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Nocterra 1 - Notte fonda, recensione: i mostri si nascondono nel buio

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La paura del buio è insita nell’animo umano, è ciò che ha portato l’uomo a raccogliersi attorno al fuoco durante la notte, a cercare fonti luminose sempre più potenti, come a voler simulare la luce del sole. Nocterra di Scott Snyder e Tony S. Daniel racconta proprio questo: l’intrinseca aspirazione umana a combattere le tenebre con la luce.

In un futuro estremamente vicino, la notte eterna è calata sul mondo, il “grande buio” come racconta Val, la giovane ragazza protagonista. Improvvisamente, durante un mattino, il mondo è stato coperto da una coltre di oscurità via via sempre più pesante, finché la luce del sole non gli è stata del tutto negata. Ma quel “buio” non è solo oscurità: genera ombre, infetta ogni specie vivente e trasforma tutto ciò con cui le sue creature vengono in contatto. Eppure, qualcuno conosce le ragioni per cui il Grande Buio è calato sulla Terra e conosce il modo per cui la luce può tornare a splendere, almeno per qualcuno e Val, a bordo del suo camion, deve viaggiare nelle tenebre del mondo per aiutarlo.

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Snyder costruisce, come è evidente, un fanta-horror distopico dalle tinte da road movie. Lo sceneggiatore attinge a piene mani dall’immaginario fantascientifico mondiale, rielaborando diverse suggestioni mutuate tanto dai classici sci-fi che dalle declinazioni più contemporanee. Il risultato, per il lettore, è quello di viaggiare in un terreno conosciuto, ma sorprendendosi ad ogni tappa. L’assunto del buio come portatore di mostruosità non è, di certo, qualcosa di particolarmente innovativo, eppure Snyder riesce a sorprendere per una narrazione ricca di derive mutuate da altri generi, rielaborate per l’occasione e giustificate in base al proprio world building. Un esempio che può sembrare semplice, eppure caratteristico, è la scelta di usare la terminologia e la simbologia del mare: le stazioni di rifornimento elettrico nel grande buio sono i “porti”, i camion sono veri e propri vascelli dotati di scale e corde. Sicuramente è l’elemento meno fantascientifico ma che con forza getta lo spettatore in un mondo altro, offrendogli coordinate conosciute.

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Il primo volume di Nocterra raccoglie le prime sei numeri disegnati da Tony S. Daniel in grande spolvero. Tanto nelle ricche e complesse scene action, quando nei momenti più intimisti, la regia delle scene e dei personaggi è impeccabile. L’espressione “sembra di vedere un film” calza a pennello con le tavole di Daniel, ma non assolutamente inteso come un demerito del medium fumetto, quanto a palesare la straordinaria forza dello stesso, nel simularne un altro. Daniel, difatti, conoscendo l’importanza dell’immaginario fantascientifico cine-televisivo a cui Nocterra fa dichiaratamente riferimento, replica movimenti di camera e montaggio cinematografico.

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Il volume cartonato edito dalla Saldapress non può che allinearsi alla straordinaria qualità cui la casa editrice ha abituato i suoi lettori, tanto nell’impaginazione quanto nella qualità stampa. Forse, qualche extra in più, oltre la cover gallery, avrebbero ingolosito di più il post lettura, ma è comprensibile come, non essendo la storia ancora terminata nella sua pubblicazione, concept e dietro le quinte avrebbero potuto rivelare troppo di ciò che, indubbiamente, verrà svelato presto dagli autori di Nocterra.
Lettura, dunque, scorrevole e mai pesante, scritta e disegnata con la sapienza di chi conosce e ama il medium fumetto e il genere fantascientifico nelle sue diverse declinazioni. Numerosi i cliffangher tra un capitolo e l’altro che invogliano nella lettura e fanno porre le giuste domande senza ancora ricevere riposta. Non resta che attendere trepidanti il prossimo volume e scoprire se, alla fine, vale la pena tornare davvero alla luce.

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Scott Snyder ha due grossi progetti per la DC nel 2021

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Con la fine di Dark Nights: Death Metal termina anche il ruolo di Scott Snyder come scrittore di punta della DC negli ultimi dieci anni. Sebbene stia contribuendo in parte all'imminente one-shot Infinite Frontier #0 (come estensione del finale di Death Metal), Snyder lavorerà principalmente per serie di propria creazione, ma non abbandonerà del tutto la DC.

"Sarò nelle retrovie per un po'", ha dichiarato lo sceneggiatore a Newsarama. "Ho due grandi progetti alla DC che sto per il 2021, ma almeno per alcuni mesi lascerò campo a Josh Williamson, James Tynion, Ram V, Joëlle Jones, Tom Taylor e agli altri autori, persone che amo e che so che renderanno il DCU più brillante ed eccitante di quanto abbiamo visto da molto tempo".

L'intenzione di Snyder di dedicarsi d altri progetti, era già stata resa nota lo scorso luglio. Lo sceneggiatore specifica che al momento non è in progetto un terzo capitolo di Death Metal con Capullo e che i due sono a lavoro su un progetto personale.

All'inizio di quest'anno Snyder ha fondato la sua compagnia, la Best Jackett Press, per organizzare tutti i suoi prossimi progetti, il suo progetto misterioso con Capullo, l'annunciata serie Nocterra con Tony S. Daniel per la Image Comics e ulteriori progetti pianificati con Becky Cloonan, Jock, Francis Manapul e Francesco Francavilla.

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Il futuro di Scott Snyder sarà sempre più lontano dagli eroi DC

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Dark Nights: Death Metal è forse il più grande progetto di Scott Snyder dei suoi 10 anni in DC, ma probabilmente anche il suo ultimo lavoro supereroistico per un po'.

"Non lascerò i supereroi, ma voglio iniziare a lavorare su altre mie cose", ha dichiarato Snyder a Newsarama. "Sto ancora scrivendo per la DC, ma meno rispetto a prima. Voglio dare ad altre persone la possibilità di fare grosse cose alla DC. E, ad essere sincero, c'è molto che voglio fare al di fuori dei fumetti di supereroi."

Negli ultimi 10 anni, Snyder è stato uno degli scrittori più importanti della DC scrivendo Batman dal 2011 al 2016, diversi spin-off e la serie della Justice League per 2 anni. Ha anche scritto i due eventi Dark Nights: Metal e Dark Nights: Death Metal.

Il contratto esclusivo di Snyder con l'editore DC è terminato nel 2019, e ora lo sceneggiatore sta guardando più alle serie d'autore originali come la recente Undiscovered Country per Image Comics. Snyder ha anche parlato di un nuovo progetto con il suo collega di Black Mirror Francesco Francavilla e ha fatto cenno a un possibile ritorno sulla serie Wytches con Jock.

"Rafael Albuquerque, Greg Capullo e io faremo più cose insieme", ha dichiarato lo sceneggiatore. "Death Metal e American Vampire: 1976 sono un ottimo modo per concludere il mio decennio alla DC. Ma dopo lavorerò ancora con loro, così come con Jock e altre persone del mio periodo alla DC; Becky Cloonan, per nominarne un altro. "

I fan DC di Snyder non dovranno sentirsi abbandonati, ci saranno nuove cose in futuro.

"Ho avuto un supporto straordinario. Scrivere Batman, Superman, Wonder Woman, tutta la DCU", continua Snyder. "Ma voglio fare più cose come Batman: Last Knight on Earth. Cose separate dalla continuity principale."

Lo scrittore spera anche di riprendere l'iniziativa DC Writers Workshop per "consentire a una generazione di scrittori di emergere" e far parte della famiglia di supereroi DC.

"Ho ancora cose che voglio fare alla DC, ma voglio allontanarmi dall'epicentro della continuity principale della DC", afferma Snyder.

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Batman - L’ultimo cavaliere sulla Terra, recensione: il Batman post-apocalittico di Snyder e Capullo

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Con Batman - L’ultimo cavaliere sulla Terra, Scott Snyder e Greg Capullo tornano a lavorare assieme per una saga del Cavaliere Oscuro, dopo aver firmato i capitoli principali del crossover Dark Nights: Metal e, qualche anno prima, un lungo e acclamato ciclo del personaggio, dopo il rilancio The New 52. La nuova miniserie è uscita negli USA sotto l’etichetta Black Label, la linea editoriale che ha, di fatto, preso il posto della Vertigo e che, spesso e volentieri, ospita opere dedicate ai supereroi classici di casa DC. Queste, però, sono generalmente slegate dalla continuity ufficiale e sono espressamente realizzate per catturare l’interesse di un pubblico amante di storie dal taglio più autoriale. La vicenda narrata da Snyder e Capullo segue alla lettera questa impostazione di base, sebbene, a leggere la trama dei tre capitoli che compongono la miniserie, l’impressione che se ne riceve è quella di essere di fronte a un’avventura più mainstream.

I due autori ci mostrano un futuro distopico e post-apocalittico dove, dopo la caduta dei supereroi per mano di Lex Luthor, il pianeta Terra - ormai in rovina  è dominato dal misterioso Omega. Costui, entrato in possesso dell’equazione anti-vita (eterno oggetto del desiderio di Darkseid), ha annullato la volontà di gran parte del genere umano e si appresta a estendere il suo controllo sui pochi che ancora gli resistono. A contrastarlo un Batman inspiegabilmente ancora giovane che, unitosi ai pochi supereroi sopravvissuti, utilizzerà ogni mezzo per cercare di cambiare il terribile destino a cui sembra inesorabilmente condannato il genere umano.

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In questa sua ultima fatica, lo scrittore newyorkese aggiorna lo schema degli Elseworld cercando, in qualche modo, di recuperare le atmosfere di tante storie di fantascienza dove si immagina una società umana collassata in seguito a un evento catastrofico. Una tematica ampiamente sfruttata nei fumetti, soprattutto quelli americani, che anche in tempi recenti ha ispirato opere di successo come la saga Wolverine - Old Man Logan di Mark Millar e Steve McNiven.
Snyder è uno scrittore molto dotato, ma negli ultimi tempi ha gradualmente abbandonato la chiarezza narrativa a favore di trame complesse e contorte pensando, in questo modo, di aumentare la qualità del suo lavoro. Un processo che in questa opera, almeno nella parte iniziale, sembra spingersi ancora oltre: la vicenda, infatti, inizia con un flashback nel presente, che pare slegato dagli eventi successivi, nei quali il racconto assume prima i toni del thriller psicologico per poi diventare, in maniera alquanto sorprendente (e poco in sintonia con quello che si era visto fino a quel momento) il dramma ambientato nel futuro di cui abbiamo detto.

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Il seguito della storia procede verso lo scontro finale tra Batman e Omega, interrotto solo da altri due brevi flashback, che riprendono la sottotrama iniziale del primo capitolo. Il succedersi degli eventi, però, è poco fluido, con personaggi che troppe volte parlano in maniera inutilmente altisonante. L’intenzione evidente di Snyder è quella di combinare le suggestioni del fumetto d’autore con l’estetica popolare associata al Cavaliere Oscuro, ciò nonostante, alla fine, i momenti memorabili sono davvero pochi e l’epica, che lo scrittore americano sembra voler imprimere nei passaggi finali dell’opera, si percepisce solo a tratti. Alcune soluzioni narrative, inoltre, ci hanno lasciato piuttosto perplessi: l’esempio più evidente è l’improbabile piano ordito da Luthor per sconfiggere i supereroi, ma anche l’evoluzione del Joker è, francamente, difficile da digerire. Snyder sembra quasi voler appagare più sé stesso che il lettore riducendo, però, il tutto a un semplice esercizio di stile, con la conseguenza di sacrificare anche le idee interessanti (che non sono poche). Tra queste, vale la pena accennare alla sottotrama alla base dei brevi flashback che aprono ogni capitolo, dove l’autore di American Vampire capovolge l’assunto che avrebbe portato alle origini di Batman. Un’intuizione molto intrigante che avrebbe meritato più spazio e miglior sorte. Essa, invece, diventa semplicemente l’esempio estremo di come l’incrollabile fiducia del Cavaliere Oscuro verso la sua missione, non possa essere messa in discussione neppure da una verità tanto sconvolgente. Di fatto, questo è il tema che Snyder porta avanti con forza fino alla fine e che trova il suo compimento nel momento in cui Batman apprende la reale identità di Omega (in verità, non così sorprendente). Lo sceneggiatore newyorkese, insomma, non decide di procedere verso una revisione del personaggio ma cerca, piuttosto, di raccontare in maniera più elegante e sofisticata la capacità dell’Uomo Pipistrello di non vacillare mai di fronte a prove oltre il limite della sopportazione fisica e mentale. Nessuna tematica rivoluzionaria, quindi, che con una sceneggiatura di maggiore spessore, tuttavia, avrebbe potuto portare a un’opera da ricordare negli anni a venire.

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Passando ai disegni, lo stile di Capullo (coadiuvato, come d’abitudine sulle testate DC, dagli splendidi colori del messicano FCO Plascencia) sembra continuare ad allontanarsi da quello a cui eravamo abituati sulle pagine di Spawn. Il tratto è più pulito e meno cartoonesco, con la conseguenza che i volti dei personaggi, pur perdendo qualcosa in termini di espressività, risultano meno caricaturali e, quindi, più in linea con le atmosfere del Cavaliere Oscuro. Molto buona la dinamicità delle tavole, quando il ritmo della narrazione lo impone, con alcune splash-page davvero notevoli.

Chiudiamo con una nota riguardante l’edizione italiana: i tre albetti brossurati pubblicati dalla Lion, su cui si basa la nostra analisi, sono caratterizzati da una buona qualità di carta e stampa. A ogni modo, se nonostante le nostre riserve, qualcuno fosse comunque interessato all’acquisto dell’opera, consigliamo di aspettare il volume che la raccoglierà per intero (non fosse altro per il prezzo più basso), che Panini Comics dovrebbe far arrivare in fumetteria a breve, nonostante i ritardi accumulati a causa del Coronavirus.

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