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Editoriale Corno: Ricordi d'Autore

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Il seguente articolo raccoglie ricordi e commenti di addetti ai lavori, autori e familiari, che abbiamo raccolto sull'editore durante la realizzazione dello speciale. Ringraziamo ancora tutti loro per la disponibilità ed il tempo concessoci.

Marco Schiavone
(editore):

C'è stato un tempo, oggi impossibile da ricordare, in cui non solo non m'interessava chi avesse tradotto, letterato, impaginato il fumetto che avevo tra le mani, ma neanche mi tangeva chi fosse l'editore originale, chi l'editor della serie, e men che meno chi scrivesse le storie o le disegnasse persino. La grammatura della carta, la qualità della stampa e della confezione, e le logiche distributive mi erano peggio che ignote.

Quell'arcadico, innocente e irritrovabile Eden fumettistico da cui siamo caduti, in tanti, si chiamava Editoriale Corno. Con la consapevolezza di non poter piu' rivivere quella trepidante lettura camp, e che niente potrà riportarci seienni, ringrazio, con colpevole ritardo, chi mi ha regalato, o venduto a poche lire, tanti pomeriggi avventurosi, e tante belle emozioni.


Cristiano Grassi (editor):

Qualche anno fa, mi venne assegnato il compito di organizzare per le testate Marvel Italia l’evento chiamato Flashback apparso sulle serie americane, in cui ci si divertiva a fare il verso alle primissime storie degli anni ’60 della nascente Casa delle Idee. Un salto nel passato che Italia non poteva che trasformarsi in un omaggio all’Editoriale Corno, la casa editrice che ci trasformò irrimediabilmente tutti in Marvel Zombies negli anni ’70. Si passò così a trasformare i loghi delle serie MITA negli equivalenti Corno, con Wiz che diventava Eureka, Marvel Mix veniva trasformata ne Gli Albi dei Super-Eroi e così via.

La metamorfosi non si limitava solo ai loghi ma anche ai contenuti. La seconda di copertina ripristinava il mitico ‘Elenco Episodi Arretrati’ che da bambino mi faceva venire l’acquolina in bocca, pensando a quanti albi Marvel-Corno esistevano e che mi mancavano! Le note finali – inesistenti all’epoca – pensammo di inserirle nel mitico ‘Messaggio alla Nazione’ contenente una sorta di atteso resoconto dell’anno appena trascorso e novità future, scritto nel solito stile tra il serio e il faceto di Max Bunker/Luciano Secchi.

Vennero prese di mira anche le pubblicità degli albi Corno, con lo sfondo giallo e simil-freccia/lampo rossa che sbucava da sotto la grande copertina dell’albo, insieme a una singola parola d’effetto come “C’è” o “Uscirà”. Questa pagina era in pratica una variante dell’annuncio del numero successivo, “Tra quattordici giorni in edicola!” Ci dedicammo con piacere anche alle checklist Corno, concentrando la nostra attenzione su quelle venute più in là con gli anni, del tipo ‘a spirale’ o ‘a cubettoni’, che contenevano – oltre ai titoli Corno in uscita – anche sapide battutine o semplicemente sfoghi aziendali, del genere “Oggi non ho voglia di lavorare”, “Oggi è il giorno dello stipendio”, e “Compleanno del mitico Max!” Splendidi anche certi titoli delle storie che mixavano gemme poetiche a strafalcioni veri e propri (due su tutti: ‘Lo, il mostro!’ e ‘Mayhem, l’Uomo Pesce!’) quando non censuravano frasi scomode (il titolo originale degli Eterni 11 ‘The Russians are Coming!’ trasformato nell’innocuo ‘Il ritorno degli Dèi dello Spazio!’).

Dulcis in fundo, la pagina della posta. Inframmezzata da vignette scontornate male spesso senza un senso preciso, la prima pagina della posta (quella con domande in nero e risposte in blu, non quella di qualche anno successiva) era una sublime ricetta di risposte sferzanti, surreali e caustiche, dove chi scriveva sembrava essere interessato soprattutto a prendere in giro i lettori piuttosto che a rispondere a tormentoni del genere ‘È più forte Hulk o la Cosa?’. Nell’edizione MITA, riportai domande/risposte originali (comprese quelle dei ‘VIP’ Marco M. Lupoi e Luca Scatasta), oltre a scriverne altre originali sulla stessa falsariga. In effetti, era una sorta di banco di prova di quello che avrei iniziato poco dopo sulle note degli albi Ultimate con la collaborazione degli ignari lettori. L’eredità Corno è dunque ben presente negli albi MITA, e mi auguro che un giorno ci saranno lettori che proveranno le stesse emozioni che provo tutt’oggi quando gironzolo senza meta tra i padiglioni e gli stand di Lucca, soffermandomi sulle copertine degli albi di quella casa editrice che mi riempivano occhi, cuore e mente.

Continua nel prossimo numero…


Diego Cajelli (sceneggiatore):

Per qualcuno i Drive In del Texas, per altri i Metallica fino a Cliff Burton. Poi c’è il corpo della “ragassa”, la provincia del dopoguerra, passando per il Cagliari di Gigi Riva e l’Inter di Herrera. Per molti è il ’68, o il ’77, I can't get no satisfaction, oppure Tardelli che urla, ma anche le Case Chiuse, la 500, e potrei andare avanti all’infinito.

È il passato, sono i ricordi. Possono essere ricordi personali o di massa, sono i momenti che furono, ai quali si accede prima con il cuore e poi con la memoria. Impossibili da affrontare in modo lucido, impossibile parlarne senza idealizzarne il ricordo, che viene filtrato attraverso il sentimento, e relazionato a come eravamo mentre quelle cose accadevano.

Per me, nello scrigno del ricordo idealizzato, ci sono i fumetti della Edizioni Corno.

Mi è impossibile scindere la storia editoriale dalla mia storia personale. Il bambino che ero, dall’adulto che sono diventato. In teoria dovrei essere in grado di parlarvi di Corno facendo una lucida analisi storica, collocando per bene tutto nella storia del fumetto italiano. Ma non posso, non ci riesco.

Raccolta Eroi 2000, Il Corriere della paura, L’Uomo Ragno gigante e Shang Chi maestro del Kung Fu per me non sono solamente dei titoli, sono i punti di riferimento del mio passato. Quando ho imparato a leggere da solo, quando mi sono spaventato per la prima volta leggendo qualcosa, sono il reagente per scatenare la dolcissima memoria di mia nonna in vacanza con me in Liguria, o il lutto per la morte di Gwen.

A qualcuno serve una canzone, un odore, o una statistica sugli scudetti per ricordarsi chi erano e che cosa facevano in un determinato periodo.

A me basta prendere un fumetto dalla mia libreria.


Alessandro Di Nocera (critico e giornalista)

Per un ragazzo degli anni Settanta, il marchio giallo-nero dell’Editoriale Corno era sinonimo di “edicola” e di “fumetti”. Ti strizzava l’occhiolino da ogni dove: dagli scaffali del giornalaio, dalle ceste e dagli scatoloni dell’usato che copiosamente si riversavano sulle strade, dagli angoli nascosti e dai cassetti delle stanze dove dormivano i fratelli e i cugini maggiori.

I colori degli albi supereroistici targati Marvel-Corno sono parte integrante dell’immaginario di qualsiasi uomo che abbia superato la soglia dei trentacinque anni.

Quanti ricordi si possono associare al nome Corno? L’Uomo Ragno, Devil, Thor e i Vendicatori, Capitan America, I Fantastici Quattro, Hulk e i Difensori, l’affascinante collana antologica intitolata“Gli albi dei super-eroi”, Conan e Ka-Zar, L’Uomo Ragno Gigante, I Fantastici Quattro Gigante, certo. Ma anche iniziative editoriali bizzarre e insolite come Il corriere della paura; lussuose, preziose e indimenticabili come i “Superfumetti in film”; alternative e sottilmente elitarie come “Eureka” ed “Eureka Pocket”.

E come dimenticare i proibitissimi Kriminal e Satanik? Oppure la forza innovativa e prorompente di un Alan Ford? E i romanzi gialli di Riccardo Finzi?

Sicuramente il nome di punta che stava dietro a questo florilegio di testate e personaggi è quello di Luciano Secchi-Max Bunker. Ma “Corno” – questo nome forte e dalla presa subitanea – era il simbolo e la macchina motrice che ha, di fatto, alimentato molti sogni dell’adolescenza. E quando oggi mi reco in una fumetteria, così ordinata, così ricca di novità filologicamente curate, non avete idea di quanto mi manchino le raccolte targate “Eroi 2000”, magari quelle imbustate e rimandate nelle edicole, con i bordi delle pagine verniciati in magenta per distinguerle dalle novità. Se ti andava bene potevi beccarci dentro tre albi incollati insieme, contenenti storie complete e in sequenza, ma se ciò non accadeva… era anche meglio, perché si poteva dare ancora più libero sfogo all’immaginazione e al desiderio di avventura inventandosi autonomamente i finali più svariati.

La scomparsa di Andrea Corno allontana ancora di più da noi la malinconica felicità di un tempo difficile e crudele – i ragazzi di quegli anni leggevano fumetti mentre nelle città esplodeva il disagio sociale e il terrorismo mieteva vittime su vittime – ma ancora carico di aspettative e di speranze per il futuro.

La famiglia:




Ciao Papi, vogliamo ricordarti così, felice insieme ai tuoi grandi amori... la tua famiglia, i tuoi amici e la tua barca.
I tuoi figli Ale, Leo e Lele.





Gennaro Costanzo
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