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Cris Tridello

Cris Tridello

I Nuovissimi X-Men 1

Continua la Ri(e)voluzione dei titoli Marvel segnata dall’evento Marvel NOW!: non un reboot nel classica concezione del termine ma una rielaborazione delle testate e dell’universo supereroistico della casa delle idee che, per una volta, cerca di coniugare la costante ricerca di nuovi lettori al mantenimento dello zoccolo duro di fans che vogliono veder sviluppate le trame lette e digerite in maniera adeguata.

I Nuovissimi X-Men di Brian Michael Bendis e Stuart Immonen da questo punto di vista è la testata simbolo dell’operazione. Difficile parlare della trama senza svelare qualcosa ai lettori, vi basti sapere che l’autore mette il vecchio e il nuovo dell’universo mutante l’uno di fronte all’altro in un confronto che azzera il tempo e vede il principale gruppo mutante Marvel fare i conti con l’evoluzione dello Xavier-pensiero, dagli albori dei primi numeri della testata Uncanny X-Men fino alle conseguenze dell’appena passato AvX in cui Ciclope ha ucciso Xavier e ora vive in clandestinità con Magneto, Emma Frost.
Così facendo Bendis riesce nella difficile impresa di attirare l’attenzione di chi è da anni digiuno di X-storie, che si troverà a rivivere le vicende degli eroi che conosceva in un mondo a lui estraneo e di cui prenderà confidenza in maniera meno traumatica.

Pur partendo con i preconcetti che inevitabilmente operazioni di questo genere porta ai lettori di vecchia data, difficile non riconoscere la bontà di quanto costruito da Bendis e Immonen in questa testata e in questi primi due numeri presentati. Che si sia vecchi lettori o nuove leve si sarà conquistati dal racconto che mescola abilmente toni seri e da commedia e, una volta chiuso l’albo, sarà alta la curiosità sugli sviluppi futuri.
Le tavole di Immonen si accoppiano alla sceneggiatura in maniera funzionale, senza oscurarla con inutili e potenzialmente dannosi esperimenti visivi ma donandosi al racconto con vignette ben disegnate, personaggi dalla giusta espressività e non disdegnando, all'occorrenza, inquadrature dinamiche.

X-Men Legacy di Simon Spurrier e Tan Eng Huat completa questo numero d’esordio de I Nuovissimi X-Men narrando del reale figlio di Xavier: David Charles Haller meglio conosciuto come Legione.
Scopriamo fin da subito che quella di David è una lotta prima di tutto mentale e con le sue innumerevoli personalità, mentre toccherà agli studenti e ai professori della Jean Grey School for Higher Learning contenere i danni che tale battaglia provoca nel piano fisico.
Anche qui l’accoppiata di autori si rivela azzeccata e, pur essendo lontana dalla freschezza data dalla serie titolare, ciò che si legge si lascia apprezzare per i toni onirici ben resi dal tratto del malese Tan Eng Huat (che ricorda quello del filippino Leinil Francis Yu) e, soprattutto, dalle splendide cover di Michael Del Mundo che rendono, meglio della storia narrata da Spurrier, il conflitto mentale perenne vissuto da  Legione.

In definitiva un buon primo numero questo I Nuovissimi X-Men che sa accontentare vecchio e nuovo pubblico e invoglia a immergersi nel progetto Marvel Now!. Conscia dell'importanza che questo evento ha per i propri lettori Panini presenta la testata in cinque edizioni che differiscono tra loro per cover, rarità o gadget allegato tra le quali ci permettiamo di consigliare la versione FX per la bellissima maglietta allegata “Cyclops was right”, la più evocativa tra le quattro legate all’evento.

Topolino 3000: la tavola scomparsa

  • Pubblicato in News

tavola scomparsaTopolino 3000 è ormai alle porte, ma rischia di rimanere incompleto, almeno per tutti quei lettori privi di pazienza, internet o, semplicemente, non abbastanza informati.

Nel numero 2999, infatti, dopo la storia di DoubleDuck si dava il via a una caccia al tesoro telematica atta a scoprire un codice "alphanumerico" che sarebbe servito a recuperare una tavola scomparsa della. Per non togliervi il divertimento vi invitiamo a risolvere tutti i passi della caccia al tesoro che parte da qui.

Se proprio non ce la fate e non volete avere un numero incompleto, la pagina mancante la potete trovare qui: stampatela, ritagliatela e completate il vostro Topolino 3000 collocando la pagina tra la 184 e la 186.

The Goon: dalla nascita a oggi

  • Pubblicato in Focus

Per tornare all'intervista clicca qui.

goon 1La serie The Goon è nata ufficialmente quasi quindici anni fa e in Italia ha esordito prima sotto l’etichetta Magic Press, che propone due volumi nel 2006 e nel 2007, per poi passare sotto la Panini Comics che da marzo 2012 ha riproposto il vecchio materiale e pubblicato il terzo volume inedito.
Ogni volume di The Goon corrisponde allo stesso americano; in questi giorni è in distribuzione il settimo tomo e ci è parso un buon momento per fare il punto della situazione.

The Goon alla Avatar Press

Goon si presenta ai lettori nel marzo del 1998 ma Eric Powell è scontento del trattamento che gli riserva la Avatar Press e, dopo solo tre numeri, smette di produrre materiale nuovo e attende la scadenza del contratto.
Oltre al picchiatore protagonista già ci sono il partner Franky e il Prete Zombi, le caratteristiche creature strane, gli zombie, i mostri e, nel terzo numero, attraverso un flashback si scopre chi era zia Lizzie, si cita Isabella, viene svelato che fine ha fatto Labrazio e come Goon ha preso il suo posto. Insomma, fin dall’inizio il background è solido.
Parlando dello stile di disegno questo è appena più acerbo e vicino all’underground di ora, le tavole sono in bianco e nero mentre per i flashback Eric usa la mezzatinta. Questi primi tre numeri sono stati ristampati all’interno del volume The Goon vol.0: Rough Stuff, attualmente inedito in Italia.

Autoproducendo The Goon: nasce la Albatross Exploding Funny Books

Dopo la Avatar, Eric non trova nessuno disposto a pubblicare la sua creatura, quindi decide di auto prodursi e mette in piedi la Albatross Exploding Funny Books nel 2002. I quattro numeri della seconda stagione di The Goon sono stati raccolti nel volume The Goon vol.1: Nothin' But Misery (In Italia The Goon 1: il giorno dell’Avvoltoio).
Il gruppo di personaggi si amplia e, tra gli altri, arrivano l’Avvoltoio, la famiglia Graves e il lupo mannaro Merle. C’è la prima divertentissima storia natalizia, s’inizia a citare un evento accaduto a Chinatown e compaiono la cantante Mirna e il fratello pianista Skinny che avranno una parte importante proprio nel graphic novel Chinatown e il mistero di Mister Vimini. Il volume è arrivato in Italia prima per merito della Magic Press nel 2006 ed è stato ristampato dalla Panini nel marzo 2012. 

The Goon approda alla Dark Horse.

La Dark Horse nota il fumetto autopubblicato da Eric Powell, confessa all’autore di non conoscere il motivo che li ha spinti a rifiutarlo e decidono di iniziare a pubblicarlo sotto la loro etichetta. Ecco l’attuale incarnazione di The Goon, che conta ormai più di quaranta numeri e numerosi archi narrativi. Il mondo del fumetto si accorge della creatura di Eric e, nel 2004, l’autore ritira il suo primo premio Eisner come miglior albo singolo poiché The Goon #1 vince a pari merito con Conan #0 di Cary Nord e Kurt Busiek.
I singoli numeri della serie sono raccolti, a gruppi, all’interno dei seguenti volumi:

The Goon vol. 2: My Murderous Childhood (And Other Grievous Yarns) (The Goon 2: la mia infanzia criminale (e altri racconti pesi)).

Ultimo volume pubblicato dalla Magic Press nel 2007 e punto in cui, per anni, si interruppe la pubblicazione in Italia prima che Panini riproponesse il Picchiatore al pubblico nostrano nel marzo 2012.
Raccoglie i primi quattro numeri della serie: arriva il colore e si rinarra quanto avvenuto nel The Goon della Avatar Press (ovvero la morte di zia Kizzie e l’uccisione di Labrazio da parte di Goon). In The Goon #2 compaiono il dottor Hieronymus Alloy, tipico scienziato pazzo da sci-fi vecchio stile, e il suo robot Bruno. Riappare Mirna e, per la seconda, volta si cita Chinatown. Nel terzo numero il figlio di Eric trova un fumetto in cui è narrata l’infanzia criminale di Goon (e i lettori scoprono come Goon e Franky si sono conosciuti e come la loro amicizia è iniziata). Nel quarto numero si cita ai confini della realtà (serie anni ‘60) e appare una storia scritta da Eric ma illustrata da Kyle Hontz. Debuttano, infine, i fratelli Fangosi.

The Goon vol. 3: Heaps of Ruination (The Goon 3: cumuli di macerie)

Dopo anni di assenza The Goon torna in Italia con un volume inedito che ne prosegue le avventure da dove la Magic Press le aveva sospese. Il volume in questione contiene i numeri dal 5 all’8 della serie: scopriamo che fine aveva fatto l’Avvoltoio, arriva nella sua prima forma El Hombre de Lagarto (in Italia tradotto Uomo Lucertola) creatura simil rettiloide che parla una lingua inventata che ricorda lo spagnolo. Nel numero 7 Goon incontra l’Hellboy di Mignola in un crossover disegnato da entrambi gli autori, segno che la creatura di Eric Powell è ormai conosciuta e apprezzata anche chi i comics li fa. Nel numero 8 Powell ringrazia, a suo modo, la giuria degli Eisner Award per avergli conferito l’ambito premio e durante la trama principale, in cui Goon si troverà ad affrontare una triste e ammaliatrice vampira, si fa l’ennesimo riferimento a quanto successo a Chinatown.

The Goon vol. 4: Virtue and the Grim Consequences Thereof (The Goon 4: Le spiacevoli conseguenze della virtù)

Nei numeri 9-13 Powell continua a fornirci scorci del passato di Goon e scopriamo che il nostro picchiatore ha giocato a football, nella squadra dei Fighting Fish-Canners, agli inizi della sua carriera criminale; purtroppo l’esperienza sportiva finì (molto) male. Esce la seconda, spassosissima, storia natalizia che non poteva che essere l'adattamento dell’arcinota “A Christmas Carol” di Charles Dickens in versione Goon. I disegni e la colorazione si fanno più ricercati ed Eric sperimenta sempre di più, pur non abbandonando lo stile che l’ha contraddistinto fino ad ora. Nei numeri dall’11 al 13 si sviluppa uno story-arc che vede il dr. Alloy mutare, diventare malvagio e poi finire in carcere a Cade’s Island con il Picchiatore. In The Goon #13 un gruppo di marmocchi orchestra un piano per far evadere il loro eroe Goon. Appaiono qui, per la prima volta, Smitty, Specs, Charlotte e Peewe che formano la gang degli Unholy Bastards, marmocchi che avranno una parte importante nel futuro di Goon.

The Goon vol. 5: Wicked Inclinations (The Goon 5: Cattive abitudini)

Contiene The Goon #14-#18. Nel 2006 The Goon vince altri due premi Eisner: per miglior serie continua e miglior pubblicazione umoristica.
Nel ciclo che compone questo volume, torna l’Avvoltoio che, venuto a sapere il vero nome del Prete Zombie attraverso una visione che ricorda la favola di Tremotino, lo affronta, recupera il suo armamentario e torna a Lonely Street, dove resterà a disposizione di Goon come valido alleato in caso di bisogno. Facendo ciò innesta una serie di eventi che porterà il Prete a risvegliare l’amata Mather Corpse (una zombi incinta) e ad accecarsi di un occhio come sacrificio per farle partorire una progenie di baby creature che porteranno caos e distruzione in città, daranno filo da torcere a Goon (in questo volume, ma non solo) e arriveranno a distruggere il Pub di Norton, storico ritrovo dei personaggi del fumetto.
Fanno inoltre la loro prima comparsa la Zingara e il suo compagno Demeter, che si stabiliranno nella città di Goon (dopo uno scontro iniziale dovuto a un vecchio diverbio tra la gitana e Mamma Norton, la madre del padrone del suddetto Pub).
I numeri 14, 16 e 18 si contraddistinguono per contenere, oltre alla storia principale scritta e disegnata da Eric, altri mini episodi alcuni dei quali sono scritti o disegnati da altri: Neil Vokes e Kile Hontz nel 14, Tom Sniegoski (uno degli sceneggiatori che si è occupato anche di spin-off di Bone) e Mike Avon Oeming (Powers) nel 16 e Mike Allred (Madman) e Mike Hawthorne nel 18.
Il numero 18, inoltre è stato oggetto della controversia “Satan’s sodomy baby”: per farla breve Powell nella prefazione scrisse di aver deciso di cambiare il titolo inizialmente pensato per l’albo (appunto “Satan’s sodomy baby”) dopo un’attenta riflessione e, soprattutto, dopo che una donna dell’Alabama (tale Margaret Snodgrass) aveva imbastito una rivolta contro i negozi che avessero deciso di esporre quell’albo, i cui contenuti avrebbero sicuramente portato alla dannazione eterna. Andando un po’ più a fondo, però, non si è trovata nessuna esistenza della suddetta donna, né della rivolta in questione e il dubbio che tutto fosse una trovata dell’autore viene sia considerando che il suddetto numero è citato (e preso in giro) più volte all’interno dello stesso albo sia perché, in un twitter del 2010, Powell ha confessato di essere al lavoro su una storia dal titolo "Satan’s sodomy baby 2" (o meglio SSB2 per evitare gli stessi problemi avuti col primo numero).

goon 6 variantThe Goon vol. 6: Chinatown and the Mystery of Mister Wicker (The Goon in Chinatown e il mistero di Mister Vimini).

Nel 2006 Eric capisce che è giunto il momento di prendersi una pausa dalla serialità per raccontare, finalmente, cosa successe a Chinatown. Nel farlo decide di abbandonare i toni grotteschi e canzonatori che hanno contraddistinto il fumetto fino a quel momento, non trovandoli adatti per quello che aveva in mante. Ci impiega circa un anno per creare un graphic novel dai toni seri, dove passato e presente del nostro picchiatore s’intrecciano in un racconto che fa propria la struttura del noir e porta The Goon a livelli fino allora mai raggiunti sia come narrazione che, e soprattutto, nell’uso dello storytelling, con almeno un paio di sequenze che andrebbero studiate per la loro efficacia e resa. Torna Isabella, viene finalmente spiegato come Goon si è procurato la cicatrice che gli segna il volto, si rafforza l’amicizia con Franky e il rapporto con Mirna (e con il fratello Skinny) non sarà più lo stesso. Inizialmente pensato come graphic novel a sé stante, la storia è poi stata ristampata come sesto volume e inserito in continuità prima del diciannovesimo episodio. Il volume è uscito anche in una versione lussuosa e cartonata a tiratura limitata, che l’autore ha presentato in Italia partecipando a Cartoomics e poi a Bologna nel marzo 2013.

The Goon vol. 7: A Place of Heartache and Grief (The Goon in Quel luogo di pena e tristezza) e successive.

The Goon #19 esce a un anno esatto dal numero precedente; come detto in mezzo ci fu Chinatown, ma per far capire ai lettori che i toni erano tornati quelli di sempre Eric, per prima cosa, fece fare all’amato Peaches Valentine (protagonista degli sketch più scatologici della serie) un’ode a Oprah Winfrey dai toni dissacranti. Il volume è disponibile nelle librerie da poco e non vogliamo svelarvi troppo per non rovinarvi il piacere della lettura.
Vi basti sapere (come svela lo stesso autore nell’intervista che potete leggere qui) che da questo volume parte un enorme arco narrativo che terminerà nel nono volume (e cioè in The Goon #31). Ci saranno molti ritorni inaspettati, vedrete nuovi personaggi arrivare e altri andarsene e i problemi per il Prete Zombi e Goon aumentare a dismisura.

Molte belle storie ci aspettano in futuro tra cui vale la pena citare, almeno, l’ospitata della modella e star del Burlesque, Roxi Dlite nel numero 36 e la "fine" analisi delle storie supereroistiche e delle regole che lo dominano in The Goon #39.
La storia di Goon prosegue, attualmente ha superato i 43 numeri e i 12 volumi e quel che è certo è che è e rimarrà una creatura del suo autore.
Nei suoi 15 anni di vita, Powell ha affiancato alla serie principale anche la miniserie spin-off dedicata all’Avvoltoio, il volume The Goon: noir contenente storie a tema fatte da altri autori, e un volume che non fa parte dell’universo di Goon ma ne condivide lo stile e le atmosfere, Chimichanga; ha inoltre scritto i tre numeri che compongono Billy the Kid’s Old Timey Oddities (disegnata da Kyle Hotz).

Infine, come sicuramente già saprete e come vi abbiamo già annunciato, The Goon potrebbe diventare un film di animazione. Ve ne proponiamo il trailer (con le voci di Clancy Brown per Goon e Paul Giamatti per Franky); al momento la raccolta fondi lanciata tramite kickstarter l’anno scorso ha dato i frutti sperati e si sta preparando un animatic del film, da mostrare in giro per raccogliere i finanziamenti necessari a fare un film degno di questo nome. Lo story-reel sarà presentato al San Diego Comicon di quest’anno, in una visione esclusiva per tutti quelli che hanno contribuito facendo una donazione.

La speranza è che il film veda la luce quanto prima e che Panini continui a pubblicare i volumi di questa serie fino al raggiungimento del finale, anche se, da quanto ci dice Eric, ci sarà ancora molto da aspettare.

Speciale The Goon: Intervista a Eric Powell

Da pochi giorni è disponibile in libreria il settimo volume di The Goon dal titolo Quel luogo di pena e tristezza; è quindi giunto il momento di proporvi la lunghissima intervista che abbiamo fatto all'autore Eric Powell lo scorso 20 marzo, quando fu ospite nel Panini Store di Bologna.
In quell'occasione l'autore presentava il volume The Goon in Chinatown e il mistero di Mister Vimini e, oltre a noi e ai lettori accorsi appositamente, c'erano anche il direttore editoriale Panini Marco Marcello Lupoi, la publishing manager Sara Mattioli, nonchè l'editor italiano dei volumi (e traduttore) di The Goon, Diego Malara.
Un estratto dell'intervista può  essere letto anche nell'Anteprima di questo mese; oltre alla chiaccherata fatta con Powell vi consigliamo di leggere l'articolo che riassume la vita editoriale e la serie dall'inizio fino al volume attualmente in libreria (e oltre).

Buona lettura!

The Goon: dalla nascita a oggi (film compreso)


eric dedicaCiao Eric,
iniziamo l’intervista parlando del volume che stai presentando in questo periodo: The Goon in Chinatown e il mistero di Mister Vimini. Se si paragona agli altri numeri della serie di The Goon, si notano da subito delle differenze nei toni e nello stile. È stato pensato come un graphic novel serio fin dall’inizio, giusto?

Sì. Nei primissimi libri di The Goon c’era tantissimo umorismo, ma ho pensato che farlo nello stesso modo sarebbe stato come prendere in giro tutti. Nessuno l’avrebbe preso sul serio così ho chiesto di avere l’opportunità di ottenere qualcosa di grande impatto emotivo ed ecco perché abbiamo deciso di farlo come un grande graphic novel.

Chinatown è un vero è proprio noir: l’umorismo è assente, gli avvenimenti  sono drammatici come non mai e c’è la dark lady, Isabella, la prima e unica ragazza di cui Goon si è innamorato. Lei è la seconda donna nel cuore di Goon dopo la zia Kizzie, e in questo volume scopriamo anche come il picchiatore si è procurato la cicatrice che gli segna il volto. Quali sono le parti della storia di Goon che non hai ancora raccontato ai lettori?

Beh, in U.S.A. siamo molti numeri avanti rispetto a qui in Italia; in quelli attuali sto iniziando un lungo arco narrativo che è una sorta di fase successiva della serie. Spero che il pubblico italiano possa leggere gli altri volumi in fretta…

Se non sbaglio, in America siamo fermi da un po’ a The Goon #43

Sì, ma stavo cercando di ricordare il numero del volume di cui ti voglio parlare.. c’è un grande arco narrativo che penso per voi inizierà presto. Ah sì, nei prossimi tre volumi che leggerete (ovvero il settimo, l'ottavo e il nono. ndr) tirerò le fila del materiale che avete visto fino a oggi e ci saranno molte rivelazioni e molti momenti emozionanti. Come ho detto al momento sto lavorando alla prossima grande storia, quella che probabilmente finirà con il numero cinquanta. Ci sono grandi storie in arrivo e sarà eccitante sia per me che per i lettori.

Parlando della creazione della serie di The Goon, hai iniziato a lavorare nell’industria dei comics verso il 1995…

Sì, più  o meno in quel periodo.

All’inizio non eri molto contento di come stava andando con le varie case editrici, quindi hai deciso di creare la tua serie…

Beh, è stato una combinazione di non essere felice di come stava andando e del fatto che il lavoro cominciava a calare. Nessuno mi ne dava quindi dovevo trovare il modo di cavarmela da solo. Ho “osato” fare la mia serie e, fortunatamente, ho avuto fortuna ed è andata bene.

Perché The Goon? Una storia che unisce i gangster all’horror, la fantascienza anni ’50, zombie e rozzi contadini degli stati uniti meridionali. Come ti è venuto in mente?

Beh (ride. ndr) ho letteralmente preso tutto quello che amavo e mi piaceva, l’ho messo insieme unendo un gruppo di personaggi che mi sarebbe piaciuto disegnare alla volontà di fare un buon lavoro. Questa è la semplice risposta: ho solo iniziato con quello che mi piaceva e l’ho messo insieme.

Fin dall’inizio tutto sembrava già definito: c’era il Circo con zia Kizzie e Goon bambino, c’era la storia con Labrazio e tutto il background era molto definito. Hai iniziato a lavorare su questa base per poi sviluppare l'ambientazione o sei partito da un’ idea iniziale per poi ampliarla nel tempo?

Avevo qualche idea in mente quando ho iniziato, ma per la maggioranza tutto era ed è legato ai personaggi che ho creato. Si trattava solo di avere l'idea per una storia in modo da cacciarceli dentro. Un discorso tipo: “Ho questi personaggi e una storia con un inizio, una parte centrale e una fine”. Si tratta di avere un’idea su… Chinatown (dice indicando il volume di fronte a sé. ndr) e ci metto i miei personaggi dentro. Non è qualcosa per cui possa vederci una fine e probabilmente continuerò a fare storie differenti in questa maniera per, non so, fino a che rimarrò al mondo, spero.

Le tue storie pescano a piene mani da innumerevoli generi diversi, ma anche il tuo stile di disegno, pur essendo personale e riconoscibile, denota molte influenze dai grandi autori come Will Eisner, Jack Kirby o Gene Colan. A parte questi tre chi sono stai i tuoi maestri, quelli cui guardi quando disegni?

Bernie Wrightson ha avuto una grande influenza su di me quando ero piccolo, e tramite lui ho scoperto Wally Wood, Frank Frazetta, Jack Davis e tutti quei ragazzi che facevano parte dello staff dell’ E.C. Comics. Sono molti gli autori cui mi riferisco, quindi non è facile fare un nome piuttosto che un altro, ma direi che questi sono stati tra quelli che mi hanno dato di più, a parte ovviamente Eisner e i nomi da te citati.

Il tuo modo di disegnare varia lungo la serie. Ad esempio, per Chinatown hai adottato uno stile pittorico ed emozionale, ma diverso da altre storie come quella che s’ispirava a “A Christmas Carol” di Dickens. È come se ogni volta tu cambiassi qualcosa; come decidi la via da seguire? Ti siedi e ti dici: ”Ok, ora sperimento questo stile e vediamo che succede”?

Molto è dovuto al fatto che cerco di mantenere alto l’interesse nel lavoro che faccio. Mi piace sperimentare gli stili che mi hanno portato in questo medium e mi annoierei facendo sempre le stesse cose, giorno dopo giorno. E se io mi annoio, sono sicuro che si annoia anche il lettore. Sono un severo critico di me stesso, quindi cerco costantemente di fare meglio. Quando mi trovo ad affrontare una storia, tento di capire se cambiando un po’ la mia maniera di disegnare posso ottenere risultati migliori. Per il rifacimento di “A Christmas Carol”, ad esempio, ho tentato di riempire la storia con toni marrone slavato in modo da farla apparire come se fosse stata disegnata su carta antica, in modo da rendere credibile il fatto che stessi raccontando una storia alla Charles Dickens. Tutto viene dal fatto che deve piacermi e divertirmi quello che faccio, in modo da ottenere lo stesso risultato anche da chi mi legge.

Quindi se tu ti diverti allora sai che anche i lettori si divertiranno?

Lo spero.

Anche la caratterizzazione dei personaggi varia molto. Franky e gli Unholy Bastards, ad esempio, hanno gli occhi completamente diversi dagli altri personaggi. Perché?

Volevo che ricordassero l’animazione degli anni ’30 e ’40 dove c’era un mucchio di personaggi con gli occhi completamente neri. Volevo che, nel vedere alcuni miei personaggi, si pensasse a quell’animazione o a strip storiche come Bringing up father (Arcibaldo e Petronilla. ndr) o Little Orphan Annie.

Normalmente nelle altre serie, dopo un po’ che il lettore legge le storie, capisce le regole del gioco e può immaginarsi l'evolversi delle vicende; in The Goon questo non succede e cerchi sempre di stupire il lettore.

È una delle ragioni che mi ha fatto scegliere di adottare lo humor e tutte le cose di cui di cui ho parlato prima. Non voglio che il lettore sappia cosa lo aspetta quando prende un nuovo numero. Voglio che si chieda: “Sarà triste? Sarà divertente? Buffo?”. E non deve conoscere la risposta! Ripeto, tutto sta nel mantenere vivo il mio interesse in differenti tipi di storie; penso che l’inaspettato mantenga vivo anche l’interesse dei lettori.

Con il graphic novel Chinatown hai vinto due premi Eisner, e con The Goon hai vinto un totale di cinque Eisner Award. Com’è cambiata la tua vita dopo questi premi? Qual è quello di cui sei più fiero?

La tua vita non cambia poi molto. Non è come vincere un Oscar, dove l’attore può chiedere più soldi per quello che fa. Nei comics è più come: ”Hei, guarda cosa ho fatto!” e la gente ti risponde”Bravo, torna al lavoro e pensa al prossimo numero”.
Non ce n’è uno cui tengo di più specificatamente, anche se il primo che ho vinto ricopre una certa importanza per me sia perché, beh è stato il primo, sia perché me l’ha consegnato Eisner in persona. È stato nell’ultimo anno che ha presentato il premio, quindi riceverlo da lui nel suo ultimo anno, unito al fatto che è stato il mio primo Eisner, è stato molto importante per me.

Parliamo del film d’animazione di The Goon. L’anno scorso avete lanciato una ricerca fondi tramite Kickstarter e il teaser che abbiamo visto era molto buono. Quali sono i prossimi passi del progetto?

Ora stanno lavorando allo storyboard e non appena lo “story reel” sarà pronto – che è il motivo per cui abbiamo cercato fondi tramite kickstarter – andremo ancora in giro per trovare finanziatori. Siamo a questo punto, abbiamo assunto alcuni storyboarder e speriamo che il tutto si sblocchi.

Lo speriamo anche noi. Qual è il tuo coinvolgimento nel progetto? Sei una sorta di coordinatore o hai solo scritto la sceneggiatura? Si partirà da uno story-arc della serie o ci sarà qualcosa di completamente nuovo e pensato per il grande schermo?

Ho lavorato alla sceneggiatura perché non si poteva prendere troppo spunto dai singoli story-arc della serie, che erano legati a momenti differenti e numeri differenti. Abbiamo quindi preso un po’ di materiale, l’abbiamo combinato e ho scritto la sceneggiatura per il film basandomi su questo. Oltre alla sceneggiatura… beh, sono nel titolo e sono uno dei produttori, quindi la mia opinione conta, ma mi ascoltano molto, tengono in considerazioni le informazioni che gli do, non abbiamo mai litigato e mi sento molto coinvolto.

Quindi David Fincher ha una grande considerazione di quello che pensi nel processo creativo del film. Penso sia il sogno di ogni autore vedere la sua creatura trasposta in un film, ma vorrei sapere quali sono le voci dei personaggi che senti nella tua testa quando scrivi The Goon e se corrispondono a quelle scelte per il film.

Ammetto che nella mia testa avevo la mia personale interpretazione del “suono” dei vari personaggi, ma ora sento solo Clancy Brown (voce di Goon ndr) e Paul Giamatti (voce di Franky. ndr). Sono stati così bravi nel catturare la loro essenza, che ora sento le loro voci quando scrivo e disegno la serie.

Quindi loro sono LE voci…

Sì.

I personaggi di The Goon sono ottimi per essere trasposti in animazione, ma negli ultimi anni ci sono serie a fumetti atipiche che sono diventani serial televisivi di successo. Pensiamo a The Walking Dead che solo pochi anni fa sarebbe stato impensabile come serial. Pensi a The Goon come a un film singolo o una serie?

Stiamo solo pensando di fare di The Goon un film in animazione quindi non c’è possibilità di cambiare idea e farne un TV show.

Ma tu lo immagini come un singolo film o pensi sarebbe stato meglio farne un serial, visto i personaggi e le trame del fumetto.

Penso che tutto sia possibile. Può funzionare in molte maniere, ma ho supportato il film, quindi...

Eric Powell firma ChinatownRitornando al fumetto: hai detto che all’inizio le cose non andavano troppo bene per te, ma ora le major vengono da te e ti chiedono se vuoi scrivere e disegnare delle storie per loro, utilizzando i loro personaggi storici. C’è qualche personaggio che hai amato affrontare o con cui ti piacerebbe lavorare in futuro?

Beh, ce n’erano un mucchio che mi sarebbe piaciuto disegnare a inizio carriera, ma dopo aver iniziato The Goon, non ho più trovato lo stesso divertimento che trovo nel lavorare con la mia creatura. Sai, molte volte mi offrono un lavoro e mi piace farlo, ma sulla mia serie non devo rispondere a nessuno e faccio tutto quello che voglio. Quando mi assumono per lavorare a personaggi altrui mi sembra sempre di sforzarmi per far felice qualcun altro. È più facile per me fare il mio fumetto e fare tutto quello che voglio.
 
Una cosa che ho letto nel tuo blog, se non sbaglio nell’ultimo post che hai fatto a maggio dell’anno scorso prima della pubblicazione di The Goon #39 (in cui prendevi in giro il fumetto supereroi stico e le sue regole), è che qualcuno ti ha chiamato “venduto” solo perché hai fatto qualche lavoro per Marvel e Dc. Puoi spiegarci cos’è successo?

Penso tu ti riferisca al fatto che qualcuno ha detto qualcosa di negativo sul mio lavorare per le major. Beh, sono stato uno dei portavoce nel consigliare ai creatori di fumetti negli Stati Uniti di farsi i loro personaggi, perché troppo dei loro affari era già controllato da Marvel e Dc. L’industria dei fumetti supereroistici è attualmente troppo limitante e ho solo detto che, a un certo in passato, anche Spider-Man è stato un nuovo personaggio, così come lo fu Batman o Superman prima di lui.
Ho detto che dobbiamo prenderci l’opportunità di avere nuovi lettori, ma qualcuno mi ha criticato dicendomi: “Perché dici alla gente di creare i propri personaggi quando anche tu hai fatto un libro di Superman?” al che io ho risposto ”Ok è vero, ho fatto un volume di Superman, ma ho dodici di questi (dice indicando The Goon. ndr)." Quindi non è stata tanto una critica nei miei confronti; per quel che mi riguarda, è stato bello fare un volume di Superman, mi sono divertito ma questo è tutto.
Ne ho fatto uno e per me è più che abbastanza.

Parlando della creazione del tuo comic book, tu sei uno di quelli che l’ha fatto ed è diventato celebre. Dello stesso gruppo mi vengono in mente Jeff Smith con Bone, Terry Morre con Strangers in Paradise o Dave Sim con Cerebus. Per te è molto importante che ogni artista trovi la sua strada; il vero autore dovrebbe essere in grado di scrivere e disegnare per il proprio personaggio o non lo reputi assolutamente necessario?

Non necessariamente; qualcuno può anche non essere un buon sceneggiatore, e quindi mettersi in team con un altro che, magari, non sa disegnare bene e insieme creare un buon prodotto. Non penso che sia assolutamente necessario scrivere e disegnare interamente il proprio fumetto, ma aiuta molto se non devi dividere i soldi con qualcun altro.
È più facile fare questo lavoro per vivere se non devi dividere il ricavato con qualcun altro, ma non penso che qualcuno debba necessariamente fare tutto il lavoro da solo. Se lavori a commissione per una grande etichetta, per disegnare i personaggi creati da qualcun altro, va bene uguale. Qualsiasi cosa li renda felice va bene; solo che penso che più persone dovrebbero creare i propri personaggi, perché in questa maniera ne detieni il possesso completo e, se riesci ad avere successo, è solo tuo e non devi renderne conto a nessuno.

Questa è la prima volta che vieni in Italia. Qual è stata la reazione del pubblico italiano a te e cosa pensi di quello che hai visto alla convention cui hai partecipato, ai due panel che hai tenuto e ai posti che hai visto?

Sono stato in una convention a Milano (Cartoomics. ndr) e assomigliava molto alle convention americane. Non ho visto chissà quali differenze, c’erano gli stessi ragazzi in costume, fumetti, giocattoli etc. Non c’era tanta differenza ed è stato bello notarlo. Riguardo me e The Goon, beh, sembrava che i lettori fossero presi e sono felice, perché mi sembra che il pubblico abbia reagito bene alla mia presenza.

Quando creasti The Goon, ormai quindici anni fa, avresti mai immaginato che molte persone da paesi e stati differenti l’avrebbero letto? Qui abbiamo il tuo traduttore Diego Malara che dice che tradurti è abbastanza impegnativo, poiché usi molti idiomi differenti, qualcuno anche inventato, e alcuni termini sono molto legati alla cultura americana.

Sì, ci sono molte cose che sono veramente legate alla cultura degli Stai Uniti meridionali, quindi immagino che a volte possa essere difficile da tradurre. Non avrei mai immaginato che The Goon potesse avere questo successo, e non mi è mai passato in mente che sarebbe stato pubblicato in altri stati.  Dà molta soddisfazione e mi spiace sia difficile da tradurre, ma sono contento che Diego sia qui e non mi odi.

Poco prima dell’intervista mi ha confessato che si diverte un mondo a tradurre The Goon.

Sono molto contento che sia qui e che stia curando l’edizione italiana così bene.

Penso che l’idea di divenire un autore di fumetti venga fin da piccolo. Devi amare questo lavoro fin dall’inizio. Se un nuovo autore, o qualcuno che vorrebbe diventare un nuovo autore, viene da te per chiederti qualche consiglio, cosa gli dici?

Gli dico di disegnare ogni giorno. La sola maniera per migliorare è lavorare duro, non c’è storia. Se vuoi diventare un disegnatore, devi disegnare ogni giorno e provare a migliorare ogni giorno di più. Questa è la sola cosa da fare. Ho visto un mucchio di ragazzini alle convention in America portarmi il loro portfolio e, dopo avergli dato i consigli che ho detto a te, me li sono visti tornare l’anno successivo con gli stessi identici disegni. In tutto quel tempo non avevano fatto nulla! Ripeto, disegnare ogni giorno è l’unica maniera, perché questo è un lavoro che devi fare e migliorare giorno, dopo giorno, dopo giorno.

L’ultima domanda è più sul tuo futuro. Già ci hai detto del grande story-arc cui stai lavorando, ma la domanda che voglio farti è: hai già pianificato una fine per The Goon?

Assolutamente no, non vedo una fine per la mia serie.  Penso che quando sarò vecchio e dovrò morire (e spero di essere vecchio quando dovrò morire) mi metterò al tavolo da disegno per pensare a una maniera per far finire la storia di The Goon, ma nulla è pianificato per ora.

Eric, grazie mille per l’intervista da parte mia e di tutti i lettori di Comicus.

Grazie a te, è stato un piacere.

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