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Carlo Alberto Montori

Carlo Alberto Montori

Recensione DVD Lilli e il Vagabondo

  • Pubblicato in Toon

DVD_LillieilVagabondoÈ uscito il primo febbraio in DVD e Blu-ray Lilli e il Vagabondo, il Classico Disney di cui avevamo già pubblicato la recensione all'interno della rubrica Animation History.
In occasione dell'uscita home video, Comicus ha avuto l'opportunità di visionare il DVD per fornirvene un'analisi.

Il film, da tempo irreperibile sugli scaffali, è presentato in un'edizione valida dal punto di vista tecnico, con una confezione piacevole ma inferiore alla precedente versione o a quelle esistenti in patria.
I contenuti speciali del DVD sono un po' poveri: il menu offre solamente tre video e che hanno poco a che vedere con la realizzazione del film, lasciando così il materiale aggiuntivo più interessante come escusiva del Blu-Ray. Il documentario "Diane Disney Miller: Ricordando Papà" racconta, attraverso la voce della figlia di Walt, alcuni retroscena sulla figura del fondatore del grande studio d'animazione, riguardanti soprattutto il periodo di costruzione di Disneyworld: il flebile collegamento con Lilli e il Vagabondo è che il parco di divertimenti stava sorgendo in contemporanea alla lavorazione del film, ma non c'è granché che riguardi il film per cui un cliente dovrebbe acquistare il DVD.
"CuccioloPedia" è un filmato live-action con cani che dovrebbero richiamare i personaggi del lungometraggio, ma anche in questo caso è un abbinamento piuttosto gratuito. A completamento dell'indice del materiale extra c'è un video con Timon & Pumbaa realizzato per promuovere l'acquisto di televisori 3D e lettori Blu-ray 3D, uno spot per la nuova tecnologia che gioverebbe anche agli introiti dell'home video Disney.

In definitiva, un'occasione per recuperare un Classico Disney di gran qualità per chi già non lo possedesse, anche se ormai sembra evidente che la politica della società sia quella di riservare la quasi totalità dei contenuti speciali come esclusiva del formato Blu-ray.

Pixar - 25 anni d'animazione

La mostra "Pixar - 25 anni d'animazione", istituita al MoMa di New York e che terminerà il 14 febbraio al Padiglione d'Arte Contemporanea di Milano, presenta ai suoi visitatori una selezione di bozzetti, artwork, sculture e storyboard utilizzati durante la lavorazione dei film prodotti dallo studio di Emeryville. Il catalogo della mostra propone come un souvenir di classe e un elegante volume per chiunque abbia visitato l'esposizione milanese.

All'interno sono contenuti stampe di grande formato e di buone qualità di illustrazioni affascinanti, in grado di far comprendere, in parte, il processo creativo anche ai meno avvezzi ai dietro le quinte dei film d'animazione.
Gli appassionati del genere non potranno non apprezzare, ma avranno qualche riserva sulla selezione delle immagini: la mostra infatti conteneva immagini in alcuni casi poco rilevanti, laddove in altri backstage è stato permessola visione  di materiale più suggestivo.
Questo libro è un mix interessante, ma per godere di una visione più completa si può consiglia di ripiegare sugli art-book dedicati ai singoli lungometraggi Pixar.

Hetalia Axis Powers 1

J-POP porta in Italia Hetalia Axis Power, manga celebre in Giappone anche grazie alla trasposizione animata che ha dato vita a diverse serie televisive, special e un lungometraggio cinematografico. I protagonisti del manga sono un gruppo di ragazzi di bell'aspetto, ognuno dei quali è l'incarnazione di uno Stato del pianeta ed è caratterizzato attraverso gli stereotipi per cui tale paese è conosciuto; tra i personaggi principali spicca proprio Hetalia, la personificazione del nostro Paese, che si contraddistingue per la sua ingenuità, la solarità, l'amore per la pasta e per le belle ragazze. Il suo atteggiamento, codardo e piagnucoloso, attira però le antipatie dalle altre nazioni, in primis del suo alleato tedesco, con cui condivide missioni e trattati per decidere le strategie politico e bellico che decreteranno gli equilibri del globo.

La pubblicazione in volume di Hetalia Axis Power risente delle origini del fumetto, nato in Giappone per essere letto come webcomic o sui telefoni cellulari: la maggior parte delle pagine contiene, infatti, strip di quattro vignette di stampo umoristico, che lette consecutivamente non riescono, però, a dare l'impressione di un prodotto consistente, soprattutto dal punto di vista narrativo. Questo formato è diffuso nell'editoria nipponica e molti lettori italiani lo avranno già trovato come "contenuto extra" di altri manga arrivati nel nostro Paese, ma servito come portata principale è un po' debole: l'umorismo demenziale non è dei più riusciti e i vaghi tentativi di creare una trama che faccia da filo conduttore non può definirsi riuscito.
Per rendere più ricca la lettura, in mezzo alle strip sono stati inseriti brevi episodi che fuggono dal limite delle quattro vignette, ma che non superano mai le poche pagine;sono, inoltre, presenti anche alcune schede dei personaggi, ma tutto ciò non è comunque sufficiente ad arricchire la lettura, ma accresce, anzi, l'impressione di trovarsi di fronte ad un'accozzaglia di materiale di provenienza differente.
Anche graficamente l'autore Hidekazu Himaruya non offre nulla degno di nota, con disegni grezzi e personaggi dalle forme spesso appena abbozzate.

Chosp 2: Demoni Brutti e Cattivi

Dopo aver preso in considerazione origini aliene come spiegazione del suo aspetto bizzarro, il giovane Chosp continua a cercare i suoi veri genitori, così da scoprire per quale motivo è così diverso dal padre, dalla madre (che considera adottivi) e dagli altri fascinosi abitanti di Tee Ville. Questa volta Melody gli suggerisce di battere la strada del sovrannaturale, ipotizzando una sua natura mostruosa o demoniaca; è l'occasione per esplorare l'universo cinematografico horror, proprio mentre la madre di Chosp sta effettuando le riprese di un film nel quale si troverà coinvolta anche l'avvenente Wendy, soggetto principale di svariati fan service tipici del fumetto giapponese.
Se questo secondo episodio può vantare un comparto grafico superiore al precedente, non si può dire lo stesso della storia, complici situazioni comiche meno efficaci e una trama meno elaborata; risollevano però il giudizio un finale azzeccato e alcuni indizi sul mistero che sta alla base della serie.

È passato più di un anno dall'uscita del primo numero di Chosp, fumetto di Alessandro Barbucci che si prefiggeva l'obiettivo di offrire una versione europea dei manga, anche come formato e periodicità. Il primo volume era quasi tascabile e per la maggior parte in bianco e nero, avvicinando il lettore alla sensazione di tenere in mano un prodotto di origini nipponica; secondo le intenzioni originali dell'autore la seconda uscita sarebbe dovuta arrivare dopo circa sei mesi, ma tra ritardi e cambi di editore abbiamo dovuto aspettare quasi il triplo del tempo. Il risultato finale è anche profondamente differente, dato che ci troviamo di fronte a un volume di dimensioni maggiori, cartonato e con tutte le pagine a colori, a fronte di un prezzo raddoppiato; questo prodotto è più vicino a una bande dessinèe rispetto che a un manga, quindi le premesse di partenza non sono più mantenute.
Anche se la colorazione riesce a migliorare di molto il fumetto, questa nuova incarnazione porta l'opera ad un livello differente, allo stesso livello di fumetti più elaborati rispetto ai quali non è all'altezza, sotto diversi punti di vista.
Se quindi il primo volume poteva essere un simpatico fumetto d'intrattenimento, il formato e il prezzo di questo secondo tomo presuppongono una qualità più elevata che, purtroppo, non è stata raggiunta.

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