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Igor Della Libera

Igor Della Libera

Nuova serie per Moon Knight

  • Pubblicato in News

Moon_KnightMoon Knight è un personaggio emblematico, per alcuni è la copia in candeggina di Batman per altri un character pieno di potenzialità con la sua schizofrenia più o meno latente, con il suo ruolo di giustiziere prescelto da un'antica divinità egiziana, con le sue molte morti e ancor più numerose resurrezioni. Ritorni in vita sia di carattere narrativo che editoriale. L'ultimo in ordine di tempo comprende entrambe le direttive. A maggio debutta infatti l'ennesima nuova serie del crociato lunare. Questa volta, sperando che sia quella buona e che non si tratti di un'altra falsa partenza, a tenere a battesimo l'avventura di Lunar (come veniva chiamato ai tempi pioneristici della Corno) è la coppia rodatissima Brian Michael Bendis e Alex Maleev.

A dire il vero la loro ultima fatica super-eroica è stata quella “Spider-Woman” partita con i favori del pubblico per finire nella champion league fumettistica e poi in serie B, cioè chiusa, dopo sette non memorabili numeri. “One-man Avengers”, recita in modo sibillino la descrizione della serie. Stando a quanto detto da Bendis, Moon Knight userà le tecniche di vari Vendicatori, come se alle sue personalità si aggiungessero quelle di Wolverine e Uomo Ragno e soci, oltre a guidarli in una guerra spietata a Los Angeles contro un cartello criminale. Dietro questa associazione a delinquere c'è un misterioso genio del crimine che Bendis ammette di essere “una sua vecchia conoscenza”, un personaggio che ha già sviluppato altrove.

La preview offre solo un assaggio di quello che sarà, ossia una serie molto dialogata alla Bendis con un Maleev ottimo nelle atmosfere e legnoso in volti e nelle figure dei supereroi. Moon Knight apre il terzetto di serie urbane (Daredevil, Punisher) che saranno oggetto di un restyling che non si vedeva da tempo.

Capitan America e Bucky

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Cap_BuchyLe novità sul capitano a stelle e strisce non si fermano alla nuova testata firmata da Ed Brubaker e Steve McNiven. Cap ovviamente non lascia ma, spinto dal film e dalla Cap-mania che sta già iniziando a imperversare e che esploderà a luglio, raddoppia. La vecchia testata non chiude, sostituita dalla nuova, ma continua la sua numerazione e cambia il titolo dal numero 620 in Captain America & Bucky.

In questo albo, in cui l'onnipresente Bru sarà affiancato da Mark Adreyko, autore dell'ottimo ciclo del nuovo Manhunter della DC Comics, si racconteranno le vicende mai narrate di Bucky quando era al soldo dei comunisti come Soldato d'Inverno. Bru aveva in mente da tempo di colmare questo vuoto narrativo e spiegare le vicende dell'ex spalla di Cap dalla seconda guerra mondiale a oggi. Andreyko sposa appieno la filosofia di una testata che guarda al passato ma come premessa per lanciare un futuro ancora top secret per Bucky, un futuro legato a doppia mandata agli eventi di Fear Itself.

L'atmosfera bellica e le operazioni segrete pensate dai due scrittori, a loro agio con questo genere di storie, saranno rappresentate da Chris Samnee (Thor the mighty Avenger) che modificherà il suo tratto preciso, ma un po' cartonesco, per renderla al meglio. Alcuni eroi nascono tali, altri lo diventano. Ma ce ne sono altri che devono affrontare l'inferno prima di esserlo. Scopriremo quindi quanto bollente è stato quello di Bucky e soprattutto se sarà abbastanza veloce da scappare al passato che torna a ghermirlo nel presente.

Thor: Per Asgard 1-2

Per tornare allo speciale, clicca qui.

Tra la Marvel ufficiale e quella MAX c'è la linea Marvel Knights. Tenuta a battesimo nel lontano 1998 da Joe Quesada, questa sottoetichetta ha sdoganato per prima, nell'Universo Marvel, la possibilità di trattare tematiche più adulte con toni meno bloccati e censurati, anche grazie alla chiamata di autori provenienti da altri media che hanno innervato di nuove energie il fumetto di supereroi, al tempo particolarmente esangue. Con il passaggio di Quesada a capo della Marvel la filosofia dei "cavalieri" è diventata il modus operandi del nuovo direttore e l'etichetta ha perso l'antico smalto e il suo motivo di esistere. Ma non è morta, e a dimostrarlo è questa mini di sei (contenuta in Italia in due volumi graphic novel) molto attesa: Thor: Per Asgard. Gli autori sono Robert Rodi, scrittore di un altro caposaldo dell'epica asgardiana recente (Loki, in coppia con Esad Ribic), e l'italiano Simone Bianchi (Wolverine, Astonishing X-Men). La coppia, sulla carta ottimamente assortita, non funziona però alla prova dei fatti, mal sposandosi i disegni al limite del barocco di Bianchi con i toni dark e decadenti della trama.

La storia racconta di un inverno gelido e innaturale che da due anni abbraccia Asgard e ne tormenta gli abitanti. Odino ha lasciato il trono a Thor. Il suo successore avrebbe dovuto essere Balder, ma il prode guerriero è stato ucciso da Loki. Il plot ruota intorno alla sofferenza di Thor sovrano, abbandonato dal suo stesso martello che non è più capace di sollevare. Visitato in sogno da Balder, senza che lui capisca il senso di queste fosche premonizioni, deve affrontare con animo indebolito e ferito diverse crisi. Ci sono le scintille di una guerra civile dovuta alle terribili condizioni della città e agli attacchi esterni, repressi con crudeltà per bloccare l'irruenza nemica sul nascere. E c'è soprattutto l'albero che conferisce, attraverso i suoi frutti, l'immortalità agli dei, e che sta per morire soffocato dal freddo. La mortalità più del gelo e della guerra grava su dèi mai apparsi così fragili e disperati. Rodi tratteggia con la giusta dose di epica e di linguaggio aulico gli eventi luttuosi che lentamente dispiega, senza dare mai l'impressione di una raccolta di calamità, ma tenendo sempre la rotta di un disegno narrativo complesso e coinvolgente. In questo compendio dei miti nordici in salsa Marvel non manca quasi nulla, da Hela desiderosa di conquistare il Valhalla alle Valchirie, dalla morte di Balder all'albero della vita che serve a Thor per uscire dal regno dei morti (una delle scene più efficaci e forti di Thor: per Asgard), ad Odino in esilio. È un po' come scorrere la storia di questo personaggio scoprendo i motivi per cui ha resistito, pur con il suo impianto classico, allo scorrere del tempo e al cambio radicale dei gusti fumettistici, fino a diventare materiale per il cinema.

Le note dolenti sono sul fronte disegni. Il contrasto tra testi e tavole risulta assai stridente, e balza agli occhi con una certa evidenza come Bianchi sia bravo nel confezionare figure d'effetto, paesaggi asgardiani suggestivi, ma lo sia meno quando c'è da legarli assieme attraverso lo storytelling. Inoltre in alcuni casi la ricerca di panneggi, gioielli, mobilio asgardiano, costumi di guerrieri e mostri diventa un esasperato inseguimento all'effetto, e si sa che non è tutto oro quel che luccica. Non mancano momenti di assoluto pathos dove i disegni sublimano la storia, ma sono abbastanza fugaci. Non convince appieno l'estetica generale troppo effeminata e patinata soprattutto nel tratteggiare volti ed espressioni. Lodevole la ricerca stilistica per dare nuova linfa grafica ai costumi asgardiani, ibridandoli con mondi del tutto diversi come quelli dei biker o legandoli a suggestioni da Mad Max postapocalittici. La stessa violenza perde la carica vichinga per diventare un quadro preraffaellita, dove il sangue sembra più idromele e le teste mozzate non danno l'impressione di dolore e orrore. Gli dei di Rodi soffrono, vivono le loro tragedie, quelli di Bianchi invece si specchiano troppo nel loro edonismo e non si respira l'atmosfera di tragedia, di freddo, di morte e mortalità che invece è il fulcro di questa nuova caduta divina.

La cura editoriale del prodotto italiano è nel solco delle strenne Panini. Come in altri casi, sarebbe forse stata apprezzabile un'edizione più economica, visto il periodo di portafogli magri, ma la Panini conta giustamente sull'effetto film e sfrutta al massimo il pre e il post della pellicola di Kenneth Branagh.
In conclusione, un'opera a metà dove per paradosso, visto il nome del disegnatore, a far la parte del leone sono i testi di Robert Rodi. Consigliata agli amanti del "Tonante", ma soprattutto a chi vuole avvicinarsi al personaggio e godere di una storia solida, epica e soprattutto libera dalla tirannia della continuity.

One Shot per Jimmy Olsen

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Jimmy_OlsenNon esistono personaggi di serie B. Tutti possono avere il loro momento di gloria se sono supportati dallo scrittore giusto e dall'autore che li sa valorizzare.

Tra questi c'è Jimmy Olsen, fotografo del Daily Planet conosciuto per essere l'eterna spalla simpatia di Superman. Ha avuto anche una serie personale nei giurassici anni '50. La DC gli dedica un one-shot che chiude la trama iniziata in appendice agli ultimi numeri di Action Comics. Nella storia “Jimmy Olsen's Big Week” fa anche la sua comparsa, dall'etere di Smallville, in carta e inchiostro Chloe Sullivan. L'ex fidanzata di Olsen arriva in città per intervistare un giovane rampante della Lex Corp. Jimmy, per dimostrare che può avere anche lui una settimana eccitante, si troverà in una serie di situazioni che coinvolgono risse da bar con alieni ed una visita in un fienile in compagnia di Supergirl.

Alla regia di questa commedia brillante Nick Spencer, che ha dimostrato di saperci e fare con diversi personaggi e generi (Iron Man 2.0, T.H.U.N.D.E.R. Agents, Supergirl...), e RB Silva, un altro di quei talenti relegati dalla DC nelle seconde linee.

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