Menu

Secret Invasion 1-8

L’Italia marvelliana sta entrando ora in pieno "Dark Reign" e pare doveroso un bilancio di ciò che lo ha appena preceduto, vale a dire l’ultimo evento collettivo di questo universo, se diamo ascolto ai vertici della Casa delle Idee riguardo il prossimo paio d’anni. Il “Regno Oscuro” non avrà una testata o mini dedicate, ma sarà lo status quo ed il massimo comune denominatore del mondo Marvel.

Secret Invasion ha visto, come ogni mega evento che si rispetti, una miriade di tie-in sulle testate principali, mentre  è stata mantenuta la suddivisione americana in otto uscite per la miniserie principale, imbottita con storie di contorno più o meno legate alla saga e di alterno valore.
Primo numero a parte, con prologo e primo episodio della serie firmati Brian Michael Bendis e Leinil Yu, il secondo ed il terzo albo hanno ospitato, oltre alla vicenda portante, i cinque episodi usciti negli States nel volume Secret Invasion: Who Do You Trust, di autori ed artisti vari. La Panini ha inspiegabilmente e colpevolmente citato solo gli artefici del primo e del terzo episodio, dimenticando gli altri che per dovere di cronaca è corretto elencare: Farewell (di Brian Reed e Lee Weeks) incentrato sulla figura tutt’altro che marginale di Capitan Marvel, o meglio del suo clone skrull, Master of the Cube  (di Zeb Wells e Steve Kurth), breve episodio dedicato all’inquietante Marvel Boy ed al suo carcere di massima sicurezza, Seems like Old Times  (di Christos N. Gage e Mike Perkins ) con protagonisti Wonder Man e Bestia, In Plain Sight (di Mike Carey e Timothy Green III) riguardante l’agente dello S.W.O.R.D., Abigail Brand, ed infine Resistance (di Jeff Parker e Leonard Kirk) sugli Agenti dell’Atlas. Tutti episodi brevi ed ignorabili, escluso quello dell’agente Brand, impreziosito dal talento di Green e  strettamente legato ai futuri sviluppi del crossover.

Con Secret Invasion: Front Line, a partire dall’albo 4, si cambia decisamente registro. La storia di backup è degna di nota per i disegni dell’italiano Marco Castiello, per il pregevole lavoro sui colori dell’intero GG Studios, e per lo spessore della vicenda.
Il tratto di Castiello è netto, apparentemente semplice ma espressivo, fotografico, come dovrebbe essere il resoconto di un bollettino di guerriglia urbana. La storia di Brian Reed è toccante e coinvolgente e presenta un Ben Urich tornato al suo mestiere connaturale, il reporter, pronto a rischiare la pelle per raccontare l’invasione aliena vista dalla parte della gente comune; un tassista, un poliziotto, una donna medico, un manager d’azienda e sua figlia.
Reed e Castiello propongono un racconto credibile, costellato di atti eroici e meschinità che scaturiscono quando il quotidiano è squarciato dall’imprevisto catastrofico. Poco importa la causa, se un attacco terroristico o un’invasione aliena, non vi è differenza quando il nostro vivere “normale” viene sconvolto così nel profondo.

La saga principale è il prodotto meglio riuscito. Si dipana per gli otto albi, impreziositi dalle copertine di Gabriele Dell’Otto, e conclude quel trittico esaltante di mega-eventi che, a partire da "House of M" prima e con "Civil War" poi, ha davvero squassato l’Universo Marvel e la prevedibilità delle sue trame.
L’idea dietro Secret Invasion non è originale, ma quando una rivisitazione de L’Invasione degli Ultracorpi come questa viene riplasmata dal mestiere di Bendis ed applicata al mondo dei supereroi, il risultato è irresistibile.
Gli skrull, guidati dalla regina Veranke e da una esaltazione religiosa fondata su di un’antica profezia che li vuole padroni della Terra, si lanciano alla conquista del pianeta dopo aver tessuto un piano di infiltrazione durato anni.
A detta dell’autore i prodromi sono stati addirittura confezionati più di quattro anni fa, a partire dalla rivolta del carcere di Ryker’s Island (Thor e I Nuovi Vendicatori #78) orchestrata da Electro ma sobillata, si viene ora a sapere, dalla regina skrull sotto le mentite spoglie di Jessica Drew, alias la Donna Ragno. Quello fu l’escamotage usato dagli alieni come diversivo per infiltrarsi non solo nella comunità meta-umana, ma in ogni organo di potere, S.H.I.E.L.D. compreso, così come nella società civile. Il segnale dell’imminente invasione esplode quando Luke Cage e compagni (Thor e I Nuovi Vendicatori #109), dopo uno scontro con la Mano, assistono alla trasformazione del cadavere di Elektra, che rivela le sembianze di un alieno mutaforma. Fin da House of M si scopre che Hank Pym, Freccia Nera, e poi via via Susan Storm, Jarvis, Dum-Dum Dugan, diversi cadetti di Camp Hammond ed altri personaggi minori sono in realtà agenti extraterrestri agli ordini dell’impero, nascosti alla magia, alla tecnologia più sofisticata ed alla telepatia mutante, grazie ad un complesso processo di alterazione genetica e psichica. Se gli skrull non sono stati i diretti responsabili della pazzia di Scarlet e della Guerra Civile, hanno sicuramente approfittato di queste tragedie, influenzandone alcuni eventi.
L’impatto è devastante. Il sospetto e la sfiducia dilagano nella comunità meta-umana che va ancora una volta in pezzi.
Da questi presupposti parte il racconto di Secret Invasion #1. Nuovi e potenti Vendicatori vengono attratti con un sotterfugio nella Terra Selvaggia dove scoprono una nave skrull zeppa di eroi creduti morti e copie un po' retrò degli stessi Avengers accorsi. Lo S.H.I.E.L.D. cade in mano agli invasori e New York è sotto assedio.
Ma la reazione è impressionante, e sfocia in una lotta senza quartiere tra gli eroi della Terra, coadiuvati addirittura dai criminali di Hood, contro i loro alter ego alieni e le truppe d’assalto imperiali.
Bendis ci tiene incollati alla pagina dall’inizio alla fine, torturandoci col dubbio sulla vera natura di Tony Stark, deliziandoci con il ritorno di un personaggio irresistibile come Nick Fury, shoccandoci con l’ascesa ed il trionfo di Norman Osborn e dei suoi Thunderbolts, signori della nuova era che, a ragione, Ben Urich ha definito “Dark Reign”.  

Dopo un crossover psichedelico, emozionale, all’insegna della magia come "House of M", dopo la strage di Stamford e l’impegnata, epica, "Civil War", la Marvel propone un mega-evento di argomento decisamente più leggero, di taglio fantascientifico, coinvolgente e godibilissimo, in breve squisitamente comics.
Le pregevoli tavole di Yu rivelano il suo tratto inconfondibile, aspro, nervoso e sono capaci di spaziare da arrembanti battaglie campali a corpi di ammaliante sensualità come la protagonista Spider-Woman, alias regina Veranke.

Ethan Van Sciver, quest’anno a Lucca, ha invitato anche gli italiani a farsi avanti, lamentando la penuria di autori comics di talento per spiegare come mai le serie cruciali ed i mega-eventi Marvel o DC finiscano sempre nelle stesse mani: Bendis, Millar e Brubaker da una parte, Johns, Morrison dall’altra. Un’affermazione condivisibile su di una problematica a cui si spera nuove leve e giovani promesse possano dare una risposta; ma ciò che più importa al lettore oggi sono le ottime storie che i due colossi americani stanno producendo con buona continuità.
Senza paura di smentite o di proteste dei più nostalgici, si può affermare che non abbiamo mai goduto e letto tanta qualità nel fumetto supereroistico americano.

Dati del volume

  • Editore: Panini Comics
  • Autori: Brian Michael Bendis e Leinil Yu
  • Voto della redazione: 8
Torna in alto