Menu

Thor: fra mito e fumetto

Hanno collaborato: Andrea Antonazzo, Carlo Coratelli, Gennaro Costanzo, Alfredo Goffredi, Paolo Pugliese, Fabio Volino.

Thor: il dio del Nord

thor_mitologicoThor, dio del tuono, è di certo il più popolare tra gli dei del pantheon norreno. Figlio di Odino, re degli dei, e di Jörð, incarnazione divina della Terra, Thor è considerato dai Vichinghi il dio del tuono, del fulmine, della pioggia e della tempesta.
Imponente e virile, ma allo stesso tempo bonario, Thor viene descritto dall'Edda Poetica e dall'Edda di Snorri come il più potente tra gli dei e gli uomini, potere che egli deriva dal suo martello Mjolnir, non solo vettore del tuono (e quindi di potere bellico) ma anche venerato come simbolo di fertilità ai matrimoni, e di resurrezione ai funerali.
L'accostamento tra il dio del tuono e la fertilità ritorna, poi, in relazione ai campi che rende fertili grazie al suo controllo della pioggia.
La forza di Thor, tuttavia, non deriva dal solo martello, ma anche da Megingjardir, cintura che ne raddoppia la forza, e dai guanti di ferro che gli permettono di distruggere le montagne.
La sua dimora è Bilskirnir (fulmine), palazzo dalle 540 stanze, che si trova a Thrúdvangar (o Thrudheim, entrambi col significato di "Pianure della forza"), che divide con la moglie Sif, dai capelli biondo oro, già madre di Ullr, e le figlie Lora e Thrud. Dalla gigantessa Jarnsaxa ha poi avuto i figli Magni e Móði (che alcune versioni vogliono figlio del solo Thor e di una madre sconosciuta).
Diversamente dagli altri dei, che sono soliti muoversi a cavallo, Thor viaggia su un carro che solcando i cieli risuona come il tuono ed è trainato da due capre, Tanngniost (che mostra i denti) e Tanngrisnir (che digrigna i denti).

Protagonista di numerose gesta, nonché unica possibilità degli Æsir - gli dei scandinavi - contro i giganti, Thor è adorato dalle popolazioni germaniche e vichinghe, che adoravano la quercia - albero simbolico del dio del tuono - da cui traevano grandi scranni dal lungo schienale, che poi riponevano nelle proprie case per proteggerle dal malocchio; secondo Kathleen N. Daly, studiosa di mitologia nordica, saranno proprio queste ultime a farne persistere il culto fino al fino al X secolo d.C., resistendo all'attecchire del cristianesimo in Scandinavia. Negli anni successivi la venerazione di Thor è andata via via scemando.

Un dio a fumetti

83-3Nel 1962, più precisamente sul numero 83 di Journey into Mistery, datato agosto, la Marvel Comics decide di rispolverare la figura del dio del tuono allargando il proprio parco eroi e sfondando, dopo quella della scienza, la parete del mito.
Gli sforzi congiunti di Stan Lee, Larry Lieber e Jack Kirby danno vita a questo nuovo personaggio destinato ad attestarsi tra i più importanti eroi Marvel e ad attraversare quasi illeso i vari decenni di attività della House of Ideas.
La testata di science-fantasy accolse così le tredici pagine mensili di The Mighty Thor, che non mancò, da lì in poi, di monopolizzare tutte le copertine. Col tempo passarono a diciotto, vennero affiancate dalle cinque pagine di Tales of Asgard, per poi scalzare addirittura il titolo della testata: se a partire dal numero 104, infatti, la testata era passata a Journey into Mistery with The Mighty Thor, con "Thor" scritto circa quattro volte più grosso dell'effettivo titolo della testata, dal numero 126 Journey into Mistery divenne ufficialmente The Mighty Thor, con un'imponente cover ad opera di Jack Kirby e Vince Colletta, che ritrae il dio del tuono nell'intento di incrociare le armi con Ercole.
Diversamente dal Thor della mitologia nordica, il Thor disegnato da Kirby era biondo e armato del solo Mjolnir (nessuna menzione agli altri due artefatti del dio, la cintura Megingjardir e i guanti di ferro); privato del tradizionale colore rosso dei suoi capelli così come della barba (un Thor barbuto compare nei numeri dal 367 al 382 e poi dal 433 al 495, oltre che nelle serie ambientate nell'universo Ultimate), mantiene ovviamente i propri caratteri divini e virili, allo stesso modo in cui la serie si relaziona in continuazione con la mitologia norrena da cui è tratto il protagonista e il cast dei comprimari, da Odino a Loki, da Balder e Heimdall a Sif (qui mora, e non bionda); allo stesso modo alcuni elementi principali della mitologia norrena vengono ripresi per la costruzione delle storie, dalla guerra continua con i giganti al Ragnarok.

In merito alla struttura delle prime storie classiche, si appura come le sceneggiature di Stan Lee siano improntate su una certa linearità consequenziale di sviluppo-conclusione, basata su premesse brevissime; l’autore mette da parte il proprio approccio realistico-quotidiano (per quei tempi), sfoderato in serie come Hulk, X-Men e l’Uomo Ragno, in favore di un timbro narrativo dai toni epici e fantasy. Inoltre, è innegabile come la cooperazione di Kirby non si limiti al solo aspetto grafico, ma anche a quello narrativo, contribuendo a donare ampio respiro alle trame, sospese tra vicende supereroistiche e mitologiche, arricchendole poi di nuovi concetti e spunti: l’apporto di Kirby, ad esempio, si evince nel vedere Thor agire in contesti galattici o fantascientifici, rivelando non solo la predilezione del disegnatore per la science fiction e la space opera, ma anticipando anche non pochi elementi, sia narrativi che grafici, che poi svilupperà in seguito, in serie come I Nuovi Dei, Forever People e Kamandi.
Il frutto finale della vena creativa Lee-Kirby è una narrazione epica, ricca di invenzioni e personaggi che sono diventati oggi parte del pantheon narrativo non solo di Thor, ma dell’intera continuity della Marvel.

Per quanto riguarda i personaggi, la caratterizzazione di Thor e comprimari è molto basilare: si prediligono linee guida luminose ed edificanti, basate sugli stati d’animo (coraggio, tenacia, volontà, generosità), ma mai sui lati oscuri della personalità (caratterizzazione ad esclusivo appannaggio dei villain, tipo Loki): dunque non c’è mai un approfondimento vero e proprio, né quindi una reale evoluzione, sia del protagonista che dei suoi comprimari. Al contempo, però, Thor viene modellato volutamente da Stan Lee come una figura anacronistica, ovvero quella di un guerriero che agisce secondo antiche regole di cavalleria ed onore, ponendolo in contrapposizione con una società moderna e terrena in cui agisce come singolare supereroe, dando alle sue vicende forza e fascino narrativo.

Gli anni '70 e il Thor di Wein

242-1Nel 1975, dopo una lunga gestione di Gerry Conway e alcune storie di Bill Mantlo e Roy Thomas, su The Mighty Thor arriva lo sceneggiatore Len Wein. Coadiuvato ai disegni da un sempre eccellente John Buscema e in seguito da Walt Simonson, il ciclo di Wein si contraddistingue per una piena immersione nell'universo asgardiano del Dio del Tuono, ma anche per via di moltissime storie dal sapore fantascientifico che ancora oggi si fanno ricordare dagli appassionati.
In questo senso, Wein è abile nell'intrecciare i due livelli, quello asgardiano e quello fantascientifico, grazie a una lunga saga che vede il Dio del Tuono imbarcarsi, assieme a Sif e ai tre Guerrieri, alla ricerca dello scomparso Odino attraversando lo spazio a bordo di un antico veliero vichingo. Ecco così storie come "Se le stelle fossero di pietra" e "Fuga nell'Oblio", in cui le tavole di Buscema riescono a far assaporare completamente la natura sci-fi di questi racconti, grazie anche alle chine decise di un Tony DeZuniga che sa come rendere perfette le tavole del suo collega.

Wein però non dimentica Asgard, e imbastisce nel frattempo un'avvincente ed intricata sottotrama che vede dapprima l'Incantatrice e il l'Esecutore attaccare il reame eterno, gestito da un Balder tratteggiato qui in maniera decisa ed eroica, e in seguito trasformare quest'ultimo nella pedina centrale di uno dei mortali inganni di Loki.
In tutto questo, lo sceneggiatore riesce perfettamente a caratterizzare ottimamente ogni personaggio, catturando in profondità lo spirito della serie e trasmettendolo racconto dopo racconto ai lettori, in quello che è certamente uno tra i cicli più affascinanti del personaggio.

Simonson e gli anni d'oro di Thor

337-1Gli anni Ottanta possono venire considerati un periodo d'oro per The Mighty Thor, per la presenza, alle redini della serie, del talento di Walter Simonson, che la gestirà interamente, conferendole un'impronta del tutto personale, a partire dal numero 337 fino al numero 382, sostituito alle matite da Sal Buscema sulle tavole dei numeri 368-379, per i quali si occuperà esclusivamente dei testi.
Simonson non solo ha resuscitato la testata da un momento editoriale poco felice, ma è riuscito a farla decollare, fondendone la tradizione con una particolare verve innovativa. È proprio con una svolta che prende il via la gestione Simonson, l'arrivo di Beta Ray Bill: già dalla copertina i lettori si trovavano faccia a faccia con la possente figura di questo misterioso personaggio dal volto equino, in grado di impugnare Mjolnir e acquisire i poteri del Dio del Tuono. Un avvio che sconvolge la vita del potente asgardiano e che rappresenta l'inizio di una serie di avventure che possono vantare tavole immaginifiche, nelle quali i paesaggi mitologici sono rappresentati con un tratto che si sposa più che bene con le atmosfere mitologiche; è infatti molta l'attenzione che l'autore ha riposto alla mitologia norrena nello scrivere e disegnare queste storie, il cui culmine può forse essere incarnato dal numero 380: la lotta epica tra il Dio del Tuono e Jormugand, il Serpente di Midgard, nemici giurati che il mito ha legato a doppia mandata per la battaglia che verrà, il Ragnarok. Uno scontro che Simonson racconta tutto mediante maestose e suggestive splash page e una cornice testuale che rimanda direttamente all'epica nordica.

L'inserimento di Beta Ray Bill, che altro non è poi che una variante di Thor, non è che il primo accenno della volontà di un autore desideroso di sperimentare con un personaggio. Lo ha fatto con le storie, lo ha fatto con i comprimari, lo ha fatto graficamente e non poteva non farlo, infine, con il personaggio stesso. Nelle mani di Simonson, Thor muta in una versione ancora più virile, se possibile: vediamo allora Thor venire trasformato in rana (nei numeri 364-366) e poi, sfregiato da Hela, iniziare a portare una folta barba (proprio come il Thor mitologico da cui prende spunto). Il numero 378 vede poi l'esordio del Thor in armatura, impegnato in epiche lotte contro Fing Fang Foom, Jormungand, o ancora, nel numero 381, penultimo di questa lunga gestione, i giganti di ghiaccio, occasione durante la quale l'autore fa vestire al Dio del Tuono (indebolito dalla magia di Hela) l'armatura del Distruttore.

Nelle mani di Walter Simonson anche l'oralità altisonante della serie muta: se infatti i testi non sono del tutto fedeli ai toni epici asgardiani cui i lettori erano stati abituati fino ad allora, non si può negare che l'inserimento di dialoghi più realistici e diretti rappresenta l'elemento vincente, col quale un universo non troppo amato dai lettori è riuscito a riacquistare mordente.

Dan Jurgens e gli dei della porta accanto

Thor_by_Dan_Jurgens__John_Romita_Jr_Vol_1_1Fra la fine degli anni '90 e l'inizio del nuovo millennio, risultava sempre più difficile trovare autori che si fermassero sulla stessa testata per più di una manciata di numeri. Per questo Dan Jurgens può rappresentare un caso particolare grazie ad una permanenza sulla pagine di Thor per ben 6 anni consecutivi. Per chi non lo conoscesse, Jurgens è stato per tanti anni lo scrittore principale delle serie di Superman e anche l’artefice della celebre storia con la morte dell’Uomo d’Acciaio. L’albo che concludeva la saga è ancora oggi il comic book più venduto della storia del fumetto americano. Molto bravo nel raccontare scene di lotta, Jurgens è uno scrittore che si trova a suo agio con i supereroi classici e particolarmente epici, proprio come Superman e Thor. La lunga permanenza sulla serie del Dio del Tuono della mitologia nordica ha permesso allo scrittore di esplorarne diversi aspetti e soprattutto di mettere in scena una lunga saga che ha portato il personaggio a prendere il posto di Odino come regnante di Asgard, prima, e della Terra, poi. La storia in questione è stata talmente lunga che i prodomi di essa si potevano trovare già nei primi numeri della gestione di Jurgens, con l’introduzione di personaggi rivelatisi poi molto importanti, come Tarene e Desak.

La scelta di far diventare Thor sovrano della Terra è inaspettata e originale, anche se figlia dei cambiamenti che in quegli anni anni scrittori come Warren Ellis e Mark Millar hanno portato al genere supereroistico rendendolo maggiormente “realistico”. In poche parole Jurgens ha dato una risposta alla domanda “Cosa farebbe Thor se avesse il potere di guarire la razza umana da tutti i suoi mali?”. Innanzitutto il Dio del Tuono ha riportato Asgard sopra Midgard (ovvero la Terra), sospesa su New York, per poterne più facilmente risolvere i problemi che l’affliggono, dalla criminalità alla carestia, dalle tirannie alla morte (Thor scopre di essere in grado di poter riportare in vita le persone senza poter però ridare loro l’anima, creando un enorme dilemma etico paragonabile a quello della clonazione). Questo ha portato la popolazione terrestre a spaccarsi in due fazioni. Da un lato i fautori del libero arbitrio e i governanti che vedevano scemare sempre più il loro potere, dall’altro i seguaci di Thor, riunitisi in una nuova religione. Trovata interessante, questa, pur se non del tutto originale, visto che una religione facente capo a Thor era già stata introdotta nell’universo futuristico del 2099. Qui, però, si tratta dell’universo Marvel “ufficiale”, quindi la scelta appare più coraggiosa.
L’inevitabile spaccatura del genere umano ha condotto a una guerra tra Asgard e la Terra, che si è chiusa con l’instaurazione, nel futuro prossimo, di una vera e propria tirannia da parte degli dei nordici.

Le intuizioni di Jurgens sono state davvero interessanti e a tratti originali, avendo potuto in questo modo lo scrittore affrontare temi universali come quello del libero arbitrio, che Thor ha tolto agli umani ritenendo che non fossero in grado di poterlo gestire autonomamente. Lo scrittore ha fin dall’inizio lasciato intendere che il suo comportamento fosse privo di ragione, tanto che il Dio del Tuono non è stato più in grado di sollevare il martello Mjolnir, che solo i puri possono impugnare. In realtà il risultato non è poi così banale come può sembrare, se è vero che i seguaci di Thor sono stati tanti almeno fino allo scoppio della suddetta guerra. Le persone sono rimaste sorprese di come gli dei finalmente siano scesi tra loro ad aiutarle senza chiedere nulla in cambio. L'autore ha affrontato anche tematiche religiose tanto fondanti quanto delicate, in particolare l'aprioristica accettazione dei dogmi, che in casi estremi può portare al fondamentalismo; la sua propensione ad uno stile epico e mai particolarmente raffinato, tuttavia, non ha sempre favorito uno sviluppo ottimale di queste tematiche. Ne risulta una lettura banale e affrettata, ancorata allo sfondo della storia e che non riesce a impregnare i personaggi; questi, d’altro canto, sono sempre sembrati granitici e poco sfaccettati.
Tutti i principali protagonisti hanno mostrato quasi sempre le stesse maschere e giocato un ruolo fin troppo limitato entro stretti margini. A rimetterci in particolare è stato Loki, il fratellastro malvagio di Thor, che ha perso molto del suo fascino ambiguo per diventare una specie di macchietta doppiogiochista. Dal punto di vista grafico, i disegnatori che si sono succeduti sulle pagine della serie sono stati tanti e non tutti all’altezza. Tra essi si è distinto soprattutto Tom Raney, autore non a caso delle storie migliori dell’intera saga.
Sebbene Jurgens abbia risolto le trame in maniera abbastanza banale, la conclusione di esse non ha compiuto sul personaggio un definitivo colpo di spugna che lo avrebbe riportato indietro con un nulla di fatto, ma lo ha piuttosto arricchito di un’ulteriore e importante esperienza.

Il ritorno di Thor

Non era un compito facile quello che attendeva J. Michael Straczynski nel 2007: rilanciare la testata di Thor. Non lo era per due motivi. Il primo era puramente narrativo: Thor e tutti gli dei nordici erano morti, avevano affrontato il Ragnarok previsto dalle leggende scandinave ed erano precipitati nell'oscurità. Il secondo era il fatto che questo progetto portava con sé moltissime aspettative: infatti dopo la chiusura della precedente testata dedicata al Tonante (scritta quasi interamente da Dan Jurgens, salvo l'ultimo ciclo del Ragnarok, opera di Michael Avon Oeming) si erano dovuti attendere ben 3 anni prima che a Thor venisse concessa una nuova chance. Cosa che non permise al personaggio di partecipare ad importanti storyline come "Civil War", durante la quale era invece comparso il suo insipido clone Clor.
Lo sceneggiatore del New Jersey, pur con qualche appunto che segnaleremo, non deluse le attese. Ispirandosi ad American Gods di Neil Gaiman, Straczynski riprese il concetto che gli dei esistono finché vivono nei cuori e nelle menti della gente e partendo da Thor (richiamato tra i vivi dallo spirito di Don Blake) riportò lentamente sulla scena tutti gli asgardiani. Quasi certamente per puro caso Straczynski adottò uno stratagemma narrativo già ampiamente sfruttato dal suo predecessore, Dan Jurgens: trasferire Asgard sul piano terrestre. Ma laddove Jurgens aveva portato il regno dorato nella convulsa New York, Straczynski ha preferito concentrarsi sulla classica città di provincia statunitense, dove tutti conoscono tutti (in questo caso Broxton, in Oklahoma). I punti di forza di questo ciclo sono stati come al solito i dialoghi e le interazioni tra i vari personaggi, umani e divini, che lo sceneggiatore è riuscito a padroneggiare con abilità. Inoltre i due disegnatori che lo hanno assistito, Olivier Coipel e Marko Djurjevic, hanno offerto davvero una grande prova. Coraggiose inoltre due scelte di trama quali non riportare in scena Odino e trasformare Loki in una femme fatale, dando così nuova linfa ai suoi inganni.

Il primo punto dolente è stato l'epilogo, apparso affrettato e che ha lasciato in sospeso qualche punto di trama, la quale è stata portata a compimento dal successivo scrittore, Kieron Gillen. Rileggendo il tutto, sembra quasi che Straczynski si sia stancato ed abbia abbandonato il tutto in fretta e furia. Il secondo punto dolente sono stati i ritardi che la serie ha subito, "peccato" in cui Straczynzki era incorso anche agli esordi del suo ciclo di Amazing Spider-Man (e taciamo in questa sede di storie ancora da concludere).
Questa serie si è posta ai margini del Marvel Universe e della sua continuità, portando avanti un suo proprio percorso narrativo, cosa giusta poiché occorreva prima di tutto rilanciare il personaggio di Thor ed il suo mondo.

Gli alter ego di Thor

Thor, nei fumetti Marvel, oltre ad essere il Dio del Tuono ha assunto vari alter ego durante l'arco delle sue avventure. Li ricordiamo, brevemente, qui di seguito:

Don_Blake_from_Journey_88
- Donald M. Blake: primo alter ego del Dio del Tuono, il Dottor Donald Blake apparve per la prima volta su Journey Into Mistery #83 del 1962, quando durante l'attacco di alcuni alieni sulla Terra, trovò un bastone che battuto a terra lo trasformò nel Dio del Tuono. In seguito fu rivelato che Donald Blake era in realtà una identità fittizia creata da Odino per insegnare a un Thor privato dei ricordi l'umiltà. Nel corso degli anni Thor mantenne il suo alter ego umano, per poi disfarsene all'inizio del ciclo di Walt Simonson. Recentemente, Blake è stato riesumato da J. Michael Straczynski, ridiventando a tutti gli effetti l'alter ego ufficiale dell'eroe Marvel.

Sigurd_Jarlson_from_Thor_341
- Sigurd Jarlson: identità di operaio edile assunta da Thor stesso per un certo periodo, lo porterà a incontrare l'architetto Eric Masterson, personaggio fondamentale per la storia del Dio del Tuono.

Eric_Masterson_Earth-616
- Eric Masterson: architetto di New York, apparso per la prima volta su The Mighty Thor #391, divenne il nuovo alter ego umano del Dio del Tuono dopo che rimase ferito gravemente durante una battaglia, tanto che Thor stesso chiese l'aiuto di Odino per salvarlo, il quale decise di unire fisicamente entrambi ma separandone le rispettive personalità. In seguito, grazie al coraggio dimostrato, Odino creò un martello con le stesse caratteristiche di quello di Thor, con il quale Masterson divenne il supereroe conosciuto come Thunderstrike, fino alla sua morte durante una feroce battaglia con Bloodaxe.

1002070-jake_olson1_large
- Jake Olson: paramedico di New York, Jake Olson rimase ucciso durante una battaglia tra Thor e il Distruttore, che lasciò il Tonante quasi morente. Qui il misterioso Marnot apparve offrendo a Thor il patto di salvarsi assumendo l'identità di Olson, cosa che il Dio del Tuono fece.

Torna in alto