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La prima cover di Gipi per Orfani: Terra

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Sul numero 14 del catalogo Preview, con le novità Sergio Bonelli Editore e Bao Publishing, è stata svelata la prima cover di Gipi della muova miniserie di Orfani intitolata Terra. La quinta stagione della testata, ricordiamo, sarà in edicola da gennaio e vedrà il team artistico composto da Emiliano e Matteo Mammucari e Alessio Avallone.

Potete vedere l'immagine qui di seguito.

orfani-gipi-terra

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Anche Giulio Rincione al lavoro sulle pagine di 4 Hoods di Sergio Bonelli Editore

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Di 4 Hoods, il nuovo progetto targato Sergio Bonelli Editore della linea Young della casa editrice, che è sviluppato da Roberto Recchioni, Annalisa Leoni, Federico Rossi Edrighi e Riccardo Torti, si sa ancora poco. Poche tavole sono state pubblicate online dall'annuncio avvenuto all'Arf! Festival del 2015, e proprio oggi è stato rivelato che anche Giulio Rincione prenderà parte alla realizzazione grafica del progetto, come mostrato nell'immagine sottostante, pubblicata da Recchioni sul suo profilo Facebook.

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Dragonero 42: Il patto della strega

Dragonero, la serie fantasy di casa Bonelli è arrivata al quarantaduesimo numero, albo che si pone quasi come filler alla macro-trama che attraversa il suo universo; ci troviamo infatti di fronte a una storia autoconclusiva, priva dei comprimari del protagonista che, salvo poche eccezioni, sono presenti per tutto l’arco narrativo.
Ne Il patto della strega, da un soggetto di Luca Enoch e sceneggiatura di Giovanni Eccher, abbiamo l’alternanza di momenti cupi e tristi e altri molto action, che lasciano al dialogo solo poche pagine dell’albo.

Dragonero 42: Il patto della strega 1

Lo scout imperiale Ian Aranill deve affrontare una missione che sembra articolarsi in due parti: nella prima deve recarsi da Arysa, una donna che, dopo aver abbandonato il combattimento, si dedica alla cura degli infermi di una cittadina che raccoglie persone con handicap fisici e malattie in generale. Lo scopo di Ian è ottenere informazioni su dove trovare i Bestiari, un corpo di cacciatori di cui la curatrice un tempo faceva parte, momento narrato tramite un flashback molto semplice. Al nostro eroe serve l’aiuto e l’abilità di tali cacciatori per raggiungere il suo obiettivo: catturare un demone colpevole di numerosi omicidi nel feudo dei nobili Kastvan.
Nella seconda parte la scena si sposta proprio alla corte dei nobili appena citati, residenti in un grande palazzo fortificato, che dopo averci raccontato la loro storia, svelano per quale motivo vogliono che il mostro venga catturato. Da qui in poi abbiamo un susseguirsi di eventi molto classici e, se possiamo dire, “telefonati” che si dipanano nella caccia notturna alla famigerata creatura, azione che si svolge nel fitto di una foresta. Nelle ultime pagine abbiamo però un colpo di scena, che, tramite un evento abbastanza inaspettato, ci libera dai cliché che Eccher ha deciso di inserire in questa storia. Il finale, che si prospetta “buono” visto il modo in cui ci si arriva, si rivela invece l’esatto contrario proponendo un ribaltamento (anche se non eccessivo) di tutto ciò che accade.

Sul lato grafico Dragonero ci ha ormai abituato a una qualità veramente alta e i disegni di Antonella Platano (disegnatrice di alcuni albi di Legs Weaver) non tradiscono questo standard. Soffermandoci sulle tavole subito si nota un tratto molto preciso ed una grande maestria nel raffigurare le creature mostruose. I personaggi, di cui spiccano decisamente quelli femminili, sono disegnati con una cura maniacale nelle espressioni, che in ogni vignetta risultano convincenti e adatte al momento. Non per ultimi citiamo gli splendidi scenari, sempre molto dettagliati ed evocativi.

Dragonero 42: Il patto della strega 2

"Il patto della strega" è un albo che non presenta nulla di nuovo ai lettori della serie, ma che fornisce la conoscenza di un personaggio, Arysa, che secondo supponiamo avremo l’occasione di ritrovare, vista la sua ottima caratterizzazione. Per il resto questo numero ci dona una storia adatta anche ai nuovi lettori, poiché non necessita di conoscenze particolari del mondo in cui è ambientata. La lettura scorre molto velocemente grazie a un ottimo equilibrio tra momenti statici e momenti di azione; la sensazione generale è quella di avere tra le mani un’ottima avventura fantasy.

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Monolith

Il progetto Monolith rappresenta qualcosa di completamento nuovo per il fumetto italiano e per la Bonelli.
La storia, infatti, è stata sviluppata contemporaneamente per il cinema (con la Bonelli coinvolta nella produzione insieme a Sky Cinema e Lock & Valentine) e per il fumetto, creando dunque un evento che fino a pochi anni fa era impensabile. Il film diretto da Ivan Silvestrini e proiettato in anteprima a Londra, è stato accolto da pareri tendenzialmente positivi.
Riguardo alla Bonelli, invece, Monolith rappresenta il primo vero tentativo di proporre al pubblico qualcosa di realmente differente dalla “grammatica” bonelliana, non solo nel formato, ma nello stile. Rappresenta, dunque, la voglia dell’editore di provare nuove strade, di sperimentare, cosa molto evidente nell’ultimo periodo. Potrebbe, insomma, essere benissimo un prodotto targato Bao Publishing o qualsiasi altro editore da libreria che possa venirvi in mente.

Monolith 1

L’impatto visivo che si ha non appena prendiamo il volume fra le mani è davvero notevole, una bella confezione con cartonatura e carta lucida che esaltano i magnifici colori digitali delle tavole di LRNZ (nome d’arte di Lorenzo Ceccotti) che spazia fra gamme cromatiche accese per le ambientazioni cittadine, e quelle decisamente più cupe del deserto notturno. E il colore, fra sfumature, giochi di luce, cambi di registro, è uno dei maggiori protagonisti di Monolith. Ma LRNZ è abile anche nella narrazione degli eventi, nel riproporre tanto le scene quotidiane, con i volti e gli sguardi tanto umani dei protagonisti, tanto nelle scene d’azione, con una regia “cinematografica” davvero notevole.

Monolith 2

Il problema di Monolith è forse il totale sbilanciamento del valore grafico del progetto rispetto al resto, perché se non ci troviamo di fronte a un art-book poco ci manca. La storia ideata da Roberto Recchioni (che ha l’assoluto merito di aver promosso il progetto al cinema) e scritta insieme a Mauro Uzzeo risulta nel complesso fin troppo esile.
Un marito ossessivo e una donna poco affidabile hanno l’ennesimo litigio. Lei vuole un periodo di pausa e porta il figlio con sé, lui le dice di prendere la sua auto, la Monolith appunto, un veicolo totalmente computerizzato e sicuro, in modo da poter star tranquillo. Quando lei scoprirà che la macchina monitora i suoi spostamenti disattiverà il sistema di tracciamento e il navigatore. Finita su una strada in una zona desertica di notte, la donna investirà un cervo che si incastra fra le ruote dell’auto. Per non chiamare il carro attrezzi e rendere tracciabile la sua posizione, uscirà dalla macchina, lasciando il figlio al suo interno, ma romperà la chiave elettronica così che non potrà più entrare in essa. Riuscirà la donna a superare la notte con i pericoli esterni, a rientrare nella sua auto e a salvare il figlio? La risposta non la scopriremo, perché il volume, intitolato “Primo Tempo”, si interrompe proprio sul più bello, rimandando il seguito alla seconda parte.

Monolith 3

Più che al primo tempo sembra di trovarsi, dunque, dinanzi a un incipit di un racconto. Comprendiamo la voglia di trasportare su carta la frenesia e la spettacolarizzazione di un film, la volontà di puntare su un’idea semplice e lasciare campo libero al thriller psicologico, ma c’è fin troppo poco che possa rimanere impresso al lettore. Le stesse caratterizzazioni dei protagonisti non brillano certo per originalità. Ora, se avessimo visto il primo tempo di un film, la traduzione in immagini avrebbe avuto sicuramente una resa differente, anche perché, poi, ci saremmo goduti il finale. Probabilmente con il “secondo tempo” il bilancio sarà diverso, la storia prenderà una sua corposità, ma allo stato attuale l’aver diviso il progetto ci appare come una scelta estremamente negativa in quanto questa prima parte lascia a bocca aperta per le tavole, ma anche a bocca asciutta per la storia. Bisognerà dunque attendere per capire appieno il reale valore di Monolith, ma la voglia di prendere il secondo volume non è poi così alta.

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