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Khor 1-4

Khor 1-4Non si sa ancora se le vicende di Khor avranno un seguito. Dapprima la Star Comics aveva annunciato che il progetto sarebbe continuato oltre la quarta uscita, senza interruzioni. Poi il dietrofront e la scelta di ragionarci su. In ogni caso, pare ci sia l’intenzione di proseguire. Come e quando non è ancora dato saperlo ma, nell’eventualità, sarà il caso di prendere qualche provvedimento.

Cristiano Spadavecchia e Walter Riccio hanno preso un genere di riferimento, il fantasy, e sono andati a pesca tra le sue diverse diramazioni. Ma la miscela che ne è uscita non conquista. C’è chi muore troppo presto e in modo quasi indolore per chi legge. L’avventura prevale sull’introspezione: non necessariamente un male, ma certamente una mancanza verso chi cerca qualcosa in più rispetto a quanto ci si aspetterebbe da una sessione di Dungeons&Dragons. Si è scelto un taglio moderno, ispirato a modelli tipici di altri media. Primo tra tutti, dichiaratamente, il videogioco. Un pregio, ma anche un grosso limite, perché i protagonisti sembrano avanzare come di livello in livello, di ambientazione in ambientazione, secondo un percorso lineare ma non per questo troppo chiaro, spezzato da flashback non sempre ben integrati. Ne soffrono soprattutto i personaggi, con i loro background poco più che abbozzati, con buona pace per l’empatia con il lettore.

Spadavecchia, sceneggiatore solista nella seconda uscita, è quello che è riuscito a creare i passaggi più coinvolgenti, forse perché più intellegibili, ma restano comunque più apprezzabili le sue qualità di disegnatore. Da segnalare il buon livello grafico della miniserie, anche se non sempre limpido. E nonostante il nutrito numero di autori intervenuti (lo stesso Spadavecchia, Cesare Valeri, Renato Riccio, Matteo Santaniello, Emma Martinelli e Fabrizio Longo), a Khor 1/4 va riconosciuta un’uniformità grafica che almeno a livello visivo lascia l’impressione di essere di fronte a qualcosa di organico.

La prima saga di Khor si è conclusa, ma rimane la sensazione delle grandi incompiute. Forse era poco lo spazio a disposizione ma, essendo un progetto pensato per un arco di quattro numeri, questi sarebbero dovuto bastare per dare un senso di completezza e per appassionare davvero. A questo punto, continuare è quasi un obbligo morale, con l’impegno di concentrarsi maggiormente sulle trame, lavorando a partire dal (quasi) vuoto motivazionale di certi personaggi. Altrimenti ne uscirà un altro fumetto che difficilmente saprà lasciare ricordo di sé.


Simone Celli
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