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Deadwood Dick 1, recensione: la Bonelli si fa Audace!

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“Bruttostronzofigliodiputtana”, si apre con questa battuta Deadwood Dick, il nuovo fumetto Bonelli che inaugura la linea Audace per lettori maturi. Un’imprecazione che sembra esser messa lì apposta per dire che qui non c’è posto per “satanassi” o “giuda ballerini” di sorta. La voglia di rinverdicare la propria identità “adulta” è dunque subito evidente dalla scelta lessicale effettuata e di certo non si ferma qui. Ma procediamo con ordine.

Da anni ormai la Bonelli opera un processo di rinnovamento che coinvolge sia le sue testate storiche che le modalità di diffusione, i contenuti e anche gli assetti interni. Dopo aver sistemato il suo parco testate base, l’arrivo delle miniserie ha permesso di proporre nuovi personaggi e nuove tematiche, svecchiando anche il proprio linguaggio e proponendo il colore oltre al consueto bianco e nero. Negli ultimi anni, il varo di una linea da libreria e l’adozione di nuovi formati è stata accompagnata anche da una differenziazione più profonda che mira a target diversi. Così, oltre alla sua linea “classica” - di cui fanno parte Tex e Dylan Dog, ad esempio - la Bonelli ha varato la linea Young, rivolta ai più giovani (Dragonero Adventures, 4Hoods) e quella Audace, rivolta invece a un pubblico più maturo.

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Presentata ufficialmente a Lucca Comics & Games 2017, la linea – che prende il proprio nome dalla prima denominazione della casa editrice Sergio Bonelli Editore – ha visto debuttare in libreria Senzanima e Sessantotto, mentre ora, con Deadwood Dick, fa il suo esordio anche in edicola. La serie è ispirata a un vecchio eroe western che è stato totalmente rielaborato dallo scrittore texano Joe R. Lansdale e che ora diventa un fumetto grazie al lavoro di Michele Masiero e Corrado Mastantuono.

La vicenda è ambientata circa 20 anni dopo la guerra di secessione americana che ha abolito la schiavitù. Tuttavia, nel Texas di quegli anni essere un nero era sempre un marchio indelebile agli occhi dei bianchi, ed è per questo che per un futile motivo il protagonista del racconto si ritrova a fuggire dal suo villaggio per evitare un’ingiusta impiccagione. L’unica via per avere un futuro dignitoso gli sembra quella di arruolarsi nell’esercito. Durante la sua fuga conoscerà Cullen, un ex maggiordomo (e schiavo) al servizio di un bianco che aveva combattuto con i sudisti al fianco del suo padrone, ucciso in guerra. Al suo ritorno si ritrovò libero, ma senza un lavoro. Dopo anni di sacrifici, anche per lui l’esercito rappresenta una paga e un posto sicuro.

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L’avventura inizia in media res con il protagonista che lotta per la vita contro un indiano. È lo stesso Dick a narrare la sua storia e, grazie alle didascalie, possiamo andare avanti e indietro nel tempo nella sua vita. La frammentarietà della linea temporale, che compie enormi salti in avanti e indietro, è uno degli espedienti che Masiero utilizza in nome di una maggiore libertà creativa per questo fumetto. Un altro è il lessico, come anticipato in apertura di articolo. Se è vero che lo stesso Lansdale utilizza un linguaggio forte e diretto, il suo utilizzo massiccio risulta quasi eccessivo in alcuni casi, come se si volesse rimarcarne la possibilità di utilizzarlo.

Altra impressione simile riguarda l’utilizzo di situazioni che difficilmente vedremo in western come Tex (Cullen che defeca dietro un cespuglio e il conseguente dialogo). Tuttavia, se magari qualche soluzione del genere appare forzata, in generale il lavoro fatto da Masiero scorre con grande scioltezza.
Anche la storia fila liscia e i personaggi appaiono ben caratterizzati. Tuttavia, la vicenda è ancora troppo introduttiva è sembra interrompersi bruscamente alla fine, come se la sceneggiatura originaria fosse stata spezzata in due parti. Ricordiamo che, per questa serie, si è utilizzata una foliazione totale di 68 pagine, di cui 60 di fumetto, poco più della metà di un normale Tex. Insomma, la struttura episodica non è stata sfruttata al massimo e la sensazione di trovarsi davanti a “mezzo episodio” è forte, tuttavia la qualità della scrittura resta alta e si attendono sviluppi dell’intreccio narrativo per farla decollare del tutto.

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Il formato leggermente maggiore rispetto a un classico albo Bonelli permette a Mastantuono, fra i maggiori artisti contemporanei del fumetto italiano, di sfoggiare tutta la propria arte. Non assistiamo a un utilizzo della gabbia diverso da quanto potremmo vedere in uno dei recenti albi dell’editore, oramai serie come Orfani e Dragonero ci hanno mostrato soluzioni visive ben più “spinte” di quelle utilizzate in Deadwood Dick, ma nelle tavole di Mastantuono possiamo notare una regia al di là della perfezione, e la qualità del suo lavoro raggiunge vette notevoli.

Se per un giudizio complessivo più dettagliato dobbiamo attendere le prossime uscite, non possiamo che considerare Deadwood Dick come un buon punto di partenza. La differenza con la linea classica Bonelli si evince in una serie dai toni più maturi e che si concede qualche libertà espressiva in più. Siamo ai primi passi, ma la linea Audace sembra aver iniziato col piede giusto.

Dati del volume

  • Editore: Sergio Bonelli Editore
  • Autori: Soggetto di Joe R. Lansdale, sceneggiatura di Michele Masiero, disegni di Corrado Mastantuono
  • Genere: Western
  • Formato: 17x23 cm, 64 pp., B., bn
  • Prezzo: 3,50€
  • Voto della redazione: 7,5
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