7,5
Occhio di Falco – Lo strumento giusto per il lavoro
Prima avventura in solitaria per Charli Ramsey, che dopo un breve prologo realizzato da Camp e Juan Frigeri rimane intrappolato in un gioco mortale, dove dovrà vedersela con la versione ultimate di Ronin (del quale i più attenti intuiranno facilmente l’identità). I testi di B. Earl e di Taboo (sì, proprio il rapper dei Black Eyed Peas) non sono male e pur riciclando situazioni già viste in opere ben più rilevanti, riescono a rappresentare con una certa incisività l’impunità di cui godono coloro che detengono un potere quasi assoluto. I disegni di Michael Sta. Maria sono un po’ statici e rivelano anche una mancanza di temperamento artistico.
Voto: 6,5
Batman 120
Batman – Hush 2: capitoli uno e due (Il pedone e La torre)
Arriva finalmente in Italia il seguito di Hush, notissima saga realizzata da Jeph Loeb e Jim Lee (più i fidati Scott Williams e Alex Sinclair, rispettivamente alle chine e ai colori) tra il 2002 e il 2003. Lo stesso team creativo all’opera su questo ritorno del perverso alter ego di Tommy Elliott, che negli Stati Uniti sta facendo discutere non tanto per la qualità delle storie, ma piuttosto a causa degli enormi ritardi nelle uscite (per quanto sia difficile posticipare un blockbuster del genere, forse la Panini avrebbe fatto meglio ad attenderne la fine al di là dell’oceano, onde evitare un problema analogo qui da noi). A ogni modo, nei due capitoli iniziali lo scrittore americano sembra voler ripetere il medesimo meccanismo della “miniserie” originale, con una trama subito intricata e dal ritmo molto alto (oltreché ricchissima di comprimari).
Riguardo Jim Lee, invece, in questi mesi abbiamo letto critiche che lamentavano un netto peggioramento dei suoi disegni. Giudizi alquanto esagerati, a nostro avviso. Certo, l’attuale presidente della DC non è più il fenomenale matitista di vent’anni fa, ma declassarlo anche solo ad autore “normale”, significa non essere consapevoli della generale sciatteria dei disegnatori ora in forza a Marvel e DC. Se il tratto dell’artista coreano si è, negli ultimi anni, parzialmente semplificato, non si può dire lo stesso della potenza visiva delle sue tavole (i due episodi di questo numero ospitano diverse splash page di grandissimo impatto) o della scarica adrenalinica che è ancora capace di trasmettere con il suo storytelling.
Una sterzata verso l’action puro – ma di classe – che non si vedeva da tempo sulle testate del Cavaliere Oscuro e di cui, sinceramente, si sentiva un po’ la mancanza.
Voto: 7
Batman e Robin 20 (DC Select 36)
Batman e Robin - Il ciclo di Gotham parte uno
Phillip Kennedy Johnson, l’attuale sceneggiatore di Batman e Robin, è uno di quegli autori di cui si fa davvero fatica a capire se sia realmente interessato ai personaggi che scrive o se li utilizza esclusivamente per sfruttarne la popolarità, per poi raccontare qualcosa di diverso, con l’unico scopo di mettere in mostra le proprie abilità narrative. Se pensiamo a Hulk, per esempio, viene quasi spontaneo concludere che sia la seconda ipotesi quella corretta, mentre in questa testata del Cavaliere Oscuro la situazione sembrava differente. Almeno fino all’uscita di questo numero, dove, in quello che appare un puro e semplice esercizio di stile, ci vengono propinate le fittizie pagine dei diari di Thomas e di Damian Wayne - per illustrare le quali, sono stati scelti due disegnatori stilisticamente molto diversi (Hugo Petrus e Juni Ba rispettivamente) - lasciando soltanto poche tavole all’artista titolare, il bravo Miguel Mendonca, con il risultato di ridurre all’irrilevanza i passaggi dedicati alla storyline di Memento, di cui questa nuova saga dovrebbe essere la prosecuzione. Nessuno dubita delle capacità di Johnson come scrittore, soprattutto quando riesce a mettere a frutto la sua passione per l’horror, ma continuare a voler soddisfare il proprio ego, senza preoccuparsi delle conseguenze sulla serie (perdita di interesse da parte dei lettori in primis) è un atteggiamento a dir poco discutibile.
Voto: 5
Absolute Martian Manhunter 1
L’esordio della versione absolute di Martian Manhunter non è che una semplice conferma del talento cristallino di Deniz Camp, di cui avevamo colto la bravura fin dai primi numeri di Ultimates (non a caso, l’autore turco/filippino è stato appena incaricato dalla DC di sviluppare una nuova serie per la rinata linea Vertigo). La sua scrittura stratificata, metaforica, volutamente allusiva, trova il definitivo compimento in questo thriller psicologico che, almeno per ora, di supereroistico ha ben poco. Camp gioca in maniera originalissima con alcuni dei tratti essenziali del Segugio di Marte, trasformandoli nel motore trainante di una trama ansiogena e disturbante. E così il fumo delle sigarette, consumate ossessivamente dal protagonista, diventa una sorta di nebbia mentale in cui sogno e realtà si confondono di continuo. A rendere il tutto ancora più suggestivo, contribuiscono senz’altro le splendide tavole psichedeliche di Javier Rodriguez, il quale, mai come questa volta, è riuscito a portare i colori a essere una parte imprescindibile della narrazione. Imperdibile.
Voto: 8,5

Absolute Flash 1
Flash – Dei due mondi 1
Anche per Flash è venuto il momento di fare il suo ingresso nell’Universo Absolute, con Jeff Lemire alla postazione di guida. In questo primo numero, l’autore canadese pare aver deciso di voler riscrivere la storia del Velocista Scarlatto attraverso strade un po’ più convenzionali, rispetto a quelle prese da Scott Snyder, Jason Aaron e compagnia. Una caratteristica che si nota nella non così rivoluzionaria rappresentazione dei classici antagonisti dell’eroe e, soprattutto, nei rapporti tra i vari personaggi, piuttosto scontati. Lemire, comunque, riesce a mantenere viva l’attenzione, grazie a colpi di scena per nulla prevedibili, anche se deve far fronte a disegni dal livello fortemente altalenante, opera di un Nick Robles, che finisce per affidarsi spesso ai colori di Adriano Lucas per riuscire a trasmettere un minimo di pathos nelle sue tavole.
Voto: 6,5
Absolute Lanterna Verde 1
Lanterna Verde – Episodio uno: la mano nera
A chiudere il trittico dei nuovi arrivati nell’universo oscuro di casa DC ci pensa Lanterna Verde, anche se sarebbe meglio dire Lanterne Verdi, dato che, fin da questo primo episodio non è il solo Hal Jordan a essere al centro della scena. Al Ewing, autore dei testi, è bravo a trasmettere un forte senso di inquietudine per gran parte della vicenda, ma lo scorrere degli eventi ci è parso troppo rapido e, tutto sommato, con poca sostanza.
È bene mettere in evidenza, inoltre, che questa è la testata dal comparto grafico più debole: Jahnoy Lindsay, benché piuttosto accurato nelle anatomie, ritrae i vari personaggi con un impersonale tratto similmanga, penalizzato, per di più, da colori freddi e sciatti, che non riescono neppure a nascondere l’assenza quasi totale degli sfondi.
Voto: 6
Absolute Wonder Woman 6
Wonder Woman – La donna o la tigre parte 1 di 2
E non potevamo chiudere in bellezza questa sezione dedicata all’Universo Absolute, se non parlando della Wonder Woman di Kelly Thompson. Per la strega amazzone inizia una nuova minisaga e per l’occasione il bravissimo Hayden Sherman viene sostituito ai disegni dal nostro Mattia De Iulis. Senza – possiamo dirlo - farlo mai veramente rimpiangere. Il suo stile “scultoreo”, che a volte sfiora l’iperrealismo (molto diverso, quindi, da quello dell’artista americano), riesce a rendere ancora più potenti i testi della Thompson, anche se la scelta di tonalità eccessivamente buie penalizza in parte la resa finale del suo lavoro. La scrittrice statunitense, invece, sembra quasi voler tirare il fiato e con un semplice escamotage narrativo, comincia ad aggiungere altri dettagli sul passato della protagonista, facendo in modo, però, che il racconto non perda neppure un grammo della sua altissima qualità.
Voto: 8
