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Francesco Tedeschi

Francesco Tedeschi

Recensione: Jekyll & Hyde per iPad

  • Pubblicato in Nerd

Jekyll_HydeLo strano caso del Dr. Jekyll e di Mr. Hyde, il celebre romanzo di Robert Louis Stevenson del 1886, è forse una delle più riuscite introspezioni volte ad approfondire la quinta essenza mostruosa dell’animo umano dell’intera Letteratura, quella con la “L” maiuscola.

La storia è ormai leggenda: il Dr. Jekyll, scienziato ineccepibile e uomo dagli irreprensibili valori morali, riesce a sintetizzare in laboratorio un siero in grado di trasformarlo in un’altra persona, un essere non puramente malvagio, come spesso è stata interpretata la figura di Mr. Hyde, ma semplicemente animato dall’istinto più puro e animale. Libero dalle catene che la società imponeva a Jekyll, Hyde imperversa per la città dando sfogo agli istinti più bassi, saziandosi di donne, alcol e gioco d’azzardo. Tornato in sè la mattina seguente, Jekyll realizza di essere in grado di potersi lordare di azioni disdicevoli senza però subirne le conseguenze: il colpevole è Hyde, differente da lui sia per comportamento che per aspetto. Ben presto però la situazione inizia a sfuggirgli di mano, la pozione si rivela instabile e Hyde sembra essere sempre più indipendente…

Leggendo il romanzo in chiave psicoanalitica, si potrebbe vedere, nei comportamenti dell’efferato Mr. Hyde, una sorta di apoteosi di quegli impulsi che il dr. Freud individuò nell’essere umano: l’impulso sessuale e l’aggressività, ai quali l’uomo ha dovuto porre freno per risultare “socialmente accettabile” e non rischiare di cadere vittima dei suoi simili. Freud sosteneva infatti che l’uomo ha rinunciato alle sue pulsioni per ottenere un po’ di sicurezza, e che, per questa ragione, non potrà mai essere felice. Hyde rappresenta la liberazione dalle convenzioni ideali del Bene e del Male, una creatura fatta di puro istinto.

Einaudi propone una rivisitazione fumettistica del capolavoro letterario, ristampa dell’edizione cartacea uscita alcuni anni fa e ormai divenuta introvabile. Il risultato è un’interpretazione al tempo stesso fedele e innovativa del capolavoro dell’opera di Stevenson: ne scaturisce un e-comic che si avvicina vertiginosamente al capolavoro, forte di un incredibile gusto dell’inquadratura, opera dello sceneggiatore Jerry Kramsky, e delle sconvolgenti e coloratissime tavole pastellate di Lorenzo Mattotti.

Malgrado l’opera di Stevenson abbia più di un secolo d’età, la brutalità tematica che emerge dalle tavole è perfettamente in grado di disturbare ancora oggi: la trasposizione a fumetti ne reinverdisce infatti lo spirito, conferendole una violenza visiva e concettuale che solo i colori e il tratto di Mattotti potevano tradurre in immagini.

Arricchiscono l’edizione numerosi e interessantissimi contenuti speciali: si inizia con una lettura teatrale del graphic novel arricchita da un’intesa voce narrante che accompagna lo spettatore nella lettura vignetta per vignetta, e si prosegue con interviste agli Autori, bozzetti preparatori, appunti, illustrazioni, articoli promozionali tratti da diversi quotidiani e video di Mattotti al lavoro. Come se non bastasse, l’applicazione è completa anche del romanzo originale completo in e-book nella traduzione di Fruttero e Lucentini.

In definitiva, Jekyll e Hyde è un’applicazione imprescindibile per ogni possessore di iPad, e per ogni amante del fumetto nella sua forma più alta e magnifica. Resta solo da capire com’è possibile che un simile gioiello sia gratuito.

Voto: 4/5

L'applicazione può essere scaricata da Itunes qui.

EDITORE: Einaudi
FORMATO: Applicazione per iOS
PREZZO: Gratis

Dal Romanzo di Robert Louis Stevenson, sceneggiatura di Jerry Kramsky, disegni di Lorenzo Mattotti

I contenuti

Note d'autore
Una lettura approfondita, che svela le fasi di preparazione del Jekyll&Hyde, i riferimenti iconografici e il lavoro di sceneggiatura, dal testo di Stevenson alla tavola finita.
Ad accompagnare l'esplorazione, video e contributi filmati dall'intervista a Lorenzo Mattotti, tra la «lezione di fumetto» e il dietro le quinte del graphic novel.

In scena
Una lettura interpretata, cinquanta minuti di montato dove la successione delle vignette è accompagnata dall'interpretazione degli attori e dall'improvvisazione musicale.

Contributi speciali
Un'intervista a Lorenzo Mattotti, i bozzetti originali, il quaderno degli appunti per lo studio dei personaggi e lo sviluppo della storia, una galleria di disegni liberi ispirati a Jekyll&Hyde e realizzati per la retrospettiva alla galleria Nuages, la rassegna stampa in occasione dell'uscita del libro e un video esclusivo che riprende Lorenzo Mattotti al lavoro su un'illustrazione.

Lo strano caso...
Il testo originale di Stevenson nella traduzione einaudiana di Fruttero e Lucentini.

2 ore di filmati
oltre 200 note di lettura
40 bozzetti originali e inediti
50 minuti di lettura teatrale

Brooklyn Dreams

In che misura la psiche umana influisce sui ricordi? Quanto di ciò che ricordiamo di un'intera esistenza è effettivamente accaduto, e quanto è invece frutto di una rielaborazione inconscia che già Sigmund Freud aveva individuato come meccanismo endemico della mente umana? Questo è un problema che il protagonista di Brooklyn Dreams non si pone perché, come spiega nelle prime pagine, il racconto attraverso cui lo sceneggiatore accompagna il lettore avvalendosi della voce del suo alter-ego letterario altro non è che una storia quasi vera. Questa graphic novel è, quindi, un'accattivante intersezione tra memoria e immaginazione, un ibrido che sfocia nel racconto di una realtà plausibile e volta al tentativo di ricreare emozioni e pensieri propri di quella fase della giovinezza in cui tutto sembra più grande: l'infanzia, seguita a ruota dall'adolescenza.

J.M. DeMatteis diviene, quindi, Vincent Carl Santini un ragazzino che cresce a Brooklyn. È forse questa parte iniziale la più riuscita dell'intera opera: l'agrodolce descrizione dei componenti della famiglia del protagonista dimostra l'indiscutibile capacità dello sceneggiatore di ricreare una situazione quotidiana avvalendosi di dettagli ironici e graffianti, che non possono non ricordare al lettore alcuni frammenti della propria memoria.
È, infatti, l'assoluta credibilità uno dei punti forza di Brooklyn Dreams, un'attaccamento alla realtà condito, però, con tutto ciò che di onirico e fantastico la mente di un bambino crea prendendo spunto da ciò che vede, pensa e, soprattutto, teme. Questo meccanismo trova il suo apice nel ritrovamento di un cagnolino e nella sua conseguente adozione da parte dei Santini: il cane diventa un importantissimo legame tra il protagonista e il padre, figura austera e quasi sempre appartenente a una dimensione differente da quella in cui vive il protagonista, e che svolge, di conseguenza, il ruolo di ponte dialogico tra due realtà altrimenti destinate all'incomunicabilità. Lo stesso cane verra', successivamente, idealizzato e declinato nella figura di un atipico angelo custode che seguirà il giovane Santini per tutta la vita, a simboleggiare l'importanza e l'influenza della dimensione fantastica infantile che, anche se nascosta sotto la razionalizzazione che la crescita impone, non smette mai di esistere. In breve, infatti, le tinte quasi fiabesche della prima parte dell'opera iniziano la loro evoluzione, assieme a Vincent, verso una dimensione più matura, ma in cui tornano, anche se ben mascherate, alcune delle caratteristiche su cui e' strutturata la parte iniziale del graphic novel.

Presenza onnisciente e omnipresente, il narratore stesso, che compare frequentemente, rivolgendosi al proprio pubblico e perdendosi in digressioni ed evoluzioni mentali che prendono spunto dalla narrazione della sua giovinezza. Queste interruzioni non rendono, però, la lettura faticosa o didascalica, anzi, essendo assolutamente pertinenti a ciò che accade nella dimensione della memoria, traducono spesso in testo e immagini ciò che il lettore si trova a pensare. Unica pecca dell'ottima sceneggiatura di DeMatteis potrebbe essere identificata nella lunghezza dell'opera, specie nella parte dedicata all'adolescenza, che tende lievemente a prolungarsi più del dovuto. Ciò non toglie che l'impianto narrativo su cui e' basato Brooklyn Dreams sia indubbiamente ben strutturato e coinvolgente, complice anche la capacità dell'autore di descrivere alla perfezione uno stato d'animo o un pensiero con poche, significative pennellate.

La componente artistica, affidata al celebre disegnatore underground Glenn Barr, è indiscutibilmente all'altezza dell'ottima sceneggiatura: le tavole, espressive e coinvolgenti, riescono a seguire gli improvvisi cambi di registro della storia senza sbandamenti, forti anche della grande duttilità che l'autore dimostra. Gli stili utilizzati sono infatti diversi, ma Barr non rinuncia mai al suo forte potere evocativo, nè a una grande inventiva onirica. In definitiva, Brooklyn Dreams e' un' opera che non mancherà di appassionare non solo gli amanti della Nona Arte, ma, più in generale, chiunque sia appassionato di narrazione.

Gang Bang

Nasce dalla collaborazione tra Edizioni BD e "Il Manifesto" l’italianissimo volume antologico Gang Bang – 10 storie inedite a fumetti per 40 anni vissuti pericolosamente. La raccolta di racconti si pone l’obiettivo di presentare dieci scorci su vicende inerenti al nostro Paese, visti da diverse angolazioni e volte a descrivere realtà profondamente differenti, ma che hanno come comun denominatore l’Italia e alcune delle sue sfaccettature.

Apre l’antologia Piombo rovente e manici di scopa, divertente scorcio umoristico e meta-fumettistico dall’ambientazione western, o, più propriamente, spaghetti-western. Nella storia, sceneggiata da Andrea Voglino e disegnata dal promettente esordiente Vincenzo Sirianni, confluiscono diversi elementi riconducibili alla cultura dell’intrattenimento italiana, dal cinema di Sergio Leone e Sergio Corbucci a Tex.

Segue la malinconica storia The rumble in the jungle, scritta e disegnata da Michele Petrucci: tramite uno stile di disegno delicato, ma profondamente suggestivo, l’autore interseca la vita di un boxer che tenta di scalare la vetta all’alienazione propria di chi si trova sperduto in una jungla urbana, popolata da belve molto più feroci delle tigri e dei leoni, in un combattimento che si rivela più arduo delle lotte che si affrontano sul ring.

La guerra in Vietnam è la protagonista di Saigon, opera scritta e disegnata da Stefano Casini: la brutalità della guerra è qui descritta senza veli né edulcorazioni, in un crescendo di violenza proprio del conflitto che l’America volle a tutti i costi. Ma anche nel più truce e terrificante spargimento di sangue, può sopravvivere un filo di speranza…

Diego Cajelli ci accompagna, invece, in uno strano viaggio intitolato Armi di distruzione di Massa, in cui convivono teorie cospirazioniste e intrighi complessi, fantascienza post-moderna ed eminenze grigie… La verità è nel colpo di scena, l’ironica e azzeccatissima spiegazione della genesi di un fenomeno tipicamente italiano. Alle matite il bravo Andrea Mutti, i cui disegni, eclettici e realistici, seguono le brusche virate di genere della sceneggiatura.

Come Sansone è la migliore tra tutte le storie contenute nel volume: Matteo Casali descrive alla perfezione il terrore che l’Italia provò non appena dopo il disastro nucleare di Cernobyl: un periodo oscuro, in cui si temeva che le radiazioni procurassero, nel nostro Paese, gli atroci effetti che devastarono la vita di numerosissime famiglie russe. Grazie alla sua puerile incoscienza, il ragazzino protagonista di Come Sansone vede nelle radiazioni la possibilità di realizzare il suo grande sogno: diventare un supereroe… Come sempre, splendidi anche i disegni Giuseppe"Cammo" Camuncoli, espressivi,diretti, coinvolgenti e in grado di tradurre in immagini la paura sussurrata, e mai urlata, che pervade la sceneggiatura di Casali. Notevole anche il contributo dato dal giovane Paolo d'Antonio, vincitore del Lucca Comic Contest 2011, il cui compito di finisher sulle splendide tavole di Camuncoli arricchiscono la storia.

Angelo Ferracuti presenta Angelo Nero, il cui protagonista è un suo personaggio preesistente nato sulle pagine di "Alias". L’atipico supereroe è, al solito, alle prese con uno dei crimini razziali contro i quali è destinato a lottare: ne La rotonda degli schiavi si scontra con un mostruoso fatto di sangue i cui effetti hanno contribuito a modellare la costituzione italiana così come la conosciamo oggi, quello dell’omicidio di Jerry Masslo, rifugiato vittima di un assassinio razziale. Evocative e tenebrose le tavole di Mauro Cicarè, perfettamente in linea con la brutalità dei fatti a cui la storia è ispirata.

Giù dal carro del diavolo racconta la tragica storia di una bambina Rom che viene rapita: la descrizione del destino che l’attende è volta a sovvertire il luogo comune, fatto d’ignoranza e becero qualunquismo, secondo il quale gli zingari rapirebbero archetipicamente i bambini. L’autore completo Luca Enoch realizza la storia più cruda dell’intera antologia, ispirata a un romanzo della scrittrice svizzera Angela Mehr.

L’antologia prosegue con Alba Gialla, virando da un regime drammatico a uno più umoristico, anche se caratterizzato da una comicità molto amara: Roberto Recchioni ipotizza che l’esercito segreto cinese emerga improvvisamente da tutte le attività orientali che fioriscono sul suolo italiano e che dia inizio all’invasione. La conseguenza è una controffensiva organizzata da un improbabile partito politico dai dubbi valori morali… Un partito politico del tutto simile a uno realmente esistente.

La storia di Aiace, fumettista tenace ci porta nella Bologna degli anni ’70, un periodo caratterizzato da grandi ideali, rivolte studentesche e politiche, eroina e forti conflitti: un’epoca di transizione che Sergio Ponchione descrive con un’ironia malinconica e leggera, in cui la storia di un aspirante fumettista – forse l’alter-ego dell’autore – convive con l’ambiente in fermento che lo circonda. Un omaggio a un periodo che ha segnato il nostro Paese, e in cui, proprio a Bologna, lavoravano diversi mostri sacri della Nona Arte che Ponchione rende personaggi del suo racconto, omaggiandoli affettuosamente: Bonvi, Magnus e Andrea Pazienza sono visti come semidivinità dal protagonista Aiace, che tenta faticosamente di realizzare il suo sogno, ovvero quello di diventare un fumettista. Azzeccatissimo anche lo stile di disegno, umoristico ma non troppo, che ben si accompagna all'ottima sceneggiatura.

Chiude Gang Bang la storia breve Kurt, scritta da Tito Faraci e Marina Pierri e disegnata da Walter Venturi. Il racconto vede come protagonista una ragazza appassionata dei Nirvana, alla quale si presenta la possibilità di intervistare il leader del leggendario gruppo grunge, Kurt Cobain. La giovane si troverà faccia a faccia con il suo vecchio idolo, e scoprirà strani retroscena sconosiuti della facciata di Cobain… Ancora una volta si ritorna, quindi, al passato, in un viaggio che vede come sfondo la storia di un gruppo il cui successo ha colpito l'Italia con la violenza di un treno in corsa. Come sempre, splendide le tavole di Walter Venturi, realistici ma profondamente espressivi.

Nel complesso, Gang Bang è, senza dubbio, un progetto interessantissimo e non privo di una grande ambizione. L’unica pecca dell’antologia, è l’eccesivo eclettismo del volume, eclettismo motivabile con l’intento di fornire un quadro complessivo degli ultimi quarant’anni del nostro Paese, ma che porta il tutto a risultare vagamente dispersivo. Ciò, però, non toglie che il frutto della collaborazione tra la BD e il Manifesto sia una lettura coinvolgente, intelligente e, per alcuni, persino istruttiva.

99 giorni

Los Angeles, oggi. Qualcuno si aggira per la città: la sua sete di sangue e di violenza sembrano essere inestinguibili, la sua arma è un machete, e la  scia di cadaveri che si lascia alle spalle scatena una vera e propria guerra civile tra le gang legate alla malavita dei bassifondi di LA. Sulle tracce di questa bestia feroce, l’agente Antoine Boshoso Boyd, un uomo all’apparenza tutto d’un pezzo, ma la cui grande fragilità risiede in un passato acquattato dietro ogni angolo, travestito da incubi e stati allucinatori; una presenza in attesa di un momento di debolezza di Boyd per saltargli alla giugulare e distruggerlo definitivamente. Perchè Antoine ha vissuto la terrificante guerra tra gli Hutu e i Tutsi, e ancora oggi, a distanza di anni, il ricordo del genocidio lo tormenta. Boyd ha visto l’inferno e ciò che un machete può fare a un corpo umano. È per questa ragione che il Macellaio col Machete (questo è il nome che la stampa ha affibbiato al killer) diventa al tempo stesso un’ossessione e un’ideale possibilità di redenzione, o forse solo un modo per esorcizzare il più pauroso dei dèmoni: il passato…
Gli avvenimenti del Rwanda si riaffacciano, quindi, sul presente, i novantanove giorni del titolo rischiano di diventare molti di più, e a Boshoso non rimane che attaccare prima di essere sconfitto.

Come nella migliore tradizione noir, 99 Giorni racconta di un personaggio la cui storia si intreccia a doppio filo con ciò che accade intorno a lui, una sorta di vaso di Pandora che viene irrimediabilmente scoperchiato da un’ignara causa scatenante. Matteo Casali (noto tra le altre cose per la trasposizione a fumetti del romanzo La neve se ne frega di Luciano Ligabue, i grandi contributi dati alla Marvel e alla DC, e per il seguito de Gli scorpioni del deserto di Hugo Pratt) intesse una sceneggiatura a orologeria incalzante e nerissima, un crescendo di ritmo e violenza che non può non sfociare in un vero e proprio bagno di sangue ascendente.

I personaggi di 99 Giorni sono scolpiti e descritti in maniera accurata e sapiente, e l’atmosfera, che il graphic novel crea, trascina il lettore in una dimensione oscura in cui non mancano sfumature esplicitamente brutali. Molte sono le opere di Casali caratterizzate da una grande vena nera (si pensi, ad esempio, agli splendidi Quebrada e Bonerest), ma se in precedenza il tipo di violenza utilizzato dallo sceneggiatore emiliano era più tendente al pulp e all’esagerazione, componenti che si sposavano alla perfezione a quei titoli, questa volta l’autore mette in scena un dramma intriso di una violenza vera, palpitante e paurosamente realistica.

La componente artistica, opera di Kristian Donaldson, disegnatore americano nominato all’Eisner Award, rende giustizia all’ottima sceneggiatura: le tavole rappresentano il naturale completamento di una storia avvincente, e i chiaroscuri aumentano il grado di coinvolgimento da parte del lettore  in un tunnel degli orrori sempre più stretto e claustrofobico.
In definitiva, 99 Giorni è un graphic novel consigliatissimo non solo a chi ama al noir, ma anche a chi è appassionato di narrazione ad alti livelli; ed è, a oggi, forse il graphic novel migliore proposto dalla linea Panini Noir.

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