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Il Silenzio dei Nostri Amici

Il razzismo segregazionista e le lotte per i diritti dei neri negli Stati Uniti degli anni ’60 sono uno dei luoghi più frequentati dalla letteratura e dalla fiction americane, sia perché toccano nervi probabilmente tuttora scoperti, sia perché la loro storia è stata caratterizzata anche da tragedie di grande portata simbolica ed emotiva. Per questo, dopo tanti decenni di film, libri, fumetti, rappresentazioni teatrali e brani musicali, quelle storie sono sempre più esposte al rischio di subire il proprio stato di topos, generando una distanza tra il racconto e il suo pubblico. Così, uno dei meriti maggiori di un graphic novel come Il Silenzio dei Nostri Amici è proprio quello di far respirare in pieno la vicinanza di una storia simile, la percezione che quelle esperienze abbiano riguardato davvero persone come noi, anche negli atti più semplici del loro quotidiano.

La storia narrata riguarda avvenimenti realmente accaduti tra il 1967 e il 1968 nella città texana di Houston, sede di forti tensioni razziali e teatro di un segregazionismo ancora oggi acuto. Qui la famiglia (bianca) di Mark Long, si trovò a stringere rapporti con quella dell’attivista per i diritti dei neri Larry Thomas (nel romanzo trasformato in Thompson), finendo per vivere da una diversa angolazione l’impatto di tutta la vicenda razziale. Da questo presupposto reale, dunque, è lo stesso Long, coadiuvato da Jim Demonakos, a costruire la storia de Il Silenzio dei Nostri Amici, inserendo nel corso degli eventi reali elementi di fiction più funzionali alla narrazione.
Non è tanto l’ispirazione reale o la dimensione autobiografica, però, a regalare al racconto quella vicinanza rispetto al suo lettore. Piuttosto, si tratta dello spessore emotivo che Long e Demonakos infondono ai personaggi e alle loro interazioni: uno spessore che esprime la propria carica nei gesti più piccoli e banali, capaci di comunicare la sensazione di una realtà molto più profonda di qualunque pedissequa cronaca fattuale. In questo modo, molto più dell’assalto della polizia sui manifestanti neri, a trascinare il lettore nella disarmante verità del racconto è la sequenza del primo incontro tra i bambini della famiglia nera e quelli della famiglia bianca, scena quanto mai semplice eppure dalla potenza narrativa ineguagliabile.

A condurci attraverso le fasi di questo incontro tra due mondi diversi e separati, sono in particolare i personaggi di Larry e del padre di Mark, Jhon Long. Questi due uomini iniziano la costruzione di un rapporto di stima reciproca, inizialmente non privo di diffidenza, che porterà le due famiglie a conoscersi e a intessere una vera e propria amicizia, in un contesto in cui una cosa tanto semplice aveva, sul piano pubblico, una portata dirompente. Mentre gli autori non perdono mai di vista il lato più pubblico e storico degli eventi di quei mesi, il vero motore della narrazione rimane l’intimità delle famiglie e l’azione di questi due padri entrambi impegnati, ognuno a proprio modo, a salvare i figli da un mondo che vorrebbe separare gli uni dagli altri. Finché i due piani della storia, pubblico e privato, diventano esplicitamente un tutt’uno, per poi risolversi nel luogo letterario tipico della crisi del vecchio ordine in favore del nuovo, ossia davanti alla giustizia.

Solo le ultime pagine, in un epilogo che tende a consacrare la crescita pubblica e personale raccontata nel romanzo, cedono vagamente alla retorica, anche se, nell’economia generale della storia, questo peccato risulta trascurabile. Nel resto del libro gli autori rimangono sempre attenti a rappresentare uno spaccato di umanità il più realistico possibile, con tutti i difetti del caso e sempre con un linguaggio delicato. Questa funzione, per altro, viene egregiamente assolta dai disegni di Nate Powell, cui è demandata gran parte della forza narrativa dell’opera, che non di rado elimina del tutto le parole per lasciare spazio al semplice racconto per immagini. Le tavole di Powell ricercano il massimo effetto espressivo, non tanto nel volto dei personaggi, quanto piuttosto nell’ambientazione: nei cieli grandi e nuvolosi, plumbei e perennemente gravidi nei loro acquerelli grigi, riecheggia la pesantezza del mondo in cui si muovono i protagonisti. La costruzione della tavola è ragionata per favorire il maggior impatto narrativo, con una dislocazione dinamica di vignette i cui contorni variano e svaniscono di continuo per ottenere il miglior effetto espressivo, anche in termini di inquadrature.

Il volume, con la consueta cura editoriale targata Bao, presenta la particolarità di una copertina “setata” molto piacevole al tatto, e si conclude con una postfazione di Long incentrata sul sostrato storico del racconto. Nella lettura di questo graphic novel, però, capire cosa sia effettivamente accaduto e cosa sia invece frutto di integrazioni narrative, ha un’importanza relativa: ciò che conta, e che resta, è la forte sensazione di onestà e verità che traspare dalle parole e dalle belle figure che popolano queste pagine.

Dati del volume

  • Editore: Bao Publishing
  • Autori: testi di Mark Long e Jim Demonakos; disegni di Nate Powell
  • Formato: brossurato, 208 pagg. in b/n
  • Prezzo: € 16,00
  • Voto della redazione: 7
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