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Antonio Ausilio

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4 Words About: Saga 12

  • Pubblicato in Screen

4 Words About, ovvero "Per chi apprezza il dono della sintesi".
Saga 12


Che formula magica stia usando Brian K. Vaughan per riuscire, dopo 72 capitoli, a tenerci ancora incollati fino all’ultima pagina e a farci desiderare ardentemente che arrivi il prossimo volume, senza mostrare la minima stanchezza narrativa, è un segreto che gli invidiano molti colleghi.
Non ne era stato capace nei suoi lavori precedenti, benché la sua scrittura sia rimasta quasi immutata nel tempo. Ma questa space opera anomala, che non si vergogna di saccheggiare i capisaldi del genere, riportandoli, però, a nuova vita, dove convivono melodramma, satira, sex comedy e tanto altro, è davvero difficile da non amare. Tutto è sincero e, più di ogni cosa, umano. Debolezze comprese. E quale migliore metafora di un popolo robotico per ironizzare sui difetti dell’uomo? Senza dimenticare i disegni di Fiona Staples, che forse a volte sembrano soffrire di un certo manierismo o della ricerca della stranezza a tutti i costi. Ma la perfetta simbiosi con i testi di Vaughan è innegabile.

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Dati del volume
Editore: Bao Publishing
Autori: Testi di Brian K. Vaughan, disegni di Fiona Staples
Genere: Fantascientifico/fantasy
Formato: 15,7X23,6, 152 pp., B., col.
Prezzo: 17€
ISBN: 979-12-5621-110-4
Voto: 8,5

4 Words About: Birds of Prey 3: Sotto copertura

  • Pubblicato in Focus

4 Words About, ovvero "Per chi apprezza il dono della sintesi".
Birds of Prey 3: Sotto copertura


Birds of Prey è una serie di cui, ingiustamente, si sente parlare poco, ma che, invece, meriterebbe un’attenzione decisamente maggiore. Non fosse altro perché scritta da un’autrice di grande talento come Kelly Thompson (attualmente all’opera anche sull’ottima Absolute Wonder Woman), che pare veramente dare il meglio di sé quando, come in questo caso, i personaggi principali sono tutti di sesso femminile. La sceneggiatrice americana caratterizza in maniera esemplare e fortemente identitaria ogni protagonista, attraverso dialoghi brillanti e riusciti passaggi introspettivi. Il tutto senza rinunciare all’azione, pur se spesso alleggerita da molta ironia.
Questo volume, benché inserito nell’iniziativa All In, prosegue le trame lasciate in sospeso prima di Absolute Power e contiene due mini saghe, contrassegnate entrambe da disegni di buon livello. Sia quelli di Sami Basri, che ricordano il primo Gary Frank, che quelli di Juann Cabal, più vicini allo stile di Kevin Maguire.

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Dati del volume
Editore: Panini Comics
Autori: Testi di Kelly Thompson, disegni di Sami Basri e Juann Cabal
Genere: Supereroistico
Formato: 17X26, 144 pp., C., col.
Prezzo: 21€
ISBN: 9791221922011
Voto: 7

4 Words About: Zerocalcare: La vendetta di Polifemo (Internazionale 1623)

  • Pubblicato in Focus

4 Words About, ovvero "Per chi apprezza il dono della sintesi".
Zerocalcare: La vendetta di Polifemo (Internazionale 1623)


Tutti i nessuno del mondo. È così che si chiude il nuovo, bellissimo racconto di Zerocalcare, che riesce ancora una volta a farci vergognare della nostra ipocrisia. In maniera totale, senza possibilità d’appello. Per condannare l’orrore di Gaza (una barbarie che corroderà l’anima dell’Occidente per decenni) avrebbe potuto essere più esplicito, mostrare una sequenza infinita di scene strazianti. E invece no. Le origini di un abominio si spiegano già con l’incapacità di vedere le ingiustizie che si consumano a casa nostra. O dall’incredulità che possano esistere storie come quella di Tarek. Ma – penserete voi, scorrendo velocemente con la memoria le pagine degli ultimi quotidiani letti – non ricordiamo nelle cronache di una persona con questo nome. Chi è Tarek? Nessuno. Appunto.

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Editore: Internazionale S.p.A.
Autori: Testi e disegni di Zerocalcare, mezzetinte di Alberto Madrigal
Genere: Reportage
Formato: 20x27cm, S., 37 pp di fumetto, 132 pp. totali, b/n.-col.
ISBN: 977112228300851623
Prezzo: 4,50€
Voto: 8

Superman, recensione: la nuova vita del DCEU

  • Pubblicato in Screen

Comunque vada a finire in termini di successo al botteghino o di accoglienza della critica, a James Gunn bisogna almeno riconoscere il merito di essere riuscito a fare in modo che l’uscita di un film dedicato a Superman venisse di nuovo considerato un evento da non perdere. In effetti, complice anche la generale stanchezza verso i cinecomic, mostrata negli ultimi anni dagli spettatori, l’Uomo d’Acciaio pareva non essere più un personaggio in grado di spingere il pubblico a riempire le sale cinematografiche. Molti hanno accusato di questo il povero Zack Snyder, la cui visione troppo dark di Superman e soci (che, per inciso, a noi non è mai piaciuta) è stata, tuttavia, una precisa scelta stilistica, perfettamente in linea con le sue opere precedenti. In realtà, i veri colpevoli sui quali puntare il dito sono i dirigenti della DC Films, per l’approccio a dir poco dilettantesco con cui hanno cercato di fronteggiare i successi dei Marvel Studios, rischiando seriamente di ridimensionare pesantemente l’importanza di uno degli universi fumettistici più noti al mondo.

Tra i fattori che di sicuro hanno giocato a favore di Gunn ci sono la fama acquisita con i tre film dei Guardiani della Galassia e il buon lavoro svolto nelle sue prime incursioni in casa DC (il lungometraggio The Suicide Squad – Missione suicida e la serie televisiva di Peacemaker), ma non bisogna neppure sottovalutare l’accorta e intelligente campagna promozionale, che ha trovato nei coinvolgenti trailer usciti negli ultimi mesi la sua massima espressione. Proprio i trailer, però, hanno messo in evidenza una potenziale criticità della pellicola, dato che, anche gli osservatori meno attenti, per quanto distratti dalle trascinanti musiche di John Murphy e David Fleming (che omaggiano in maniera chiara quelle composte da John Williams e Hans Zimmer per le precedenti trasposizioni su grande schermo dell’Uomo d’Acciaio) hanno notato le brevi scene in cui compaiono altri supereroi in azione, il che ha ingenerato in alcuni il timore che il regista americano non riesca a fare a meno di utilizzare nelle sue storie un numero elevato di comprimari, con la conseguenza di annacquare la vicenda principale, pur di concedere un minimo di spazio a tutti. Qualche perplessità l’ha suscitata anche la presenza di Krypto, il cane di Superman, che è sembrato suggerire un tono del film eccessivamente leggero. Due motivi di preoccupazione che, purtroppo, vista la pellicola in anteprima, hanno realmente pesato negativamente sul risultato finale.

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Per quanto riguarda il primo punto, Mr. Terrific, la Lanterna Verde Guy Gardner, Hawkgirl (personaggio che nella trama non ha nessuna ragion d’essere) e Metamorpho vengono inseriti nella narrazione in maniera del tutto pretestuosa e senza una valida giustificazione, se non quella di permettere a Gunn di divertirsi con i suoi soliti siparietti comici, facendo apparire alcuni passaggi come una versione in salsa kryptoniana di Star-Lord e compagnia. Il paradosso è che a farne le spese è la redazione del Daily Planet, dove, tolti Lois Lane e Jimmy Olsen, altri comprimari storici – Perry White incluso - vengono mostrati quasi solo per accontentare i fan. A proposito di Krypto, invece, le sue scorribande faranno di sicuro la felicità dei bambini e forse sorridere qualche adulto di bocca buona, ma il minutaggio a lui dedicato doveva essere senz’altro inferiore. Tali mancanze, tuttavia, potrebbero essere considerate secondarie se la trama nel suo complesso dimostrasse di possedere uno spessore più elevato. Qualità che, al contrario, si palesa solo a tratti. Quando c’è da mettere il cuore davanti ai muscoli oppure occorre far emergere la purezza d’animo e il senso di giustizia del protagonista, Gunn torna a essere il fuoriclasse che conosciamo e stilare un elenco dei momenti della pellicola dove sono i sentimenti a farla da padroni sarebbe persino troppo lungo. Basti citare il commuovente finale, che non lascerà indifferenti neppure i più cinici tra gli spettatori.

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Se, però, parliamo delle parti supereroistiche vere e proprie, allora il discorso cambia, tanto che l’unica scena di combattimento degna di nota si esaurisce in una convenzionale scazzottata, quasi totalmente priva di pathos. Non possiamo, poi, non segnalare la scoperta intenzione del regista di utilizzare gli avvenimenti raccontati come metafora della società occidentale o di crisi geopolitiche tuttora di attualità. Il messaggio è così chiaro e netto che non è possibile fraintenderlo, ma, per quanto i temi affrontati siano assolutamente condivisibili (l’impiego delle fake news come fattore destabilizzante delle istituzioni, il dominio incontrastato del capitale, lo sdoganamento della guerra come mezzo per risolvere le contese), la maniera con cui vengono argomentati – soprattutto i riferimenti all’invasione dell’Ucraina e alla drammatica situazione di Gaza –  ci è parsa un po’ semplicistica, a tratti pure parodistica (si pensi al ridicolo dittatore in combutta con Lex Luthor), finendo addirittura per depotenziarli invece che metterli in evidenza.

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Venendo agli interpreti, sulla bravura di Rachel Brosnahan avevamo pochi dubbi, Superman ha solamente confermato lo straordinario talento di un’attrice, per la quale è facile presagire un futuro luminoso a Hollywood. La sua recitazione priva di sbavature viene abilmente sfruttata da Gunn per far emergere la Lois Lane arguta e determinata (ma anche fragile, a volte) che abbiamo imparato ad amare nei comic book. Lo stesso dicasi per Nicholas Hoult, che ha già avuto, in passato, un’esperienza significativa nei cinecomic, avendo impersonato il mutante Bestia in due film degli X-Men. Di lui è ben nota la capacità di tratteggiare character sopra le righe, estremizzandone gli aspetti distintivi. Non sorprende, quindi, la sua fenomenale performance nei panni di Lex Luthor. Un malvagio senza speranza, visibilmente compiaciuto della sua mancanza di scrupoli. Meno scontata, invece, la prova offerta da David Corenswet. Il giovane attore di Philadelphia, però, si è rivelato una scelta azzeccatissima, esibendosi in un’interpretazione dell’Uomo d’Acciaio che definire esemplare è poco, in particolare nei tanti passaggi in cui occorreva mettere in primo piano l’umanità del personaggio.
Per quanto riguarda il resto del cast, vale la pena citare solo Edi Gathegi, che, a dispetto di una caratterizzazione un po’ stereotipata, ci regala un Mr. Terrific più che dignitoso.

Superman è un film con luci e ombre, non il capolavoro in cui molti confidavano, benché la nostra sincera speranza è che siano le prime a risaltare, altrimenti per la tanto agognata riscossa dei cinecomic bisognerà attendere ancora a lungo.

Voto: 6,5

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