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La Cina di Shanghai Devil: intervista a Gianfranco Manfredi

Esce ufficialmente domani, 8 ottobre, la nuova miniserie targata Bonelli, ma in alcune edicole italiane è già approdata. Parliamo di Shanghai Devil, nuova opera in 18 numeri di Gianfranco Manfredi e seguito di Volto Nascosto (Comicus Prize 2009 come Miglior Fumetto italiano formato Bonelli) che tanto successo di critica e pubblico ha riscosso.

Per l'occasione, abbiamo intervistato l'autore marchigiano per conoscere meglio la sua nuova serie. Qui, invece, potete trovare la recensione del primo numero della serie.


Intervista a cura di Gennaro Costanzo.

Diamo il bentornato a Gianfranco Manfredi sulle pagine di Comicus.

Shanghai_Devil_1Ufficialmente domani, 8 ottobre, farà il suo eserdio in edicola il primo numero di Shanghai Devil, miniserie in 18 numeri. Può illustrarla brevemente ai nostri lettori?

Shanghai Devil è un passo avanti nella mia scelta di approfondire l'argomento delle guerre coloniali già iniziato con Volto Nascosto. Il cinema epico in occidente (parlo di kolossal tipo "Lawrence d'Arabia") non esiste più da anni, anche a causa di problemi di costi di produzione. I fumetti non hanno questo tipo di problema, perché disegnare due personaggi in una stanza oppure in una cornice più spettacolare e animata, costa lo stesso. Dunque perché rinunciare a delle occasioni narrative spettacolari? Mi intristisce vedere, in molti graphic novel, un certo ripiegamento intimistico su piccole storie, con scenari deprimenti e una malinconia devastante. Nei fumetti si possono affrontare argomenti e scenari grandiosi a basso costo. Per cui val la pena osare. La Cina è lo scenario grandioso per eccellenza, e oggi i film epici più spettacolari si fanno là. Era dunque per me una sfida importante occuparmi della Rivolta dei Boxer del 1900 che quasi mai è stata portata in fumetto e poche volte persino in cinema.

La Cina come sfondo storico e narrativo è abbastanza inedito. Quali spunti offrirà questo scenario alla saga?

Di solito si è usata la Cina come scenario esotico. L'esotismo non manca, in Shanghai Devil, però io ho cercato di evitare i troppi luoghi comuni seminati dalla narrativa popolare e oggi ormai improponibili. Quelli per esempio che diedero vita a figure di cinesi cospiratori, torturatori, e nemici dell'umanità in genere, come il diabolico Fu Manchu, o il terribile Ming nemico giurato di Flash Gordon. Queste figure erano figlie di una visione distorta dell'Oriente, non poco colonialista, tutte scorie di cui sarebbe bene liberarci. Detto questo, anche se la mia serie cerca di avere una maggiore attenzione storica e culturale per la Cina, resta una serie d'avventura. Assai più avventurosa di quanto sia stata la mia precedente Volto Nascosto.

Volto Nascosto aveva nella contrapposizione degli scenari Africa/Italia uno dei suoi punti di forza. Sarà così anche con Italia/Cina, anche come interazione culturali dei protagonisti, o lo scenario cinese sarà quello predominante?

Shanghai Devil è ambientata in Cina dal principio alla fine. C'erano tante di quelle cose da raccontare là, una tale varietà di ambienti, città, paesaggi , personaggi, da non rendere necessaria un'alternanza con altro tipo di scenari. Le battaglie nel deserto e sulle alture etiopiche, intrecciate con la maestosità architettonica di Roma, davano luogo a un mix interessante. Ma in Cina c'è già tutto a disposizione: architetture sontuose, deserti, fiumi in piena, montagne elevatissime, città moderne e villaggi desolati. Non c'è nessun bisogno di spostarsi altrove per ottenere un effetto di varietà visiva.

Se Volto Nascosto si presentava come un feuilleton ottocentesco, quale genere letterario può accostarsi a questa nuova opera?
Inoltre, dal punto di vista narrativo, ci saranno influenze con la tradizione cinese, più metaforica e simbolica rispetto alla nostra?

La parentela, come ho detto, è più con il cinema epico, e in parte anche con quello di kung-fu in costume o con escursioni fantastiche, che con la letteratura in senso stretto. Il feuilletton come genere è costruito sugli intrecci tra le vite dei personaggi. Di rado si occupa di scenari bellici. In Volto Nascosto i protagonisti erano quattro e la storia era costruita sull'intreccio delle loro vite. In Shanghai Devil Ugo Pastore è protagonista assoluto, immerso fino al collo in una situazione che nasce come personale e pian piano diventa tragedia collettiva in uno scenario di guerra in cui davvero tutti sono contro tutti. Nella guerra contro la Cina furono coinvolte tutte le principali potenze mondiali: Russia, Usa, Giappone, Francia, Inghilterra, Germania, Italia (in un ruolo di contorno), truppe bengalesi, avventurieri di tutto il mondo. Quella fu, di fatto, la vera Prima guerra mondiale. Sarebbe stato piuttosto improponibile raccontarla come un feuilleton, anche se in Shaghai Devil i colpi di scena e i ribaltamenti sono a getto continuo, come in ogni racconto d'avventura che voglia essere degno di questo nome.

È vero che l'idea originale non aveva alcun collegamento con la precedente serie Volto Nascosto? Come si è sviluppato il progetto come continuo della sua opera precedente? E, in ogni caso, i lettori che hanno amato Volto Nascosto quali elementi di continuità ci troveranno?

Il collegamento c'era, tant'è che nell'ultimo episodio di Volto Nascosto avevo piazzato un gancio: il padre di Ugo, Enea, lo invita a seguirlo in Cina. Inoltre Ugo si porta dietro la maschera d'argento di Volto Nascosto e grazie a questa diventerà Shanghai Devil. A parte questo collegamento, è verissimo che le due serie sono del tutto autonome e dunque chi leggerà Shanghai Devil, potrà farlo anche se non ha letto Volto Nascosto. Invece quelli che già hanno apprezzato Volto Nascosto potranno vedere come evolve il carattere di Ugo. Ugo, si sa, è un giovane sensibile, piuttosto timido, pacifista, turbato dall'idea di sparare per uccidere. Come può un personaggio del genere diventare un eroe, senza snaturarsi? Questo è il tema portante della nuova serie.

Il protagonista assoluto di Shanghai Devil è Ugo Pastore, a differenza di Volto Nascosto in cui era uno dei 4 protagonisti. Immaginiamo, però, che ci siano personaggi che quantomeno gli faranno da comprimari e ci accompagneranno lunga la saga. Vuole descriverceli?

Son davvero tanti. Al momento in cui sto rispondendo a questa intervista sta per andare online un'approfondita scheda sul sito della Sergio Bonelli Editore, con i volti dei principali personaggi e delle note sulle loro caratteristiche. Anche qui però ho potuto anticipare poco, in quanto i personaggi non appaiono tutti fin dal principio, alcuni irrompono nella serie a sorpresa. Inoltre ci sono personaggi che sembrano buoni e non lo sono affatto e altri che sembrano cattivi e si rivelano assai meno peggio di quanto non sembrassero a prima vista. Dunque ogni anticipazione in questo senso rischierebbe di essere uno spoiler.

Anche Shanghai Devil avrà la stretta continuità narrativa di Volto Nascosto o presenterà una narrazione più episodica?

La continuity è anche più rimarcata, in Shanghai Devil. Ciascun episodio inizia esattamente dalla fine del precedente.

Riguardo lo staff di disegnatori, sappiamo che è composto da artisti provenienti sia da Volto Nascosto che da Magico Vento. Come hanno accettato la sfida rappresentata dallo scenario cinese?

Si sono divertiti come matti e dalle tavole si vede. È anche grazie al loro bellissimo lavoro che ho deciso, con il placet della casa editrice, di dare una durata maggiore alla serie rispetto a quella che avevo previsto al principio.

Abbiamo letto e apprezzato il suo lavoro su Tex, cosa leggeremo di suo nei prossimi mesi?

Ho appena cominciato a scrivere un nuovo episodio di Tex e inoltre sto lavorando a un graphic novel di cui è ancora presto per parlare.

Infine, ci sembra doveroso chiederle un ricordo di Sergio Bonelli, tristemente scomparso la scorsa settimana.

Sergio mi ha insegnato cos'è, in pratica, la narrativa popolare, anche al di là del campo del fumetto. La sua presenza sarà per me insostituibile, non so parlando di lui come capo azienda, sto parlando di lui come persona e come mentore, perché mi ha insegnato moltissimo. Ho fatto molte esperienze professionali nella mia vita e posso dire che nessun produttore cinematografico, nessun editore letterario ha saputo essere così incisivo sul mio percorso artistico aiutandomi a crescere, giorno per giorno, nella pratica del lavoro quotidiano. E parlo da persona fortunata, in quanto ho conosciuto gente di altissimo livello professionale, di notevole acume e di grande spessore umano. Ma Sergio è stato e resterà unico, per me.

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