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Luca Tomassini

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4 Words About: Teenage Mutant Ninja Turtles 1

  • Pubblicato in Focus

4 Words About , ovvero "Per chi apprezza il dono della sintesi".
Teenage Mutant Ninja Turtles 1

Il racconto in medias res è uno stratagemma narrativo che funziona fin dai tempi di Omero, e anche Jason Aaron decide di farne uso nel suo reboot della serie dedicata alle Tartarughe Ninja. Le quattro testuggini più famose della cultura pop si sono separate e non sappiamo il perché: Donatello è prigioniero con altri animali in un Safari Park nel profondo Sud degli States, mentre Raffaello è dietro le sbarre a San Quintino. La curiosità di scoprire come si è arrivati a questo punto è il motivo per l'eventuale acquisto del secondo albo. Un debutto discreto, attraversato però da un forte senso di déjà vu.
Al tavolo del comparto grafico sono invitati due convitati di lusso come Chris Burnham e Joëlle Jones: migliore il contributo del primo, a suo agio con i toni truci del prologo, mentre nella prova svogliata della seconda facciamo fatica a ritrovare la raffinata illustratrice di Catwoman e Lady Killer.

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Dati del volume
Editore: Panini Comics
Autori: Testi di Jason Aaron, disegni di Chris Burnham e Joëlle Jones
Genere: Avventura
Formato: 17x26, 48 pp., S., col.
Prezzo: 5€
ISBN: 9791221903638
Voto: 6,5

Kang, la Saga del Conquistatore del Passato e del Futuro, recensione: l'uomo che sottomise il tempo

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Kang il Conquistatore, uno dei villain più iconici del Marvel Universe, è stato creato da Stan Lee e Jack Kirby su Avengers 8 del 1964. Kang è uno degli avversari più affascinanti della storia del fumetto a stelle e strisce per un motivo che lo rende diverso da tutti gli altri: è un viaggiatore temporale che a causa dei suoi frequenti spostamenti nel tempo ha causato veri e propri paradossi rendendo la sua storia personale molto complessa.

Nathaniel Richards, questo è il suo vero nome, era uno scienziato del trentesimo secolo oltre che grande appassionato di storia. Nella sua veste di storico era particolarmente interessato alla storia delle guerre e delle dominazioni dei tempi antichi. La sua epoca era ormai pacifica, quindi, per soddisfare la sua brama di potere, decise di compiere un viaggio a ritroso nel tempo.  Grazie ad un macchinario di sua invenzione sbarcò nell'Antico Egitto che conquistò assumendo i panni del faraone Rama - Tut. Qui venne affrontato e battuto dai Fantastici Quattro, a loro volta profughi nel tempo. Per fuggire dal Quartetto cercò di tornare nel futuro, ma per errore si ritrovò nel quarantesimo secolo, ovvero dieci secoli dopo la sua nascita. Il suo mondo pacificato non esisteva più e nuove guerre e devastazioni lo avevano messo a soqquadro. La civiltà era crollata lasciando spazio a nuovi barbari, ma grazie alla scienza Nathaniel li sottomise velocemente e diventò il padrone assoluto di quest'epoca con il nome di Kang il Conquistatore. Bramoso di lanciarsi in nuove imprese di conquista tornò nuovamente indietro nel tempo, scegliendo questa volta il ventesimo secolo per affrontare gli Avengers che, non senza qualche problema, lo sconfissero. Di qui in poi cominciò una rivalità tra il Conquistatore e i Vendicatori, che si affrontarono innumerevoli volte.

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Il volume pubblicato da Panini Comics, La Saga del Conquistatore del Passato e del Futuro fotografa alcuni momenti importanti (e altri meno, lo diciamo subito) della storia di Kang. Il materiale presentato è infatti molto eterogeneo ed è composto da pietre miliari e da altre storie francamente trascurabili. Il volume si apre con Fantastic Four 19 nel 1963 i cui Nathaniel veste i panni del faraone Rama - Tut scontrandosi, come abbiamo già detto, con i Fantastici 4 per poi proseguire con Avengers #8 del 1964 in cui finalmente il personaggio assume l’identità di Kang il Conquistatore. Si tratta di due classici assoluti della Marvel classica filmati da Stan Lee e Jack Kirby due pietre miliari sulla quali si poggerà molta della mitologia successiva del personaggio. Due caposaldi, due storie epiche caratterizzate dalle ingenuità del periodo realizzate da due giganti della storia del fumetto americano.

Il volume prosegue facendo un passo avanti nel tempo e arrivando fino al 2016 con il rilancio di Avengers firmato da Mark Waid e Adam Kubert. La storia presentata è incentrata su un dilemma morale di Visione, che cede alla tentazione di tornare indietro (anzi avanti) nel tempo per eliminare Kang nella culla. Il suo ripensamento tardivo non basterà comunque ad evitare le cosiddette Kang Wars, la successiva saga in sei parti scritta da Waid per le suggestive tavole dipinte da Mike Del Mundo. Si tratta del pezzo forte del volume, un’avventura epica a cavallo del tempo scritta con gusto classico da un mostro sacro come Waid e affrescata con stile pittorico da un ispirato Del Mundo, che si lancia in citazioni d’autore come il ciclo dei quadri di Salvador Dalì dedicati al tempo. Una storia che vede coinvolta più di una formazione di Avenger nel tentativo di sconfiggere Kang e che vale da sola l'acquisto del volume. Non si può dire lo stesso della storia presentata a seguire, un'avventura con protagonista Ms. Marvel – Kamala Khan tratta dall’ antologico Avengers: Back to the basics, che brilla né per testi né per disegni e fatichiamo a comprendere il motivo per il quale sia stata inserita nel volume. Meglio il capitolo successivo tratto da Moon Knight Annual del 2019, che stabilisce una interessante rivalità tra l'alter-ego di Marc Spector e Kang.

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Il volume prosegue con Symbiote Spider-Man, una miniserie tie-in all'evento King in Black del 2021. Si tratta di una divertente avventura cosmica scritta da Peter David per i disegni e fotorealistici di Greg Land ambientata ai tempi in cui Peter Parker indossava il costume nero. Come tutti i lettori ricorderanno, il costume si rivelerà essere un alieno, un parassita spaziale che in seguito causerà la nascita di Venom. La miniserie lega questo momento iconico della vita di Spider-man alla saga di Knull imbastita da Donnie Cates proprio sulle pagine di Venom e King in Black. La storia vede la partecipazione, ovviamente, di Kang e di altri personaggi come Monica Rambeau, Rocket Raccoon e Black night. I due capitoli finali del volume sono anche i più recenti. Fantastic Four #35 del 2021 l'albo che ha visto ritorno di John Romita Jr. alla Marvel dopo aver passato quasi un decennio alla DC Comics, un evento celebrato con un'avventura di stampo classico scritta da Dan Slott che rievoca le epopee Marvel della Silver Age, come, la memorabile sfida tra Kang stesso e il Gran Maestro in storie leggendarie di Avengers scritte da Roy Thomas. I Fantastici Quattro affrontano, a cavallo tra le diverse epoche, il Conquistatore e le sue diverse incarnazioni come Immortus e il Centurione Scarlatto.

Conclude il volume Timeless, one–shot del 2022 che, attraverso la figura di Kang, serviva a delineare le trame che avrebbero attraversato gli albi Marvel di quell'anno. In Timeless Kang deve convincere uno storico, Anatoli Petrov, che il Conquistatore e non il Dottor Destino (villain ammirato dall’accademico) è l'uomo che avrà il più grande impatto sulla storia del XXI secolo. Inutile dire che Kang riuscirà nel suo intento, mentre si succedono una di seguito all’altra rivelazioni sul futuro del Marvel Universe di cui Petrov sarà testimone.

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Kang: La saga del conquistatore del passato e del futuro è un volume dalla qualità eterogenea e discontinua, che contiene classici indispensabili per la conoscenza del personaggio ed altri momenti francamente trascurabili. Deve essere valutato come una “compilation” abbastanza valida per avere una conoscenza di base sul personaggio. Per approfondire la storia di questo grande villain, però, è consigliabile recuperare alcuni classici disponibili in altri volumi Panini Comics come la succitata Saga del Gran Maestro, la Saga della Madonna Celestiale, gli episodi di Avengers firmati negli anni ’80 da Roger Stern, Walter Simonson e John Buscema in cui appare per la prima volta il Consiglio dei Kang (al centro degli sviluppi degli ultimi anni del Marvel Cinematic Universe) e il capolavoro Avengers Forever di Kurt Busiek e Carlos Pacheco.

Lucca Comics & Games 2024: un bilancio

  • Pubblicato in Focus

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Si è conclusa l’edizione del 2024 di Lucca Comics & Games, la regina delle kermesse italiane dedicate al mondo dell’intrattenimento a 360°. L’ennesima edizione contrassegnata da un alto numero di presenze – si parla di oltre 275.000 biglietti staccati, un calo rispetto ai 314.000 dello scorso anno – che ne fanno comunque la terza in assoluto più visitata di sempre (senza contare il gran numero – non calcolabile – dei visitatori delle numerose aree gratuite o di quanti hanno deciso di farsi una passeggiata lungo le mura del centro storico per ammirare l’abituale e colorata parata di coloratissimi cosplayer).
La terza edizione (per fortuna baciata dal sole) per numero di partecipanti, dicono i numeri, ma comunque gargantuesca nella percezione di chi scrive per la gran folla (almeno nella giornata festiva del 1 novembre e del giorno successivo, ma ne parliamo tra poche righe) che si è riversata nelle strade e nelle piazze del centro storico di Lucca, uno dei più belli della Toscana e del nostro paese. E gargantuesca anche per l’offerta clamorosa di contenuti - tra padiglioni di editori e rivenditori e firmacopie di autori, mostre, proiezioni speciali di anteprime di film e serie tv nei cinema del centro, conferenze ed altri eventi multimediali – da far girare la testa. Una partecipazione che ha travalicato anche i  limiti della partecipazione fisica, con dirette streaming a cui si sono collegati oltre 150.000 utenti Twitch con oltre 400.000 visualizzazioni. Numeri a cui si aggiungono quelli dei 16.000 professionisti registratisi per l’evento, 900 ospiti, 1585 appuntamenti tra laboratori, workshop, incontri, dibattiti, showcase e sessioni di gioco.

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Al netto dei numeri snocciolati – tutti importantissimi, ci mancherebbe – e dei commenti istituzionali, ci piace pensare che il successo costante di Lucca Comics & Games sia dovuto essenzialmente alla partecipazione di legioni di visitatori che, in nome di una grande passione, sopportano una serie di criticità di non poco conto. E di una schiera di operatori sul campo – eroici – che lavorano in modo sovraumano per rendere più tollerabili queste criticità. Criticità che a nostro avviso sono alla base di un numero più basso di visitatori rispetto agli ultimi anni.
La prima di queste – di cui la manifestazione non è responsabile, ma che nasce dalla  fortissima richiesta di partecipazione ad essa – è quella dei prezzi delle strutture ricettive. Un'impennata di prezzi di stanze, appartamenti, hotel e b&B – sia dentro che fuori le mura del centro storico – che assume i connotati di una insopportabile speculazione. Non è esagerato dire che, con quanto speso per un pernotto per tutta la durata della manifestazione, si potrebbe parzialmente finanziare una trasferta al San Diego Comic-Con con volo, se non di prima classe, quantomeno in una dignitosa Premium Economy. Una situazione che peggiora di anno in anno e che, di fatto, taglia fuori chi vorrebbe partecipare ma non può permettersi di spendere certe cifre, per non parlare poi dei rincari di biglietti per l'ingresso giornaliero e degli abbonamenti, un aumento non indifferente per le tasche di tanti visitatori.

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Il pubblico probabilmente comincia ad avvertire anche una certa stanchezza dovuta al fatto di dover affrontare lunghissime file per fare qualsiasi cosa, come guadagnare l’ingresso a padiglioni di editori che mettono in vendita volumi che, nella maggioranza dei casi, si possono tranquillamente trovare in qualsiasi fumetteria o libreria di varia. Senza la possibilità di ottenere il classico “sconto fiera”, l’appassionato programma l’acquisto del volume nella sua fumetteria di fiducia, evitando di caricare il suo zaino di peso eccessivo. Una differenza la farebbe la possibilità di ottenere facilmente una firma o uno sketch del proprio autore preferito, ma qui veniamo ad una nota dolente: il sistema di prenotazione di eventi e firmacopie adottato per la manifestazione. Quello scelto per questa (e per la precedente) edizione di Lucca Comics si è rivelato assolutamente fallimentare, con ticket andati esauriti in poche frazioni di secondo successive all’apertura delle prenotazioni nei giorni precedenti alla fiera, anche per autori non particolarmente richiesti. Molti di questi ticket sono poi finiti in vendita online, una pratica deprecabile che dovrebbe già di per sé sentenziare la fine di questo modello e la ricerca di un’altra soluzione per le prossime edizioni. Ci rendiamo conto che non è facile gestire eventi con una partecipazione massiccia come questa e speriamo che questi nostri rilievi vengano interpretati per quello che sono: una critica costruttiva operata da chi, di Lucca e Lucca Comics, è innamorato fin da quando era ragazzino.

Ma i motivi per partecipare a Lucca Comics sono sempre tanti, a partire dal gran numero di eventi proposti: tra questi la nostra attenzione è stata catturata dai talk targati Panini Comics. Davvero interessante “Scrivere l’America 2”, moderato da Marco Rizzo, che ha proposto un parallelo tra comics e contemporaneità di assoluta attualità visto l’avvicinarsi della data del voto USA. Preziosa la partecipazione di Jeph Loeb, grandissimo sceneggiatore ospite Panini e di Gene Luen Yang, ospite Tunué, che ha fornito la sua preziosa testimonianza di figlio di immigrati cinesi negli States. All’altro panel Panini, dedicato al nuovo Ultimate Universe della Marvel moderato da Nicola Peruzzi, hanno partecipato gli autori alle prese con questa nuova iterazione di grande successo di classici personaggi della Casa delle Idee. Alla presenza di C.B. Cebulski, editor in chief Marvel, hanno sfilato Peach Momoko, idolo dei lettori più giovani, e gli italianissimi Marco Checchetto, David Messina, Alessandro Cappuccio e Stefano Caselli. Se forse è mancato il “grande disegnatore americano” di comics che potesse succedere a John Romita Jr. (2022) e Jim Lee (2023), è altrettanto vero che altri editori hanno portato ospiti di tutto rispetto. Senza perderci in un lunghissimo elenco, vogliamo citare star del calibro di Daniel Clowes (Coconino) e Craig Thompson (RizzoliLizard), due autentiche colonne del fumetto indipendente statunitense, ma anche Scott Snyder, Sean & Jacob Phillips (Saldapress), Paco Roca (Tunué) e Simon Bisley (Mirage Comics).
Massiccia la presenza di autori asiatici come, oltre alla già citata Momoko, maestri giapponesi come Baron Yoshimoto (uno dei padri del movimento gekiga), Gou Tanabe, Usamaru Furuya. Spazio anche alla Corea (con Gendry-Kim presso Bao) e a Taiwan (Toshokan).

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Di altissimo profilo le mostre allestite nella strepitosa cornice di Palazzo Ducale: da giramento di testa le personali dedicate al sensei Yoshitaka Amano, autore del manifesto di questa edizione di Lucca Comics & Games (“The Butterfly Effect”, ispirato dalla ricorrenza dei cento anno dalla morte del lucchese Giacomo Puccini) e a Carmine Di Giandomenico, artista eccellente e mai abbastanza celebrato che è ormai da tanti anni penciler di fama internazionale. Davvero notevoli le mostre dedicate ai cinquanta anni di Dungeons & Dragons e di Les Humanoids Associés, con la mitica rivista Métal Hurlant, che festeggia anch’essa le cinque decadi alla presenza del mitico co-fondatore Jean-Pierre Dionnet.

Al netto di qualche criticità, si spera affrontabili e risolvibili in tempo per le prossime edizioni, Lucca Comics & Games si conferma come sempre un’ esperienza “totale” e irrinunciabile per qualsiasi appassionato che si rispetti, una meravigliosa parentesi di pochi giorni necessaria per staccarsi brevemente dalle tristezze della vita quotidiana, per riunirsi con amici lontani ma sempre vicini con il cuore, e per respirare un po' quella bellezza che se fosse patrimonio comune dell’umanità potrebbe davvero salvare il mondo.

Deadpool & Wolverine, recensione: un buddy movie quasi perfetto immerso nella nostalgia

  • Pubblicato in Screen

Molta acqua è passata sotto i ponti tra Deadpool & Wolverine e la precedente avventura cinematografica del mercenario chiacchierone interpretato da Ryan Reynolds. Nel secondo capitolo della saga, datato 2018, Wade Wilson viaggiava ancora a vele spiegate sotto il vessillo della 20th Century Fox e con lui tutto il catalogo di personaggi Marvel appartenenti al "sottobosco" mutante. I motivi della "diaspora" cinematografica ultra ventennale degli X-Men e i personaggi ad essi collegati dal resto del Marvel Cinematic Universe sono cosa ben nota e non ci torneremo sopra in questa recensione. L'acquisizione della Fox da parte della Disney nel 2019 apre le porte a una serie di conseguenze per lungo tempo inimmaginabili tra cui quella più desiderata dai fan: il "ritorno a casa" dei mutanti Marvel che ora possono finalmente confluire nel MCU e riunirsi, come accade da sempre negli albi a fumetti, con Avengers e soci. In realtà questa reunion non si mette in moto immediatamente: tra pandemie, false ripartenze e una serie di flop del MCU impensabili fino ad Avengers: Endgame, i mutanti cominciano a fare capolino solo adesso nell'Universo Cinematografico Marvel, prima con l'acclamatissima serie animata X-Men '97 e ora proprio con Deadpool & Wolverine.

Le vicende aziendali sopra raccontate sono un piatto succulento per la verve meta-narrariva strabordante di Deadpool, personaggio di un cinecomic che sa di essere un personaggio dei cinecomic, e che è cosciente di avere l'occasione irripetibile della sua vita, fornitagli dal mellifluo Paradox. Questo subdolo agente della Time Variance Authority (ente che gli spettatori di Loki conoscono bene) propone a Wade l'upgrade della sua vita: lasciare il moribondo universo Fox prossimo alla fine per diventare icona e colonna del Marvel Cinematic Universe. Ma Wade è un mercenario con il cuore grande, e in un tripudio di violenza a metà tra cartoon e Tarantino (con buona pace di chi temeva che il passaggio alla Disney potesse "ammorbidire" le vicende cinematografiche di Deadpool) rifiuterà l'offerta per cercare di salvare i suoi amici (tra cui l'amata Vanessa) e il suo mondo condannato all'oblio. E chi (tentare di) coinvolgere nell'impresa se non Wolverine, il mutante più amato? E visto che il Logan del suo mondo è morto nell'omonimo film del 2017, Wade dovrà perlustrare il Multiverso per trovare una "variante" dell'irsuto canadese disposto ad aiutarlo.

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Non vogliamo aggiungere altro al racconto della trama di Deadpool & Wolverine, limitandoci al racconto di quanto già visto nei trailer e nel materiale promozionale uscito in questi mesi. Meglio non rischiare di spoilerare il gran numero di sorprese presenti nel film, tra camei e omaggi a cinecomic del passato e alla storia fumettistica di Logan, alcuni davvero inaspettati, che manderanno in un brodo di giuggiole gli spettatori "iniziati".
Queste apparizioni sono il piatto forte del film: alcune annunciate, altre inattese e sorprendenti (vorremmo dirvi quelle che ci hanno fatto sobbalzare sulla poltrona ma ovviamente non possiamo)... e altre lungamente suggerite e molto attese che invece non sono presenti nel film, rivelandosi parte di un'abile strategie di marketing e null'altro. Camei che non sono da derubricare a semplice "fan service", termine spesso usato in modo dispregiativo da chi dimentica che questi film vengono fatti essenzialmente per i fan.

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Vecchi lettori di fumetti o spettatori "millennial" che sono invecchiati da quel primo X-Men del 2000 targato Fox e dagli altri film Marvel prodotti da questo studio, e Deadpool & Wolverine, tra azione, sangue, battute irriverenti e gite nel Multiverso, racconta anche e soprattutto di questo. Invecchiando si diventa malinconici, e attraverso l'inserimento di hit musicali dell'epoca (e ritorni clamorosi) il film strizza l'occhio a chi in fondo ha amato quelle pellicole Fox che nei primi anni del secolo hanno avuto il merito di rilanciare con una visione moderna (seppure con qualche inciampo) il genere degli adattamenti cinematografici dei comics, anticipando la nascita dei Marvel Studios. Ed è evidente l'affetto che proprio il demiurgo del MCU, Kevin Feige, prova per l'era Fox (dove iniziò la sua carriera come giovane assistente produttore di X-Men), tributando un giusto omaggio a quelle pellicole prima che spariscano nel "vuoto" in cui si svolge il secondo e terzo atto del film. Una metafora, sempre per restare in ambito meta-narrativo, della natura consumistica della cultura pop di massa, dove tutto si divora velocemente e i resti vengono gettati via quando non vengono più considerati utili.

Ma se la dimensione "meta" è l'aspetto che più la contraddistingue, Deadpool & Wolverine è comunque una pellicola ben diretta e ben interpretata, caratterizzata da una chimica straordinaria tra i due protagonisti. Ha fatto bene Ryan Reynolds a "corteggiare" per anni Hugh Jackman (cosa che non manca di sottolineare in più di una scena), convincendolo a tornare nei panni di Wolverine. Un personaggio che interpretata da 24 anni (record assoluto), e di cui riesce a cogliere ancora sfumature inespresse in precedenza. E che goduria vederlo finalmente nel costume iconico del mutante canadese! Il nero post-Matrix non è più di moda ed i tempi sono ormai maturi per lo "yellow spandex" deriso nella pellicola del 2000. Ryan Reynolds snocciola battute irriverenti a mitraglietta, all'insegna di un sano "politicamente scorretto". I due insieme fanno fuoco e fiamme e tutto fa pensare che li rivedremo insieme.

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Due parole vanno spese per la brava Emma Corrin, che presta le sue sembianze a una Cassandra Nova minacciosa e inquietante come la sua controparte cartacea creata da Grant Morrison. Un'ottima prova dell'attrice britannica, vera sorpresa del film. Shawn Levy, esperto di commedie, ha buon gioco nel dirigere le tante scene esilaranti del film, ma riesce a trovare la giusta sintesi con i momenti drammatici confermandosi come un ottimo artigiano della macchina cinematografica statunitense.

Se proprio bisogna trovare un difetto a Deadpool & Wolverine, "buddy movie" quasi perfetto, è la sua natura di pellicola che guarda molto al passato del genere "cinecomic", mentre ci saremmo aspettati novità importanti per il futuro del MCU (come suggerito in più occasioni da Feige stesso).
Dovremo aspettare ancora per capire se l'avventura di Wade e Logan avrà conseguenze nel grande (e un po' tormentato) arazzo della Saga del Multiverso attualmente in corso nei prodotti targati Marvel Studios.

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