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Napoleone 9


NAPOLEONE 9: La lucertola e il serpente (Sergio Bonelli Editore, brossurato, 96 pagine, b/n, € 1,81) Testi di Carlo Ambrosini, disegni di Paolo Bacilieri


Tanti grandi personaggi nei fumetti hanno nomi un po’ ridicoli. Nel mondo reale, chiunque si presentasse col nome di Napoleone sarebbe immediatamente preso per pazzo: l’immaginario disegnato, invece, apprezza di più certe stranezze. Un personaggio può permettersi di non invecchiare mai, di riconoscere facilmente il male, persino di identificarlo in un vecchio e dargli un nome altisonante, come il Cardinale. Può anche dare forma alle proprie pulsioni caratteriali e dialogare con loro come se fossero persone vere: Caliendo sarebbe allora la sua parte razionale e prudente, Scintillone quella più istintiva e brontolona, e Lucrezia la sua parte emotiva, sensibile e premurosa.

Tutta la serie di Carlo Ambrosini si fonda su questo ambiguo rapporto tra realtà e immaginazione. La maggior parte delle storie transitano sul filo sottile che distingue realtà oggettiva e soggettiva: i personaggi vengono allora considerati come ruoli, topoi consolidati, personificazioni di idee. Con un’operazione simile a quella condotta da Neil Gaiman in Sandman, Ambrosini si propone di attualizzare (sotto forma di noir, il genere più adatto a raccontare il presente) sostanze narrative antiche, dai miti greco-romani agli archetipi junghiani, per indagare i perenni meccanismi che regolano l’animo umano e il suo rapporto con l’altro. A volte questi meccanismi trovano delle corrispondenze logiche e coerenti con il mondo reale, come se la realtà fosse solo un’illusione platonica, l’allucinazione di un pazzo chiamato Napoleone. Altre volte, invece, il meccanismo è più occultato e si ha la sensazione di non riuscire ad afferrare appieno la complessità del mondo.

Il numero nove di Napoleone apre uno squarcio sul passato del personaggio e sulla sua giovinezza africana. Nel 1984, in Etiopia, Napoleone aiutò il Cardinale a raccogliere dei giovani nei villaggi per insegnare loro certe tecniche di irrigazione e coltivazione. Ovviamente, non sospettava di essere vittima del primo grande inganno intessuto dal Cardinale. Qualche tempo dopo, un gruppo di ragazzini armati fino ai denti diede fuoco alla sua fattoria e ne uccise tutti gli abitanti, compresi i suoi genitori. Tra questi ragazzini c’era un giovane di nome Mambè (lucertola), sfuggito per poco all’abbraccio del serpente-Cardinale e desideroso di affermare la sua libertà e quella del suo popolo a qualsiasi costo. Oggi, a Ginevra, Napoleone incontra per caso un giovane delinquente di strada, soprannominato Lezàrd, che ha gli stessi lineamenti e la stessa rabbia di quel ragazzino dell’Africa. Anche Lezàrd rischia di cadere nella spirale del male e forse solo Napoleone può salvarlo da un destino segnato. Ma, certe volte, nemmeno nei fumetti le cose vanno come dovrebbero. Riconoscere il male, dargli una forma, non è sempre possibile.

L’arrivo di Paolo Bacilieri nella testata coincide con il rilancio della serie, inizialmente pensata come mini di otto. Nella scansione dei tempi e degli spazi della tavola, nelle facce scolpite dei vecchi e negli occhioni di ragazze invecchiate troppo presto, Bacilieri dimostra di voler lasciare subito il segno nel mondo dell’albergatore ginevrino. Forse per questo il suo stile complesso e maturo viene fatto oggetto di grandi discussioni: i personaggi caricaturali e la crudezza delle ambientazioni mettono a disagio quella parte di pubblico vogliosa di storie semplici, di cliché familiari e di messaggi rassicuranti. Il numero nove, come tanti altri disegnati (e poi scritti) da Bacilieri, non vuole essere rassicurante. Il suo scopo è svelarci la complessità del mondo e degli uomini, uscire dagli spazi convenzionali per affermarne di nuovi. Personaggi come Lezard-Mambè o come il vecchio stregone Debterà dichiarano continuamente la propria incapacità di essere compresi, di essere tenuti, di essere immaginati (da Napoleone).

Forse davvero ha ragione Lucrezia: forse Lezard e Mambè sono due persone diverse. Forse il male non ha forma. O, forse, nel mondo esiste una segreta magia, un incrocio di coincidenze che attendono solo di essere svelate. Bacilieri tiene insieme queste coincidenze con grande maestria. Il suo disordine barocco dona umanità agli archetipi del mito, scuote le abituali categorie dell’immaginario e trasforma la gabbia napoleonica in un luna-park ingannevole e multiforme. Per questo scopriamo un Napoleone sopraffatto dal dolore, incapace di guardare il mondo (e di comprenderlo) per quello che è. Vulnerabile e pazzo come non mai.




Davide Scagni
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