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L'ultimo della lista

L'ultimo della lista (Magic Press, brossurato, 64 pagine a colori, € 8,00) Testi di Andrea Piccardo, disegni di Alberto Conte e Luca Rossi

Seconda parte di una particolare trilogia che vede i nostrani Alberto Conte, Luca Rossi e Andrea Piccardo alle prese con un viaggio tra i generi letterari. L’ultimo della lista, edito, così come il precedente U.S.S., dalla Magic Press nel formato prestige che caratterizza ormai da qualche tempo i prodotti made in Italy dell’editore di Ariccia, è una raccolta di due storie brevi fuori dalle righe, all’insegna del noir di derivazione mafiosa.
Come nel precedente esperimento, infatti, il genere di riferimento viene più che altro inteso come sfondo piuttosto che come puro meccanismo narrativo e se una fantascientifica pompa di benzina spaziale era stata al centro di tre avventure di stampo psicologico / intimista, stavolta il nero diventa un pretesto per raccontare vizi nascosti della società moderna.
Un nemmeno troppo particolare condominio, contraddistinto da scheletri nascosti dentro l’armadio e da curiosi che vivono dietro lo spioncino, è il fulcro del racconto che dà il titolo alla raccolta, mentre i problemi di successione per una famiglia mafiosa sono il tema dell’episodio intitolato Woops. Da notare, tra l’altro, un divertentissimo siparietto tra sgherri interamente scritto in dialetto siculo.
Mentre i testi convincono appieno, è la parte grafica a lasciare in qualche modo l’amaro in bocca. Non di certo per incapacità del disegnatore, anzi, Luca Rossi è sicuramente uno dei migliori talenti del fumetto italico. Il suo stile, palesemente ispirato a maestri del calibro di Alberto Breccia e Mike Mignola, fatto di contrasti tra bianco e nero e personaggi fortemente caratterizzati nelle espressioni, è sempre un piacere per gli occhi.
Tradisce invece un po’ le aspettative il lato puramente creativo, libero finalmente dalla rigidezza della Bonelli. L’autore non mostra particolari costruzioni della tavola o espedienti compositivi nella narrazione che anzi procede piuttosto banalmente con una vistosa abbondanza di primi piani e vignette senza sfondo, quasi a dimostrare una certa svogliatezza nella realizzazione del lavoro, se non pura e semplice fretta.
Risultano inoltre di non immediata lettura un paio di passaggi, colpa però da imputare in parte anche al colorista che gioca con soli due colori di fondo alternandoli a volte quasi casualmente. Colorista che, se da una parte può essere scusato a causa della difficoltà che comporta mettere le mani sui lavori di un autore così propenso al bianco e nero, dall’altra fa un uso fin troppo abbondante di toni così forti da sembrare quasi ripassati con un evidenziatore.
Nota di merito invece a chiunque abbia scritto l’esilarante quarta di copertina che riporta commenti sulle storie da parte di celebri personaggi come Quentin Tarantino, Don Corleone e addirittura del mostro di Firenze!
Tirando le somme, si tratta di un prodotto più che buono ma da cui magari ci si aspettava quel qualcosa in più che lo avrebbe reso imperdibile. Vedremo se i tre autori riusciranno nell’intento al prossimo tentativo.

Marco Nicoli




Andrea Antonazzo
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