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Cris Tridello

Cris Tridello

The Secret Service 1 (di 3)

Due amici vanno a vedere “Casino Royale” (quello del 2006, non il classico del 1967 con Peter Sellers), il James Bond offerto loro da Daniel Craig convince i due spettatori, così come piace il modo in cui è stata data nuova energia alla serie dell’agente segreto inglese più famoso al mondo.
Uscendo, però, si chiedono: “Com’è stato arruolato James Bond? E com’è passato da picchiatore (qual è in “Casino Royale”), all’affascinante dandy impersonato da Sean Connery a partire da “Agente 007 – licenza di uccidere”?”. Come si diventa l’agente segreto britannico più famoso ed elegante del mondo?
Anche se la risposta esatta sarebbe: “Leggetevi i libri di Charlie Higson facenti parte della serie “Young Bond”, oppure la biografia del personaggio, scritta dallo stesso Ian Fleming nel romanzo “Si vive solo due volte” poco importa. Soprattutto se i due amici si chiamano Mark Millar e Matthew Vaughn.

I due si lasciano conquistare dall’idea e decidono di narrare la loro versione dei fatti, sfruttando ognuno il proprio mezzo. Nasce così il progetto “Secret Service” che è, contemporaneamente, una serie a fumetti di sei numeri e un film in uscita nel 2015. La genesi del progetto è efficacemente narrata da Marco Ricompensa nella prefazione al primo numero (di tre) con cui Panini presenterà l’intera miniserie ai lettori italiani; per una volta le note d’inizio e fine volume forniscono informazioni utili per meglio addentrarsi nella storia e non (solo) pubblicità ad altre testate della stessa casa editrice.

Millar plasma il soggetto, creato con l’amico, generando una trama dalle tinte grottesche e sopra le righe cavalcando abilmente il genere spionistico in modo dissacrante ma preciso ed efficace (vedi la scena d’apertura che ripercorre uno dei cliché del genere per poi ribaltarlo e ridicolizzarlo). Già dalle prime pagine capiamo di trovarci nel mondo di Millar: un gruppo di mercenari ha rapito attori e troupe di titoli cult come “Battlestar Galactica”, “Star Wars”, “Star Trek” e “Doctor Who” per scopi ignoti e i servizi segreti Britannici, logicamente, indagano.
Jack London è uno dei migliori agenti sul campo ma ha alcune grane familiari: il nipote Gary, abitante dei bassifondi londinesi, si è messo nei guai con la giustizia ancora una volta e allo zio, che vede del potenziale nel ragazzo, non resta che arruolarlo e farlo entrare nella scuola di superspie da cui lui stesso è uscito ripulito.

Il plot ricalca fedelmente quello di un qualsiasi Bond-movie, con il lettore che è catapultato nel pieno dell’azione (con la suddetta scena d’apertura, che da sola vale il prezzo dell'albo) per poi alternarsi tra lo sviluppo del complotto terroristico, le scene d’indagine, l’addestramento e le diatribe familiari dei due protagonisti.
Millar, in questo Secret Service, un po' si racconta e svela al lettore le proprie opinioni personali (soprattutto sulle serie televisive o filmiche sopra menzionate), non manca di lanciare stoccate al governo britannico per la maniera con cui gestisce certe emergenze, (si) diverte con i suoi testi e le sue scene sopra le righe e incuriosisce quanto basta per garantire l’acquisto dei numeri successivi sfruttando l'effetto cliffhanger a fine numero.
Secret Service, però, è l’ennesima variazione sul tema dell’importanza dei legami familiari e di come questi possano influire sulle nostre vite, e il percorso di Gary ricorda troppo quello del Wesley di Wanted, ma senza la carica sovversiva di quel titolo. Già da questi primi due capitoli si riesce a prevedere quali saranno le tappe successive del percorso iniziatico del protagonista e il risultato è che, pur divertendo molto, difficilmente Secret Service rimarrà tra i titoli migliori di Millar.

Uno dei motivi per cui questo titolo sarà ricordato, comunque, è per il disegnatore che lo scrittore scozzese è riuscito a coinvolgere coronando un sogno adolescenziale: Dave Gibbons. Va detto che i disegni dell’autore di capolavori come Watchmen e la saga di Marta Washington, che sono perfetti sia nel mescolare dinamicità, realismo e dramma, che nel raffigurare le scene più sanguinose, riescono a interpretare magnificamente la sceneggiatura di Mark.
Come Millar, però, Gibbons ha fatto di meglio e, volendo trovare un difetto alla sua arte, bisogna dire che quando si tratta di ritrarre personaggi famosi, il disegnatore Inglese non da proprio il meglio di sé; ma è comunque un dettaglio trascurabile che non intacca il gusto della lettura.

Lettura che, ribadiamo, scorre via agevolmente e non mancherà di soddisfare gli amanti delle spy-story (magari un po' diverse dal solito) e, soprattutto, di Mark Millar e del suo Millarworld.

Emina – OrfaniRobot

Trentacinque anni fa "Ufo Robot Goldrake" ha fatto la sua apparizione negli schermi televisivi italiani con il nome di "Atlas Ufo Robot".
L’impatto che il cartone ebbe nell’immaginario, soprattutto infantile, fu enorme e quell’evento tracciò un confine generazionale netto tra adulti, incapaci di comprendere questa nuova animazione che consideravano violenta, e i figli che vedevano in quei colorati robottoni una novità e che riuscivano ad andare oltre la superficie per trovarvi l’espressione di valori universali come la giustizia, l’amicizia, il senso del dovere e la lotta contro i soprusi.
Molto più di adesso il merchandising ci andò a nozze e i negozi (di ogni tipo) furono invasi da migliaia di prodotti legati al robottone nagaiano: giocattoli, figurine, dolci, dischi in vinile, peluche, ce n’era per tutte le tasche e per tutti i gusti. Goldrake segnò l’inizio dell’avvento dei robottoni in Italia, dopo di lui vennero "Mazinga Z" e "Grande Mazinga" (cronologicamente antecedenti a Goldrake), "Jeeg", "Daitarn 3" e innumerevoli altri, e tutti sono entrati a far parte dell’immaginario di quella che è oggi la generazione degli (ultra) trentenni.

Proprio a quella generazione sembra dedicato, a una prima occhiata, EMINA – OrfaniRobot che, fin dalla copertina, appare come un romanzo scritto facendo leva sull'effetto nostalgia. La cover con un action-figure di Goldrake in primo piano è inequivocabile e investigando un po’ in rete o guardando la pagina Facebook legata al titolo, siamo inondati da immagini a tema: insomma, prima di addentrarsi nella lettura tutto lascia pensare a una fan-fiction con protagonisti quei robot antropomorfi della nostra infanzia  o comunque un prodotto che mira a chi quella realtà la conosce a menadito e ci si sa orientare a occhi chiusi.
Poi s’inizia la lettura e si scopre che Goldrake non c’entra o, meglio, c’entra in maniera relativa ed evocativa. Il romanzo scritto da Davide Tarò (supportato dal suo editor Alessandro Di Nocera grazie al quale la portata dell’idea iniziale è stata ampliata) fa sì leva sulla nostalgia e mira al pubblico dei trentenni ma usa il racconto principale per affrontare temi sociali importanti come l’analisi dell’ambiente lavorativo precario odierno o la disillusione della generazione-X figlia del capitalismo e che in esso è rimasta prigioniera. Emina è il ribaltamento di Anime (non a caso) e più che orfano il libro è figlio di due genitori: della crisi economica che stiamo vivendo e di chi, nato e cresciuto a pane e Goldrake, in quella crisi si ritrova immerso.

Il protagonista della vicenda è Nataniele Tandro, venuto al mondo l’anno dell’esordio di "Atlas Ufo Robot" e che dopo un lunghissimo periodo di precariato lavorativo e emotivo, trova lavoro nella fantomatica multinazionale torinese Emina. Qui dovrà manovrare, fondendosi con essi, automi robotici chiamati Simulacrum per scopi non meglio specificati e avrà a che fare con segreti (non solo aziendali) scoprendo e affrontando i quali intraprenderà un percorso che cambierà profondamente la sua vita e quella di tanti altri.

Come accennato, il primo romanzo della collana Unigraphic della 001 Edizioni unisce il racconto fantascientifico alla critica sociale e a molto altro. La prosa di Tarò è (a volte troppo) ricercata, la trama sviluppata efficacemente seguendo il classico schema del viaggio dell'eroe, le digressioni mai gratuite e sempre contestualizzate a dovere. Ottima la scelta di introdurre ogni capitolo con una citazione da una sigla dei cartoni animati robotici: i passi scelti sono evocativi e usano efficacemente l’effetto nostalgia su cui si vuole far leva, funzionando anche per chi quelle sigle non le conosce. Anche la scelta dei nomi, volutamente arcaici ma che, tradotti, richiamano i nomi dei personaggi di anime (Nataniele/Nathan o Gordiano/Gordian, giusto per fare degli esempi) contribuiscono a bilanciare i toni del romanzo che riesce a collocarsi tra il nostalgico e il postmoderno finendo per illustrare efficacemente l’attualità.
Emina–OrfaniRobot non è un romanzo allegro: i toni utilizzati sono sempre seri, spesso tragici e disillusi come la realtà che si vuole descrivere e durante la lettura si ha la costante percezione che le cose non potranno che peggiorare (non solo narrativamente parlando). Il lavoro compiuto da Tarò è encomiabile ed efficace e veritiero è il mondo e l’intreccio creati, come testimonia il capitolo "Originiroboteredità", una fantacronologia degli eventi descritti dal 1848 al 2012 (e oltre) che intreccia finzione e storia italiana evidenziando le solide fondamenta su cui è costruita la trama principale e l'enorme lavoro di documentazione alla base del romanzo.

Il più grande difetto di Emina non è da ricercarsi nel libro, quindi, quanto nella maniera in cui questo è stato presentato al pubblico.
La copertina è la prima cosa che il lettore vede, è grazie a essa che l’acquirente decide l’acquisto. Deve evocare le giuste atmosfere e non fuorviare il lettore sui contenuti del libro.
Quella di Emina: OrfaniRobot svia il potenziale lettore ed è troppo simile, per esempio,  a quella di Mazinga Nostalgia di Marco Pellitteri (che cura la prefazione di Emina e che ha seguito Tarò in tutte le fasi del dopo scrittura) libro di tutt’altro genere e rivolto a tutt’altro pubblico.
Emina è un libro che non dovrebbe essere letto solo dagli appassionati di anime e robottoni ma, anzi, proprio da chi lo leggerà senza il velo dato dalla nostalgia potrebbe essere più apprezzato e, al contrario, chi si aspetta un racconto con protagonisti i robottoni dell'infanzia potrebbe rimanere deluso.
L’opera di Tarò rappresenta un buon primo passo nella collana Ungraphic della 001 Edizioni; si dovrà però fare più attenzione in futuro alla confezione e alla maniera scelta per pubblicizzarne i titoli. Quanto fatto per promuovere questo primo titolo ne sminuisce il contenuto più che evidenziarlo e ne limita il bacino d'utenza.

Marco Checchetto: da Punisher a Superior Spider-Man

MarvelAvenging Spider-Man Cover 18variant Now! In Italia è iniziato ad aprile con le testate Marvel Now!: Prologo, Iron Man 1 e, soprattutto, con Gli Incredibili Avengers 1 ma, dopo un mese di pausa, è entrato nel vivo questo mese con l’uscita di Capitan America 1, Thor Dio del Tuono 1, Devil e i Cavalieri Marvel 17, I Fantastici Quattro 1 e I Nuovissimi X-Men 1.

È proprio per presentare ai propri lettori questo mega progetto che sabato 15 giugno, al Panini Store di Bologna, si è tenuto in Marvel Now! Day.
Marco Marcello Lupoi insieme agli editor Max Brighel, Giorgio Lavagna, al coordinatore Nicola Peruzzi e al traduttore Fabio Gamberini hanno parlato di (quasi) ogni singola testata, cercando di non spoilerarne i contenuti ma descrivendole ai lettori accorsi. Ospite d’onore è stato Marco Checchetto, al momento al lavoro su The Avenging Spider-Man ma che già si sta occupando di Superior Spider-Man Team - up.
Ne abbiamo approfittato per fare alcune domande all’ospite d’onore che ritrovavamo dopo due anni dalla precedente intervista.
Buona lettura!

Per tornare alla new Marvel Now! day, clicca qui.

Ciao Marco e bentornato su Comicus dopo esattamente due anni.
Su cosa stai lavorando al momento?

In questo momento ho appena finito di lavorare ad Avenging Spider-Man che chiuderà con il numero 22 per essere subito riaperta con il titolo Superior Spiderman Team-up il cui primo numero penso esca a luglio. Io partirò dal numero 2. Avrei dovuto disegnare il primo numero ma per via di alcuni cambiamenti in Superior Spider-Man hanno anticipato l’uscita di un albo di Avenging, così mi sono ritrovato con due uscite nello stesso mese.
Nonostante la mia assenza sul primo numero sono comunque regular della serie. I miei prossimi impegni saranno sul numero 2 e sui numeri 5, 6 e 7 che chiuderanno la storyline dei Sinistri Sei aperta da tempo su Avenging. Leggerete un team-up con Thor, uno con Sleepwalker (di cui ho curato la versione Now!) e una doppia storia con i Secret Avengers che interagiranno con questo famigerato Superior Spider-Man.
In questo momento sto lavorando a una storia molto bella di Christopher Yost in cui Superior Spider-Man interagirà con Scarlet Spider e, senza svelare nulla, già vi dico che il loro incontro divertirà molto chi ha letto la saga del clone a suo tempo.
Aldilà delle voci che potete sentire su The Superior Spider-Man, vi garantisco che la serie è molto carina e vi suggerisco di dargli una possibilità.
Sono molto contento di questo lavoro: il mio eroe preferito è Spider-Man e, dopo Punisher, questa è la testata giusta per me. Infine in questo periodo sto parlando con la Marvel per rinnovare il mio contratto d’esclusiva con la casa editrice.

Ci puoi parlare dell’esperienza su Punisher? Ci è dispiaciuto che la serie sia stata interrotta così bruscamente e ti abbiano deviato su un’altra testata.

È dispiaciuto tantissimo anche a me. Secondo me Punisher era una testata bellissima che avrei fatto continuare e avrei continuato a disegnare molto felicemente ma, purtroppo, le vendite non erano così alte.
Comunque, per Marvel Now!, leggerete la saga di Punisher War Zone narrata da Greg Rucka, disegnata da Carmine Di Giandomenico e copertinata da me. Devo ancora leggerla perché comunque io leggo in italiano e aspetto gli albi Panini per leggere anche le mie storie.

Com’è stata l’esperienza con Rucka, comparandola sia con gli sceneggiatori con cui hai lavorato prima che con Christopher Yost con cui stai lavorando ora?

Rucka ama il realismo a tutti i costi ed è molto meticoloso, forse pure troppo, ma è assolutamente il miglior sceneggiatore con cui abbia mai lavorato in vita mia. Con lui ho fatto un salto di qualità, soprattutto nell’arte di raccontare con le vignette. Oggi mi fanno dei gran complimenti a proposito, ma se sono arrivato a questo livello, il merito è sicuramente anche di Greg.
All’inizio è stato un po’ difficile e ci sono state delle incomprensioni. Io sono un disegnatore che cerca di spettacolarizzare le scene, invece lui voleva che anche nel disegno io rimanessi ancorato a un realismo di fondo, cosa che non mi è costata particolare fatica perché avevamo la stessa visione del personaggio, ma mi ritrovavo spesso a chiedermi perché dovessi disegnare per forza dei particolari che non reputavo importanti per la storia.
Questa cosa era importantissima per Greg, lui è un apprezzatissimo scrittore di romanzi e le sue sceneggiature rispecchiano in pieno questo suo lato. Ogni sua sceneggiatura poteva essere pubblicata così com’era e sarebbe stato un bellissimo romanzo su Punisher.
Dopo i primi numeri di rodaggio e una volta prese le rispettive misure ci siamo ritrovati a macinare tavole su tavole senza nessun tipo di problema, stavamo raccontando una storia e ci piaceva farlo, dal numero 5 della serie abbiamo trovato l’alchimia giusta insomma.
La serie Punisher rimarrà una tappa importante nella mia carriera.
Chris Yost è uno sceneggiatore molto diverso, più classico se vogliamo. Con lui c’è stata subito affinità, mi lascia molto spazio e adora le mie splash page, quindi, appena può, me ne fa fare una. Mi sto divertendo moltissimo su Spider-Man. Chris scrive storie che si adattano benissimo al mio stile di disegno, sono storie un po’ più dark del solito oppure ricche di scene d’azione, anche brutali. Dopo la mia run su Frank non potevo chiedere di meglio.

Negli anni la caratterizzazione di Spider-Man ha avuto molte varianti. In particolare gli occhi della maschera sembrano variare grandezza secondo il periodo e il disegnatore. Chi decide queste cose?

Gli occhi della maschera di Spider-Man sono importantissimi, la forma che dai “fanno” lo Spider-Man che vuoi disegnare. Puoi farli grandi o piccoli, ma se sbagli a disegnarli allora il tuo Spider-Man non funzionerà. Avendo una maschera che copre tutta la testa non hai modo di rendere le espressioni del personaggio, gli occhi sono l’unica cosa che puoi muovere della maschera e alcuni disegnatori usano questo sistema per far recitare Spidey. Nonostante abbia uno stile realistico, e che quindi m’imporrebbe di tenere fisse le lenti della maschera, io faccio parte del gruppo di disegnatori che optano per gli “occhi emozionali”.
Il nuovo costume di Superior Spider-Man purtroppo prevede delle lenti fisse e la cosa mi ha creato più di un problema visto che sono abituato a disegnare gli occhi come due strettissime fessure. Fortunatamente le cose sono cambiate su Superior Spider-Man Team-Up e sono tornato a disegnare gli occhi alla mia maniera.

Parlando sempre di The Superior Spider-Man, ci sembra che nella serie sia disegnato più “grosso” del normale…

Sì, la Marvel ha dato indicazioni del fatto che questo Spidey dovesse sembrare più grosso, proprio per dare l’impressione di essere Superiore; anche qui, comunque, dipende dal disegnatore. Più grosso sì, ma rimane più piccolo di Kaine, giusto per fare un esempio.

Stai lavorando a cover particolari o character design per Marvel Now!?

Al momento non sto creando nuovi personaggi per Marvel Now!... o meglio, ho creato un paio di nuovi nemici per Spider-Man che si chiamano “The Saints” (I Santi) che compariranno nei numeri 20 e 21 di The Avenging Spider-Man e adesso sto creando dei mostri… ma non posso essere più preciso di così. Parlando di lavori personali, al momento ho finito la cover dell’ultimo numero di Morbius e una variant cover per un’altra casa editrice ma, anche qui, ancora non posso dire nulla a riguardo.
 
Punisher War Zone Cover 3Come funziona la realizzazione delle cover? Ti danno la sceneggiatura completa o devi basarti su poche informazioni?

Io, come gli altri copertinisti, abbiamo solo pochissime informazioni o il plot generale di quello che accadrà nell’albo.
Ad esempio, in Punisher War Zone (di cui ho curato tutte le copertine) c’era Greg Rucka che diventava matto perché, come ho detto, lui ama il realismo e voleva che tutte le cover raccontassero esattamente quello che sarebbe successo all’interno dell’albo. Io e Steve Wacker eravamo per delle cover più a effetto e non fedeli al 100% alla trama dell’albo.
Quando sul numero 3 ho disegnato il martello di Thor che schiaccia Punisher, Greg ha scritto una mail a entrambi chiedendoci come sarebbe potuto sopravvivere Frank a un colpo del genere… alla fine comunque siamo rimasti tutti soddisfatti del lavoro che ne è uscito, forse Greg un po’ meno, ma comunque ne era felice. 

Quali serie ti sono piaciute di più di Marvel Now!?

Partiamo dal presupposto che, come ho detto, io le serie le leggo perlopiù in italiano e che quindi ancora conosco poco del progetto, come voi. Tra tutte, comunque, attendo con trepidazione I Nuovissimi X-Men di Brian Bendis e Stuart Immonen.

Se ti offrissero di rilanciare un personaggio, chi ti piacerebbe fare?

Ghost Rider! È uno dei personaggi che preferisco e pare non riescano a trovare la giusta chiave di lettura per rilanciarlo. Io avrei delle idee che penso potrebbero funzionare, ma non le rendo pubbliche per paura che qualcuno me le rubi. 

Stacchiamoci dalla Marvel; hai altri progetti in corso? Come procede il sito V.O.C. studio e il rapporto con Stefano Vietti e Giancarlo Olivares?

Il sito è fermo da tempo e penso che a breve sarà chiuso. Con i social network così attivi il sito è diventato un dinosauro che non aggiorniamo mai. Con Stefano e Giancarlo sono legato da una profonda amicizia ma abbiamo intrapreso strade differenti con me alla Marvel e loro alla Bonelli.
Comunque il contratto con la casa delle idee mi permette di portare a termine un progetto personale fermo da qualche tempo, ma che sta molto a cuore a me e a Stefano: Life Zero Chronicles.
Visto l’imperante moda zombie, la storia è un po’ cambiata (ma il titolo è rimasto lo stesso) e come impostazione sarà action/militare/spionistico/catastrofico…insomma ci siamo capiti. L’idea è nata un giorno per telefono e l’abbiamo sviluppata insieme. Adesso Stefano sta curando la sceneggiatura ed io i disegni, entrambi nel tempo libero che ci rimane (per me, vuol dire la sera). Come detto entrambi teniamo molto al progetto, e ci crediamo; al momento non abbiamo una casa editrice e speriamo di trovarla. La nostra idea è di avere comunque un editore non vorremmo autoprodurcela, ma se non ci fosse altra possibilità, valuteremo anche quest’opzione. La serie merita veramente.

Marco, anche questa volta è stato un enorme piacere. Ti ringrazio per la disponibilità e la simpatia anche in nome di tutti i nostri lettori.

Grazie a voi e in particolare a te, è sempre un piacere.

Marvel Now! Day: il nostro resoconto

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Superior Spider-Man cover XSabato 15 giugno, al Panini Store di Bologna, si è tenuto in Marvel Now! Day.
Marco Marcello Lupoi insieme agli editor Max Brighel, Giorgio Lavagna, al coordinatore Nicola Peruzzi e al traduttore Fabio Gamberini hanno parlato di (quasi) ogni singola testata, cercando di non spoilerarne i contenuti ma descrivendole ai lettori accorsi. Ospite d’onore è stato Marco Checchetto, che abbiamo intervistato qui.

Se seguite le testate in originale o avete letto le notizie sparse per la rete negli ultimi mesi, probabilmente già saprete tutto a riguardo ma, per tutti quelli che amano leggere le testate solo in Italiano, qui di seguito trovate un riassunto di quanto detto durante l’incontro del Marvel Now Day!

Le testate di Spider-Man

Max Brighel ha parlato di The Superior Spider-Man e del percorso che subirà la testata principale del ragno da oggi al numero 600. Nel numero 598 ci sarà un evento importante che ha le sue radici in vecchi albi dell’Uomo Ragno che, a una rilettura, assumono un nuovo significato. La testata quindi, cambierà radicalmente da luglio per poi arrivare al culmine a settembre con The Superior Spider-Man 1 che, ovviamente, ha le sue radici su The Amazing Spider-Man. Il numero 600 sarà disponibile con una varietà impressionante di copertine variant (in pratica tutte quelle uscite in U.S.A. in America per The Amazing Spider-Man 700).
Parlando delle storie, le reazioni che The Superior Spider-Man (by Dan Slott e Ryan Stegman) sta suscitando in patria, Lupoi ha detto che gli ricordano quanto è successo per la saga del clone nel 1994. Tale saga, ricordiamo, durò tre anni e rivoltò l’universo ragnesco come un calzino ma fu chiusa repentinamente in tre mesi, con i problemi relativi dovuti al dover raccogliere tutte le trame per dar loro un degno epilogo.
La saga avrebbe dovuto finire in un altro modo (Peter e Ben Reilly dovevano essere la stessa persona, ma di due epoche differenti, incontratosi a causa di un paradosso temporale) e, infatti, nel famoso libro “101 ways to end the clone saga” questa era uno di queste. The Superior Spider-Man ricorda quella saga per la piega che sta prendendo e per la continua volontà di stupire il lettore, ma è saldamente legata al suo autore. Una delle più grandi critiche alla serie è che questo nuovo Spider-Man non rispecchia per nulla quello dell’immaginario collettivo ma i lettori sono divisi e per quanti criticano, ce ne sono altrettanti di entusiasti. Con The Superior Spider-Man c’è stata la volontà di rischiare e le trovate che ha Slott per offrire novità al lettore sono notevoli. Le teorie del lettore sono puntualmente confutate dalla soluzione intrapresa e l’autore rovescia perennemente la prospettiva del lettore.
Tornando alle testate, Scarlet Spider farà parte di The Superior-Spide-man, Venom sarà dentro Spiderman il Vendicatore ed esordirà a settembre con la serie di Morbius: the living Vampire (di Joe Keatinge e Richard Elson). Al ritorno dalle ferie estive ci saranno, quindi, The Avenging Spiderman, The Superior Spider-Man, un nuovo ciclo di Venom e Morbius.

Le testate Vendicative

Giorgio Lavagna parla dei titoli Vendicativi cercando, a fatica, di non spoilerare nulla.
Secondo l’editor gli Avengers saranno più grandi che mai, ritornando alla dimensione di un tempo e questo sarà visibile in tutte le testate loro dedicate, a partire da Incredibili Avengers (di Rick Remender e John Cassaday). L’Iron Man Marvel Now! (by Kieron Gillen e Greg Land, presentato ad aprile per evidenti motivi legati al film) è ringiovanito, più aggressivo e più concentrato nella sua ricerca del futuro; Thor: Dio del Tuono (di Jason Aaron e Esad Ribic) ritorna nella sua dimensione barbarica degli inizi, in una delle più belle storie mai raccontate, in tre livelli temporali, che vede Thor combattere contro un nemico che ha già affrontato in passato, che sta affrontando oggi e che affronterà in futuro. Capitan America (di Remender e John Romita Jr.) pur essendo molto classico, è presentato in una veste estrema e, per certi versi, inedita. In coda alle testate principali Lavagna segnala le serie degli Young Avengers (di Kieron Gillen e Jamie McKelvie) composti da Kid Loki, Wicked, Miss America, Noh-Varr (l’ex Marvel Boy) e Lady Occhio di Falco ed è una delle serie più belle di Marvel Now! Infine l’editor accenna anche a Journey into Mystery (Kathryn Immonen e Valerio Schiti) e New Avengers (di Jonathan Hickman e Deodato Jr.) che vedrà un ritorno degli Illuminati con Cap America al posto di Xavier.

Le X-testate

I Nuovissimi X-Men (by Brian Bendis e Stuart Immonen) riparte dal passato, con la testata che mette letteralmente a confronto il vecchio con il nuovo. Gli X-Men sono quelli che più hanno accusato il colpo da AvX; i mutanti sono tornati ma il loro leader storico, Ciclope, sembra ora far parte dei nemici. Non resta che chiamare il primo gruppo di X-Men dal passato, sperando che l’incarnazione del pensiero di Xavier, ancora puro e non passato attraverso mille tragedie, possa mettere a posto le cose. In appendice X-Men Legacy (di Si Spurrier e Tan Eng Huat) narra le avventure dell’erede letterale di Xavier: lo schizofrenico Legione-David Haller, figlio del defunto Xavier.
Wolverine avrà un trattamento Now! con due nuove Serie; Savage Wolverine è una specie di “Web of Wolverine”: archi narrativi in cui Wolverine è fuori dal suo ambiente naturale, disegnate e scritte da grandi autori in cicli apparentemente non legati alla continuity. Il primo ciclo è scritto e disegnato da Frank Cho, il secondo è scritto da Zeb Wells e disegnato da Joe Madureira e il terzo sarà scritto e disegnato da Jock. La seconda serie legata a Logan è Wolverine, di Paul Cornell e Alan Davis, due autori inglesi per un titolo molto classico, estremo e leggibile. L’albo esce dalla narrazione un po’ convulsa e autoreferenziale degli ultimi anni per andare verso qualcosa di nuovo. L’appendice di Wolverine è Gambit (di James Asmus e Clay Mann), una serie appena terminata in America col numero 17 e che Panini non aveva mai toccato. Ci sarà quindi una parte “pre Now!” e una Now!

Fantastic Four

Da poco uscito nelle edicole il titolo legato al quartetto per eccellenza Marvel, pubblica le due serie Fantastic Four (disegni di Mark Bagley) e FF (disegni di Mike Allred), entrambi scritti da chi li ha saputi rilanciare negli ultimi anni ovvero Matt Fraction. Le due serie viaggiano insieme con i F4 che partono per un viaggio spazio-temporale e la FF formata da Ant-Man, Ms. Cosa, Medusa, e She-Hulk che cercano di rimpiazzarli sulla terra, pensando di doverlo fare solo per pochi minuti. Qui la nostra recensione coi primi numeri del nuovo corso.

Devil e I Cavalieri Marvel e l’Indistruttibile Hulk.

La testate del Diavolo Rosso continua a pubblicare la pluripremiata serie di Mark Waid e Chris Samnee in cui Devil è tornato agli scenari urbani di un tempo, ma dovrà fare i conti con il passato. Nel numero 16 abbiamo (purtroppo) salutato il Punisher di Greg Rucka e Marco Checchetto, subito sostituito dal Punisher War Zone dello stesso sceneggiatore ma disegnato da Carmine Di Giandomenico. Chiude la testata l’unico titolo Now!, i Thunderbolts (di Daniel Way e Steve Dillon) in un nuovo gruppo composto dagli antieroi Marvel: Hulk Rosso, Elektra, Venom, Punisher e Deadpool.
L’indistruttibile Hulk (di Mark Waid e Leinil Yu) farà il suo esordio a settembre con una storia che seguirà la run di Jason Aaron e inizierà con Hulk/Banner scomparso dalla circolazione e tutto il mondo (SHIELD compreso) in tensione.

Deadpool

Con Deadpool Panini era molto indietro e non si è potuto farlo partire insieme alle altre collane. Avrebbe comportato fare molti numeri doppi e non si voleva bruciare un titolo che va molto bene anche con chi normalmente non legge fumetti Marvel. Deadpool proseguirà, quindi, la normale pubblicazione e la versione Now! uscirà a gennaio e sarà scritta dal duo comico, Brian Posehn e Gerry Duggan e disegnata da Tony Moore.

Marvel Now!Le altre testate

I Guardiani della Galassia, uscirà insieme a Nova, ed è una serie in cui la Marvel ha investito molto e che vede grandi autori come Brian Bendis, Jeph Loeb e Steve McNiven, uniti per dare enfasi alle storie e condurre i lettori verso il film che uscirà l’anno prossimo.
Il formato, sarà lo stesso di Moon Knight e The Winter Soldier (altro personaggio sulla cresta dell’onda in vista di un’incarnazione filmica nel prossimo Cap cinematografico) così come la serie Occhio di Falco di Matt Fraction e David Aja che è la serie forse più Vertigo della Marvel; una storia toccante candidata a cinque premi Eisner, che analizza la vita di Clint Burton quando non è l’arciere per eccellenza dell’universo Marvel.
Per finire, sempre con lo stesso formato, usciranno anche A+X, che presenta insoliti team-up tra vendicatori e uomini X e Age of Ultron che arriverà a settembre.

Non si è parlato solo delle singole testate, ma anche della Ri(e)voluzione Marvel Now! in generale e, a detta dello staff panini, tutte le storyline hanno a che fare con il tema del tempo e/o dello spazio come se questo ne fosse il collante narrativo. Dan Slott, in un’intervista, ha detto che sarà spiegato il motivo per cui tutti gli universi narrativi stanno collimando; una specie di “Crisis senza Crisis”. Ci sarà qualche anticipazione sulle serie Avengers (consigliamo di recuperare New Universal) e si vedrà l’apparizione di personaggi di Marvel 2099, New Universal o dello Squadrone Supremo alternativo. Il tutto in serie leggibili a sé stanti.

Dopo un attimo di titubanza anche il pubblico ha iniziato a fare domande a Marco e a Checchetto.
Le domande al disegnatore le trovate nell’intervista; tra quelle dello staff Panini citiamo:
-È stato chiesto al traduttore Fabio Gamberini se è cambiato qualcosa nel linguaggio delle serie Marvel Now! La risposta è stata che, in generale, c’è una grande ironia in tutti i testi che sono molto più divertenti rispetto al passato. In Marvel Now! c’è un’agilità dei dialoghi molto marcata, e questa rende le serie molto divertenti da tradurre e da leggere.

-alla domanda su cosa si pensa delle versioni cinematografiche nelle quali alcuni soluzioni sfociano poi nei fumetti, Lupoi ha risposto che c’è una certa, inevitabile, osmosi tra versione cinematografica e versione fumettistica. I due universi viaggiano paralleli ma a volte s’intersecano e alcune soluzioni filmiche sono adottate anche nei fumetti (si veda le uniformi di pelle degli X-Men, utilizzate poi da Grant Morrison nel suo celebre ciclo).

Infine alla domanda su quale serie Marvel Now! li stesse appassionando di più, lo staff Panini ha così risposto:
Lupoi:Cap America di Remender, I Nuovissimi X-Men di Bendis e Immonen, Thor e i New Avengers di Hickman. Questi sono, per sceneggiature, idee e originalità una spanna sopra agli altri. Anche Hawkeye gli piace molto ma tecnicamente non è Marvel Now!
Peruzzi: Uncanny X-Force che è un action movie a fumetti.
Lavagna: Avengers di Hickman.
Brighel: Superior Spider-Man e FF.

Al termine della conferenza, Lupoi ha salutato il pubblico lasciandolo nelle agili mani di Marco Checchetto che ha trattenuto il pubblico chiacchierando e disegnando per gli otto fortunati vincitori dei suoi lavori.

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