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Addio a Len Wein, creatore di Wolverine e Swamp Thing

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Lutto nel mondo dei comics. Ci ha lasciati a 69 anni Len Wein, autore famoso per aver vato vita a personaggi quali Wolverine e Swamp Thing e per il suo ruolo di editor alla DC Comics supervisionando classici come Watchemen di Alan Moore e Dave Gibbons.

Lo sceneggiatore ha esordito sulle pagine di Teen Titans 18 per la DC nel 1968 insieme a Marv Wolfman, scrivendo poi storie per Flash, Superman, The Phantom Stranger e creando il personaggio di Swamp Thing nel 1971 su House of Secrets 92.

Nei primi anni '70 Wein inizia la sua collaborazione con la Marvel su diverse testate ma il suo contributo più celebre fu l'esordio di Wolverine su The Incredible Hulk 180 (personaggio ideato graficamente da John Romita Sr. e disegnato per l'occasione da Herb Trimpe). Wein rilanciò, inoltre, gli X-Men con Giant Size X-Men #1, creando personaggi quali Nightcrawler, Tempesta, Colosso e Thunderbird.

A fine anni '70 l'autore tornò alla DC dove scrisse storie per Batman e Green Lantern e diventando editor di serie come Watchmen. Wein è stato inserito nella The Will Eisner Award Hall of Fame nel 2008 per il suo contributo nel mondo dei comics.

La notizia della sua morte è rimbalzata sui social attraverso anche le parole di colleghi come Brian Michael Bendis che affida a un tweet il suo saluto al fumettista. Da segnalare, inoltre, anche il ricordo dell'attore Hugh Jackman che ha interpretato il personaggio di Wolverine al cinema.

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Una degna erede, la recensione de La nuovissima Wolverine 1: Le quattro sorelle

“- Sei la persona giusta per sostituire Logan.”
“- Parecchia gente non è d’accordo… specie dei tizi su internet. Ma non lo sto sostituendo. Anzi, in realtà non so neanche io cosa faccio. So solo che finché indosserò questo costume lui non se ne sarà andato del tutto. E neanche io. Sono Laura Kinney. Sono X-23. E sono Wolverine.”

Questo dialogo molto meta-fumettistico che hanno nell’albo numero 4 della serie All New Wolverine Laura Kinner e il Dottor Strange, porta con sé molte verità. La prima è che si tratta di una risposta dello sceneggiatore Tom Taylor alle numerose critiche sul web sulla diversificazione degli eroi Marvel degli ultimi anni che ha visto, fra le altre cose, personaggi come Thor e Wolverine assumere nuove identità con alter-ego donna. La seconda, è che Laura è davvero degna di essere Wolverine, non solo perché un bel personaggio con un ottimo background ma perché questo tema rappresenta il fulcro della run di Taylor.

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La sua storia la conosciamo: nata in laboratorio partendo dal DNA di Wolverine e della dottoressa Sarah Kinney, Laura è stata creata per essere un'arma letale ed è stara utilizzata come tale finché proprio Logan non la prese sotto la sua ala protettrice, trasformandola nell’eroina che è oggi.
La giovane ora si trova invischiata in una faccenda alquanto insolita: la Alchemax Genetics contatta la nuova Wolverine perché quattro ragazze, create geneticamente dal suo DNA per scopi di protezione e sicurezza, sono scappate provocando un incidente in cui sono morte diverse persone. Il compito di Wolverine è trovare le “sorelle” potenzialmente pericolose per la società; tuttavia le cose non sono semplici come sembrano e per questo Laura decide di aiutare le ragazze cercando in un primo momento una mediazione con la Alchemax Genetics. La giovane eroina rivede in quelle ragazze se stessa e vuole perciò dar loro fiducia e farà di tutto per aiutarle, ma nulla sarà scontato e l’impresa si rivelerà naturalmente piena di imprevisti.

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La trama ordita da Tom Taylor offre numerosi spunti interessanti che l’autore sa ben sviluppare, in particolare interrogandosi sul ruolo non semplice della protagonista e sulla sua eredità: il percorso che ha scelto la vede mettere da parte la rabbia e la repressione causatele dal suo triste passato con un atteggiamento di speranza sicuramente costruttivo più che distruttivo. Da qui la maturazione che l'ha portata dall'essere vittima e arma ad allieva e ora a guida morale. Un percorso coerente che porta il personaggio a essere un Wolverine degno del suo successore ma anche la dimostrazione che editorialmente gli eroi possono crescere e maturare col tempo. Ben vengano, dunque, queste aperture della Marvel a nuovi personaggi che mettono sotto nuova luce anche una "vecchia maschera" come Wolverine.

Ma, più di tutto, conta leggere una serie dall'artigliato valida e solida che propone un intrattenimento intelligente e divertente grazie ad una sceneggiatura dall'alto ritmo che si avvale di personaggi ottimamente caratterizzati: non solo Laura, dunque, ma anche le varie “sorelle” co-protagoniste della saga e dell’intera serie. La loro personalità è tale che fin da subito emergono dalla storia e questo ci rende curiosi di seguire il loro cammino. Inoltre, la presenza di guest star come Dottor Strange e Wasp sono assolutamente piacevoli e non risultano per nulla superflue.

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Tutti questi pregi vengono impreziositi dal reparto artistico, a cominciare dalle matite del talentuoso David Lopez capace di sfornare tavole spettacolari sia nelle scene d’azioni, con un layout ricco e variegato, che in quelle in cui prevalgono i dialoghi dove la recitazione dei personaggi diventa fondamentale. I colori di Nathan Fairbairn contribuiscono a rendere visivamente accattivanti le tavole. Non ci stupiremmo se la Marvel dovesse dunque puntare su Lopez per qualche grosso progetto in futuro.

All New Wolverine è una serie divertente, fresca e moderna. Una delle sorprese del nuovo corso Marvel Comics. Guai a sottovalutarla.

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Logan, dalle origini ai giorni nostri: la recensione di Io sono Wolverine

Come ormai consuetudine per Panini Comics, anche l’uscita al cinema di Logan di James Mangold ha visto l’uscita di un ricco volume antologico dedicato al personaggio Marvel protagonista della pellicola. Io sono Wolverine è un volume di oltre 300 pagine che ci propone una selezione di storie che dal 1974 al 2003 ricopre la vita editoriale del mutante artigliato. Caratteristica di questa collana, inoltre, è la presenza di un ricchissimo e dettagliato apparato redazione che, oltre a presentare il personaggio, i suoi amici, i suoi nemici, gli autori e a introdurre le singole storie, funge da collante narrativo fra le varie avventure, colmando i vuoti temporali fra loro, consentendoci dunque di ripercorrere la biografia e le vicende del personaggio con gran precisione. La selezione di storie, inoltre, per quanto limitata dalla pagine, è rappresentativa delle varie epoche del personaggio, in questo modo i volumi della collana fungono sia da punto di raccolta critica sul personaggio, e dunque punto di arrivo, che da punto di partenza per chi vuole approfondire e avere una guida ragionata sul character.

Il viaggio inizia con la prima apparizione di Wolverine avvenuta in Incredible Hulk 180 e 181 di Lein Wein e Herb Trimbe. L’avventura, che vede la presenza anche di Wendigo, mette in scena un interessante dramma relativo a questa figura ed è apprezzabile nonostante la verbosità e una caratterizzazione di Hulk che, vista oggi, lascia il tempo che trova. Tuttavia, questi albi passeranno alla storia proprio per la prima apparizione del mutante artigliato che sfoggia il look ideato per lui da John Romita Sr., all’epoca art director della Marvel. Wein avrà la possibilità di riutilizzare il suo personaggio quando gli verrà affidata la testata degli X-Men, dando così vita a uno dei maggiori eroi della Casa delle Idee.

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Facciamo un balzo in avanti di 12 anni per leggere la stupenda “Lupo Ferito” di Chris Claremont impreziosita dai magnifici disegni di Barry Windsor-Smith (che sarà autore presto del seminale Arma X) mentre la breve “Ma non guardarlo negli occhi” del 1988 di Ann Nocenti e John Bolt appare fin troppo riempitiva, seppur piacevole. Due avventure, queste, che mostrano appieno l’aspetto animalesco e selvatico del personaggio, caratterizzazione in voga nel periodo.

Finalmente giunge la serie regolare di Wolverine, e possiamo leggere dal 1989 “24 ore” di Claremont e John Buscema (con le chine di Bill Sienkiewicz), mentre il trittico di storie del 1991 "Sangue e Artigli” di Larry Hama e Marc Silvestri porta l’eroe mutante con un viaggio nel tempo a Guernica ai tempi della guerra civile spagnola contro Lady Deathstrike. Claremont e Hama sono due degli sceneggiatori che meglio hanno caratterizzato e definito il carattere di Logan nel corso degli anni e i loro cicli sulla testata restano di primaria importanza.

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L’ottima “Cavalieri di Madripoor” di Claremont e Jim Lee del 1990, tratta da Uncanny X-Men, mostra invece il primo incontro nel 1941 fra Logan, Capitan America e Nathasha Romanoff. La successiva "Manhattan Rhapsody", da Wolverine 95 del 1995, di Hama e Adam Kubert, a parte mostrare le grottesche e dinamiche matite dell’artista, non ha altra ragione d’essere e scorre via con troppa facilità.

Si entra nel nuovo millennio con un’interessante quartetto di storie. “Ci si vede, Frankie”, del 2003, di Frank Tieri e Terry Dodson è una divertente avventura in cui Logan si vendica del Punitore dopo il trattamento che Garth Ennis gli riserva sulla sua serie. Anche se divertente, di certo non seminale. Del 2004 è l’onirica “Sogni” di Greg Rucka e Darick Robertson, in cui Logan incontra nel sogno alcune delle sue più importanti fiamme.

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Ma è in chiusura che troviamo due delle avventure migliori del volume: “Prigioniero numero zero” di Mark Millar e Kaare Andrews del 2005, ambientata in un campo di concentramento durante la Seconda Guerra Mondiale, e “Mettiti nei miei panni” di Jason Aaron e Adam Kubert del 2009, con Spider-Man guest star e che riflette sulla sopra-esposizione del personaggio che avveniva in quel periodo sulle testate Marvel.
Come si può facilmente notare leggendo queste ultime avventure, andando avanti le storie diventano sempre meno prolisse e si dà sempre più spazio alla narrazione per immagini piuttosto che a quella per baloon e didascalie. I riferimenti alla continuità si fanno sempre meno pressanti e questo, per un volume di questa natura, è solo un bene.

La selezione di storie che offre Io Sono Wolverine è naturalmente limitata, seppur ragionata e con una sua logica. Utile a farsi un’idea della lunga vita editoriale dell’artigliato, ma al tempo stesso di sicuro non un’antologia con le storie migliori. Comprendiamo, naturalmente, la volontà e la scelta editoriale di tenere fuori storie come la celebre saga in 4 parti scritta da Claremont e disegnata da Frank Miller, Arma X di Barry Windsor-Smith o Origini di Paul Jenkins e Andy Kubert, tanto per citarne alcune, ma purtroppo così mancano fin troppe storie essenziali. Anche la necessità di inserire storie singole piuttosto che saghe dei vari periodi in alcuni casi appare limitante, anche perché i rimandi presenti in esse sono spesso molto insistenti e, nonostante gli editoriali riescono a coprire le informazioni che mancano al lettore, si avverte la necessità di leggere più storie di un determinato ciclo per saperne di più. Insomma, alcune avventure estrapolate dal loro contesto non rendono al meglio. Ciò non significa che la qualità generale del volume sia insoddisfacente, anzi le ottime storie non mancano e in generale l’excursus proposto resta interessante e le varie epoche di Wolverine vengono (considerando lo spazio a disposizione) rappresentate comunque in maniera degna.

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La Marvel svela l'identità del nuovo Wolverine in X-Men: Blue

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Dopo aver stuzzicato i fan, la Marvel ha svelato (via Comicbook.com) chi è il nuovo mutante artigliato in circolazione: non Logan, dunque, come tutti speravano ma James "Jimmy" Hudson, ovvero il figlio del celebre mutante nell'ormai defunta linea editoriale Ultimate. Il personaggio si unirà al team di X-Men: Blue.

Il Senior Editor Mark Paniccia ha dichiarato che come l'originale Wolverine, Jimmy non ricorda il suo passato e mostra un certo interesse per una certa rossa, e questo potrebbe creare problemi con Ciclope. Di seguito, le prime immagini diffuse dell'albo.

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