Lake Como Comic Art Festival 2025, la nostra lunga chiacchierata con gli artisti
- Scritto da Antonio Ausilio
- Pubblicato in Focus
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Arrivato alla sesta edizione – tenutasi come di consueto a Cernobbio (CO) dal 16 al 18 maggio - il Lake Como Comic Art Festival (LCCAF) è diventato ormai un punto di riferimento internazionale per gli appassionati di arte originale legata al fumetto. Nato nel 2018 su iniziativa di Arnaud “Arno” Lapeyre e Steven Morger, entrambi organizzatori di manifestazioni dedicate alla Nona Arte (Lapeyre ha ideato il Paris Comics Expo, mentre Morger è noto soprattutto per essere stato per diversi anni il responsabile del Big Wow! Comic Fest in California) l’evento ha sempre potuto vantare numerosissimi autori di fama mondiale. Già nella prima edizione, nel 2018, avevano aderito superstar del calibro di Jim Lee, Greg Capullo, Régis Loisel, Dave Gibbons, Adam Hughes, Gary Frank e Neal Adams (in una delle ultime apparizioni in Italia, prima della sua scomparsa nel 2022), ma nella sale di Villa Erba - splendido edificio sulle rive del Lago di Como, che fin dall’inizio ha ospitato il festival - abbiamo visto all’opera anche Mike Mignola, Bill Sienkiewicz, John Romita Jr., Don Rosa, Alan Davis, Arthur Adams, Dave McKean, Frank Cho, Jim Cheung, Sean Phillips, Frank Quitely, Charles Vess, Humberto Ramos e tantissimi altri (molti dei quali hanno partecipato più volte). Dai nomi elencati finora, si può percepire una netta maggioranza di artisti anglosassoni (o attivi prevalentemente sul mercato statunitense), ma non sono mancati autori famosi di casa nostra come Milo Manara, Tanino Liberatore, Paolo Eleuteri Serpieri, Giorgio Cavazzano, Enrico Marini, Simone Bianchi e Gabriele Dell’Otto, o europei del livello di Juanjo Guarnido, Jordi Bernet, Frank Pé, Alex Alice e José Luis Munuera. Al momento – tolte Peach Momoko e Rachta Lin (le quali, però, lavorano da tempo su varie testate americane) – solo i mangaka non hanno risposto all’appello degli organizzatori. Pare, comunque, che anche questa mancanza in futuro verrà colmata.
Qualcuno che ancora non conosce il LCCAF potrebbe chiedersi perché una manifestazione che è in grado di gloriarsi della presenza di cartoonist così prestigiosi non sia popolare tanto quanto il Lucca Comics & Games o il Napoli Comicon. Tuttavia, basta dare un’occhiata al sito web della convention per avere subito una risposta. Per cominciare, Lapevre e Morger hanno deciso di limitare gli ingressi a non più di mille persone al giorno, in modo da garantire agli appassionati la certezza di interagire con gli autori per tutto il tempo necessario. Ma sopra ogni cosa, i prezzi dei biglietti sono molto elevati (195€ per il pass giornaliero, 390€ per poter partecipare a entrambi i giorni del festival e ben 595€ per essere tra gli invitati dell’esclusivo cocktail party con i protagonisti della convention, che si tiene la sera prima dell’apertura al pubblico), al punto che il tetto dei mille ingressi giornalieri non è mai stato raggiunto. Naturalmente, con simili “restrizioni”, il rischio è che il LCCAF venga considerato un evento d’élite destinato solo a persone dotate di una notevole disponibilità economica o che si trasformi progressivamente nel territorio di caccia di mercanti in cerca di un investimento (negli USA e in Francia, da parecchi anni, le tavole originali di molte celebrità del fumetto mondiale vengono battute all’asta a prezzi da capogiro). Ciononostante, è innegabile che la manifestazione rappresenti l’opportunità unica di incontrare un gran numero di artisti di altissimo livello e di ammirarli mentre danno forma ad autentiche meraviglie su carta, senza la calca ormai insostenibile delle fiere tradizionali. È certamente questo l’aspetto più importante per noi e pure quest’anno ne abbiamo approfittato per fare quattro chiacchiere con alcuni di loro, da cui sono emersi diversi commenti significativi, che crediamo interessante condividere.
Con Liam Sharp, per esempio, ci siamo soffermati sulle bellissime tavole delle sue storie destinate alla rivista in bianco e nero The Savage Sword of Conan, che hanno cominciato a essere pubblicate a partire dal numero 8 della testata, uscito negli USA a fine aprile. È un lavoro del quale l’autore britannico va molto fiero – in cui si è messo alla prova anche come sceneggiatore - che considera il migliore della sua carriera e che sognava di realizzare fin dai suoi esordi professionali nei comic book. Ci ha raccontato di quando, a nove anni, rimase impressionato da una copertina di Frank Frazetta per un romanzo dedicato all’eroe di Robert E. Howard esposto nella vetrina di una libreria di Derby, la cittadina inglese dove vive tuttora, e di quanto il grande artista italoamericano abbia influenzato il suo stile. Una volta cresciuto, il primo contatto con il Conan fumettistico fu con gli albi disegnati da John Buscema, ma non appena recuperò gli episodi illustrati da Barry Windsor-Smith, quest’ultimo divenne immediatamente il suo idolo. Non è un caso, pertanto, che le tavole di cui abbiamo detto, mostrino un’evoluzione grafica che omaggia chiaramente il tratto elegante e la cura maniacale dei dettagli del suo celebre connazionale. Adesso non ci resta che aspettare dicembre, quando la Panini dovrebbe iniziare a pubblicare queste storie anche in Italia.
A Travis Charest, invece, abbiamo chiesto cosa lo abbia spinto a tornare, dopo oltre due decenni - benché soltanto per un numero (il terzo della miniserie Ambassadors scritta da Mark Millar, reperibile in un volume Panini del 2023) – a disegnare un albo a fumetti. Il cartoonist canadese ci ha riferito che si è trattato di un caso isolato, che è stato possibile solo per il mutuo rispetto che si è creato negli anni tra lui e Millar. Non una vera e propria amicizia, quindi, ma un legame sufficiente a spingere lo sceneggiatore scozzese a concedergli un tempo molto lungo per terminare le tavole, pur di averlo a bordo in una sua opera. Nell’immediato futuro, a quanto pare, sarà davvero difficile vedere di nuovo il suo nome su un comic book, dato che, quando non realizza commission o variant cover (che sono la sua attività principale), si dedica a proseguire Spacegirl, la sua serie creator owned in formato striscia, della quale, però, in oltre dieci anni, si è visto molto poco. Un vero peccato, soprattutto per chi non ha vissuto l’epoca ormai lontana in cui la Star Comics faceva uscire in edicola le collane delle Wildstorm (ristampate solo in parte), gratificate dall’arte strabiliante del giovane Charest.
Sfruttando, poi, la presenza sia di John Romita Jr. che di Pepe Larraz (che, in questo momento, si stanno alternando ai disegni della nuova run di Amazing Spider-Man), abbiamo domandato a entrambi come si trovano a lavorare con Joe Kelly, l’attuale sceneggiatore della serie, con il quale nessuno dei due aveva collaborato in precedenza. Romita ha innanzitutto tenuto a rimarcare che poter continuare a illustrare le avventure di un personaggio che ama e così importante per il fumetto mondiale è sempre motivo d’orgoglio. Riguardo a Kelly, ne ha tessuto le lodi come scrittore e lo ritiene l’autore ideale per permettergli di diventare un artista migliore (un’affermazione surreale, vista la sua età, ma emblematica della passione inesauribile che alberga in questo gigante della letteratura disegnata), in quanto le sue sceneggiature, che richiedono tavole ricche di dettagli e di personaggi, rappresentano una sfida continua per chi, come lui, non ha intenzione di fare uso di strumenti digitali (ha provocatoriamente utilizzato la frase “la vecchia scuola è sempre la migliore”). Pure Larraz si è detto contento di poter collaborare con Kelly, che apprezza fin dalla sua gestione di Deadpool di quasi trent’anni fa. Oltretutto, essendo un grande amico di Ken Niimura (che in coppia con lo scrittore statunitense ha realizzato I Kill Giants e Sergente immortale), ne aveva spesso sentito parlare molto bene. Ciò che maggiormente piace a Larraz di Kelly è la sua prosa brillante e la maniera con cui fa interagire i vari personaggi. In aggiunta, a meno che non si tratti di villain storici (che comunque il cartoonist spagnolo adora ritrarre), è un autore che lascia all’artista la possibilità di dare spazio alla propria fantasia. Un esempio è Hobgoblin, che Larraz sostiene di aver voluto parzialmente reinterpretare per conferirgli un look più oscuro e aggressivo.
A proposito di nuove versioni, non abbiamo potuto fare a meno di chiedere a Rafa Sandoval di raccontarci qualcosa della sua esperienza su Absolute Superman, testata della quale è il disegnatore titolare. Da quanto ci ha riferito, all’inizio pareva che la serie sarebbe stata affidata a qualcun altro (probabilmente Rafael Albuquerque, da cui il fumettista andaluso ci ha detto di aver ricevuto le bozze preliminari dei character principali), perché sebbene sia stato il primo a essere contattato dalla DC, era già in trattativa per un progetto diverso (che non ci ha rivelato). In seguito, però, quando quel progetto è stato improvvisamente rinviato, è riuscito a tornare in corsa per illustrare la nuova collana e a ottenere un incarico a cui, in ogni caso, teneva parecchio. Con molta enfasi ha, infatti, sottolineato che – essendo l’Uomo d’Acciaio uno dei suoi supereroi preferiti - poter dare vita a un Superman più moderno e maggiormente in sintonia con il gusto dei lettori di oggi è un sogno che si è realizzato. Soprattutto dopo essere venuto a conoscenza dei piani a lungo termine di Jason Aaron (lo sceneggiatore della serie), dei quali, naturalmente, non ha potuto fornirci alcun dettaglio, ma che - pur senza snaturare l’essenza del personaggio - garantisce davvero sorprendenti. Ci ha pure confessato, tuttavia, che tra qualche mese, a malincuore, potrebbe essere costretto a lasciare la testata, in quanto è consapevole che il pubblico americano tende a stancarsi rapidamente di vedere all’opera sempre lo stesso autore (un’amara verità che, in tempi recenti, abbiamo effettivamente visto concretizzarsi su molti titoli).
Rimanendo ai cartoonist spagnoli, abbiamo avuto il piacere di incontrare anche Pasqual Ferry, dal quale avremmo voluto avere qualche anticipazione del nuovo corso di Thor, che a breve partirà negli Stati Uniti e di cui lui sarà il disegnatore, ma ha preferito non condividere nulla, dato che pure il minimo riferimento a cosa Al Ewing (che continuerà a scrivere le gesta del Dio del Tuono) ha in serbo per i lettori, potrebbe portare alla luce sviluppi della serie che non è stato autorizzato a rivelare. Ci ha, però, informato di avere finalmente concluso Alice, il graphic novel di 260 pagine vagamente ispirato ai romanzi di Lewis Carroll, in cui si è cimentato anche come sceneggiatore. È un’opera che lo ha tenuto impegnato per parecchi anni e che spera possa essere presto serializzata da un editore americano. Accennando, poi, alla sua carriera, si è lasciato andare a una lunga rievocazione nostalgica di quando assieme ai suoi grandi amici Salvador Larroca e il compianto Carlos Pacheco riuscì ad arrivare alla Marvel, dopo una breve parentesi presso la filiale inglese della Casa delle Idee. Da amante dei comic book, fu un desiderio che si esaudiva e un periodo indimenticabile della sua vita.
Con diversi altri autori, abbiamo, infine, provato a indagare sui loro lavori futuri e, in effetti, qualcosa ci è stato anticipato, ma, comprensibilmente, a patto di non scrivere nulla a riguardo, trattandosi di progetti non ancora annunciati. Considerando il livello dei fumettisti coinvolti, però, credeteci se vi diciamo che ne vedremo delle belle. Intanto... godetevi la nostra gallery con gli artisti incontrati durante l'evento.
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