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Spider-Man: Brand New Day: analisi

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Attenzione: il seguente articolo contiene anticipazioni circa i prossimi numeri di Amazing Spider-Man.


Swing Shift: un assaggio delle cose a venire

Quando la prima storia ufficiosa del nuovo corso di Amazing Spider-Man, Swing Shift, venne pubblicata in America, molti mesi prima della discussa One More Day di Joseph Micheal Straczynski e Joe Quesada, pochi lettori iniziarono a capire quale status-quo si sarebbero dovuti attendere di lì a qualche tempo. Scritta da Dan Slott, disegnata da Phil Jimenez e inizialmente distribuita gratuitamente durante il Free Comic Book Day del maggio 2007, la storia era chiaramente ambientata in un periodo in cui non c'era traccia di Mary Jane, Peter lavorava al Daily Bugle e dormiva da sua zia. Fondamentale per l'introduzione di numerosi personaggi, questo one-issue venne accolto positivamente da critica e pubblico, ignaro dell'importanza che avrebbe assunto otto mesi dopo, e parzialmente all'oscuro dello stravolgimento in arrivo.
All'epoca l'albo poteva sembrare un divertissement di Dan Slott, da tempo indicato come scrittore ideale di Amazing Spider-Man, anche se lo scrittore si era misurato poche volte con l'universo ragnesco e per lo più con toni canzonatori, come nella buona Spider-Man/Human Torch. In realtà, col senno di poi, l'albo era un vero e proprio teaser della nuova gestione ragnesca ad otto mani ad opera dello stesso Slott e di Marc Guggenheim, Bob Gale e Zeb Wells, coordinati dall'editor Steve Wacker, appena uscito dall'esperienza di 52 per la DC. Il cosiddetto Spider-Man brain-trust si era infatti riunito mesi prima ed aveva delineato quasi un anno di storie e concetti che sarebbero stati esplorati in seguito, presenti in forma embrionale in questa prima storia.
Ma non sono solo i comprimari e le sottotrame ad essere introdotte in questo albo d'esordio. Sin da Swing Shift sono ben chiare sia il tono che le tematiche che Amazing Spider-Man dovrebbe assumere nelle intenzioni della Marvel: lo Spidey di Slott è allegro e canzonatorio quando è in costume, e allo stesso tempo continua a vivere i suoi problemi quotidiani, all'apparenza banali, nei panni di Peter Parker. È, in piccolo, l'emblema di quanto suggerito dall'editor Tom Breevort.

Il manifesto di Breevort

Pubblicato integralmente dopo One More Day nella Director's Cut proprio di Swing Shift, il Manifesto di Tom Breevort su Spider-Man contiene molte idee dell'editor della Marvel su cosa è e cosa dovrebbe essere il personaggio più famoso della Casa delle Idee dopo lo stravolgimento che all'epoca della stesura era ancora nascosto al grande pubblico. Queste cinque lunghe pagine vennero scritte il 18 settembre 2006 e distribuite ad editor ed autori coinvolti nel rilancio del personaggio di punta della Marvel, quindi un intero anno prima dell'inizio di One More Day.
Spider-Man è Peter Parker e non viceversa. È forse questa la frase che meglio racchiude il pensiero di Breevort che spiega come in genere Peter dovrebbe apparire in abiti civili per almeno metà dell'albo e come la maggior parte delle vicende e delle sottotrame dovrebbero incentrarsi proprio sull'identità segreta dell'arrampicamuri. Da questo concetto ne derivano immediatamente altri, strettamente correlati, come la sfortuna di Peter, che lo ha da sempre reso più umano, oppure le sue decisioni sbagliate che trovano sempre il modo di perseguitarlo. La lettura di questo manifesto è illuminante e come detto trova immediata attuazione nelle storie di Dan Slott.
Esemplare a tal proposito il secondo ciclo dello scrittore, in cui Peter per breve tempo trova un ottimo modo di guadagnare soldi come paparazzo, perdendo la fiducia dei propri amici. E anche la decisione di tornare sui propri passi lo porterà a ritrovarsi di nuovo squattrinato, riuscendo in soli tre albi ad essere il Peter Parker descritto da Breevort. Sfortunato, senza soldi, divertente e capace di prendere decisioni sbagliate.


Dove iniziamo?

Naturalmente il maggiore cambiamento è l'annullamento del matrimonio di Peter e Mary Jane, mai avvenuto grazie all'intervento di Mefisto. Tutte le storie del passato non sono però state eliminate, come in molti hanno ventilato; più semplicemente, se così si può dire, Peter e Mary Jane erano fidanzati e conviventi invece che ufficialmente sposati. Non solo. È stato più volte anticipato che verrà mostrato cosa accadde il giorno del matrimonio e come mai i due decisero di non sposarsi nonché la ragione che i due adducono per la loro separazione. Non è invece ben chiaro se Mary Jane abbia alcun ricordo del patto stretto con Mefisto né è stato rivelato cosa gli abbia sussurrato appena prima dell'eliminazione del loro amore.
Di fatto Mary Jane non apparirà nella serie per alcuni mesi, anche se verrà menzionata un paio di volte. Peter è quindi di nuovo single, come mostrerà efficacemente la prima tavola di Brand New Day, con ben tre possibili interessi sentimentali, anche se al momento nessuno sembra prevalere sugli altri come caratterizzazione o interesse.
L'altro cambiamento è il ritorno dell'identità segreta, anch'esso parte integrante del patto col diavolo. Col senno di poi, considerando che già a metà 2006 One More Day era stato bene o male deciso, lo smascheramento di Peter durante Civil War diventa maggiormente sensato e parte integrante dell'avvicinamento al cambiamento di status-quo. Ad ogni modo in Brand New Day nessuno sembra ricordare chi si nasconda sotto la maschera, nemmeno i suoi compagni Vendicatori: "Mefisto non si è certo messo a scegliere chi risparmiare durante il suo intervento" ha chiarito Slott. Semplice e brutale, ma efficace.
Riepilogando, abbiamo un Peter Parker single, fotografo, braccato dalla polizia e che vive con una zia May che non vede l'ora che se ne vada di casa. Bene o male lo status-quo sembra essere tornato agli anni '70 e questa è stata la principale accusa dei detrattori della serie, non senza alcune ragioni. Se a ciò aggiungiamo la finora superflua presenza di un Harry Osborn redivivo, l'accusa di un ritorno alle origini per azzerare ogni forma di evoluzione del personaggio sembra essere valida. In realtà questo status-quo risulta essere un punto di partenza più che un punto di arrivo. Nei primi sei mesi alcuni di questi elementi verranno messi in discussione e Peter dovrà affrontare situazioni e status-quo inediti almeno parzialmente, lasciandoci supporre che Brand New Day sia davvero ciò che il nome suggerisce: un nuovo giorno.

Lo Spider Brain-Trust: l'inizio

La prima fase del Brand New Day si suddivide in quattro story-arc da tre albi, ciascuno realizzato da quattro team creativi differenti, anche se le idee di fondo risultano create ed organizzate da tutti e quattro gli scrittori. Analizzando i singoli cicli si può capire molto sulle caratteristiche dei singoli scrittori e cosa possiamo attenderci da ognuno di loro.
Il primo, ad opera di un Dan Slott pienamente a suo agio ed un Steve McNiven spaesato, è perlopiù un ciclo introduttivo in cui vengono fatti conoscere per sommi capi alcuni degli elementi che verranno ripresi in seguito dagli altri autori. Lo stile di Slott è però un vero piacere da leggere ed ogni sua pagina coglie in pieno lo spirito del personaggio con numerosi inside-joke, come ad esempio le tre splash-page che aprono i primi episodi.
È poi il turno di Marc Guggenheim e Salvador Larroca nel cui story-arc viene introdotto il personaggio più discusso di questa nuova gestione, la supereroina Jackpot. Rassomigliante ad una rossa di nostra conoscenza, questa nuova vigilante rimarrà un mistero a lungo nonostante i numerosi indizi in un senso o nell'altro. Guggenheim, come appare in numerosi suoi lavori, è forse il più anonimo degli scrittori dello Spider-Trust, limitandosi a fare avanzare la trama senza che traspaia alcuna particolare emozione, forse il peggior difetto per una serie ragnesca. I suoi colpi di scena, potenzialmente efficaci, risultano privi di pathos o energia. Non convince appieno nemmeno la sua interpretazione di Peter Parker, anch'esso anonimo, altro difetto non trascurabile.
Il terzo team creativo, composto da Bob Gale e Phil Jimenez, è decisamente più ispirato, forse anche troppo nel caso dell'autore di Ritorno al Futuro. La storia di Gale sulla carta è inquietante, così come è interessante la natura dei poteri del villain della storia, Freak, ma in realtà la lettura è difficoltosa a causa delle numerose didascalie, fini a se stesse, e dei fitti dialoghi. Si ha quasi l'impressione che lo scrittore si sia eccessivamente entusiasmato all'idea di scrivere la serie che leggeva da ragazzo, al punto da adottare lo stesso stile dell'epoca, inadeguato al giorno d'oggi.
Infine Zeb Wells e Chris Bachalo ci regalano una storia in cui l'identità civile di Peter Parker è praticamente assente, ma che risulta paradossalmente la migliore storia tra le quattro fino a quel momento pubblicate. Bachalo è particolarmente ispirato, e il suo storytelling rasenta la perfezione, aiutato da una sceneggiatura efficace e a suo modo appassionante nella sua semplicità. È quindi un vero peccato che lo scrittore abbia deciso di tornare a breve ai suoi impegni extra-fumettistici, pur rimanendo nello Spider-Trust, perché, accanto a Dan Slott, Wells era l'autore più interessante del gruppo.

Lo Spider Brain-Trust: continuazione ed analisi

A questi quattro story arc fa seguito uno one-shot francamente superfluo in cui Bob Gale conclude le sottotrame che ha lasciato in sospeso, ma è con i tre albi successivi che la nuova gestione raggiunge il suo apice. In Paperdoll, scritta da Dan Slott ed illustrata con maestria da Marcos Martin, viene introdotta un'avversaria inquietante e ben riuscita ed assistiamo ad un ritorno molto atteso, gestito con bravura da Slott che riempie i suoi albi di chicche, piccole e grandi, che strizzano l'occhio anche ai più maliziosi detrattori di One More Day.
Il riscatto di Bob Gale avverrà nei due numeri successivi in cui sembra prendere le misure per diventare un buon scrittore che riesca a mantenere le premesse dei suoi spunti, perlopiù interessanti. All'orizzonte si profilano altre storie di Gale, Guggenheim e Slott (con il ritorno dei due Venom e del Goblin originale), nonché il potenziale ingresso di Mark Waid e Joe Kelly nello Spider-Trust a fronte di un ruolo minore di Wells e Gale.
In generale l'impressione è quella di leggere una serie omogenea nei contenuti, con sottotrame che vengono rimpallate da uno scrittore all'altro, ma leggermente schizofrenica nei toni, anche se niente di paragonabile a quanto avveniva in tempi recenti con le tre distinte serie ragnesche, in cui Peter era allo stesso tempo arrabbiato, triste e scanzonato. In definitiva i difetti sopra elencati non pregiudicano la lettura di una serie piacevole e perlopiù fresca sia nei contenuti che nelle tonalità. La nuova periodicità e l'istituzione dello Spider-Trust in definitiva si può dire che funzionano, con le idee che abbondano e le sottotrame che avanzano velocemente. L'unico appunto in tal senso è che probabilmente la carne al fuoco è fin troppa, anche se è buona l'idea di concentrare i primi mesi su idee, nemici e trame nuove di zecca invece di soffermarsi a chiarire il pasticcio One More Day. Un pasticcio che però prima o poi dovrà essere affrontato con chiarezza, un compito per niente facile. Vedremo a quel punto se lo status-quo di Brand New Day rimarrà a lungo o se verrà considerato una parentesi prima di un nuovo evento in cui magari Peter si riscatterà dallo scellerato patto col diavolo.

I disegnatori

Per ogni rilancio che si rispetti, la parte grafica è importante tanto quanto le storie che vengono presentate, e il team presentato dalla Marvel può vantare nomi non da poco: Steve McNiven, Salvador Larroca, Phil Jimenez e Chris Bachalo, solo per citare i primi in ordine di apparizione. La qualità artistica è sicuramente elevata, anche se non tutti e quattro riescono ad esprimersi al meglio. McNiven ad esempio sembra inadeguato allo stile di Slott, imbrigliato spesso in pagine da otto panel ed incapace di sfoderare il suo meglio nelle splash page che hanno fatto la sua fortuna. Ciò non toglie che le sue tre storie siano uno spettacolo per gli occhi, anche se preferiamo che il disegnatore si concentri maggiormente su un altro genere di progetti, come l'Old Man Logan di Mark Millar su Wolverine.
Anche Salvador Larroca non regala un'ottima prestazione, priva di originalità e quasi svogliata, anche se comunque superiore alla sufficienza. Phil Jimenez sembra essere l'artista più appassionato ed entusiasta di lavorare su Amazing Spider-Man, e lo si capisce bene dalle sue tavole. I suoi detrattori non mancheranno di far notare i difetti caratteristici di Jimenez, come il tratto poco pulito, ma non si può imputare al disegnatore la mancanza d'impegno. Segue poi Chris Bachalo, davvero ispirato e autore di uno story-arc più che gradevole, che con la sua partecipazione ad Amazing potrebbe trovare un nuovo rilancio personale. Questi ultimi due artisti sembrano infatti intenzionati a rimanere sulla serie con continuità, e vengono via via affiancati da altri disegnatori. Tra questi segnaliamo Barry Kitson, non all'altezza della sua prestazione su The Order, ma da tenere comunque sotto osservazione, Mike McKone, che pur non essendo ai livelli di Larocca non lo lascia rimpiangere, Marcos Martin, il migliore finora, capace di raccontare una storia complessa come Paperdoll facendola sembrare una passeggiata. Se a ciò aggiungiamo la futura aggiunta di un John Romita Jr. che torna sulle pagine di Amazing dopo anni di assenza, si può dire che dal punto di vista artistico il rilancio sia stato complessivamente ben orchestrato.

Ne valeva la pena?

Questa è forse la domanda più difficile a cui rispondere con assoluta oggettività.
Sin dal giorno dopo la pubblicazione dell'ultima parte di One More Day era evidente che per molti lettori nessuna storia futura dell'arrampicamuri avrebbe mai potuto convincerli che valeva la pena sopportare quella discussa svolta narrativa. Anzi, furono in molti sulla rete a proclamare che avrebbero abbandonato Amazing Spider-Man magari per dirigersi verso la più classica Amazing Spider-Girl, a loro dire più rispettosa del loro personaggio preferito. Ed effettivamente sin dall'inizio del nuovo corso le vendite di Amazing sono davvero calate al di sotto dei livelli degli ultimi due anni. Eppure i conti non tornano, data l'assoluta mancanza di un visibile incremento di Amazing Spider-Girl. È evidente quindi che, seppur sia vero che alcuni lettori hanno abbandonato la serie, questo calo è dovuto perlopiù alla nuova periodicità della testata, che costringerebbe i lettori abituali a spendere il triplo ogni mese. A conti fatti i lettori onnivori delle serie ragnesche che comperavano tre albi di Spidey al mese sono invece aumentati, dato che le due serie corollarie vendevano ben al di sotto di quanto non stia vendendo attualmente Amazing Spider-Man. Come la nostra rubrica Selling Point ha più volte affermato quindi, da un punto di vista prettamente economico, almeno a breve termine, ne è valsa la pena.
Ovviamente non possono essere solo le vendite a stabilire l'effettiva necessità di una mossa editoriale così discussa. La scomparsa dell'anello al dito di Peter è stata talmente dibattuta e ponderata dalla dirigenza Marvel che le storie che ne avessero dovuto fare seguito avrebbero dovuto dimostrare la bontà della scelta. Il che ci riconduce alla nostra domanda: ne è valsa la pena?
Non proprio. O perlomeno non ancora. Nonostante la qualità della serie, la maggior parte delle storie apparse in questi primi sei mesi poteva probabilmente essere raccontata bene o male senza questa drastica decisione, eccezion fatta per alcune sottotrame sentimentali per il momento solo accennate, magari giustificando in qualche modo l'assenza di Mary Jane. Di fatto però questa assenza durerà a lungo, consentendo di poter scrivere questo genere di storie ad libitum. In fin dei conti l'aver separato forzatamente Peter e Mary Jane ha caricato ogni presenza della rossa di un carico emozionale che da tempo mancava, generando nel lettore un interesse nei confronti delle vicende sentimentali di Spidey.
Inoltre l'atmosfera di Amazing sembra essere meno "pesante" e seriosa di quanto non fosse in precedenza, decisamente più scanzonata, almeno nelle parti scritte da Slott e Gale, scuotendo così una testata che, quando non era coinvolta in crossover ed eventi vari, mancava di un'allegria che è più consona al personaggio ideato da Stan Lee, senza ovviamente far mancare le opportune svolte drammatiche.
Da un punto di vista narrativo, la scomparsa del matrimonio toglie uno dei principali cliché che immancabilmente ogni autore di Amazing finiva col ripresentare, in cui Mary Jane diventava sempre e comunque lo stimolo per Peter per affrontare le sfide nei panni di Spider-Man. Fin troppo spesso inoltre i problemi della vita privata di Peter, mai sentimentali, si risolvevano o semplicemente incappavano nel solito consolatorio "Vedrai che ce la faremo", che il più delle volte ha tarpato le ali a sviluppi interessanti e che si prestava ad una fin troppo facile via di fuga narrativa.
Tutti questi pesi non ci sono più, ma da soli non ci permettono ancora di rispondere positivamente alla domanda che ci siamo posti. Probabilmente dovranno passare ancora diversi mesi per riuscire a comprendere se è valsa la pena cancellare per magia il matrimonio di Peter Parker o se si renderà necessario un nuovo stravolgimento.


Riccardo Galardini
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