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Panini: tutti i dettagli di Marvel Super Heroes Stickers Collection, l'album di figurine

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Come vi avevamo riportato un mese fa, Panini pubblicherà un album di figurine per collezionisti dedicato agli eroi Marvel Comics intitolato Marvel Super Heroes Stickers Collection. Da Anteprima 314, ora, apprendiamo maggiori dettagli. L'album presenta un'inedita copertina realizzata da Simone Bianchi, sarà composto da 48 pagine 192 figurine totali, 144 classiche, 36 in cartoncino con le cover più famose dell'editore. Inoltre, una storia inedita realizzata per l'occasione.

L’album sarà disponibile in tre versioni: una brossurata, disponibile in edicola, e due cartonate con slipcase, la Limited e la Infinity Edition. Gli album costeranno 6,90€ il brossurato e 16,90€ i cartonati. Saranno, inoltre, presenti 100 card uniche disegnate da diversi artisti che verranno distribuite random nelle confezioni di figurine.

Di seguito, tutte le altre info diffuse.

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Deadpool: Cattivo Sangue, recensione: il ritorno di Rob Liefeld sul Mercenario Chiacchierone

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Come tutti i campi della vita, anche la critica fumettistica non è esente da luoghi comuni. Chi opera in questo campo spesso si dimentica di quel sense of wonder che contraddistingueva alcune letture della giovane età, puntualmente rinnegate, e sfoglia le pagine di un fumetto con la supponenza di una signora ingioiellata che sorseggia un Martini ad un vernissage. In questo senso, uno dei cliché più abusati del settore è la derisione preventiva e sistematica dell’opera di Robert “Rob” Liefeld, idolo delle folle tra la fine degli anni ’80 e i primi ’90 e oggi considerato il paradigma di tutto quello che c’è di sbagliato nell’industria del fumetto a stelle a strisce. Liefeld non è certo un artista raffinato e non lo è mai stato, ma la sua estetica muscolare e steroidea, così come i suoi personaggi ipertrofici e armati fino a ai denti, hanno segnato un’epoca. Peter David, il grande sceneggiatore di Incredible Hulk, lo apostrofò con il non invidiabile titolo di “Ed Wood dei fumetti”. L’accostamento al re del cinema trash, la cui vicenda umana ed artistica venne immortalata in uno splendido film da Tim Burton, non è peregrina.

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Un elemento che avvicina Liefeld a Wood è sicuramente l'entusiasmo fanciullesco e sincero che attraversa le sue opere, che scivolano però facilmente in un grottesco involontario. Un distinguo è comunque necessario, perché Wood non ebbe mai nel cinema il successo di cui Liefeld ha goduto nei primi anni della sua carriera di disegnatore, tra gli inizi in DC e l’esplosione in Marvel con New Mutants. L’artista fu il capofila, insieme a Todd McFarlane e a Jim Lee, del più profondo rinnovamento grafico del fumetto americano dai tempi di Jack Kirby, tra splash-pages e personaggi che schizzavano letteralmente fuori dalla tavola, abbandonando la rigidità della griglia a schema fisso. Senza contare i numeri: cinque milioni di copie per il primo numero di X-Force, cifre per le quali oggi i proprietari delle fumetterie, da anni in debito di ossigeno, firmerebbero col sangue. Inoltre, si deve al buon Rob l’intuizione che portò alla nascita della Image Comics, la casa editrice sinonimo di qualità oggi acclamatissima, creata da Liefeld nel 1992 con gli altri celebri sei transfughi dalla Marvel. A conti fatti non sono pochi i meriti ascrivibili al creatore di Youngblood, non ultimo quello di aver fornito ad Alan Moore la materia prima per scrivere una delle run metatestuali più celebrate di sempre, lo splendido Supreme. Eppure, Rob Liefeld continua ad essere il bersaglio preferito degli haters del web, che lo impallinano puntualmente ad ogni sua nuova uscita. Nel bene o nel male, l’annuncio di un suo nuovo lavoro fa sempre rumore e non ha fatto eccezione quest’ultimo Deadpool: Cattivo Sangue che segna il ritorno dell’artista in Marvel e alla sua creazione di maggior successo.

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Liefeld fece debuttare il “mercenario chiacchierone” su New Mutants 98 del febbraio 1991, mentre la testata dedicata agli studenti più giovani del Professor Xavier, di cui aveva risollevato le vendite, si stava per trasformare nella più aggressiva X-Force. Il personaggio è un incrocio tra l’Uomo Ragno, con cui ha in comune una certa parlantina e un costume simile, e Deathstroke, il villain della DC avversario dei Teen Titans. Deadpool, al secolo Wade Wilson, ruba subito la scena ai titolari dell’albo e diventa un beniamino dei fan, che ne chiedono a gran voce il ritorno. Il grande salto del mercenario da comprimario a protagonista assoluto avviene dopo la partenza del suo ideatore dalla Marvel, grazie ad autori come Fabian Nicieza, Mark Waid e, soprattutto, Joe Kelly. Ma Cattivo Sangue è un revival a tutti gli effetti, e Liefeld riavvia il nastro ai tempi delle prime apparizioni di Deadpool. Tra flashback e apparizioni di altre creazioni celebri di Liefeld come Cable, Domino, la X-Force e Garrison Kane, Wade Wilson dovrà risolvere il mistero dell’identità di un misterioso avversario che lo perseguita da anni, la cui soluzione potrebbe nascondersi nel passato remoto del mercenario.

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Deadpool: Cattivo Sangue, primo graphic novel dedicato al personaggio, è un divertissment gioioso e fracassone, che riporta le lancette dell’orologio a quegli anni ’90 di cui Liefeld ha saputo senza dubbio cogliere lo spirito, più di celebrati colleghi come Jim Lee, con le sue eroine belle ed impossibili, o il sontuoso ma discontinuo Travis Charest. Approcciare il lavoro di Liefeld con gli strumenti tradizionali della critica è un’operazione che lascia il tempo che trova, oltre ad essere priva di senso. Rob Liefeld non sa disegnare i piedi? Probabilmente. Non sa cosa siano gli sfondi? Senza ombra di dubbio. Eppure l’energia e l’entusiasmo contagioso che sprigionano i suoi disegni è innegabile. È un Liefeld in forma, quello che troviamo in queste pagine: avvertendo probabilmente il clima da occasione speciale, limita al massimo le improbabili distorsioni anatomiche che lo hanno reso celebre, producendo comunque tavole godibilissime e ricche d’azione. Il risultato è quello di un b-movie spassoso ed appagante, soprattutto per l’atmosfera da reunion di cui è permeato: la sequenza in cui Liefeld torna a disegnare Cable e la X-Force a distanza di un ventennio farà scattare l’applauso in tutti i fan dell’epoca. Contribuiscono alla festa Chris Sims e Chad Bowers, che hanno il compito di sceneggiare la trama imbastita da Liefeld, collaborazione che si è recentemente rinnovata negli States con il rilancio di Youngblood.

Convinti che presto o tardi tornerà a far parlare di sé, lasciamo il “caso Rob Liefeld” ad altri approfondimenti e ci congediamo con le parole che Robert Kirkman, creatore di The Walking Dead e suo sostenitore da sempre ha speso in suo favore: “Tutto quello che disegna ha un certo grado di energia in sé. E tutto quel che disegna è interessante, che sia accurato o meno. Molta gente guarda ai disegni di Liefeld e pensa: ai miei occhi questo disegno è sbagliato; ecco, direi che questa gente non ha gioia nell’anima”.

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King-Size Kirby, recensione: Onore al Re!

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Il 28 agosto 1917 nasceva a New York Jack Kirby, uno dei massimi esponenti della Nona Arte, disegnatore prolifico e autore di innumerevoli personaggi e co-creatore dell’universo Marvel Comics come lo conosciamo oggi. Nonostante i suoi lavori anche per la "Distinta Concorrenza", dove Kirby lavorerà in due periodi della sua vita lasciando l’incarico per la Atlas/Marvel (per poi ritornarci), è alla "Casa delle Idee" che The King, così com’era soprannominato l’artista, ha lasciato maggiormente il suo segno. Il volumone King-Size Kirby, pubblicato in Italia da Panini Comics in occasione del centenario della sua nascita (che abbiamo approfondito qui e qui), è proprio una celebrazione di questa lunga e fruttuosa collaborazione iniziata nel 1940 e terminata nel 1978.
Sottolineiamo sin da subito come questo libro sia, prevalentemente, un oggetto da collezione dedicato i fan di Kirby o, al limite, un regalo da farsi donare alla prima ricorrenza. Tendenzialmente, le oltre 800 pagine sono un vero e proprio "best of" e presentano alcune perle che sicuramente i fan del Re conosceranno a memoria. Oltre a queste sono presenti alcuni inediti, per quanto riguarda il mercato italiano, risalenti alla produzione pre-"Marvel" e da questo punto di vista la selezione è ottima e ricopre in maniera intelligente tutta la produzione di Kirby senza tralasciare nulla.

Come dicevamo, King-Size Kirby è principalmente un feticcio da collezione, un oggetto che deve far bella mostra di sé in salotto, dunque è giusto far partire la nostra analisi partendo proprio da quest’aspetto. Nonostante le dimensioni siano ridotte rispetto alla sua controparte americana, l’edizione Panini Comics coi suoi 24X32,5 centimetri è imponente e viene proposta in una custodia apribile rinforzata e solida. All’interno uno slipcase robusto contiene il volume vero e proprio, un cartonato dalla copertina rigida di alta fattura. La carta lucida non presenta una grammatura elevata, anche per non incrementare ulteriormente il volume, ma risulta ottima così come la stampa. Le tavole di Kirby, dunque, vengono mostrate nel loro pieno splendore grazie alla fattura del prodotto e alle dimensioni più grandi rispetto a quelle tradizionali del comic book. L’oggetto si presenta così in maniera assolutamente dignitosa e prestigiosa, risultando una gioia per gli occhi. Da notare come le varie storie al suo interno presentano un bordo ad ogni tavola che ne indica l’albo di provenienza e che risulta colorato in maniera differente a seconda della serie (ad es. Thor=Giallo, Fantastic Four=Azzurro...), come potete vedere nella gallery fotografica in fondo all'articolo.

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Passiamo ora all’analisi del contenuto. Il volume parte con due prefazioni: quella americana di Axel Alonso, EIC della Marvel Comics, preceduta da quella di Marco Marcello Lupoi, direttore editoriale Panini Comics. Da qui parte l’antologia di storie ognuna preceduta dalla propria cover. È qui che notiamo quella che è la grossa pecca del libro: l’assenza di un apparato critico che accompagni le storie o che, quanto meno, approfondisca l’opera di Kirby. È una scelta adottata dall’edizione americana, che ad ogni modo sarebbe stato di certo un valore aggiunto.

Le prime delle 47 avventure proposte sono Red Raven Comics #1, che mostra il mitologico Mercurio in difesa della Terra, e Marvel Mystery #13, storico numero in cui viene introdotto il personaggio di Visione che verrà poi ripreso da Roy Thomas e John Buscema nel 1968 sulle pagine di The Avengers. A seguire troviamo Captain America Comics #1 e #7 in cui possiamo leggere quelle che sono le origini del primo grande personaggio creato da Jack Kirby, qui insieme al suo socio dell’epoca Joe Simon. Capitan America del 1941 rappresentò il primo grande successo per l’autore che forte di questo firmò un contratto per la DC insieme a Simon dando seguito a una fruttuosa collaborazione. Durante questi anni Kirby affinò il suo stile, osservando infatti le tavole di queste 4 storie proposte notiamo come il tratto del Re sia diverso da quello con cui è noto, acerbo seppur già notevole. Troviamo un tratteggio maggiore, un numero di vignette più alto, non ci troviamo ancora di fronte al disegnatore esplosivo degli anni ’60.

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Quando Kirby tornerà in Marvel dopo quasi 20 anni, inizierà la sua collaborazione con Stan Lee. Il Re è un artista ormai formato, il suo tratto si è evoluto enormemente ed è pronto per quello che sarà sicuramente il periodo della sua completa maturità. Kirby, chiariamo, è sempre stato un artista attivo e richiesto e fin dai suoi esordi ha creato personaggi e serie di buon successo, ma il suo ritorno in Marvel rappresenta la chiave di svolta della sua carriera. Abbandonati i fumetti di supereroi, che ormai sembravano vivere una fase di declino irrefrenabile dopo il boom degli anni ’40, il Re ha prestato la sua matita a ogni genere di fumetto da quello rosa a quello western, ai tanto cari “mostri” fino a quello di guerra. Ne sono ottimi esempi quelli riportati nel volume in questione che propone storie tratte dagli albi Tales To Astonish #1-5-13, Rawhide Kid #17, Amazing Adventures #1, Strange Tales #89, Teen-Age Romance #84, Two-Gun Kid #60, Love Romances #103, Tales Of Suspense #59 e Strange Tales #94. Qui possiamo vedere l’artista newyorkese declinare la sua arte a ogni tipo di genere. Un esempio possiamo darvelo con la storia intitolata Dr. Doom, che vi presentammo in anteprima in occasione dell'uscita dell'omnibus per Panini Comics.

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Contemporaneamente a queste storie, Kirby e Lee iniziavano a gettare le basi per quello che sarebbe diventato l’universo Marvel propriamente detto. All’epoca la casa delle Idee poteva (per accordi distributivi) pubblicare solo un numero limitato di testate e queste viravano su vari genere. L’uscita di Fantastic Four 1 fu una rivoluzione. Per concezione, dramma e tipologia di personaggi, gli F4 non somigliavano a nulla rispetto a quanto visto in precedenza. La serie fu subito accolta positivamente nonostante fosse ancora lontana dal dimostrare il suo pieno potenziale che Lee e Kirby sfoggeranno nell'arco dei 102 numeri realizzati insieme, dando vita a una delle serie a fumetti più belle di tutti i tempi. Nel volume King-Size Kirby sono presenti, oltre alla prima avventura del quartetto, i numeri 48-51 e 57-60 che, al contrario del loro esordio, mostrano un Kirby nel pieno della sua carriera artistica coadiuvato da un Lee pieno di idee. Le due saghe, con l’arrivo di Galactus e Doomsday, sono quanto di meglio prodotto dai due autori e una sorta di bignami di quella che è l’essenza della Marvel stessa.

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Dopo i Fantastici Quattro di sicuro il personaggio su cui Kirby concentrerà maggiormente le proprie forze negli anni ’60 è Thor e non a caso il volume dedica un’ampia sezione di storie del Dio del Tuono presentando due cicli fondamentali tratti da Thor #134-136 e 154-157. Il tratto di Kirby si esalta nella rappresentazione mitologica del regno di Asgard sfornando tavole in cui il pathos e il dramma si mescolano alla possanza di figure divine e mostri immortali. A queste storie, si aggiungono quelle tratte dagli albi Incredible Hulk #3, Strange Tales #114, Amazing Spider-Man #8, Avengers #4, X-Men #9, Amazing Adventures vol. 2 #1-2 e Sgt. Fury #6-13 in cui possiamo vedere Kirby all’opera sui vari personaggi del pantheon Marvel dagli X-Men ai Vendicatori fino agli Inumani. Troviamo, inoltre, due brevi storie comiche tratte da Not Brand Echh #1 e Fantastic Four Annual #5.

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La rivoluzione Marvel è ormai compiuta. La casa editrice ormai in piena espansione è divenuta il primo editore di fumetti in USA e questo grazie al lavoro e alla creatività di Stan Lee e Jack Kirby. Tuttavia, nonostante il successo, vari disaccordi portano il Re a lasciare la nave e ad accasarsi alla DC Comics dove creerà nuove serie e personaggi dal 1971 al 1975, anno in cui tornerà alla Marvel. Qui Kirby sparerà le sue ultime cartucce tornando innanzitutto sul suo personaggio per eccellenza, ovvero quel Capitan America che aveva creato nel 1941 e che aveva riportato in auge (e scritto) negli anni ’60. Ora su Cap lavora a nuove storie fra cui Marvel Treasury Special: Captain America’s: Bicentennial Battle, che vi abbiamo recensito tempo fa qui, e Captain America #200, entrambe contenute nel volume.

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Ma nel suo ultimo periodo, Kirby si dedicherà anche a creare personaggi nuovi come gli Eterni, di cui troviamo l’albo Eternals #7, ultimo lampo del Re, e la minore Devil Dinosaur, la cui recensione la potete leggere qui, di cui è presente il primo numero. Chiudono il volume la divertente storia tratta da What If? #11 “E se i fantastici 4 fossero i redattori della Marvel?” con tanto di auto-raffigurazione dello stesso Kirby e una gallery di cover. Finita questa esperienza, Kirby lascerà per l’ultima volta la Marvel e collaborerà principalmente con la Pacific Comics restando proprietario delle proprie creazioni, fornendo così un precedente storico per il mondo del fumetto americano che sarà di esempio a molti autori in seguito. Tuttavia, il meglio era ormai alle spalle. Kirby se ne andrà il 6 febbraio 1994 lasciando un’eredità senza eguali per il nostro amato media.

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Come avete potuto leggere, dunque, il King-Size Kirby è un volume che celebra degnamente il lavoro di uno dei più grandi artisti del ‘900 proponendo il meglio della sua produzione Marvel. Il tomo è principalmente un oggetto da collezione e in tal senso è assolutamente degno di nota. Chi colleziona Kirby da anni avrà molto del materiale qui presente, sebbene vi siano contenuti anche diversi inediti, ma è naturale che un acquisto del genere vada considerato principalmente per l'intento celebrativo che rappresenta e per un fattore puramente estetico. Per chi invece non ha mai letto le storie di Kirby e vuole avvicinarsi a questo grande autore, questo è il modo migliore per farlo in un’unica soluzione. Il prezzo, naturalmente, non è alla portata di tutti ma potrebbe rappresentare un ottimo regalo.

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Panini pubblicherà un album di figurine Marvel da collezione

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A Lucca Comics & Games verrà presentato Marvel Super Heroes Stickers Collection, album di figurine dedicato agli eroi della Casa delle Idee e pensato per gli appassionati. L'album sarà disponibile sia in versione brossurata che cartonata. Prossimamente verranno diffuse nuove informazioni a riguardo. Intanto, potete vedere tutti i dettagli da Anteprima qui di seguito.

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