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Spider-Man Collection 18: la morte degli Stacy, recensione

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Fin dal suo esordio, Spider-Man è stato uno degli eroi più amati e seguiti della Marvel divenendo ben presto il portabandiera della casa editrice. Peter Parker era un eroe, ma anche un ragazzo comune e incarnava alla perfezione il concetto di “supereroe con superproblemi”.
In Amazing Fantasy 15 del 1962, albo del suo esordio, un lutto colpisce il giovane: suo zio Ben viene ucciso da un ladro che poco prima, nelle vesti di Spider-Man, aveva lasciato fuggire. Il senso di colpa è tale da motivarlo a diventare un giustiziere.

Da quel momento, la vita di Peter non sarà certo tutta rosa e fiori: non solo i problemi dovuti al suo elter ego in costume ma anche le rinunce che il suo ruolo comporta, così come la fragile salute della Zia May, le bollette da pagare, le ragazze, gli amici e tanto altro ancora rendono le vicende di Amazing Spider-Man un mix di dramma, commedia e azione.
Se i toni si erano leggermente alleggeriti con l’addio di Steve Ditko e l’arrivo di John Romita, una nuova tragedia stava per sconvolgere la vita di Peter.
Nonostante i molti drammi vissuti, la morte non aveva sfiorato più la vita del ragazzo dopo quanto accaduto a zio Ben. Così, dopo 8 anni – nel 1970 -, Stan Lee e Romita decidono di scuotere profondamente la vita del giovane eliminando per sempre il Capitano George Stacy.

Stacy era, in quel momento, un personaggio importante per la serie: padre della sua attuale ragazza Gwen, il capitano era per Peter una figura paterna, contrapposta a quella burbera di J.J. Jameson, che aveva accolto di buon grado il rapporto fra lui e sua figlia. Non solo, Stacy aveva intuito che il ragazzo fosse Spider-Man, pur conservando questa scoperta per sé.

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Nel ciclo di storie che vanno da Amazing Spider-Man 88 a ASM 92, possiamo leggere le vicende relative alla morte del personaggio giunta durante una battaglia fra Spider-Man e il Doctor Octopus. Spider-Man riesce a immobilizzare le braccia metalliche del suo nemico ma, come conseguenza di quest’azione, gli arti artificiali di Dock Ock urtano un camino riversando diverse macerie sulla strada. Il capitano Stacy morirà, travolto dai resti delle macerie, per salvare la vita a un bambino.

L’intento degli autori, coadiuvati alla matite da Gil Kane, che sostituisce Romita in quasi tutti gli albi, era non solo quello di alzare il tasso di drammaticità della serie con un colpo ad effetto, ma anche di imprimere una nuova sterzata alle dinamiche narrative per le trame successive. Spider-Man, infatti, viene additato come responsabile della morte del capitano portando Gwen ad odiare l’eroe in maschera. Un Peter, dunque, già con numerosi sensi di colpa, dovrà anche convivere col il peso dell’odio della sua ragazza. Seguiranno conseguenze che porteranno i due giovani a vivere un periodo di crisi.

Nonostante il tono sia fortemente drammatico, gli autori narrano il tutto senza indugiare troppo con una rappresentazione eccessiva e patetica, smorzando il tutto con molta azione e con un’apparizione – abbastanza superflua – dell’Uomo Ghiaccio.

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Il tono drammatico sarà maggiore, però, nel secondo ciclo del volume che propone Amazing Spider-Man 121 e 122 con la nota morte di Gwen Stacy.
Sono passati tre anni e Lee, Romita e Kane, insieme a Gerry Conway e a Roy Thomas, decidono di compiere qualcosa di impensabile fino a quel momento: uccidere la ragazza del protagonista. Una storia che cambierà per sempre il fumetto americano segnando la fine dell’era dell’innocenza. Un delitto commesso a più mani, con gli autori che per anni si sono rimbalzati la responsabilità, come raccontato in questo vecchio articolo.

La vicenda parte in quarta con un Harry Osborn sofferente a causa dalla sua dipendenza dalla droga. Ma il peggio sta per arrivare, Norman Osborn ricorda di essere Goblin, dopo anni di offuscamento mentale, così cattura Gwen per vendicarsi di Peter e la getta dal George Washington Bridge. La ragazza morirà, probabilmente a causa del contraccolpo ricevuto dalla ragnatela lanciata da Spider-Man stesso per salvarla. Completamente fuori di sé, l’eroe affronterà in seguito Goblin che resterà ucciso dal suo stesso aliante (almeno momentaneamente, il personaggio tornerà dopo oltre 20 anni).

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La storia è un classico e raggiunge non solo una forte carica emotiva, ma anche uno degli apici qualitativi di Amazing Spider-Man.
Sulle motivazioni dell’uccisione di Gwen si è discusso a lungo: probabilmente si voleva una nuova morte ad effetto per mostrare che tutto poteva accadere, ma questo non basta. È probabile che gli autori volessero dare un’ulteriore svolta a Peter Parker e alla serie di Spider-Man, ma che, soprattutto, ritenessero Gwen un personaggio fin troppo perfettino e poco interessante. In particolare, sembra che la ragazza non sia mai particolarmente piaciuta a Romita: nota era, infatti, la sua predilezione per Mary Jane, a cui aveva dato le fattezze. D’altro avviso Lee che, invece, voleva far sposare i due giovani. Fatto sta che l’ultima tavola di Amazing Spider-Man 122 è emblematica in tal senso.
Mary Jane si trova nell’appartamento di Peter che, dopo la lotta con Goblin, arriva a casa affranto. La ragazza cerca di consolare l’amico che la caccia via offendendola profondamente dandole, in sintesi, dalla frivola. Mary Jane, d’altronde, fino a quel momento era stata delineata come una ragazza allegra e spensierata, ma proprio da questa tavola possiamo vedere la sua trasformazione nel personaggio che amiamo. La ragazza, infatti, decide di restare ugualmente accanto a Peter, in una scena che mostra tutta l’umanità di questi personaggi.

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Spider-Man Collection 18: la morte degli Stacy è sicuramente un must have per chi non ha mai letto questo ciclo classico di storie, o per chi vuole averne un’edizione cartonata degna. Peccato solo per l’assenza di Amazing Spider-Man 123, un epilogo in cui viene mostrato il funerale di Gwen.

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Stan Lee - Una vita di Meraviglie e L’Uomo delle Meraviglie: recensione doppia del tributo Panini Comics

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Come a tutti noto, lo scorso 12 novembre ci ha lasciati all’età di 95 anni Stanley Martin Lieber, meglio noto come Stan Lee, celebre per essere il co-creatore dell'universo Marvel. L’affetto per “Il Sorridente” è stato tale da coinvolgere in un triste e sentito saluto non solo i fan dei fumetti, ma milioni di persone che hanno amato i suoi personaggi entrati con prepotenza nella cultura popolare attraverso i vari media. È innegabile, infatti, che il contributo di Lee non si fermi solo al mondo della Nona Arte, ma a quello della cultura in generale. A partire dagli anni ’60, infatti, l’autore ed editor ha dato vita, insieme ad artisti quali Jack Kirby e Steve Ditko, a una nuova concezione di fare fumetti e a personaggi quali Spider-Man, X-Men, Fantastici Quattro, Hulk, Avengers, Iron Man e molti altri ancora.

Non è dunque una sorpresa la pubblicazione di ben due instant book da parte di Panini Comics, con il chiaro intento di celebrare la figura di Lee tramite la selezione di alcune delle sue storie più celebri. La particolarità di questa operazione risiede nel fatto che i due volumi più che essere indipendenti e distinti fra loro sono in realtà figli di un unico progetto. Se confezione (brossura e cartonatura), canale di distribuzione (edicola e libreria), prezzo e pagine (9,90€ per 176pp e 25€ per 320pp) indicano la volontà di raggiungere un pubblico diverso e più ampio possibile, è il contenuto che li avvicina. Infatti, i volumi rappresentano due edizioni dello stesso progetto, una “ridotta”, l’altra“estesa”, un po’ come ormai consuetudine delle uscite discografiche in cui lo stesso album presenta edizioni differenti con tracce o dischi extra. A seconda di come la si vede, dunque, un volume è l’edizione estesa del primo o, viceversa, l’altro ne rappresenta la versione ridotta. Il volume “esteso”, ovvero Stan Lee – L’uomo delle Meraviglie (per intenderci, quello cartonato), contiene tutte le storie e gli articoli della versione brossurata, più altro materiale per un numero di pagine quasi doppio. Viene da sé che chi acquista il cartonato può fare a meno dell’altro.

Selezionare un numero circoscritto di storie da una produzione così vasta come quella di Lee che parte dagli anni ’40, certamente non è semplice, pur concentrandosi esclusivamente sul periodo Marvel iniziato nel 1961. Lee, infatti, curava i testi di molte serie contemporaneamente, grazie in particolare al celebre “metodo Marvel” in cui l’autore discuteva con l’artista un soggetto, che veniva sviluppato poi nelle tavole dal disegnatore, passando infine nuovamente nelle mani di Lee che aggiungeva i dialoghi (se, naturalmente, non c’erano modifiche da effettuare). Questo metodo negli anni ha creato anche non pochi problemi nello stabilire il confine fra i ruoli dei fumettisti coinvolti, tuttavia è innegabile che la paternità delle storie vada divisa in maniera equa fra le parti.

Analizziamo le storie selezionate dalla redazione Panini Comics singolarmente, in modo da avere un quadro completo della situazione. Partiamo dal brossurato Stan Lee - Una vita di Meraviglie, considerando anche che le storie qui raccolte sono tutte disponibili nell’altro volume, in questo modo è anche più semplice comprenderne le differenze. Le avventure vengono presentate nei volumi in ordine cronologico. Sottolineiamo, inoltre, che ogni storia (in entrambi i libri) è introdotta da un articolo a cura della redazione Panini. La loro presenza è un valore aggiunto notevole, in special modo per i neofiti.

Stan Lee - Una vita di Meraviglie

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I Fantastici Quattro! (disegni di Jack Kirby): di sicuro la prima avventura dei Fantastici Quattro non poteva mancare in una selezione di storie di Stan Lee. Proprio questo pseudonimo, infatti, venne scelto dall’autore quando firmò la sua prima storia su Captain America #3 del maggio 1941 perché lo scrittore voleva conservare il suo vero nome per qualcosa di più “nobile”. Non sapeva ancora, infatti, che proprio i fumetti l’avrebbero consacrato definitivamente. Tuttavia, per tutti gli anni ‘40 e ’50 Lee scrisse centinaia di storie di mostri, avventure western, horror o romantiche. Quando ormai si era stancato di tutto ed era sul punto di abbandonare i fumetti, su spinta dell’editore Martin Goodman lanciò una nuova serie per seguire il successo della DC Comics ottenuto con gli albi della Justice League. La moglie di Lee, allora, lo spinse a scrivere qualcosa di diverso, qualcosa in cui credeva. Nacque così un fumetto rivoluzionario per l’epoca, che pose le fondamenta per la neonata Marvel Comics. Reed, Sue, Johnny e Ben erano diversi dagli altri eroi, la creazione di Lee e Kirby aveva una profondità e un fascino assenti in tutti i fumetti dell’epoca. E le cose erano destinate solo a migliorare… La trama è abbastanza nota, con i 4 protagonisti che affrontano un viaggio nello spazio per tornare sulla Terra completamente mutati. L’avventura presenta ancora la suddivisione in capitoli tipica dell’epoca, e in generale Lee e Kirby devono ancora rodare il loro stile, ma i semi sono ormai stati gettati.

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Spider-Man! (disegni di Steve Ditko): senza ombra di dubbio la origin story più celebre scritta da Lee. L’autore, inizialmente, si era affidato a Kirby per la creazione di questo nuovo personaggio, ma non convinto della sua prova passò il progetto a Steve Ditko per realizzare un eroe più umano e introspettivo. Il risultato è, come si suol dire, storia. La prima avventura di Spider-Man, pubblicata su Amazing Fantasy 15, che un poco lungimirante Goodman chiuse pensando che un eroe del genere fosse improponibile (dovendosi poi, dati di vendite alla mano, ricredersi) è lunga solo 11 pagine: tante ne sono bastate a Lee e a Ditko per narrare premessa, morso del ragno, sviluppo, morte dello zio Ben, cattura del ladro e nascita di un eroe. Tutto qui funziona alla perfezione e il risultato è da classico del fumetto.

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X-Men! (disegni di Jack Kirby): fra le creazioni di Lee e Kirby, gli X-Men sono forse quelli che hanno dovuto attendere di più per “mostrare i muscoli”. È solo con la lunga gestione di Chris Claremont di circa 13 anni dopo, e dunque con la “seconda genesi”, che il gruppo esplode e mostra tutto il suo potenziale. E in effetti anche questa avventura non è certo fra le più memorabili degli autori e la sua presenza è giustificata più che altro dall’essere la prima, appunto, degli X-Men. Forse, nello spazio più striminzito del volume brossurato, avremmo scelto qualcos’altro al suo posto, mentre più logica è la sua presenza nel più ampio tomo cartonato.

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Capitan America si unisce ai… Vendicatori! (disegni di Jack Kirby): la vera risposta alla Justice League arrivò con The Avengers, supergruppo che riunisce i neonati eroi Marvel. Con grande intuizione, Lee e Kirby ripescarono il personaggio di Capitan America, creato proprio dal “Re” insieme a Joe Simon negli anni ’40 e che vantava tirature da un milione di albi. La mossa si rivelò un successo trasformando i due autori in veri Re Mida dei comics. La storia in questione, che ripescava letteralmente il personaggio (Steve Rogers viene ritrovato dal team di eroi in oceano dopo 20 anni di ibernazione) vede un susseguirsi elevato di vicende, in particolar modo i Vendicatori affrontare la minaccia di un Namor senza più regno, in un albo dall’altissimo ritmo che risulta divertente e avvincente ancora oggi, nonostante evidenti e abbondanti ingenuità figlie di un intrattenimento più spensierato.

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Che ci sia… la vita! (disegni di Jack Kirby): il doppio annual numero 6 della testata Fantastic Four esce a 7 anni di distanza dal primo numero della serie. A vederne le tavole e a leggerne la storia sembra sia passata una vita. I due autori sono ormai nel pieno della maturità artistica e il loro stile è ormai rodato ed evoluto. Messe da parte le ingenuità e tutte le caratteristiche che i comics si portavano dietro da decenni, i due fumettisti danno vita a una prova che presenta personaggi complessi e realmente umani, una vicenda drammatica e mai banale e disegni che mostrano un tratto maturo capace di esplodere in splash-page e sperimentali collage ad effetto. Mentre Sue è all’ospedale in attesa di dar alla luce Franklin, il suo primo figlio, Reed, Johnny e Ben viaggiano nella Zona Negativa, affrontando il temibile Annihilus, per prendere l’antimateria che può salvare la vita a Sue nel cui sangue scorrono ancora minacciose le radiazioni cosmiche. Indubbiamente, un qualsiasi albo degli F4 del periodo sarebbe andato ugualmente bene, considerando la qualità media della serie, tuttavia la scelta di proporre questa specifica avventura, fra le più note e apprezzate, è certamente azzeccata.

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Andiamo a sceneggiar! (disegni di Marie Severin): uno dei meriti maggiori di Lee fu quello di inserire negli albi i credits con i nomi degli autori e renderli delle star. Il suo modo di interloquire colloquialmente con i lettori, sia attraverso le rubriche che tramite gli stessi fumetti, trasmetteva un’aria amichevole oltre che spensierata della redazione Marvel. Questa breve storia d’appendice all'annual numero 5 di Amazing Spider-Man vuole mostrare, in maniera ironica, come nasceva una storia dell’Uomo Ragno: nel fumetto, infatti, vediamo Lee, suo fratello Larry Lieber e John Romita (tristemente assente come disegnatore nei due volumi) discutere animatamente per trovare la giusta idea per una nuova avventura.

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Prendi la mano, Fratello! (disegni di Gene Colan): il motto “Super-eroi con super-problemi” si declinava non solo umanizzando gli eroi caricandoli degli stessi problemi della persone comuni (e quindi dei lettori), ma affrontando anche la diversità che veniva rappresentata da Lee nella maniera più corretta possibile considerando la sua sensibilità in tal senso (a lui si deve anche il primo eroe nero, ad esempio). Fra i casi più eclatanti va citato, naturalmente, Daredevil, eroe cieco ma con tutti gli altri sensi potenziati. La complessità del personaggio di Matt Murdock non si deve solo alla sua cecità, ma anche alla sua spiccata morale cattolica contrapposta al suo vestirsi da diavolo, al suo essere un difensore della legge tradizione di giorno, nelle vesti di avvocato, e vigilante “irregolare” di notte, nelle vesti di Daredevil. Questa complessità ha dato vita a cicli di avventure notevoli grazie a una sfilza infinita di autori, rendendo la testata una delle migliori per qualità media di sempre della Marvel. L’avventura qui presente, la numero 47 della testata regolare del 1968, mostra il personaggio nella duplice veste di avvocato e giustiziere impegnato nella difesa un ex poliziotto e militare divenuto cieco e incastrato da un malavitoso perché non si era lasciato corrompere. Una lettura sicuramente interessante e che ben rappresenta il personaggio.

Con Daredevil #47 si chiude, dunque, il volume Stan Lee - Una vita di Meraviglie che, considerando il numero di pagine, presenta una buona e variegata selezione di storie. A nostro avviso, la presenza di X-Men #1 sbilancia troppo il tomo con le origin-story e, considerandola anche leggermente sottotono rispetto alle altre, avremmo preferito che venisse relegata al solo volume cartonato, sostituendola magari qualche altra avventura. Nulla di così trascendentale, comunque, il volume svolge in maniera egregia lo scopo prefissato.

Sicuramente più soddisfacente e ricco risulta il cartonato Stan Lee – L’Uomo delle Meraviglie, che offre un numero di pagine quasi doppio rispetto al brossurato. Tutte le storie fin qui elencate, e contenute nell’altro libro, sono qui presenti, dunque ci concentreremo ora esclusivamente su quelle "aggiuntive". Il sommario, anche in questo caso, è cronologico, e dunque la selezione va a inframezzarsi con le avventure presenti nell’altro volume.

Stan Lee – L’Uomo delle Meraviglie

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Il licantropo – Dove vanno i fantasmi – L’adolescente (disegni rispettivamente di Bill Everet, Steve Ditko e Stan Goldberg): raggruppiamo in un’unica nota le tre storie di apertura, provenienti tutte dalla produzione anni ‘50 di Lee, in cui la casa editrice (all’epoca denominata Atlas) pubblicava riviste contenitrici di vario genere: dall’horror alla fantascienza, dal western alle storie rosa, etc. Trascurate dal precedente volume, queste avventure sono a testimonianza di un modo di fare fumetti completamente differente da quello che sarà poi il metodo Marvel. Abbiamo qui avventure brevi che non hanno un protagonista fisso in cui spesso il finale ribalta totalmente la situazione, colpendo il lettore. Forse ne avremmo inserito una con i “celebri” mostri dai nomi improbabili realizzate con Jack Kirby, ma ad ogni modo la breve selezione è di ottima qualità e indicativa del periodo: una palestra per Lee e i suoi collaboratori.

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L’ira di Replicus (disegni di Jack Kirby): fra le assenze più gravi del precedente volume possiamo citare il non aver inserito una storia di Thor. Dopo i Fantastici 4, il figlio di Odino è sicuramente il personaggio su cui Lee e Kirby hanno riversato più amore e cura. La storia qui presente, del 1967, quindi in piena maturità dei due artisti, è senza ombra di dubbio di alta fattura e mostra una figura umana e drammatica quale la fioraia “Nonna Gardenia”, assistita dal dottor Don Blake (all'epoca alet-ego del Dio del Tuono). Tuttavia, avremmo preferito una storia meno “terrena” è più mitologica in rappresentanza della avventure di Thor.

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Chi piangerà per lui? (disegni di John Buscema): fra le qualità maggiori di Lee troviamo quella di saper scrivere storie che sono figlie dei tempi e che intercettano il sentimento del pubblico. Silver Surfer, personaggio nato come araldo di Galactus sulle pagine di Fantastic Four, in un una celebre trilogia in cui lo vediamo ribellarsi al Divoratore di Mondi, è una figura altamente drammatica e moderna per cui Lee scriverà occasionalmente storie anche nella fase più avanzata della sua carriera, quando ormai aveva abbandonato la scrittura per incarichi più manageriali. Silver Surfer, "surfista d'argento dello spazio", è imprigionato sulla Terra, dalla quale non può scappare, e viene visto con diffidenza dagli umani. Ed è proprio la qualità dell’animo umano al centro di questa storia che lo vede affiancato dal fisico Al B. Harper e battersi contro lo Straniero, che vuole annientare la razza umana. Un’avventura matura e profonda, degna di nota.

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E adesso… Goblin! – Nella morsa di Goblin! – La fine di Goblin! (disegni di Gil Kane): la trilogia composta dagli albi di Amazing Spider-Man #96-98 del 1971 rappresenta l’essenza massima tanto del personaggio che dello stile di Lee. Su spinta dello United States Office of Health, Education and Welfare, l’autore scrive una storia il cui argomento principale è la droga. Peter, la cui relazione con Gwen Stacy è in crisi a causa della morte del padre, per cui la ragazza incolpa Spider-Man, vive con il suo amico Harry Osborn, la cui relazione con Mary-Jane è al capolinea. Proprio la forte depressione per questa rottura spinge Harry a far uso di sostanze stupefacenti. Nel frattempo, al padre Norman torna la memoria e indosserà nuovamente il costume di Goblin torturando il povero Peter. In questo ciclo sono presenti tutti gli elementi classici di Spider-Man, declinati in un racconto drammatico e perfettamente riuscito che fece a meno, per l'occasione, anche dell'approvazione del Comics Code Authority.

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Stan Lee incontra lo Stupefacente Uomo Ragno – Capitan America sventa la vendetta del traditore (disegni rispettivamente di Oliver Coipel e Bruce Timm): riuniamo qui le ultime due storie brevi presenti nel volume, entrambe appartenenti alla produzione tarda di Lee (del 2006 la prima, del 2014 la seconda). Stan Lee incontra lo Stupefacente Uomo Ragno è un’ironica avventura in cui, come dichiarato nello stesso titolo, vediamo Spider-Man incontrare il suo creatore e chiedere consigli sull’abbandonare o meno la sua attività da eroe.
Capitan America sventa la vendetta del traditore è, invece, la versione a fumetti della storia in prosa scritta da Lee su Captain America #3 del 1941, che segnò il suo esordio come autore. L’avventura, realizzata come parte dei festeggiamenti per i 75 anni della Marvel, chiude così in un cerchio ideale sia la carriera di Lee che questo volume.

Stan Lee – L’Uomo delle Meraviglie soddisfa certamente di più il lettore rispetto alla sua controparte brossurata presentando una selezione più ampia e articolata della produzione di Lee. Nonostante centinaia di storie da cui attingere (su tutte, si fa notare l’assenza di Amazing Spider-Man #50: “Spider-Mano No More!”, fra le avventure più celebri scritte dall’autore), la scelta ci appare ragionata e valida e rappresenta un ottimo volume tanto per chi vuole conosce l’autore, tanto per chi ama ricordarlo e leggere di tanto in tanto le sue avventure. Per chi ne volesse ancora, segnaliamo il mega-volume da collezione Stan Lee: Marvel Treasury Edition uscito qualche mese fa.

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Titan Comics pubblicherà l'adattamento inedito de Il prigioniero di Jack Kirby, Gil Kane e Steve Englehart

  • Pubblicato in News

Titan Comics pubblicherà l'adattamento inedito di Jack Kirby, Gil Kane e Steve Englehart di The Prisoner, la classica serie televisiva britannica su un uomo che viene condotto in un'isola misteriosa e surreale.

Secondo The Hollywood Reporter, The Prisoner uscirà come hardcover Original Art Edition e conterrà l'intero numero disegnato da Kirby insieme a 18 pagine di Kane e la sceneggiatura completa di Englehart per il numero di Kane. Il materiale è stato originariamente creato per la Marvel Comics negli anni '70, ma non è mai stato pubblicato.

The Prisoner: Original Art Edition è previsto sugli scaffali per luglio.

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