Dylan Dog: Alessandro Bilotta ci parla del pianeta dei morti
- Scritto da Gennaro Costanzo
- Pubblicato in Interviste
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A inizio anno abbiamo intervistato Alessandro Bilotta, in occasione dell'albo de Le Storie Bonelli Mercurio Loi, e abbiamo parlato della sua nuova avventura legata alla versione alternativa di Dylan Dog del "pianeta dei morti". Da qualche giorno è in edicola lo speciale "La casa delle memorie", disegnato da Giampiero Casertano, che dà il via a una serie a cadenza annuale. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Bilotta per approfondire un po' l'argomento...
Ciao Alessandro, bentornato su Comicus.
L'idea per questa nuova avventura, e in generale per questa serie nella serie, era già nella tua mente da tempo o si è palesata dopo l'opportunità di scrivere gli speciali annuali in maniera costante?
L’idea di trasformare il Gigante nella serie annuale del Pianeta dei Morti è venuta a Roberto Recchioni. Il mondo del futuro di Dylan Dog offriva tante prospettive che ancora non avevo esplorato, è stato un lavoro successivo approfondirle e creare una vera e propria serie con comprimari e sottotrame.
Una cosa non chiarita è se la saga proseguirà a tempo illimitato o se sono previsti un numero (magari ancora non definito) di albi. Insomma, conosci già la fine della tua lunga saga?
C’è un grande, eventuale sviluppo finale che ho già immaginato, ma che è e resterà per il momento solo nella mia mente. So come andrà a finire, ma quanto durerà sarà deciso come sempre dai lettori.
Il Dylan che ha delineato è decisamente diverso da quello della serie regolare: pessimista, disilluso, poco reattivo. Eppure, nel racconto sembra pian piano riscoprire sé stesso. Come delineeresti a parole il profilo di questo Dylan?
È un Dylan Dog che ha vissuto qualcosa da cui non si torna indietro e di cui è in parte responsabile. Nonostante il suo pessimismo e la sua mancanza di reazione, io vedo un percorso, molto lento, che lo porterà a tornare a mettersi in gioco, prima del tragico finale già scritto.
Il tuo Dylan è differente non solo come personalità ma anche per il tipo di storie narrata rispetto a quello originario, considerando lo scenario alternativo. Quanta libertà di movimento ti è stata concessa dalla Bonelli, e da Recchioni in particolare, e quali richieste invece ti sono state fatte?
Devo dirti che Recchioni mi ha lasciato grande libertà, consentendomi di lavorare con una serenità che per me poi significa grande creatività.
Dai i precedenti capitoli della saga, si notava una continuity abbastanza serrata fra una storia e l'altra. Leggendo questo primo numero, sembra che l'intenzione sia di proseguire su questa strada, giusto? Inoltre, considerando quanto accaduto in precedenza, e leggendo il finale della storia, sembra che tutto possa accadere, e non è solo un modo di dire. E' una sensazione corretta, dobbiamo "temere il peggio"?
È una serie progettata perché avvenga il peggio in tutte le sue forme. Nonostante sappiamo che tutto terminerà con la morte di Dylan Dog, ci sono degli eventi che hanno dimostrato che la morte non è la cosa peggiore in questo futuro prossimo. Tuttavia ci sarà spazio per molte atmosfere, anche nelle esperienze che vivrà Dylan Dog, che non sarà e non potrà restare solo un depresso attaccato alla bottiglia. Anche se sto semplificando, spero che nessuno lo abbia interpretato solo così.
In quest'avventura abbiamo visto alcuni personaggi che immaginiamo diventeranno ricorrenti. Cosa puoi dirci su questi nuovi comprimari?
Immagino che ti riferisci al sergente Jenkins e a Werner. La prima diventerà un comprimario importante, ma questo penso si capisca anche da quello che Dylan Dog scopre andando a casa sua, mentre Werner sarà protagonista del secondo episodio, poi vedremo.
Una piccola curiosità: abbiamo notato un omaggio a Tiziano Sclavi e ad Angelo Stano in due personaggi apparsi nella storia. È stata una tua idea o di Casertano?
È stata un’idea mia, spesso visualizzo i dettagli della storia in maniera maniacale. Pensavo che spettasse ai creatori di Dylan Dog decidere se accettare o meno una sua richiesta di morte assistita.
Nella tua precedente intervista con Comicus, emerse che sei a lavoro anche sulla serie regolare di Dylan. Ci puoi dire qualcosa di più ora?
Ho scritto diverse storie per la serie mensile di Dylan Dog, ma, per un motivo o l’altro, nessuna di queste è in programmazione.
Passando ad altro, come procede il lavoro su Mercurio Loi, che novità puoi anticiparci a riguardo?
Diciamo che Mercurio Loi e le sue trame sono ancora avvolte nei misteri di Roma.
In un'intervista al sito Romadaleggere, hai dichiarato che ti piacerebbe lavorare su Tex, spendendo per lui parole di sconfinata ammirazione. Cosa rende per te così unico questo personaggio? C'è qualcosa che bolle in pentola?
Niente bolle in pentola. Il western è un genere meraviglioso che ha ancora moltissimo da raccontare e che nella cultura contemporanea è stato mantenuto vivo solo dalla Bonelli. Penso semplicemente che Tex sia un mito con cui confrontarsi. Senza sfidarlo a duello, per carità, ma vedendo come privilegio l’occasione di farsi una cavalcata insieme, lasciandosi precedere di un paio di metri.