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Fabio Volino

Fabio Volino

Authority: L'Anno Perduto voll. 1 e 2

In seguito a una interferenza nel Bleed, i componenti di Authority si ritrovano catapultati su una Terra senza supereroi, dove loro sono conosciuti solo come i protagonisti di un fumetto. Dopo aver portato un marine a bordo del Carrier e averne sondato la mente, scoprono che questo intero mondo è vittima di un organismo parassita che si ciba delle emozioni negative delle persone. Ma questa sarà solo la prima tappa di un lungo viaggio tra le dimensioni del Multiverso, durante il quale Authority dovrà venire a patti con la propria identità come gruppo e con la propria missione.

Le origini di questa maxiserie risalgono addirittura al 2006 quando, al termine della miniserie Captain Atom: Armageddon, la Wildstorm diede vita all'evento editoriale "Worldstorm", che doveva fungere da ideale punto di partenza per nuovi lettori. Authority, la serie più importante, venne fatta ripartire da 1 e affidata a un team creativo d'eccezione composto da Grant Morrison e Gene Ha: ma dopo solo due numeri, peraltro usciti con enormi ritardi, il progetto si bloccò a causa dei numerosi altri impegni dei due autori e venne infine abbandonato. Due anni dopo tuttavia Keith Giffen, assistito negli ultimi numeri dal suo compare J.M. DeMatteis, venne incaricato di concludere la storyline seguendo, a quanto sembra, alcuni appunti lasciati dallo stesso Morrison. La serie venne così rinominata Authority: The Lost Year e si concluse con il dodicesimo numero.

Quello che ne è venuto fuori alla fine è qualcosa di confusionario e mal riuscito. Quali che fossero i piani originari di Morrison, è indubbio che Giffen abbia voluto dare una sua precisa impronta al progetto, ma le sensibilità di questi due sceneggiatori sono a tal punto distanti da essere risultate alla fine incompatibili. Giffen non ha poi mancato di citare la sua Justice League e cercare di dare un tocco di umorismo al tutto; tuttavia bisogna ammettere che comicità e Authority sono due termini del tutto antitetici. Oltre a ciò, per questa maxiserie si è succeduta una pletora di disegnatori, ognuno con uno stile diverso dall'altro, che non ha contribuito affatto a dare omogeneità al tutto.
In senso più generale dispiace vedere come una serie un tempo innovativa e fuori dagli schemi si sia ridotta, fin dalla conclusione del ciclo di Mark Millar, a trame prive di mordente e che alla fine non lasciano il segno. Una delle tante tappe che hanno poi portato alla chiusura della linea editoriale Wildstorm, con un inglobamento dei suoi personaggi nel DC Universe ancora non ben chiarito.

Scalped 7: Il blues della riserva

Più si va avanti nella lettura di Scalped, più si ha la sensazione di essere di fronte a un capolavoro moderno, dove tutto si incastra alla perfezione, dove ogni personaggio, dal più importante al meno significativo, trova il suo giusto spazio. Quest'ultimo volume pubblicato da Planeta DeAgostini, che raccoglie gli episodi dal 35 al 42 dell'acclamata serie Vertigo, conferma in pieno tutto ciò.

Tre sono gli story-arc presenti. Il primo parla di un'anziana coppia che ha sempre vissuto ai margini della riserva di Prairie Rose e che si ritrova a dover affrontare un rigido inverno sospinta solo dalla forza del proprio amore. Il secondo è incentrato su Shunka, la guardia del corpo di Lincoln Red Crow, e su una missione che porterà alla luce un lato nascosto della sua personalità. Il terzo infine torna a parlare di Dashiell Bad Horse, il quale si ritroverà a doversi confrontare con il ritorno di suo padre, che lo aveva abbandonato da piccolo, e prendere una difficile decisione in merito alla sua relazione con Carol, una donna sempre più preda dei suoi demoni. E come in tutte le storie complicate, sono più importanti le cose non dette che quelle rivelate.

Jason Aaron si conferma come uno dei migliori sceneggiatori in circolazione. Da questa serie l’autore riesce a far trasparire con maestria e sensibilità un’atmosfera angosciante, la visione di una realtà senza speranza, cinica e bastarda, dove tutti i protagonisti affrontano il loro Purgatorio (la riserva indiana di Prairie Rose) precipitando alla fine nei loro inferni personali. Apprezzabile soprattutto come con costanza Aaron stia insinuando nella mente del lettore l’idea che in tutta questa vicenda l’unica figura che presenti qualche aspetto positivo sia proprio Lincoln Red Crow, l’uomo che tutti gli altri, per un motivo o per un altro, odiano. Inoltre temi delicati come l’aborto, l’abuso di droghe, il fondamentalismo religioso e l’omosessualità sono trattati con rispetto e senza utilizzare facili clichè.
Eccezionale anche la parte grafica: se già avevamo potuto apprezzare nei volumi precedenti il tratto intenso e “sporco” di R.M. Guera, in questa occasione il disegnatore serbo viene affiancato dal nostrano Davide Furnò (che aveva già firmato un paio di storie nel volume precedente) e dal croato Daniel Zezelj. E nonostante le loro diversità di stile, i tre si amalgamano alla perfezione, dando vita e sostanza a Prairie Rose e alle anime sventurate che percorrono le sue strade.

In conclusione un prodotto degno di nota, anche se ancora una volta l'editore spagnolo pecca in disattenzione: nella quarta di copertina dell'edizione italiana si parla solo del secondo story-arc, facendo erroneamente credere che l'intero volume sia incentrato su Shunka.

100% Marvel: X-Men Origini 1

Ogni tanto si avverte l'esigenza di rinarrare le origini di un personaggio o di un gruppo. Le ragioni di solito sono le seguenti: bisogna di volta in volta attirare nuovi lettori con un buono starting point (se in concomitanza con l'uscita di un film ancora meglio), oppure occorre eliminare o aggiornare qualche elemento narrativo ormai obsoleto. Nel corso degli anni tutti i personaggi storici del fumetto hanno beneficiato di questo trattamento e gli X-Men non potevano essere da meno. Col progetto X-Men Origins dunque, composto al momento da dodici oneshot, ci si è concentrati non tanto sul gruppo in sé e sulle sue varie "genesi" (cosa già fatta in passato e in maniera egregia, basti pensare a X-Men Classic di Chris Claremont e John Bolton), bensì su alcuni suoi singoli componenti o avversari.

Panini Comics raccoglie i primi quattro racconti (dedicati a Colosso, Nightcrawler, Emma Frost e Gambit) in questo volume appartenente alla linea 100% Marvel. Tutte queste origini sono ben note: quella di un contadino russo dal cuore d'oro che scopre di potersi ricoprire di una pelle d'acciaio ma viene perseguitato dai suoi compatrioti; quella di un “freak” che fugge da un circo in cui veniva schernito per il suo aspetto e trova conforto nella religione; quella di una ragazza di buona famiglia umiliata dal padre che decide di rivalersi sul mondo intero e rende il suo cuore duro come il diamante; infine, quella di un ladro gentiluomo il cui matrimonio termina in tragedia, costringendolo a un'eterna fuga e ad alcune scelte sbagliate.

Va reso merito agli sceneggiatori di aver colto e ben descritto lo spirito di ognuno dei protagonisti, in particolare l'elemento che li accomuna tutti: la perdita degli affetti a causa della loro mutazione e la conseguente reazione. Si segnala in particolare la buona prova di Mike Carey su Gambit e Valerie D’Orazio (famosa negli Stati Uniti per le sue accese diatribe contro Dan DiDio) su Emma Frost. Anche i vari disegnatori fanno un buon lavoro, con una menzione d’onore per Trevor Hairsine e Cary Nord.
Una critica, se proprio deve esserci, è quale impatto possano avere queste storie. E non tanto per alcuni particolari modificati di cui non c’è necessità alcuna (ad esempio le origini di Nightcrawler sono del tutto diverse da quelle classiche), quanto per l’evoluzione del singolo personaggio, che nel frattempo è cambiato, ha attraversato varie fasi e ora è una persona diversa da quella che era in origine.

Batman: Le Strade di Gotham 2

Con la scomparsa di Bruce Wayne in seguito a Crisi Finale e prima del suo ritorno, il parco testate batmaniano ha subito una importante rivoluzione. Se da un lato Grant Morrison continua a portare avanti le sue trame su Batman & Robin, gli altri autori si concentrano in particolar modo sui personaggi secondari e sul sottobosco criminale di Gotham tramite altre serie. Una di queste è Streets Of Gotham, la quale ha il suo principale sceneggiatore in Paul Dini, che meglio di tutti riesce a sfruttare questa nuova impostazione. In questa serie, infatti, Batman è una presenza fissa ma non ingombrante, e i veri protagonisti sono la gente comune, i poliziotti, i supereroi di secondo piano e i criminali, ognuno dei quali reagisce a modo suo al cambio di status quo, con l'avvicendamento di Dick Grayson nel ruolo di Batman e Damian Wayne in quello di Robin. In questo secondo volume, contenente sette storie, Dini viene affiancato anche da Christopher Yost e Mike Benson, per un totale di tre story-arc.

Nel primo, scritto da Yost, la Cacciatrice si ritrova faccia a faccia contro Man-Bat ed è decisa a eliminarlo una volta per tutte, poiché ormai Kirk Langstrom è preda del suo lato animalesco: ma le apparenze possono ingannare e un ruolo fondamentale lo giocherà in maniera indiretta anche Maschera Nera. Nel secondo arco narrativo (opera di Benson) Batman e il commissario Gordon indagano su una serie di macabri omicidi a sfondo sessuale, venendo catapultati in un mondo di peccatori dove però c'è sempre la speranza di salvare un'anima perduta. Nel terzo capitolo, Paul Dini riprende e porta a compimento la trama su Victor Zsasz e i rapimenti di bambini iniziata nel precedente volume, una vicenda che toccherà molto da vicino il nuovo Robin. Inoltre, viene rivelata l'identità del nuovo, grottesco vigilante di Gotham.

La serie continua a mantenersi su discreti livelli, pur non raggiungendo l'eccellenza: Paul Dini porta avanti con mestiere alcune sue storyline cominciate su Detective Comics, e anche Yost e Benson dimostrano di aver compreso lo spirito di questa nuova testata. In generale le caratterizzazioni dei personaggi, soprattutto di quelli secondari, sono ben delineate, con una particolare preferenza per i criminali e le loro devianze. La parte grafica è affidata a Dustin Nguyen, a suo agio per quanto riguarda l'utilizzo delle ombre e delle inquadrature, un po’ incerto invece sui volti di alcuni personaggi, che appaiono fatti con lo stampino.

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