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La maschera della morte rossa

Il tema della morte è sempre stato fondamentale nella società umana, dell’arte e della letteratura: l’inevitabile termine naturale della nostra esistenza terrena che accomuna tutti gli esseri viventi, travalicando qualunque distinzione fisiologica, etnica o sociale ha sempre fatto presa nell’immaginario di artisti, scrittori e musicisti. Spesso ci si è riferiti ad essa come ad una sempre incombente, asfissiante e imprevedibile minaccia, che avrebbe potuto fare il suo ingresso nella vita in qualunque momento; molte volte invece la si è invocata, osannata, celebrata, come in alcune correnti come il Decadentismo. Si sono dedicate musiche e canzoni ad essa, in molti vi hanno trovato riscatto, altri invece solo disperazione. Ma l’importanza di questo tema è insindacabile ed essendo molteplice l’approccio ad esso, la varietà di pensieri, scritti, storie e opere che sono stati partoriti nel tempo è innumerevole.

E un'interessante visione della stessa è proposta anche in La maschera della morte rossa, un graphic novel scritto da Marco Rocchi su disegni di Giuseppe Dell'Olio che riprende l’omonimo racconto di Edgar Allan Poe pubblicato originariamente nel 1842. La storia prende molti spunti dallo scritto dell’autore statunitense ma la rivisita in chiave quasi moraleggiante, creando l’espediente di una vendetta ricollegarsi poi, almeno a grandi linee, alla vicenda madre.

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Nel fumetto in esame infatti il Principe Prospero si richiude nel suo castello insieme a degli illustri invitati per sfuggire alla pestilenza della Morte Rossa che sta sterminando la popolazione nel suo regno. Decide quindi, dopo sei mesi di isolamento, di indire una sfarzosa festa per gli ospiti, che si articolerà attraverso sette peccaminose sale, ognuna distinta da un colore, in cui gli ospiti potranno godere di banchetti esorbitanti, di bevande sublimi, di donne prosperose, di violenti intrattenimenti, di gioco d’azzardo e dei piaceri di misteriose droghe. Ma non sanno che la Morte Rossa è venuta a bussare alla porta, a ricordare che nessuno può sfuggire al tocco fatale, e la punizione per gli stolti che hanno pensato di poterla fare franca, sarà amara e spietata, e avverrà per mano di un giovane che brama vendetta nei confronti di tutti i Lord del castello, Prospero in primis, da molto tempo.

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La storia quindi, oltre alla componente vendicativa, d’azione, presenta una sorta di alone didattico, d’esecrazione dei più infimi istinti umani, delle più lussuriose e viziose volontà, dei peggiori comportamenti abietti. Questa connotazione è avulsa al lavoro di Poe, come lo è la tematica della vendetta e della rappresentazione dei peggiori vizi dell’uomo, in quanto l’autore americano ha sempre rifiutato una visione didascalica ed esegetica del proprio operato.
Altre differenza sostanziale con il racconto originale è la presenza del menestrello Alain, protagonista della storia, che porta rancore verso gli abitanti del castello responsabili di un efferato massacro che ha segnato la sua giovinezza.

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La storia procede spedita in 96 pagine dense, violente e cupe, ben strutturata e articolata grazie ai testi abilmente congegnati da Rocchi, con dialoghi che cercano di imitare lo stile medievale al meglio. Le tavole invece, vero e proprio fiore all’occhiello del romanzo grafico sono splendidamente realizzate da Dell’Olio, con uno stile particolarissimo quanto stupefacente. Le geometrie sono contorte, deformate, curve, le anatomie distorte, inumane, mostruose. La scansione delle tavole varia spesso con lo svilupparsi della trama, da impostazioni più classiche e metodologiche ad una maggiore varietà di stili e libertà di composizione.

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Ci sentiamo di consigliare quindi questa particolare rivisitazione di un classico della letteratura orrorifica ottocentesca, soprattutto per via dell’elevata qualità del prodotto, in linea con gli altri lavori a tema storico, letterario e artistico, che la Kleiner Flug sta realizzando con giovani autori di questi tempi, tra cui Dante Alighieri, che vi abbiamo già recensito.

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Dante Alighieri

Firenze, 1285. Percepirsi da uno sguardo, trovarsi l'uno di fronte  all'altra all'età di nove anni e sentirsi già parte di uno straordinario amore. Lui, Dante, l'amò dal primo, dolce, fugace, saluto. L'amò senza condizioni e senza tempo. Senza mai sfiorarla. Seguendo il canone dell'amor cortese, onorò la figura della donna per tutta la vita, silenziosamente portandola nel cuore, non rivelandolo mai al mondo. A 18 anni, un secondo incontro, che cambiò la vita ad entrambi. Nei loro occhi una passione ostinatamente ignorata si riaccese di vita, sospinta nuovamente lontano dalla prudenza di Dante e dal silenzio consapevole di Beatrice.

Per anni abbiamo sempre letto dell'enorme importanza che la "candida rosa" ha avuto sul lavoro dello scrittore fiorentino, ma non ci siamo mai chiesti cosa nel suo intimo provasse realmente Beatrice. Questo interessante ribaltamento di prospettiva è al centro del graphic novel intitolato Dante Alighieri scritto da Alessio D'Uva e Filippo Rossi, illustrato da Astrid ed edito dalla giovane casa editrice Kleiner Flug di cui D'Uva è anche direttore.

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In concomitanza del 750° anniversario della nascita di Dante, i ragazzi della Kleiner Flug decidono di svecchiare il mito del poeta e di mostrarcelo vulnerabile, fragile, in una parola innamorato. L'umanità di Dante spesso viene nascosta o comunque scarsamente valorizzata preferendo evidenziare il lato più austero e polveroso dello scrittore, limitandosi ad una breve accenno alle vicende che ne hanno caratterizzato la vita. Il poeta fiorentino, invece, è il protagonista perfetto per un racconto a fumetti, antesignano della figura romantica che si affermerà nella cultura letteraria contemporanea. Una storia travagliata, la disperazione per la perdita ma anche il legame per la sua città, l'esilio, il viaggio e la salvazione. Per quanto non voglia essere protagonista e voglia lasciar parlare solo le sue opere, Dante cattura da subito la scena col suo fare schivo, timido e introverso. Il lettore, inizialmente, stenterà a riconoscere in quel ragazzo così impacciato lo scrittore in grado di concepire la Commedia, eppure proprio quegli incontri sono alla base della genesi della più grande opera di letteratura mai creata. Non si può restare indifferenti alla vicenda umana che indenne supera i secoli e colpisce dritto al cuore, e conoscere l'animo inquieto dello scrittore fiorentino ci permetterà di innamorarci anche della figura umana.

Così come al cuore è colpita la giovane Beatrice, la quale, consapevole della fragilità del suo amato, mai schernisce il suo uomo, e lo salverà una volta che questi smarrirà la retta via. D'Uva è molto bravo a tratteggiare le figure di Dante e Beatrice riuscendo allo stesso tempo sia a tener fede al contesto storico nel quale vivono i personaggi, denotando un grande studio propedeutico alla scrittura del graphic novel, sia a raccontarci il risvolto sentimentale. Come in una fiaba, seguiamo la crescita e le vicende dei due protagonisti, li vediamo avvicinarsi e litigare, perdersi per poi ritrovarsi nel giardino dell'Eden, dopo il viaggio attraverso Inferno e Purgatorio, in quello che definire lieto fine potrebbe risultare riduttivo. La storia scorre leggera e lineare, soprattutto nella prima parte, mentre si fa più frenetica e superficiale nel finale rovinando la percezione generale dell'opera. Durante la lettura, infatti, si avverte l'improvvisa accelerata che viene inferta allo stroytelling, come se bisognasse concludere il tutto entro le pagine stabilite senza possibilità di andare oltre. Ciò influisce negativamente sulla resa generale, e penalizza molto quella che dovrebbe essere la sua parte più importante, negando la giusta profondità e dimensione alla catarsi, momento conclusivo di salvazione denso di significato.

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Dante Alighieri, come dicevamo prima, non è la trasposizione a fumetti della vita di Dante o l'ennesimo omaggio ad un'opera stupenda come la Commedia, piuttosto è la celebrazione di una storia d'amore, una vera e propria favola. E in quanto tale anche lo stile grafico doveva rimandare alla stessa idea. E la scelta di affidare le matite ad una giovane artista come Astrid è risultata vincente. Il suo tratto si adatta perfettamente al taglio che D'Uva vuole conferire alla narrazione. Con le sue illustrazioni Astrid ci porta in una dimensione senza tempo in cui le vicende umane si intrecciano con quelle oniriche del viaggio nell'aldilà. I suoi acquerelli passano da forti tinte chiare nei momenti felici e gioiosi a colorazioni oscure e violente come nel passaggio della selva e l'incontro con le tre fiere. La bravura dell'artista emerge anche nelle belle illustrazioni dei mondi ultraterreni, con immagini a tutta pagina cariche di dettagli. Anche per la componente grafica si deve registrare un leggero calo nelle ultime pagine, troppo frenetiche, in cui le figure vengono spesso abbozzate.

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Nonostante questo, la scelta di utilizzare il genere della fiaba risulta vincente, funzionale alla trasmissione del contenuto ed in grado di avvicinare alla storia e al mito dantesco anche i lettori più giovani. Il racconto non è scritto in terzine di endecasillabi ma nemmeno si lascia contaminare da un idioma contemporaneo, preferisce, invece, richiamare la bellezza della lingua volgare utilizzata dal poeta e, successivamente, da Petrarca e Boccaccio. Non è facile approcciarsi a figure così ingombranti, come può essere il nostro Sommo Poeta, senza scadere nella facile retorica. Non è semplice raccontare dei turbamenti e dell'inquietudine, degli aspetti più umani di un puro genio letterario. D'Uva e Astrid scelgono una via inusuale, ma riescono comunque nel loro obiettivo costruendo una buona storia che saprà conquistare tutti.

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Napoli Comicon 2015: Kleiner Flug, intervista a Filippo Rossi

Al Comicon di Napoli abbiamo avuto l'occasione di scambiare quattro chiacchiere con Filippo Rossi, editor e sceneggiatore per la Kleiner Flug. Per l'occasione, Filippo ci ha presentato le novità della casa editrice e svelato la filosofia che la guida.

Ciao, Filippo e benvenuto su Comicus!
La Kleiner Flug è una casa editrice che è nata da poco più di un anno, qual è la vostra identità all'interno del panorama fumettistico italiano?

Siamo partiti, naturalmente, da una grossa passione per il fumetto. Questo penso sia inevitabile, anche se non è una cosa così comune. L'idea iniziale è stata molto particolare. Parto specificando che siamo in due in questa avventura: il mio socio, Alessio D'Uva, che è anche il presidente e colui che ha lanciato il progetto, una sera passeggiando vicino agli Uffizi, alla galleria dei personaggi famosi, si è reso conto che c'erano 28 state di personaggi illustri, di toscani illustri. E quindi lui inizialmente ha pensato di fare un libro a fumetti per ognuno di questi personaggi. Poi la cosa si è trasformata e ha preso un'organicità diversa.

Se non erro, Alessio ebbe questa idea vari anni fa (almeno 5) giusto?
Esatto, poi c'è voluto un po' di incubazione e si è trasformata in un progetto editoriale vero e proprio. Al progetto iniziale, si sono aggiunti adattamenti di romanzi e di opere teatrali.

Dunque, c'è una particolare attenzione verso i temi dell'arte e della letteratura. È una vostra specificità o è semplicemente un punto di partenza?
Sì, è una specificità. La chiave di questo progetto è che il fumetto può rappresentare un ponte con le arti maggiori attraverso un linguaggio che sa essere semplice e che può arrivare anche a lettori meno esperti. Può far passare sia temi dei grandi romanzi, della grande letteratura, sia i temi della storia dell'arte.

Tu hai sceneggiato il volume dedicato a Francesco Petrarca. Come mai? È stata una scelta voluta dovuta a una passione per il personaggio?
Sì, naturalmente all'inizio del tutto abbiamo cercato di assegnare i vari personaggi a un gruppo di autori. Io ero già in rapporti professionali e di amicizia con Alessio e ho proprio scelto Petrarca. Lo studiai a scuola, e al di là dello studio scolastico che mi aveva annoiato, come immagino un po' a tutti, ci avevo letto qualcosa dietro, qualcosa anche di personale, trascendendo anche la santità del personaggio che spesso appare un po' freddo e poco raggiungibile. Però alle spalle c'è una grossa umanità e una grossa sensibilità, l'ho trovato sempre affine insomma.

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In che modo viene trattato il racconto? È un'opera narrativa o didattica?
In generale la nostra idea è quella di fare opere narrative, che hanno sicuramente una componetene didattica, ma non didascalica. Attraverso episodi del vissuto, più o meno reali, riuscire a trarne fuori una forma di umanità. Nello specifico Petrarca è stato costruito mettendo insieme parti di tutti i suoi viaggi. Lui era sempre in movimento, sempre in viaggio, non molto avventurosi, ma in ognuno di essi c'era qualcosa, o amicizie fortissime, o solitudine, o la sua grande diplomazia che derivava dal suo grande impatto umano. Quindi ho radunato alcuni dei viaggi in un unico che va da Avignone a Roma, ed io racconto solo la parte che va da Genova ad Arezzo. Quindi, dal suo rientro in Italia fino ad Arezzo dove c'è la casa del padre e quindi, in tutto e per tutto, alle sue origini.

Quali sono le novità che avete presentato al Comicon di Napoli?
A Napoli abbiamo presentato il volume su Farinata degli Uberti, grande condottiero fiorentino, e la Maschera della Morte Rossa. Sono i volumi scritti e disegnati dagli autori più giovani tra tutti quelli con cui abbiamo collaborato e questo per noi è una forma di vanto.

Sono tutti toscani gli autori?
Toscani anche un po' per caso. Giuseppe Dell'Olio e Pierpaolo Putignano, ad esempio, sono entrambi pugliesi, il punto di aggregazione è la scuola di Comics di Firenze. Noi tendiamo a far fare volumi ad autori che sono usciti da lì. Le cifre del mercato italiano danno poca possibilità di investire su esordienti, noi ce lo siamo prefissati quasi come obiettivo. Naturalmente, facciamo un grande lavoro di editing su di loro, in modo da farli crescere ancora e fargli fare quel salto che nella scuola non succede.

Quali sono i progetti che avete in lavorazione?
In lavorazione ci sono alcuni libri della quarta collana, che riguarda le opere teatrali, dunque la Locandiera di Goldoni, L'importanza di chiamarsi Ernesto di Wilde. Poi, per le altre collane, abbiamo un volume su Galileo e La Linea d'ombra di Conrad. Insomma, un po' di carne al fuoco.

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