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Animation History #12: Bongo e i tre avventurieri

Il titolo italiano di questo film Disney datato 1947 cita i due mediometraggi animati da cui è composto, ignorando il messaggio che la pellicola voleva trasmettere al proprio pubblico racchiuso nel titolo originale: Fun and fancy tree vuole infatti essere un momento di spensieratezza regalato al pubblico, in preda alla paura e ai problemi del secondo dopoguerra.
Per raggiungere questo obiettivo gli studios Disney ripescano uno delle proprie creature più riuscite, il Grillo Parlante di Pinocchio, qui presentatore dei due frammenti animati; la sua entrata in scena è accompagnata dalla canzone "I'm a Happy-Go-Lucky Fellow" (canzone scritta per il film Pinocchio ma poi scartata) in grado di immergere subito lo spettatore nell'atmosfera ottimista fortemente voluta da Walt Disney, che già in passato era riuscito a far leva sull'America immersa nella depressione economica con la canzone "Who's afraid of the big bad wolf?" nel cortometraggio I tre porcellini. Il Grillo Parlante sminuisce qui le preoccupazioni collettive che campeggiano sulle pagine di un quotidiano, preferendo ascoltare due fiabe; la prima proviene da un disco ed è narrata dalla cantante Dinah Shore mentre la seconda viene raccontata dal ventriloquo Edgar Bergen ai suoi pupazzi e alla giovane Luana Patten (già vista ne I racconti dello zio Tom).
Dopo diversi film ad episodi composti da numerosi cortometraggi, qui ci si riavvicina alle prime storie di maggior respiro proponendo solo due mediometraggi di maggior durata; questa struttura si spiega con le origini del film, che inizialmente doveva essere un lungometraggio di "Topolino e il fagiolo magico" ma non riuscendo a svilupparlo adeguatamente si è deciso di affiancargli un altro episodio animato.

"Bongo" racconta la romantica storia di un orsacchiotto che si innamora di una sua simile, l'affascinante Lulabelle; la relazione incontra però da subito degli ostacoli, dato che il povero Bongo dovrà affrontare un minaccioso avversario in amore e un equivoco sulle abitudini degli orsi abitanti del bosco. Il protagonista Bongo infatti non conosce gli usi degli esemplari della sua specie che vivono in cattività essendo lui la stella di un circo, fatto evidente dal suo buffo costume e dal monociclo sul quale si muove. Questa caratterizzazione circense rimane dall'idea iniziale che vedeva Bongo fuggire dal treno Casimiro (lo stesso visto in Dumbo) in cerca di libertà; questo spunto fu accantonato, anche per la riluttanza di Walt Disney di sfruttare i film precedenti per creare sequel o spin-off.
Il mediometraggio risulta un po' stiracchiato e avrebbe forse reso meglio come corto dalla durata minore; non mancano però i momenti ispirati, come la sequenza onirica con le nuvole a forma di cuore o lo strampalato rituale di seduzione a base di schiaffi. Le gag che occupano il resto della storia non rendono però altrettanto ricche le altre scene di questo scarno episodio, complice anche la caratterizzazione non particolarmente carismatica dei protagonisti. All'epoca dell'uscita del film gli studios però puntarono molto sul personaggio di Bongo, considerandolo addirittura il principale candidato come successore di Topolino, in quel periodo in fase di declino nella produzione cortometraggistica e presente in Bongo e i tre avventurieri in quello che sarebbe potuto essere un ideale passaggio di consegne. Ma le cose sono andate diversamente: "Bongo" ora è un episodio piuttosto sconosciuto all'interno della produzione Disney e proprio il successivo episodio avrebbe rinnovato la popolarità di Topolino.

I tre più celebri personaggi Disney avevano avuto singolarmente il loro momento di gloria sul grande schermo: Topolino in Fantasia, Pippo in Saludos Amigos, Paperino in Saludos Amigos e I Tre Caballeros. Ma il trio non aveva mai condiviso la scena in un lungometraggio, nonostante fosse già stato protagonista di numerosi corti memorabili; dopo l'apparizione di Topolino in Fantasia, Walt Disney cominciò a pensare a un intero film con protagonisti i tre personaggi e, per preparargli il terreno così da farlo risultare un vero e proprio evento, nel 1940 interruppe la realizzazione di cortometraggi dove figuravano insieme Topolino, Paperino e Pippo.
Era evidente che la storia di "Jack e il fagiolo magico" esercitasse un certo fascino su Walt Disney, dato che l'aveva già adattata in animazione nei cortometraggi Jack and the beanstalk (1922) e Topolino nella terra dei giganti (1933), oltre a far scontrare Topolino con un gigante ne "Il piccolo sarto coraggioso". Non stupisce quindi il desiderio di immergere i suoi tre personaggi più conosciuti al centro di questa vicenda in un lungometraggio, la cui lavorazione sarà però piuttosto travagliata: a causa della II Guerra Mondiale, delle animazioni belliche e gli altri film entrati in produzione, "Topolino e il fagiolo magico" fu messo da parte nonostante fossero già state registrati i dialoghi e la storia fosse quasi ultimata. Il progetto fu ripreso a conflitto concluso, una volta ridimensionato e trasformato nella seconda metà di Bongo e i tre avventurieri.
Topolino veste i panni dell'eroe, mentre Paperino e Pippo si prestano ad accompagnarlo come spalle comiche attraverso l'avventura che li vedrà arrampicarsi su un'enorme pianta per raggiungere la casa del gigante sopra le nuvole; qui dovranno cercare di recuperare l'arpa dalla voce melodiosa in grado di restituire la gioia e la prosperità nella valle in cui abitano. La rocambolesca e buffa scena di salvataggio è un ottimo esempio di gioco di squadra tra i tre personaggi nel quale si mescolano tensione e divertimento fino al lieto fine forse un po' troppo affrettato, non mostrato sullo schermo ma lasciato alle parole del narratore. Il racconto è efficace in buona parte grazie all'installazione iniziale, nella quale vengono mostrati i protagonisti immersi in una profonda povertà, alle prese con un pasto frugale che strappa più di una risata dolceamara; per contro anche il gigante è un avversario interessante con la sua aria da sempliciotto tontolone, lontano dalla caratterizzazione aggressiva che ci si poteva aspettare. Il gigante fa una breve apparizione anche nella sequenza finale in live-action di Bongo e i tre avventurieri, scoperchiando il tetto della casa del ventriloquo Bergen e poi aggirandosi tra i palazzi di Hollywood alla ricerca di Topolino.

Questo mediometraggio ha un'importanza storica anche per l'accavallarsi di due doppiatori per Topolino: prima della II Guerra Mondiale Walt Disney (doppiatore del personaggio fin dalla sua prima apparizione) aveva registrato i dialoghi del protagonista. Quando il progetto fu portato a termine anni dopo si presentò la necessità di registrare nuove battute, ma Walt era troppo impegnato sugli altri film Disney interrotti a causa della guerra, oltre ad avere una voce ormai rovinata dal fumo che difficilmente riusciva a sostenere il falsetto; per il ruolo fu quindi contattato Jimmy MacDonald, il quale riuscì ad effettuare un'interpretazione difficilmente distinguibile da quella di Disney anche per l'orecchio più esperto, ottenendo così l'incarico di secondo doppiatore ufficiale di Topolino che rivestì fino al 1983.

L'uscita del film nelle sale portò un discreto risultato al botteghino, ma la critica fu quasi unanime nel constatare che Disney si stava accontentando di realizzare prodotti mediocri; l'utilizzo di personaggi conosciuti o nuovi che potessero far leva sul pubblico, con un'attenzione minore per la storia, stava cominciando a far rimpiangere i primi lungometraggi con vicende di maggior respiro.
Effettivamente il formato mediometraggio non consentiva di sviluppare le trame come si era visto in Biancaneve  e i sette nani, Pinocchio, Dumbo e Bambi, ma ad anni di distanza si rivelò una struttura estremamente efficace soprattutto per riproporre i singoli episodi: ognuno di essi (in questo caso di certo più "Topolino e il fagiolo magico" rispetto a "Bongo") furono inseriti all'interno di trasmissioni televisive e compilation di cortometraggi o mediometraggi.
Per l'occasione, quindici anni dopo l'uscita del film nei cinema americani, per "Topolino e il fagiolo magico" furono create delle sequenze animate con Pico de Paperis nei panni del narratore; un narratore live-action sarebbe infatti stonato e inoltre il ventriloquo Bergen, tanto celebre nella seconda metà degli anni '40, nei decenni successi era pressoché sconosciuto e utilizzava un umorismo decisamente datato.
Inconsapevolmente la Disney aveva così creato un nuovo formato per i suoi film che avrebbe garantito una seconda giovinezza ai singoli episodi nelle generazioni successive.

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