Come i cinesi aggirano la censura per Death Note e i manga vietati
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Via avevamo già parlato in un precedente articolo di alcuni manga la cui vendita era stata vietata in diversi paesi del mondo. Tra questi avevamo segnalato la posizione di Death Note, manga scritto da Tsugumi Ōba e disegnato da Takeshi Obata, la cui diffusione è stata bloccata in Cina. La stessa sorte è toccata anche ad altri 37 manga finiti nella stretta maglia della censura del Governo Centrale di Pechino.
Nonostante questo divieto, però, sui social media cinesi il topic dedicato all'opera di Ōba è uno dei più diffusi. Post contenenti l'hashtag #DeathNote sono stati letti oltre 100 milioni di volte su Weibo, così come sono centinaia di migliaia le conversazioni. Continuando a scorrere anche in altri social possiamo trovare sia commenti circa la versione cinematografica del manga ma anche come condividere immagini o aggirare la censura.
Lo scorso mese di aprile Pechino ha annunciato che ci sarebbe stato un giro di vite sui siti con materiale "violento" o "pornografico", e veniva richiesto a quelli che trasmettono programmi televisivi e film stranieri una licenza. Bisogna "proteggere il sano sviluppo dei giovani", sono state le parole dell'Ufficiale del Ministero della Cultura, Liu Qiang, all'agenzia ufficiale Xinhua.
Jonathan Clements, autore di Anime: A History, ha dichiarato alla BBC Trending radio di non essere sorpreso da questo provvedimento. "Le autorità cinesi sono solite mantenere un certo grado di permeabilità nei loro divieti. Non si vuole rendere al 100% irreperibile il materiale in questione, quanto rendere la reperibilità più difficile alle persone che ne sono realmente interessate. Un divieto come questo, dunque, vuole semplicemente limitare l'accesso casuale a quei contenuti".
Le autorità cinesi e i media giapponesi sono stati in conflitto per decenni. Ma Clements è convinto che grazie a manga ed anime il clima possa allentarsi. "Se parli con un gruppo di giovani cinesi ti renderai conto che nelle loro conversazioni trovi soventi richiami a spettacoli giapponesi. Non li guardano attraverso canali legali, sebbene ci sia un interesse generale su questo materiale, il che alimenta un certo rispetto sottotraccia per la cultura nipponica".
(Via BBC)