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Evangelion Night: un punto di vista

Serata one shot, dedicata ai fanatici degli anime robotici, quella del 4 settembre nei cinema convenzionati per l'evento Nexo Digital. Evangelion Night è il nome evocativo sotto il quale agguerriti spettatori hanno potuto (ri)vedere i primi due capitoli della saga robotica più famosa di sempre. A scanso di equivoci, diciamo subito che non si tratta di prime visioni, ma di film già usciti tempo fa in Dvd per Dynamic Italia e proposti oggi accorpati sotto forma di “maratona”.

A giudicare dall'affluenza di pubblico in sala al primo spettacolo – uno scomodissimo 16:00 – 20:00 – l'esperimento di proiettare quattro ore di fila di anime al cinema, è riuscito. La maratona è una sorta di lancio del terzo capitolo della saga, prevista per fine mese, e allo stesso tempo di reminder delle puntate precedenti.
Evangelion 1.0 You are (not) alone e Evangelion 2.0 You can (not) advance nascono come riduzioni ragionate della serie composta da 25 episodi: Neon Genesis Evangelion. I film risentono quindi di forzature di plot necessarie per una fruizione al cinema di sole quattro ore. La scelta perciò di sommare i due film per una visione non-stop, se da una parte esalta i fanatici e gli appassionati, dall'altra rischia di provocare sonnolenza e fatica in curiosi e neofiti.
L'impressione, uscendo dal cinema, è di essersi visti non due film ognuno con una loro indipendenza narrativa, ma di aver assistito ad un unica pellicola senza soluzione di continuità, con una pausa tra il primo e il secondo tempo. La sensazione di frustrazione è aumentata dal fatto che questo big movie non ha una fine, ma rimanda appunto ancora ad un altro seguito.

Entrando nello specifico, You are (not) alone è molto più convincente di You can (not) advance proprio perché più omogeneo. La trama si sviluppa intorno agli Eva – robot umanoidi giganti – e ai loro piloti adolescenti, che cercano di fermare l'avanzata degli Angeli, mostri enormi pronti a livellare Neo Tokio e distruggere tutta l'umanità. La questione potrebbe concludersi anche qui, ma Hideaki Anno – regista e autore – imbastisce la sua opera di riferimenti alla religione cristiana, alla filosofia e ad un fantomatico progetto di miglioramento dell'essere umano.
La serie originale, con i suoi tempi dilatati, vinceva la sfida nell'affiancare robottoni e Bibbia, AT field e spiritualità, Angeli e crocifissi; nei film invece, l'effetto finale è quello della troppa carne al fuoco che, soprattutto nel secondo capitolo, fa mollare la spugna della credibilità.

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