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Schegge

Un non-Dylan Dog in un non-Bonelli. Il primo passo di Gianfranco Staltari versione antologico sembra il contrario di quello che fa di solito. Cioè, tra le altre cose, le sceneggiature per un certo Indagatore dell’incubo. Sì, quello dell’editore di via Buonarroti, anche perché altri non ce ne sono.
Il protagonista del racconto d’esordio di Schegge, però, non è un investigatore in salsa horror, ma un semplice rappresentante di commercio finito all’inferno per colpa di uno strano navigatore. Michele non è mister Dog (anche se un po’ gli assomiglia), ma un povero “cane” disperso tra la nebbia e dai minuti decisamente contati.
Schegge
comincia così, con la voglia di fare sul serio ma senza prendersi troppo sul serio. C’è un’ironia sottile quasi onnipresente e che non stride mai. Dieci colpi di una pistola nera come il buio, dieci morsi di un vampiro più fulmineo di Fiorello in versione Edward Cullen. In altre parole, dieci short stories all’insegna del brivido. E dello stupore. Sì perché, a volte, le poche pagine a disposizione non bastano e non sempre ci si spaventa davvero, ma spesso, molto spesso, si rimane sorpresi per l’idea di fondo. Lo zombie presidente, il succhiasangue che si risveglia in un futuro senza più globuli rossi, e tanti altri mostri, veri o per metafora, che hanno quasi sempre qualcosa di insolito.

Non c’è soltanto Il viaggio del malcapitato rappresentante con destinazione inferi (su disegni davvero simil-bonelliani di Valerio Nizi). In Dopo la pioggia, grazie alle matite di Michele Arcangeli, Staltari ci mostra una caccia alle lumache un po’ sui generis. Mai viste di così grosse. Un giorno dopo l’altro, con le tinte chiare di Paolo Massagli, è un erotic-horror lungo quanto un lampo. Dalla libido al ribrezzo in appena quattro pagine. Luigi Criscuolo, invece, è il disegnatore titolare di Fino all’ultimo vampiro. Il titolo strizza l’occhio a Godard, mentre la storia strappa un sorriso proponendo un futuro davvero poco adatto ai succhiasangue. Giovanni Timpano ha ormai una fama internazionale, tutta meritata; sue le matite di Fan numero uno, mini-racconto incentrato su uno stupratore di vip in un mondo di non-morti, con Manuela Arcuri come inconsapevole guest star. La memoria dell’acqua vede Veronica Baeli prestare il suo tratto grezzo e nitido per dare forma a un domani oppresso dai mostri della mitologia. The final cut (su disegni di una promettente Ilaria Tomasi, con il “vizio” dei volti un po’ troppo manga) narra di tutto un altro orrore, quello vissuto da una ragazza in balia di un rapitore senza scrupoli. Zombie for president, scritto insieme a Stefano Fantelli e disegnato da Onofrio Cirillo, propone invece l’ascesa al potere di una nuova stirpe; si prende in prestito il concetto di attivismo e lo si usa per imbastire uno scenario a misura di non-morto.
Sosta
, invece, è un horror dichiaratamente tarantiniano su disegni di Cristian Sbattentini; un commento su tutti: mai più nei bagni di un autogrill. Le matite di Dario Viotti chiudono il cerchio in Happiness is a warm gun; la vendetta è un piatto che va servito caldo e la pistola fumante della pseudo-Nikita, protagonista, ne è la prova.

La brevità è un’arma a doppio taglio. Staltari dimostra di saper giocare bene con i suoi coltelli ma è, più che altro, l’intuizione alla base di certe “schegge” a tenere alta l’asticella. Un po’ troppa la smania di spostare in avanti il calendario e di mostrare scenari futuristici. Le parole evocano e fanno atmosfera, anche se a volte ne servirebbero di più taglienti e affilate, come certe lame. In fondo questi racconti-lampo non sarebbero niente senza il lampo di genio. Senza certe idee.
E Staltari, quando vuole, di idee ne ha da vendere.

Dati del volume

  • Editore: Ef Edizioni
  • Autori: Testi di Gianfranco Staltari e disegni di AA.VV.
  • Formato: Brossurato, 102 pagg. in b/n
  • Prezzo: € 12,00
  • Voto della redazione: 7
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