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Francesco Tedeschi

Francesco Tedeschi

Lucky Luke contro Pinkerton

Il celebre cowboy dal rametto in bocca torna sugli scaffali delle librerie italiane con un volume che inaugura la nuova collana a lui dedicata: Le avventure di Lucky Luke dopo Morris.
Edito da Nona Arte, Lucky Luke contro Pinkerton non mancherà di essere apprezzato da tutti coloro che ricordano con affetto questo leggendario personaggio a cui hanno lavorato alcuni tra i più grandi maestri del fumetto francese (René Goscinny, cocreatore di Asterix, per citarne uno), o più in generale da chiunque ami il fumetto in tutte le sue forme.

Questa volta Luke dovrà vedersela con un nemico molto più pericoloso dei soliti banditi: la concorrenza! Pinkerton sembra assolutamente deciso a rubargli la scena, e quel che è peggio, pare che ci stia riuscendo… Che sia giunta la fine della carriera dell’uomo che spara più veloce della sua ombra?
Tra gli sceneggiatori Daniel Pennac, celebre scrittore di prosa francese. Un’ottima occasione per scoprire (o riscoprire) uno dei fumetti che hanno fatto la storia del mondo delle nuvole parlanti.

Cerebus: Alta società

Non capita spesso di imbattersi in fumetti del calibro di Cerebus. Divenuto ormai leggenda, Cerebus nacque nel 1977 dalla mente del canadese Dave Sim, uno dei personaggi più enigmatici della scena fumettistica internazionale. La lunga epopea che vede come protagonista il celebre oritteropo sfugge a ogni vano tentativo di classificazione: l’inizio della saga è ambientato in un mondo molto simile a quello caro ai fumetti fantasy degli anni ’70, ma ben presto la storia muta radicalmente sia per trama che per contenuti. Abbandonato il paradigma di parodia del fumetto di genere, Sim tesse un raffinato e veridico spessore psicologico per il suo personaggio, arricchendo la sua creazione di messaggi più o meno metaforici inerenti una realtà che trascende di gran lunga il fantasy. Religione, politica, socialità: questi non sono che alcuni dei numerosi temi affrontati dall’epopea dell’oritteropo parlante. Ma anche considerando la gigantesca opera solo dal punto di vista della trama, sarebbe impossibile contestualizzarla all’interno di un genere: Cerebus è in perenne evoluzione, e le forme del mondo in cui il protagonista si muove sono talmente differenti le une dalle altre da somigliare più a mondi paralleli che a regioni dello stesso universo. Il motivo è forse da ricercare nello spirito più profondo dell’opera stessa: ciò che conta non è tanto la narrazione degli eventi che ne costituiscono l’intricato intreccio, comunque avvincente, quanto gli svariati messaggi che Dave Sim ha voluto lanciare al suo pubblico.

Con le sue 6.000 tavole, l’autoproduzione di Dave Sim è la più lunga serie a fumetti in lingua inglese mai realizzata nella sua completezza da un singolo autore. Forse è questo il motivo che ha spinto Todd McFarlane a scegliere proprio il personaggio di Sim come “Virgilio” per Al Simmons nella sua visita in Purgatorio, nella storia contenuta nel citazionista Spawn n. 10: un viaggio in cui non a caso l’animale antropomorfo mostra all’Hellspawn la pena inflitta ai fumettisti che abbandonano le loro creazioni, una volta che queste hanno raggiunto il successo. Sim è sempre stato profondamente geloso del suo fortunatissimo personaggio, tanto da volerne sviluppare la vicenda da solo, lasciandosi aiutare solo dal fidato Gerhard. Numerose sono state le proposte di traduzione e pubblicazione in altri Paesi fatte a Sim da diverse case editrici, ma l’autore canadese ha sempre rifiutato per paura che il significato della sua opera ne uscisse stravolto o travisato. Fonte d’ispirazione per una lunga serie di autori come Terry Moore e Jeff Smith che, incoraggiati dal successo di Cerebus, hanno deciso di autoprodurre le proprie opere, le storie dell’oritteropo sono state al centro di diverse polemiche e di una serie di vicissitudini editoriali tutt’altro che ordinarie. Di conseguenza, anche l’Italia è rimasta per anni priva di un’edizione di Cerebus… Almeno fino ad ora.

Edito da Black Velvet, “Alta società” rappresenta l’esordio in Italia delle tanto agognate avventure di Cerebus, ed è pubblicato in contemporanea anche in Francia e in Spagna. Un inizio che inizio non è: il ciclo narrativo contenuto nel lussuoso volume, infatti, non è il primo arco di storie che vede come protagonista l’animaletto attaccabrighe. Al contrario, “Alta società” trascina il lettore in un universo che dovrebbe conoscere già. E così sarebbe, se avesse letto un volume contenente i primi 25 numeri originali di Cerebus (un volume che la casa editrice non ha pubblicato). Certo, “Alta società” segna il distacco tra “vecchio” e “nuovo” Cerebus, divide cioè le storie in cui il plot era incentrato sulla parodia dei fumetti fantasy da quelle più articolate e cariche di messaggi, e di conseguenza rappresenta una nuova genesi del personaggio; ma resta comunque il fatto che per conoscere e apprezzare appieno un’opera letteraria è necessario seguirla fin dal suo punto d’inizio per comprenderne l’evoluzione, anche se radicale.

“Alta società” esordisce con l’arrivo di Cerebus a Iest, grande città–stato che ben poco ha a che spartire con gli scenari selvaggi in cui il Nostro era cresciuto. Iest è una complessa rete di politica, corruzione e di quell’alta società citata dal titolo stesso: una società che dietro a una facciata sfarzosa e accattivante, specie per chi, come Cerebus, non è endemico della realtà “civile”, nasconde un universo bieco e ruffiano. Per un servizio reso in passato a un’eminenza famosa anche a Iest (in una delle storie lost in translation), Cerebus viene accolto con grande entusiasmo dagli esponenti più alti della politica della città–stato: ben presto l’intraprendente eroe, complici la sua avidità e il suo ingegno, ordirà una serie di piani per arricchirsi e conquistare un posto nelle alte sfere… Inutile dire che gli eventi prenderanno una piega inaspettata, e che Cerebus dovrà fare appello a tutta la sua intelligenza per districarsi dalle spire del fitto intrigo che si nasconde dietro alle mura di Iest.
“Alta società”, la prima storia di Cerebus dotata di un lungo e complesso arco narrativo, lascia trasparire le idee di Sim circa la politica e la realtà sociale che non circondano solo l’oritteropo parlante, ma tutti noi.

La componente artistica rappresenta il naturale completamento della sceneggiatura: non sarebbe possibile infatti immaginare le avventure di Cerebus illustrate con uno stile differente da quello del suo creatore. Eclettico e poliedrico, lo stile di Dave Sim è inconfondibile: la sua matita spazia dal parodico al terrifico, dal chiaroscuro al definito, senza mai abbandonare un’incredibile espressività.
Polemico, fantastico, riflessivo, avventuroso, a tratti onirico: Cerebus è un’opera che verrà ricordata per sempre come uno dei capisaldi del fumetto mondiale, sia per i suoi contenuti che per l’incredibile vicenda editoriale. La storia di Sim è un capolavoro sì controverso, ma in grado di affascinare, divertire e soprattutto indurre a riflessione.
Black Velvet offre un volume lussuoso e curatissimo, un’ottima occasione per scoprire un tesoro rimasto sepolto per molti, troppi anni.

Panini noir: Le viscere del Bronx

Prosegue la collana Panini Noir, testata con cui la Panini si cimenta nella pubblicazione di graphic novel targati DC Comics. Questa volta è il turno di uno sceneggiatore divenuto leggenda: Peter Milligan, nientemeno che cofondatore della celebre etichetta Vertigo. Con quest'opera, Milligan si riconferma un autore profondamente eclettico e assolutamente in grado di spaziare tra i generi. Le viscere del Bronx è un thriller psicologico intriso di misteri, le cui soluzioni affondano nei meandri più oscuri e abietti della mente umana.

Martin Keane, a dispetto di una vocazione che sembra endemica nella sua famiglia, si guadagna da vivere scrivendo romanzi anziché dando la caccia ai criminali. Il suo bisnonno, suo nonno e suo padre (col quale Martin ha un rapporto molto tormentato) erano infatti poliziotti, mestiere da cui il nostro si sente assolutamente alieno. In seguito a un grande insuccesso letterario, Martin decide di partire per l’Irlanda e di documentarsi per la stesura del suo prossimo libro, con il quale spera di riuscire a riscattarsi. Il libro si scrive da solo, e Martin fa ritorno a casa convinto che il risultato sia ottimo. Ma strane ombre iniziano ad aggirarsi nei dintorni di casa sua, e una discarica nei sobborghi di New York, luogo che inspiegabilmente sembra avere un forte ascendente sulla psiche dello scrittore e su quella della moglie, sembra chiamare la coppia a sé… Poi, una notte, la moglie di Martin scompare. Ha così inizio una ricerca disperata e ossessiva, mentre il romanzo fuoriuscito dalla penna del protagonista inizia a sovrapporsi sempre di più allo svolgersi dei fatti reali, e le radici del mistero sembrano legarsi al sangue stesso del protagonista.

Leggendo Le viscere del Bronx si sprofonda in una realtà che trasuda oscurità. I luoghi descritti – specialmente la discarica che sembra essere un cardine dell’intera vicenda, le viscere del Bronx appunto – somigliano sempre più a una regione dell’anima malata e raccapricciante, più che a luoghi fisici. Una realtà da cui non è più possibile fuggire. Le atmosfere in cui il lettore è trascinato oscillano tra il noir più classico e gli spunti surreali e inquietanti tanto cari a David Lynch, con una strizzata d’occhio alla vastissima produzione cinematografica hard boiled e pulp. La sensazione che dietro a ogni angolo si annidi un atroce segreto cresce mano a mano che si procede nella lettura, complice l’inserzione nel volume di alcune pagine in prosa, estratte dal romanzo di Martin, nelle quali si rispecchia sempre di più la terribile realtà che l’autore sta affrontando.

Milligan intesse una trama decisamente avvincente, disseminando false piste e indizi qua e là che attanagliano il lettore, costringendolo a girare pagina e ad avvicinarsi a una conclusione basata su una verità atroce.
L’unico punto debole del volume è la componente artistica: i disegni di James Romberger, infatti, pur essendo senza ombra di dubbio particolari e accattivanti, non si sposano con le atmosfere evocate dalla sceneggiatura, che avrebbero meritato di essere illustrate con uno stile realistico: una scelta simile avrebbe aumentato il grado di immedesimazione da parte del lettore.
Malgrado ciò, Le viscere del Bronx è un’opera eccellente, che non mancherà di essere apprezzata dai cultori del genere, o più in generale da tutti coloro che amano la nona arte.

Sarah : I Figli di Salamanca 1-2

Arriva dalla Francia per Comma 22 Sarah: I figli di Salamanca, saga horror in tre volumi scritta da Christophe Bec e disegnata dal nostro compatriota Stefano Raffaele. Il pretesto è un archetipo del genere: una coppia sposata si lascia New York, città in cui la tecnologia e il progresso non hanno lasciato spazio a fenomeni paranormali, mostri e creature infernali, per trasferirsi nella “ridente” cittadina di Salamanca, un insediamento in Pennsylvania sopravvissuto a un disastroso incendio negli anni Cinquanta, popolato da una manciata di anime e circondato da montagne.
Il passato di Sarah, la protagonista, nasconde verità talmente atroci da aver condizionato la sua intera esistenza, e, di conseguenza, il suo rapporto ormai compromesso con David, il marito. Fin da subito Sarah scopre che i monti che circondano (o forse è meglio dire “che imprigionano”) la cittadina nascondono misteri raccapriccianti che affondano le radici in un passato ormai remoto, misteri i cui echi serpeggiano ancora per la vallata. Ben presto, infatti, il sangue inizierà a scorrere di nuovo…
Forse la soluzione dell’enigma si cela nell’assoluta assenza di bambini a Salamanca, o forse nella presenza tra le foreste di creature decisamente non umane, o forse ancora nel silenzio più assoluto degli abitanti. Ed è proprio questo il punto debole dell’opera: molti, troppi misteri.

Man mano che la storia procede, il lettore viene catapultato in un universo in cui tutto – ma proprio tutto – nasconde qualcosa di mostruoso. Il risultato è la forte sensazione che lo sceneggiatore abbia voluto includere nella storia "ogni cosa", dai mostri simili ai licantropi all’infanticidio, dal cannibalismo ai fantasmi, dai disturbi psichici alle leggende inquietanti. Numerosi sono i richiami e le citazioni a opere horror più o meno famose: ad esempio, la presenza che sussurra nella mente di Sarah, forse il fantasma di un’altra vittima della stessa persona che ha seviziato la nostra protagonista, ma che, a differenza di lei, non ce l’ha fatta, trae ispirazione da "Martyrs", capolavoro cinematografico del regista francese Pascal Laugier, mentre un’inquietante donna dai capelli lunghi e neri che ha le pessime abitudini di strisciare per tubature e case abbandonate e di sbranare i malcapitati passanti sembra un inno al J-horror di Hideo Nakata, Kiyoshi Kurosawa e Takashi Shimizu.

Malgrado ciò, Sarah: I figli di Salamanca è una storia molto più che godibile sia per chi ama le trame intricate e ricche di misteri, sia per chi è esperto del genere. Come sempre, splendidi i disegni di Stefano Raffaele.

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