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Gennaro Costanzo

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4 Words About: Julia 316: Deep Fake

  • Pubblicato in Focus

4 Words About , ovvero "Per chi apprezza il dono della sintesi".
Julia 316: Deep Fake

Inquietante lo scenario descritto in questo albo di Julia in cui le più avanzate tecnologie di alterazione delle immagini, e le funzionalità legate all'utilizzo delle intelligenze artificiali, sono strumento di molestie verso un'ignara adolescente. L'inferno per la giovane Cleo arriva quando, a lei e ai suoi amici, viene inviato un filmato hard alterato con il suo volto. Toccherà a Julia e alle forze dell'ordine porre fine a quest'incubo. Ma che prezzo dovrà pagare la liceale?
Una tematica spinosa, trattata con dovuta delicatezza ma che lascia un senso di angoscia nel lettore e numerosi interrogativi su ciò che il futuro e le nuove tecnologie possono portare.

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Dati del volume
Editore: Sergio Bonelli Editore
Autori: Testi di Giancarlo Berardi e Maurizio Mantero, disegni di Lorenzo Bovo, copertina di Cristiano Spadoni
Genere: Giallo
Formato: 17x26, 116 pp., B., b/n.
Prezzo: 5€
ISBN: 977112717704350316
Voto: 8

Walt Disney's Donald Duck. The Ultimate History, recensione: il libro definitivo su Paperino

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Nell'introduzione del volume Walt Disney's Donald Duck. The Ultimate History, Daniel Kothenschulte dichiara: "Proprio come i grandi artisti del Rinascimento hanno lasciato dietro di sé immagini di perfezione nella forma umana, il David di Michelangelo o la Nascita di Venere di Botticelli, Paperino, non meno perfetto, è l'incarnazione di tutta la nostra imperfezione. Ancora oggi l'umanità del suo fallimento, spesso espressa in scoppi di rabbia del tutto giustificati, ispira sia gli artisti che il pubblico". In effetti, spiegare il successo duraturo di Paperino è tanto semplice quanto complesso: la sua umanità, la sua vulnerabilità cattura fin da subito la nostra simpatia. Le sue esplosioni di rabbia sullo schermo ci appaiano liberatorie e i suoi difetti (così come i suoi pregi) esplorati al cinema o su carta, lo rendono simile a noi. Ma la duratura fama è anche figlia di una sfaccettata complessità dovuta a un duro e certosino, nonché appassionato, lavoro da parte di artisti e creativi che da 90 anni danno vita a una delle icone del '900 e del nostro secolo. E proprio per celebrare l'anniversario che la tedesca Taschen, casa editrice specializzata in libri d'arte, dove l'oggetto stesso diventa opera, pubblica un volume che ripercorre tutta la storia del personaggio dagli esordi fino ai nostri giorni.

Come consuetudine per l'editore, il libro - in lingua inglese - si rileva non solo un appassionante - quanto preciso - saggio ma una ricca miniera di informazioni e immagini (frutto di una laboriosa ricerca) inedite e quindi preziose anche per l'appassionato più esigente. Il volume suddivide la "carriera" di Paperino in 3 grosse ere, ovvero "The Early Years", "The Defining Years" e "The International Years", ripartite a loro volte in capitoli tematici in cui, partendo dalla produzione di cartoni, film e fumetti, si analizza nel dettaglio l'evoluzione del personaggio, gli artisti che hanno dato vita alle sue gesta e le tappe che ne ricostruiscono la storia.

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La prima apparizione ufficiale, con cui si fa coincidere la nascita di Paperino, è la distribuzione della Silly Symphony La gallinella saggia, diretta da Wilfred Jackson, datata 9 giugno 1934. Basato sulla fiaba russa "La gallinella rossa", la trama vede una gallina e i suoi pulcini chiedere aiuto per piantare e raccogliere il raccolto ai pigri Paperino e Meo Porcello, che rifiutano per poi pentirsene quando arriverà il momento di goderne i frutti a tavola. Che il destino di Donald Duck non si limitasse a questa apparizione e che fosse, quindi, predestinato al successo lo sapeva bene Walt Disney che aveva assunto il caratterista Clarence Nash per dar voce a un personaggio per un corto con Topolino dal titolo Una serata di beneficenza. L'idea originale era quella di far recitare "Mary Had a Little Lamb" a un papero, che poi sarebbe diventato Paperino. La progettazione del corto era antecedente alla Gallinella Saggia, ma venne realizzato dopo quando Donald aveva fatto già il suo debutto. Il corto, diretto da Burt Gillett, dove vari personaggi si esibivano disturbati dagli orfani che assistevano allo spettacolo, fu fondamentale per Paperino sia perché lo introduceva nel cast di comprimari di Topolino, sia perché veniva mostrata per la prima volta una delle sue caratteristiche fondamentali: il suo pessimo carattere. Da qui in poi, Donald appare in un numero sempre crescente di corti al cinema, dividendo lo schermo tendenzialmente con Topolino e Pippo, con gli animatori che si concentravano principalmente sullo sviluppo delle sue gag.

A questo punto, se Topolino era stato l'eroe positivo della Grande Depressione, Paperino incarnava al meglio la nuova era e, soprattutto, poteva sfidare al meglio la concorrenza animata dei Looney Tunes e di Picchiarello che puntavano su un umorismo decisamente diverso da quello classico disneyiano. Era giunto il momento di dar maggior spazio al personaggio e lanciare la sua serie da protagonista, ma l'accordo di Disney con la United Artist prevedeva la distribuzione solamente di corti con Topolino o di Silly Symphony. Le cose cambiarono quando nel 1936 la Disney strinse un accordo con la RKO Radio Pictures che non prevedeva legami a serie specifiche. Era il momento di puntare tutto sul Papero, non a caso i corti di Topolino vennero da qui in poi centellinati, dando vita a una longeva serie che vide come principale registi Jack King principalmente per gli anni '40 e Jack Hannah per gli anni '50.
Il volume Taschen analizza l'evoluzione del personaggio approfondendo ogni corto animato mostrando, inoltre, bozzetti, storyboard, locandine, fotografie e altro materiale estremamente raro o inedito. Particolarmente preziosi sono ben due capitoli dedicati ai corti mai realizzati, che mostrano non solo materiale del tutto sconosciuto fino a oggi, ma che descrivono le motivazioni per cui quelle idee sono state scartate e come sono state riciclate altrove.

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Diventato in pochi anni una star, Paperino negli anni '40 collabora, per conto della Disney, per il governo americano sia per una lunga serie di corti a sfondo bellico, con scopo propagandistico, sia come ambasciatore per le Americhe Latine e per il Messico grazie ai lungometraggi Saludos Amigos e I tre caballeros. Nonostante Topolino fosse ancora la mascotte ufficiale dello studio, la sua iconicità lo rendeva poco malleabile e adatto a ricoprire un ruolo per il quale, invece, il suo collega Donald  risultava più naturale e per cui poteva mostrare sfumature ben più sfaccettate e ampie. Tuttavia, dopo la fine della Guerra Mondiale in America si respirava un nuovo clima e così negli anni '50 Paperino abbandonò ogni connotazione politica per abbracciare la tranquillità della vita borghese, se tranquilla si può definire la sua vita.

Intanto il personaggio si era evoluto non solo da un punto di vista grafico e caratteriale, ma dando vita a universo narrativo iper-strutturato grazie non solo all'introduzione di numerosi comprimari, ma anche al costante lavoro sinergico fra i reparti d'animazione e quello dei fumetti. Nel caso degli eroi Disney, non solo di Paperino, lo sviluppo crossmediale promosso dall'azienda ha contribuito ad arricchire di sfumature e background il caro Donald tanto che il passaggio di idee da celluloide a carta e viceversa è sempre stato attivo e dinamico.
Nel 1934 Paperino fu protagonista dell'adattamento a fumetti della Gallinella Saggia per la serie Silly Symphony ad opera di Ted Osborne e Al Taliaferro. In seguito, i due ripresero a proporre avventure per il papero (dopo che quest'ultimo era apparso nella serie di Mickey Mouse) per 15 mesi fra il 1936 e il 1937 prima di approdare a una propria serie personale nel febbraio del 1938.
A differenza delle strip di Topolino, quelle di Paperino non erano di carattere avventuroso ma presentavano gag autoconclusive, spesso agganciandosi ai corti animati in uscita. Taliaferro impresse un'impronta fondamentale per il personaggio, continuando a disegnare fino alla sua morte avvenuta nel 1969. Per poter leggere avventure lunghe e avventure di Paperino, dovremo aspettare qualche anno il lavoro di Carl Barks, sebbene già in Italia l'artista Federico Pedrocchi avesse realizzato avventure lunghe con protagonista il papero Disney.

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Barks, che già era impiegato nel reparto animazione della Disney, lavorando proprio ai corti di Paperino, trovò al sua vocazione nella realizzazione di fumetti proprio con protagonista Donald Duck. Si deve a lui la definizione di tutto l'universo di comprimari di Paperino, grazie a invenzioni fondamentali (su tutte citiamo quella di Zio Paperone), alla costruzione della famiglia dei paperi, alla stessa Paperopoli e alla definizione in generale di molti character già esistenti, fra cui Qui, Quo, Qua (apparsi per la prima volta per mano di Taliaferro) e dello stesso Paperino che grazie all'interazione con gli altri personaggi e all'universo messo a disposizione dall'artista, ma anche ad avventure ricche e complesse, poté mostrare una serie di sfumature inedite per lo schermo, ottenendo così una nuova tridimensionalità. Le sue storie, realizzate a partire dal 1943 su testi e disegni suoi (dopo il battesimo avuto con Paperino e l'oro del pirata su testi di Bob Karp e disegnata insieme a Jack Hannah), sia quelle da 10 pagine che quelle più lunghe, diventarono lo standard per tutti coloro che si cimentavano con le avventure di Paperino a fumetti. Il volume Taschen ne analizza tutte le principali con dovuta perizia.

Non deve sorprendere, naturalmente, l'ampio spazio che il volume dedica alla produzione di storie a fumetti realizzate in Italia, delle quali ne tratta alcune delle più significative. La produzione USA, infatti, non riuscendo a coprire l'alta richiesta italiana, stimolò Mondadori a creare avventure proprie in quantità sempre maggiori fino a farci diventare il Paese con la maggiore produzione mondiale di storie Disney. Pur rispettando i personaggi e la tradizione tracciata dagli artisti americani, la scuola italiana non solo prenderà una strada propria, grazie a eccellenze quali Romana Scarpa, Luciano Bottaro, Giorgio Cavazzano, Giovan Battista Carpi, e sceneggiatori quali Carlo Chendi, Guido Martina, Rodolfo Cimino, Giorgio Pezzin e altri ancora, ma inventerà personaggi propri continuando a espandere l'universo di Paperino. Creazioni quali Paperinik, Paperino Paperotto e Doubleduck doneranno ulteriori sfumature al personaggio di Donald. L’influenza della scuola italiana nel mondo risulta ampiamente riconosciuta.

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Walt Disney's Donald Duck. The Ultimate History tratta, nelle sue 564 pagine di ulteriori e vari argomenti, legati alle apparizioni televisive, al merchandising, ai videogame e a tanto altro dando una panoramica assolutamente completa e appagante sul personaggio. Il volume della collana XXL, 29 x 39,5 cm, dal peso di 5 kg, è curato sotto ogni dettaglio sia contenutistico che relativo alla sua confezione grazie a carta lucida di alta grammatura, stampa e rifiniture di pregio, risultando imperdibile per ogni appassionato.

Zio Paperone e il decino dell'infinito, recensione: il multiverso Marvel invade il mondo Disney

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La notizia che la Marvel avrebbe pubblicato un fumetto Disney con protagonista Zio Paperone ha suscitato fin da subito un grande interesse fra gli appassionati, nonché grande stupore. Riflettendoci, considerando che la Disney ha acquistato la Marvel nel 2009, a meravigliarci è in realtà il fatto che un'iniziativa del genere sia arrivata solo ora. Fortunatamente, vista l'enorme tradizione a fumetti Disney, soprattutto italiana, le due realtà editoriali sono rimaste distinte e separate: ci piangerebbe il cuore pensare di dire addio alle storie che vengono prodotte per Topolino ogni settimana.

Tuttavia se a queste si dovesse aggiungere un nuovo filone di storie Disney targate Marvel, in particolare se scritte da autori di punta del calibro di Jason Aaron, l'entusiasmo non mancherebbe di certo. Ed è proprio questo uno dei motivi di maggiore interesse per Zio Paperone e il decino dell'infinito.
Jason Aaron è uno dei principali sceneggiatori americani, creatore di serie cult come Scalped (e molte altre) e autore di cicli per personaggi storici come Thor e gli Avengers. E nello sceneggiare la sua prima storia Disney l'autore attinge a una delle tematiche più care al fumetto superoistico: il multiverso.

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In una realtà alternativa a quella classica da noi seguita, l'incontro fra Paperone e i suoi nipoti narrata nella storia Il Natale di Paperino sul Monte Orso del 1947 di Carl Barks non è mai avvenuto. In quella storia, lo "zione" vive da eremita circondato solo dalle sue enorme ricchezze accumulate nel corso degli anni, sarà l'incontro con Paperino e Qui, Quo, Qua a smuovere in lui qualcosa che lo porterà ad essere il personaggio che oggi ben conosciamo. Senza quell'incontro, ci racconta Aaron, Paperone non solo diventerà sempre più arido e avido ma, addirittura, grazie a uno specchio magico sottratto alla strega Amelia, viaggerà per le varie dimensioni del multiverso per beffare tutti le sue controparti diventando il "Paperone Supremo". Questo finché non arriverà nella "nostra" realtà e dovrà affrontare molti dei Paperoni, Paperini e Archimedi incontrati in una mega-battaglia finale.

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Lo spunto sviluppato da Aaron risulta di base molto interessante e l'autore ben coglie le caratteristiche dei personaggi e il loro punto di forza: la loro unione. Ci sono però alcuni punti da considerare che non riescono a elevare la storia oltre quei livelli che ci saremmo aspettati. L'avventura fila bene, risulta assolutamente godibile e centrata ma c'è un difetto che più di tutti risulta evidente: la velocità in cui si svolge il tutto.
Tutta la trama si sviluppa infatti in 30 pagine e gli eventi risultano troppo rapidi, privando lo sviluppo della narrazione di una cadenza più adatta. Sembra quasi di leggere un riassunto con gli eventi salienti della storia o un suo trailer. Un peccato, perché avendo a disposizione più tavole (o, magari, più albi) di sicuro questo effetto si sarebbe evitato. I personaggi, soprattutto quelli nuovi come il Paperone Supremo, non vengono minimamente approfonditi, così come le varie realtà del multiverso. Dispiace anche non poter leggere nulla delle varie versioni alternative di Paperone e del mondo in cui vive l'antagonista, tutti ottimi spunti che appaiono però solo sullo sfondo.

C'è un ulteriore punto da esaminare. Come detto, la storia è assolutamente interessante e godibile, ma la tradizione Disney, soprattutto quella italiana, ci ha abituati a un livello tale di complessità, di ricchezza e di scrittura fine, da rendere Zio Paperone e il decino dell'infinito quasi un divertissement e poco più. Per chi ha avuto la sensazione di leggere una storia veloce e poco approfondita, basta che segua Topolino per trovare regolarmente pane per i suoi denti. Ribadiamo, il numero di tavole ha sicuramente influito, motivo per cui giudichiamo comunque il lavoro di Aaron, che si è cimentato con qualcosa di totalmente diverso dal solito, in maniera positiva. Il rammarico è che la modalità scelta abbia poco valorizzato il suo lavoro.

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Riguardo il versante artistico, la Marvel ha scelto di affidarsi a un team tutto italiano. Saggiamente oseremmo dire viste le tante polemiche che hanno generato le infinite variant realizzate da tanti artisti storici della Casa delle Idee e del fumetto made in USA (gente come John Romita Jr. o Frank Miler, giusto per citarne un paio) che si sono cimentati nell'impresa con risultati non sempre all'altezza della situazione (giudizio, invece, ultra-positivo per Alex Ross la cui copertina è stata utilizzata anche da Topolino). Per l'occasione, si è quindi scelto di puntare su un dream team composto da Paolo Mottura, Francesco D'Ippolito, Alessandro Pastrovicchio, Vitale Mangiatordi e Giada Perissinotto (citiamo anche Lorenzo Pastrovicchio per la copertina interna, regular della versione americana). Ogni artista ha realizzato un capitoletto della saga e, seppur con stili e caratteristiche proprie che hanno arricchito visivamente l'avventura, hanno portato ad ottenere un risultato omogeneo e soprattutto spettacolare,  grazie anche ai colori di Francesca Vivaldi (Arancia Studio), con tavole molte dinamiche che si rifanno a una costruzione da comic book americano, che differisce da altre storie del Topo presente sul numero, ma che sul settimanale non risultano poi tanto inedite. Tavole che non risentono del formato di Topolino, ridotto rispetto al classico comic book, ma tanto siamo sicuri che Panini Comics riproporrà la storia anche in altri formati in futuro.

Addio a John Romita Sr.

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Una triste notizia per tutti gli appassionati di fumetti: ci ha lasciati a 93 anni John Romita Sr. A darne notizia è stato il figlio John Romita Jr.

John Romita era uno degli ultimi grandi fumettisti della Golden Age dei Comics, colui che ha ridefinito l'Uomo Ragno per più generazioni dopo essere succeduto a Steve Ditko come disegnatore di Amazing Spider-Man, e che è stato direttore artistico della Marvel dal 1973 fino all'inizio degli anni 2000.

Nato a Brooklyn il 24 gennaio 1930, Romita si è diplomato alla School of Industrial Art di Manhattan nel 1947. Iniziò la carriera da fumettista realizzando storie per Famous Funnies per poi passare a realizzare principalmente fumetti rosa, per approdare ai supereroi sulla serie di Daredevil. Il successo arrivò quando sostituì Ditko su Amazing Spider-Man, segnando un cambio di rotta per la testata.

Oltre al suo lavoro come direttore artistico per la Marvel, Romita ha dato vita a numerosi personaggi, fra cui bisogna ricordare The Punisher.

Nel 2002 è stato inserito nella Will Eisner Comic Book Hall of Fame.

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