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Oscure visioni: i film abortiti di Batman

Oscure visioni: i film abortiti di Batman

La vita cinematografica di Batman ha subito diverse iterazioni e se Christopher Nolan sembra aver avuto le idee chiare su come strutturare la sua trilogia dando coerenza e compattezza all’impianto, il resto dei film dedicati al vigilante di Gotham non ha avuto la stessa lungimiranza. Ogni nuova avventura, dunque, doveva essere ripensata da zero e ciò rendeva il compito dei realizzatori ancora più difficile, costringendoli a sparare alla cieca sperando di centrare il bersaglio.

Problemi produttivi di sorta non sono nuovi alla saga: il “Batman” di Tim Burton doveva inizialmente essere nelle mani di Ivan Reitman, con Bill Murray nei panni di Bruce Wayne e David Bowie in quelli di Joker, e “Batman Forever” prevedeva il ritorno di Burton alla regia, Robin Williams nelle vesti dell’Enigmista e l’afroamericano Marlon Wayans in quelle di Robin. Tuttavia, si trattava di inversioni di marcia a produzione iniziata. La fine degli anni Novanta, al contrario, si è distinta per il lungo periodo di development hell, gergo per indicare la travagliata fase di sviluppo di una pellicola, durante il quale la maggior parte degli spunti si arenava alle prime bozze, figurarsi iniziare le riprese.

I fatti: dal 1997 al 2005 c’è stato uno iato in cui l’uomo pipistrello è stato ostracizzato dal grande schermo. Apparentemente, l’universo cinematografico DC si era preso una pausa nel momento di maggiore espansione dei cinecomic. In realtà, i produttori stavano facendo di tutto per portare Batman al cinema, ma tra false partenze, cambi di guardia e indecisioni sulla storia, nulla si era mai realmente concretizzato fino all’arrivo di Nolan. La strada per arrivare a “Batman Begins”, dunque, è stata talmente impervia da meritare una trattazione a sé.

Passato remoto: 1997-2000

Durante la produzione di “Batman & Robin”, i dirigenti della Warner Bros. rimasero talmente impressionati dalla visione dei giornalieri (il totale delle riprese girate nel corso di ogni giornata lavorativa) da blindare Joel Schumacher per un sequel e commissionare ad Akiva Goldsman, la cui penna aveva già firmato “Batman Forever e Batman & Robin”, una trama per un nuovo episodio, provvisoriamente intitolato “Batman Triumphant”. Schumacher a questo punto era davvero intenzionato a dirigere un nuovo episodio della saga. Una dichiarazione del 1996 a proposito chiarisce il punto di vista del regista: "Questo è il lavoro più divertente del mondo, non avete idea di quanto mi diverta a fare un film di Batman. Inoltre ho chiesto agli attori di essere in questi film e non potrei mai arrivare a dire ‘Grazie mille, io me ne vado’. Sarebbe immorale, scorretto e poco interessante". Goldsman, al contrario, rifiutò l’ingaggio e il compito venne assegnato a Mark Protosevich. Venne addirittura scelta la data d’uscita: estate 1999.

Visto l’apprezzamento del lavoro di Schumacher, si decise di mantenere il tono farsesco dei precedenti capitoli, all’insegna di un generale “more is better”. Tre i cattivi: lo Spaventapasseri, Joker e Harley Quinn. Nella sceneggiatura di Protosevich, allo Spaventapasseri era affidato il ruolo di cattivo primario, mentre due sottotrame prevedevano il ritorno di Joker negli incubi di Batman, causati dalle tossine dello Spaventapasseri, e l’arrivo di Harley Quinn, intenzionata a uccidere Batman per vendicare il suo amato Joker. Insomma, un rimestamento senza particolari guizzi di quanto già visto negli altri film.
Nonostante non fossero mai stati fatti dei veri provini, i produttori si mossero precocemente anche sul versante del casting: George Clooney, Chris O’Donnell, Jack Nicholson e Alicia Silverstone avrebbero ripreso i loro personaggi (sebbene nel copione non si faccia riferimento al ruolo della Silverstone), mentre una lista di nomi era stata compilata per le nuove entrate: in corsa per lo Spaventapasseri comparivano attori come Howard Stern, Nicolas Cage, Steve Buscemi, Ewan McGregor e Jeff Goldblum, e si vociferò di un coinvolgimento di Madonna come Harley Quinn.

Risulta impressionante come sia cambiato il modus operandi dei dirigenti. Se oggi gli studi sono più cauti e prima dell’uscita del film nelle sale si limitano a commissionare una prima bozza, all’epoca spinsero il più possibile i lavori per “Batman Triumphant”, convinti del successo di “Batman & Robin”.
Tuttavia, con l’uscita del film, con il fiasco di critica e incassi, il progetto si sfaldò davanti ai loro occhi. Era tutto da rifare. Un anno dopo il flop di “Batman & Robin”, Lee Shapiro e Stephen Wise parlarono a uno dei produttori, Greg Silverman, della loro visione per il franchise: un approccio più veritiero, un ritorno alle radici del cavaliere oscuro. Per enfatizzare questo aspetto, la proposta venne ribattezzata “Batman: DarKnight”.

“Batman: DarKnight” vede Bruce Wayne in profonda crisi dopo essersi reso conto di aver perso la sua arma più importante nella lotta al crimine, l’alone di mistero e paura che lo circondava. Dick Grayson, nel frattempo, sta cercando di farsi una nuova vita e studia alla Gotham University, dove insegna il dottor Jonathan Crane, il quale lavora anche come psichiatra all’Arkham Asylum, impegnato in radicali studi sulla paura. Durante un acceso confronto con il collega Kirk Langstrom, Crane lo trasforma accidentalmente in Man-Bat, orrido mostro metà uomo e metà pipistrello che semina il terrore in tutta Gotham. La cittadinanza crede che queste stragi notturne siano opera di Batman e all’eroe non resta che tornare in azione per fare luce sul mistero.
La sceneggiatura avrebbe inoltre narrato le vere origini dello Spaventapasseri: Crane era nato senza il senso del tatto e questo lo rendeva a tutti gli effetti un pupazzo di paglia. "Decisamente non uno di quei cattivi sopra le righe", affermò Lee Shapiro in merito al taglio più realistico del film. Una strada che, in seguito, venne battuta anche da Nolan per “Batman Begins”. Tuttavia, come ha fatto notare Shapiro in un'intervista del 2005, il personaggio dello Spaventapasseri era definito con maggior precisione nello script suo e di Wise, che a conti fatti risultava quello che, tra tutti, avrebbe avuto maggiori possibilità di venire approvato dalla Warner.

Silverman fu entusiasta della proposta, in particolare del nuovo antagonista, Man-Bat. Ai due venne dato il via libera per fare un tentativo: in tre mesi la coppia completò la prima bozza, poi mandata a Joel Schumacher (esaltato di girare un “vero film di Batman. Tornerò alle basi e realizzerò un ritratto oscuro del personaggio”), Tom Lassally, responsabile della sezione sviluppo cinematografico della Warner, Lorenzo DiBonaventura (parte importante nella nascita di “Matrix” e “Harry Potter”), e a Benjamin Melniker e Michael Uslan, produttori esecutivi di ogni film di Batman. Poco dopo, Lassally lasciò la Warner e il suo rimpiazzo, Jeff Robinov, bocciò l’idea, non trovandola congeniale. Robinov procedette a un drastico cambio di rotta: da quel momento i copioni avrebbero dovuto guardare ai fumetti come fonte d’ispirazione primaria.

Guidata da decisioni estemporanee e poco meditate, la sorte cinematografica di Batman si dimostrò ancora una volta discontinua e senza una direzione certa. Shapiro commentò così la vicenda: "L’entusiasmo con il tempo ha lasciato il passo alla scelta giusta. Non penso ci sia mai stato un periodo in cui non volevano fare un altro film, ma so per certo che c’è stato un momento in cui la loro attesa spasmodica si è scontrata con il nostro desiderio di aspettare". Dalle parole dello sceneggiatore, il cui copione aveva ricevuto recensioni molto positive, emerge l’insicurezza dei dirigenti nei riguardi della saga: "Prima di che approvassero ‘Batman Begins’ c’erano soltanto 4 o 5 idee per delle storie sul tavolo e questa è una ratio molto bassa per Hollywood".

Primo anno, nuovo anno: 2000-2005

Robinov, oltre a imporre il fumetto come punto di partenza, propose l’idea di un nuovo inizio, di ricominciare con un approccio fresco e giovane, grazie all’input di una nuova generazione di cineasti, finalmente pronti a confrontarsi con l’eroe di Gotham. Per questo Schumacher, interessato alla regia di un film di Batman tratto dal graphic novel Il ritorno del Cavaliere Oscuro, venne allontanato dal progetto.

Gli executive, volendo sviluppare un lungometraggio basato su Batman: Year One, lavoro seminale nell’universo di Batman a opera di Frank Miller e David Mazzucchelli, chiesero alla nuova promessa del cinema indipendente, Darren Aronofsky (che era sotto i riflettori grazie al suo esordio π - Il teorema del delirio) di illustrare le proprie idee per il franchise in un colloquio informale. "Dissi loro che volevo Clint Eastwood come un attempato Batman e che avrei girato in esterni, a Tokio, spacciandola per Gotham", rivelò il regista pochi anni più tardi.

Intrigati dalla sua visione, i responsabili gli chiesero di presentare una prima bozza. Aronofsky era però nel bel mezzo delle riprese di “Requiem for a Dream” e l’incarico venne offerto a Scott Rosenberg (“Armageddon”, “Alta fedeltà”, “Spider-Man”), che rifiutò a sua volta.
Messo momentaneamente da parte Year One, si cercò l’ispirazione in altri media. L’aiuto arrivò da una fonte inaspettata: la televisione. Lo show televisivo “Batman Beyond” (“Batman of the Future”, nella versione italiana), infatti, stava riscuotendo il plauso della critica e gli ascolti erano molto buoni. Un team di lavoro, composto da Paul Dini, Neal Stephenson e Boaz Yakin, quest’ultimo anche regista del progetto, si mise all’opera per produrre un copione. Nel frattempo, Aronofsky si era liberato dagli impegni ed era pronto a trattare. L’infatuazione per Batman Beyond ebbe vita breve e lo studio decise di ritornare sui propri passi, dando una seconda possibilità a Year One. La Warner assoldò ufficialmente Aronofsky per scrivere e dirigere la pellicola. Il giovane regista portò con sé Frank Miller come co-sceneggiatore (i due avevano già lavorato a un adattamento fallito di Ronin) e Matthew Libatique, suo collaboratore stretto, come direttore della fotografia.

Aronofksy disse a proposito: "A un certo punto sembrava ci fosse una speranza che, nella stessa maniera in cui la DC Comics fa uscire varie testate di Batman per diverse fasce di lettori, venissero fatti diversi tipi di film. Quindi io mi stavo candidando a fare un Batman vietato ai minori, si poteva fare per poco prezzo, magari in 16 mm e distribuirlo dopo l’uscita del film per bambini, dicendo “Quello era per bambini, questo è per adulti”".
L’idea, quindi, era di produrre due pellicole, una dedicate ai fan del fumetto, adulta e realistica, l’altra per un pubblico infantile, meno smaliziata e pessimistica. Ecco spiegato lo sviluppo parallelo di Year One e Beyond.

La sceneggiatura di Aronofksy e Miller si discostava notevolmente dal materiale di partenza: Bruce, dopo la morte dei genitori, vive con Big Al, un meccanico che lo alleva come un figlio. Dopo la morte di Al, Bruce è accudito dal figlio, Little Al, il quale funge da tutore e maestro per il giovane (una versione meno raffinata di Alfred). La batmobile è una Lincoln Continental modificata e la genesi dell’eroe è diametralmente opposta a quella comunemente nota: il simbolo del pipistrello deriva dall’anello del padre di Bruce, le cui iniziali, TW, intersecate tra di loro vengono impresse sulla carne dei criminali che Bruce picchia senza pietà. I notiziari scambiano il segno per il simbolo di un pipistrello e Bruce si adegua al nomignolo che la stampa gli affibbia, The Bat-Man. Gordon è un poliziotto onesto, ma psicologicamente provato (la sua scena d’apertura lo vede seduto in un bagno a meditare il proprio suicidio), Selina Kyle è la proprietaria di un bordello e Bruce è motivato da un odio puro e spietato verso la corruzione, tanto da conficcare una penna nell’occhio del corrotto commissario Loeb nel climax del film.

Una volta pubblicato il copione online, molti commentatori si dissero perplessi dal taglio dato al franchise: le situazioni sono sì adulte e cupe, ma il protagonista è snaturato nei suoi aspetti fondamentali, non c’è una vera crescita e le motivazioni sono dettate dall’odio e dall’egoismo piuttosto che dal desiderio di una società migliore. Non stupisce che tra le fonti d’ispirazione ci fossero “Taxi Driver” e “Il braccio violento della legge”, nonché l’influsso iper-violento di Miller. Il tentativo era quello di creare un nuovo classico americano, mischiato con la mitologia del fumetto. La sceneggiatura, interessante, ben scritta e con molto potenziale, appare però troppo presa dall’affermare sé stessa e incurante dell’iconicità del personaggio.
I produttori, infatti, man mano che il progetto prendeva forma, capirono che la visione di Aronofsky non era quella che avevano in mente e che il risultato finale si apprestava a essere fin troppo cupo per i loro standard. Chiesero prima ai fratelli Wachowski e poi a Joss Whedon di elaborare un nuovo trattamento da far dirigere al regista, che però rifiutò sdegnato. Senza pensarci due volte, nel giugno 2002 smantellarono gli uffici e chiusero la produzione.

Finalmente, nel 2003, il regista di “Insomnia”, film prodotto dalla Warner Bros., ha propossto il proprio concetto di sviluppo del personaggio. Il suo nome è Christopher Nolan e il resto, come si suol dire, è storia.

Famiglia allargata: Batman e gli altri eroi

Nonostante Batman sia sempre stato un eroe solitario, l’idea di unirlo con altre proprietà intellettuali della DC Comics ha attirato molti produttori e sceneggiatori nel corso degli anni.

Per un breve periodo venne portato avanti il crossover “Batman Vs Superman”, sviluppato dall’autore di “Seven” Andrew Kevin Walker durante l’estate del 2001 e in seguito riscritta da Akiva Goldsman. Chiamato Wolfgang Petersen a dirigere quello che si prospettava come il blockbuster per eccellenza, la Warner fissò come anno d’uscita il 2004. A pochi mesi dall’inizio della pre-produzione, il regista preferì dedicarsi a “Troy” e le attenzioni della casa di produzione passarono rispettivamente su “Batman Begins” e “Superman Returns”. Le ragioni, oltre che logistiche, furono di carattere economico: due film avrebbero incassato sicuramente più di un solo team-up. Tutto ciò che rimane del film è, oltre alle bozze dei due scrittori, un concept art del poster, inserito come inside-joke nel film del 2007 “Io sono leggenda” (scritto proprio da Goldsman). Nella versione di Walker, tutti gli affetti di Bruce sono morti, l’unica persona che gli dà una ragione di vita è la nuova fidanzata, Elizabeth Miller. I due si sposano e Clark Kent fa il testimone di nozze di Bruce. Quando il Joker uccide Elizabeth durante la luna di miele, Bruce prima progetta la sua vendetta e poi incolpa Clark della morte della moglie. I due si scontrano, salvo scoprire che la vicenda era un elaborato piano ideato da Lex Luthor per mettere uno contro l’altro.

Menzione d’onore, infine, al film della Justice League, che vedeva Batman parte di un cast corale comprendente i più grandi e famosi supereroi DC, la cui travagliata lavorazione meriterebbe un capitolo a sé. Per seguire gli sviluppi più recenti bisogna partire dal 2007, anno in cui Kieran e Michele Mulroney (“Sherlock Holmes - Gioco di ombre”) iniziarono a scrivere la sceneggiatura di Justice League, completandola in giugno e ottenendo pareri positivi dallo studio. George Miller venne ingaggiato come regista, Barrie M. Osborne (“Matrix”, “Il signore degli anelli”) come produttore. Con un budget di 220 milioni di dollari, il film era pronto per entrare in pre-produzione nella primavera del 2008.

Il cast principale era completo e comprendeva D.J. Cotrona (Superman), Arnie Hammer (Batman), Megan Gale (Wonder Woman), Adam Brody (Flash) e Common (Lanterna Verde). Miller sembrava pronto a girare se non fosse che, nell’agosto dello stesso anno, la Warner fece marcia indietro e decise di adottare una tecnica simile a quella utilizzata dalla Marvel per “The Avengers”: distribuire ogni anno un film dedicato a un singolo personaggio, per poi culminare con il lungometraggio della Justice League. Il piano si concretizzò in un nulla di fatto, a causa dell’insuccesso di “Green Lantern”.

Nonostante lo studio sia ancora interessato allo sfruttamento dei personaggi (Will Beall è attualmente impegnato in una nuova stesura del copione della “Justice League”, mentre gli sceneggiatori di “Green Lantern” sono all’opera su “The Flash e Wonder Woman”), la DC ha frenato le proprie ambizioni e, come testimoniato recentemente, difficilmente il progetto vedrà la luce in tempi brevi.

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