Fuori dall'Ombra! Una chiacchierata con Elena de Grimani
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CUS: Devo confessare che provo un grande imbarazzo nell’intervistare un personaggio amato e conosciuto dagli appassionati di tutta Italia. Un personaggio del calibro di Elena de Grimani, creatrice, in coppia con il suo compagno di vita Fabrizio Palmieri , della vampira RIGEL. Ciao Elena, benvenuta sulle pagine della rinnovata ComicUs, che ne diresti di dare inizio a questa nostra chiacchierata con la più classica delle domande? Che ne diresti di presentarti ai nostri lettori?
EdG: Imbarazzo? Calibro? Personaggio amato? Ma se mi prendi sempre a schiaffoni sul forum di ComicUs … anfame! ©.
In realtà non c’è molto da dire: fumettisticamente parlando, sono co-autrice di Rigel.
Umanamente parlando, sono una tizia acida che vive in campagna con tanti animali.
CUS: La moda Dark è tramontata più di un decennio fa, anche i gruppi musicali che si fecero alfieri di quello stile quasi non si contano più (con la sola esclusione dei CURE), soppiantati dalle mode più recenti; eppure tu continui a seguire quello stile. Perché ti vesti da strega cattiva?
EdG: Non so, mi vesto così da tanto tempo, mi sento a mio agio.
Anche se ormai non ho più molto tempo per stare dietro a feste gotiche e cose simili, quindi in realtà prevalentemente mi vesto di nero e basta, la parte di guardaroba “stravagante” prende polvere ormai da secoli.
Più che altro credo che la fama da “strega cattiva” o di appariscenza nel vestire dipenda anche dal mio essere pallida come un morto: vestendomi sempre di nero la cosa crea un contrasto abbastanza forte, quindi anche se mettessi un sacco di juta, ma sempre nero, l’effetto sarebbe dark.
Almeno agli occhi di chi se ne intende poco.
E poi in realtà sono una strega buona, checché ne pensino certi elementi.
CUS: Quali sono i tuoi gusti musicali?
EdG: Musica gotica, musica classica, colonne sonore (se il film mi ha colpito parecchio), vecchi ricordi ormai non più di moda.
CUS: A questo punto non posso esimermi dal chiederti quali colonne musicali e, di rimando, quali film ti hanno colpito ultimamente. Cosa hai visto di bello al cinema in questi ultimi tempi?
EdG: Al cinema in realtà vado molto poco (ahimé sono fumatrice, e mi pesa da morire stare chiusa con tante persone estranee), approfitto del DVD e dello schermo fantascientifico di mia sorella e mio cognato.
Una delle colonne sonore che più mi hanno colpito é quella de “Il Gladiatore” (te l’ho detto che mi piacciono i dead can dance, e lì é tutto un continuo di Lisa Gerrard), banalmente aggiungo Il Signore Degli Anelli, poi The Boondock Saints, e per i nuovi (nuovi per me, che arrivo sempre in ritardo visto che aspetto le uscite in DVD) basta e avanza.
Per i vecchi ci sarebbe da fare un elenco A-L M-Z.
CUS: Per godersi appieno le atmosfere di RIGELche cosa consiglieresti di ascoltare ai tuoi lettori?
EdG: Dead Can Dance, Miranda and the Sex Garden, Cherche Lune, XVII Vie.
CUS: Mi dichiaro totalmente incompetente in materia, rischio di essere completamente ridicolizzato … forse è meglio se ricominciamo a parlare di fumetti, ecco magari parliamo delle tue origini. In una recente intervista rilascia alla web-zine Amazing Comics dichiarasti che RIGELera nata quasi per gioco … ti va raccontarci della sua genesi?
EdG: Sarebbe poco corretto farti un copia incolla di quella risposta, ma in realtà avevo detto tutto lì.
Comunque, per farla breve, ho iniziato autoproducendomi solo per gioco, con un albo che doveva restare solo ed unicamente un numero uno, e basta.
Doveva essere un auto-regalo di Natale per me, che all’epoca ero avviata in tutt’altra carriera (istruttrice federale di equitazione), ma che avevo sempre amato i fumetti, riempiendo dozzine di quaderni fin da piccola, e volevo stamparmi un vero albo come quelli “seri”.
Ho preso contatto con una tipografia e il tipografo mi ha spiegato che per cento copie ci sono le copisterie, che per meno di 2000 copie chiedere a lui era un suicidio economico.
Mia madre ha preso la palla al balzo (ogni volta che ero a cavallo se la faceva sotto) e tanto ha detto e tanto ha fatto che mi ha convinta a prendere uno stand a Lucca e a stampare queste benedette 2000 copie, che mi hanno invaso la stanza per settimane prima della fiera.
Era tutto un gioco e credevamo (io, Fabrizio e i nostri amici coinvolti nell’avventura) che ci saremmo solo fatti 4 belle risate.
Poi invece sono arrivate vendite e richieste, abbiamo addirittura dovuto ristampare, e così mi sono trovata ingabbiata nel dover proseguire una serie con degli stilemi grafici e dei contenuti di trama che non erano certo quelli che avrei scelto se fin dall’inizio avessi pensato di farne un lavoro, e che invece erano stati scelti appunto solo per gioco e ispirazione del momento.
Poi dopo altri due numeri di RIGEL, uno di Luna e uno di Tìnebra, siamo stati contattati dalla Panini che ci ha chiesto di produrre una serie di RIGEL per loro, e a quel punto abbiamo (io e Fabrizio) deciso di cancellare la lavagna, prendere dalla vecchia serie solo quelle cose davvero sentite e lasciar perdere finalmente gli altri orpelli, e grazie al cielo ho potuto iniziare a disegnare col mio stile, senza avere legami passati.
É buffo se ci pensi.
Non ci siamo proposti da noi, ci hanno contattati loro. Francesco Meo, per essere precisi, fu il primo contatto. Mi mandò una mail, e io gli risposi dicendo che se era uno scherzo e era uno dei soliti troll idioti poteva anche andarsene a … poi invece ci ha chiamati ed era tutto vero, bella figura no? Un ottimo inizio.
Ma mica per altro: noi non avevamo nemmeno idea di come si facesse a presentarsi a un editore.
Non ci passava nemmeno per l’anticamera del cervello che qualcuno potesse interessarsi a noi.
Ci autoproducevamo e basta, e ci guadagnavamo anche, quindi avremmo semplicemente continuato così.
Non sapevamo assolutamente nemmeno che le cifre che vendevamo come autoprodotti erano belle alte, e tantomeno che in genere si bussa come matti dagli editori per farsi dare una chance.
Probabilmente é per questo che molti altri esordienti non ci possono vedere.
Ma é davvero tutto lì, niente conoscenze, niente sotterfugi o altro.
Solo un’incoscienza totale.
CUS: Considerati gli ottimi risultati conseguiti, avendone la possibilità, c’è qualche errore che eviteresti di ripetere?
EdG: Tantissimi.
Tra i più eclatanti, non ricomincerei mai da zero a produrre albi da centoventotto tavole ogni sei mesi.
Si sacrifica troppo in qualità con tutta quella fretta, per quanto io sia migliorata in questi ultimi anni (e ce n'è di strada da fare ancora ahimè) avrei comunque potuto fare molto meglio.
Poi, meno Giappone nel tratto.
Come sto facendo adesso.
E niente fretta, meno tavole e quindi meno bisogno di aiutarmi con esempi di altri fumettisti “maestri”.
Come ti ho detto, l’autoproduzione di RIGEL era nata solo per gioco, se da subito avessi pensato che avrebbe avuto successo e che ne avrei fatto un lavoro, avrei evitato tutte queste cose e altre.
Una cosa che ho dovuto imparare, entrando da semplice lettrice nel campo, é che esiste anche una tipologia di lettore ( il “non-ho-nulla-di-meglio-da-fare-nella-vita”) che si spulcia vignetta per vignetta anche albi da milleduecento pagine, e se per caso in quelle milleduecento pagine hai (oddio) copiato una cassapanca neozelandese da un numero di Julia o Video Girl Ai, gli prendono le sincopi e se non lo urla ovunque, magari anche spammandoti la tua casella e-mail, ci crepa e non ci dorme la notte.
Mi ricordo una specie di sfigato anonimo che mi scrisse dicendo che le PORTE di CASA di un COMPRIMARIO in Luna erano simili a quelle di Katsura in ÌS (mai letto peraltro).
Oddio, e pensare che erano le porte di casa MIA qui in campagna, manco ci avevo pensato a come le avevo fatte ‘ste porte.
Mi sono sentita catapultata in “qualcuno volo’ sul nido del cuculo”... ommioddio presto, uno psichiatra.
Insomma, avrei fatto quello che ormai sto facendo con Interlunium, e che ho fatto con Luna, per quanto riguarda il disegno: stile mio, tutto mio, cassapanche neozelandesi mie, nel bene e nel male.
CUS: La nuova serie di RIGELha riscosso un enorme consenso di pubblico. I lettori, sui forum di discussione, sembravano entusiasti … poi, all’improvviso, ne avete interrotto la pubblicazione, annunciando che i vostri rapporti con la Panini erano da considerarsi definitivamente chiusi. Ancora pochi giorni avete ritrattato il tutto, fino ad oggi quando l’uscita nelle librerie del terzo volume di RIGEL, ancora sotto l’egida della PANINI, è imminente. Potresti spiegare a noi poveri lettori basiti e perplessi cosa mai è accaduto?
EdG: Ho dato già la mia versione dell'accaduto, su vari forum per l'appunto.
Cercando di essere breve, passare dalla totale libertà dell'autoproduzione alla collaborazione con una grande casa editrice ha scombussolato parecchio il nostro metodo di lavoro e l'approccio alla realizzazione.
Ad un certo punto alcuni problemi e alcuni “paletti” di lavoro mi sono sembrati insormontabili, e a causa del già citato carattere di merda della sottoscritta, ho voluto mollare tutto e piantare lì. Poi invece ci siamo messi a tavolino con i ragazzi della Panini e i problemi li abbiamo risolti, quindi si va avanti.
Ma credo che per i progetti futuri punteremo a una soluzione diversa.
Senza nulla togliere all’esperienza con la Panini, abbiamo comunque bisogno (io e Fabrizio) di una realtà editoriale differente, che la Panini probabilmente non può darci, non certo per cattiveria ma per come è strutturata.
Poi, si vedrà: non é detto che alla fin fine invece non si trovi il modo di proseguire insieme, ma per il momento, non siamo orientati in quella direzione, finiremo questa serie di RIGELe poi vedremo, di persone interessate ad un eventuale seguito o ad altri progetti, ce ne sono.
Ma stiamo andando coi piedi di piombo, non vogliamo prendere decisioni affrettate e siamo aperti ad ogni proposta.
CUS: Dopo la conclusione dell’attuale miniserie di RIGELcosa c’è nel tuo futuro? Un’altra mini oppure un personaggio completamente nuovo?
EdG: Adesso vorrei riprendere in mano Luna, per darle finalmente uno sviluppo e una conclusione.
Detesto lasciare le cose a metà.
Poi abbiamo già buttato giù le basi di una specie di fantasy (“specie” perché non é un fantasy classico, oddio … probabilmente nemmeno tanto fantasy in generale ma non mi sovviene un altro termine).
E poi abbiamo già su carta lo sviluppo di una nuova miniserie di Rigel, più un episodio autoconclusivo a colori.
Ma il sogno nel cassetto, é un albo sui lupi che aspetta di essere realizzato da secoli.
É scritto in endecasillabi, disegni a colori su carta da acquarello, abbastanza strambo come progetto ma decisamente poco commerciale per il mercato italiano.
Tutto questo, dobbiamo ancora decidere con chi: ci proporremo in giro, ma senza fretta e valutando molto bene pro e contro.
Staremo a vedere.
CUS: Inizialmente quali furono le fonti di ispirazione che vi influenzarono per la realizzazione di Rigel?
EdG: La trilogia sui vampiri di Anne Rice ( dico “trilogia” perché gli altri libri usciti dopo “la Regina dei Dannati” li ho letti e proprio per questo faccio finta che non esistano), il GdR Vampire: The Masquerade, e un numero infinito di libri, film e telefilm (vuoi che te li elenco tutti? Non credo …)
CUS: temo che verrebbe fuori un lunghissimo elenco! Quello che mi incuriosisce, invece, è sapere come nasce la tua attrazione per i vampiri. Cosa ti ha colpito di queste mitiche creature che ti ha poi spinto a narrarne le gesta?
EdG: É un amore che ho fin da piccola.
Come ti ho detto sono molto bianca, ma non é un fatto estetico o una cosa voluta, é una specie di sindrome-o-non-so-bene-cosa della pelle e del sangue che mi porto dietro da quando sono nata, fortunatamente ad uno stadio decente e relativamente sopportabile.
Ma da piccola ho sopportato qualche sfotto’ di troppo dagli amabilissimi compagnucci di classe per questo motivo (ah, i bambini, che dolcezza).
Nella prima adolescenza ho conosciuto la figura del vampiro, ho iniziato a leggere e divorare ogni libro, fumetto, film sui succhiasangue.
Io ero adolescente, sfigata, bianca e secchetta.
Loro erano perennemente giovani, bianchi e secchetti, ma fighi.
Il passo all’identificazione é stato brevissimo.
Avevo decine di amici invisibili, e molti erano animali, altri vampiri.
RIGEL(ma con un altro nome) era una di questi.
Insomma ero una bambina e poi un’adolescente molto rilassante per la mia famiglia.
(Grazie, mamma e papà, per non avermi uccisa).
CUS: C’è da dire che le tematiche affrontate in RIGEL, vampiri & Co., sono diventate oramai una specie di tuo "marchio di fabbrica" al pari del tuo stile di disegno. Non temi di costruirti una "gabbia", di avere difficoltà con i tuoi fans se dovessi cambiare genere? Ma poi, hai in mente storie diverse da quelle che hai fatto finora?
EdG: Certe tematiche ricorrono sempre in tutti i miei fumetti, brevi o lunghi, e nei miei racconti, nelle illustrazioni.
I gatti ad esempio, gli animali in generale, le…pippe mentali.
Queste sono cose che fanno parte di me, e che non mollero’ mai, qualunque sarà l’ambientazione che dovrò narrare o disegnare, che siano storie di vampiri o meno (Luna ad esempio non parla di vampiri).
Non riesco a scrivere di cose che non ho provato e che non provo, é un mio limite: posso raccontare anche la vita del Balrog di Mordor, se mi impegno e mi…metto nei suoi panni.
Ma per cercare di comunicare ad altri quello che io credo sia il processo che l’ha fatto diventare quello che é, devo piazzare qualche esperienza che io ho vissuto, ovviamente in quel caso lo farei in chiave fantasy.
É un mio limite, lo ripeto: ma non so proprio scrivere se non di cose che conosco.
Posso fare metafore e tradurre esperienze mie in qualunque chiave e ambientazione, ma se non le ho vissute in prima persona, magari non all’ennesima potenza come invece vivono le loro situazioni i personaggi dei fumetti, non riesco a descrivere sentimenti e sensazioni.
Del resto sono proprio le sensazioni che mi diverto a raccontare.
Le trame nei fumetti che faccio con Fabrizio in realtà sono solo un espediente su cui poggiano le varie personalità e sentimenti dei personaggi.
Chi cerca una “quest” o azione pura nei nostri fumetti resterà sempre deluso.
CUS: Leggi gli altri fumetti italiani che affrontano tematiche vampiriche? Se li leggi, o se lo hai fatto in passato, cosa ne pensi di Dylan Dog e Dampyr?
EdG: una fan di DYLAN DOG anni fa, avevo tutta la collezione, e considero ancora certe storie come dei veri gioielli, ma ultimamente i miei gusti sono cambiati e non lo seguo più (in fondo é cambiato anche lui).
Di DAMPYR non posso che dir bene a livello tecnico, anche se ogni tanto mi é capitato di storcere il naso per la tipologia di vampiro narrata in quelle pagine (ma sono solo gusti) che non é proprio nelle mie corde, e soprattutto nei primi numeri di qualche errore (niente di che per carità) nel descrivere la realtà della ex Jugoslavia, specialmente nella lingua.
Metà della mia famiglia é originaria della Croazia, mio padre é nato lì, certe cose non potevo non notarle.
CUS: Da sempre RIGELviene quasi esclusivamente identificato come una tua creazione, eppure sin dalle origini è coinvolto nella sua realizzazione Fabrizio Palmieri. Cosa ne pensa Fabrizio del suo essere messo in Ombra (scusa il gioco di parole!) dal tuo carattere predominante?
EdG: Non gli interessa più di tanto: in realtà è più che comprensibile che su internet la cosa sia messa in questi termini; io giro e posto su molti forum e newsgroup, Fabrizio invece evita come la peste le comunità virtuali.
CUS: Come strutturate tu e Fabrizio il lavoro? Fate lunghe “riunioni” in cui pianificate l’evolversi delle vicende oppure il semplice stare insieme vi spinge ad elaborare in sintonia le vostre storie?
EdG: Semplicemente litighiamo in modo furibondo come due pazzi assatanati.
Ma fortunatamente abbiamo un immaginario in comune, siamo sulla stessa lunghezza d’onda, e questo rende tutto facile.
Oddio: gradevole, non facile.
CUS: Lavorare a stretto contatto, oltretutto quando il rapporto non è solamente di lavoro, crea delle tensioni? Come riuscite a conciliare lavoro/passione/sentimento? Ad esempio, avete mai avuto qualche diverbio sul come sviluppare un personaggio o sui come proseguire nella narrazione delle vicende di RIGEL?
EdG: Sempre, costantemente, ci azzanniamo di continuo, siamo due caratteracci pazzeschi e nessuno dei due vuole mai cedere di un passo.
Poi quando siamo esausti, stremati dalla litigata e dal muso che ne consegue, sempre, immancabilmente nasce l’idea comune, che salva capra e cavoli e ci rende soddisfatti entrambi.
CUS: Facciamo una specie di gioco di ruolo: se ti telefonasse Sergio Bonelli per offrirti un posto come disegnatrice in una delle sue collane, accetteresti? E se ti proponesse qualcosa "a la Enoch", lasciandoti pieno controllo di una tua, nuova, creazione?
EdG: Dunque: alla prima risponderei di no.
Non ne sarei in grado, mi vergognerei a morte e farei continuamente il confronto con gli altri disegnatori vedendo quanto sono stati bravi loro a rendere questo o quel personaggio e mi sentirei malissimo: ho pensato più volte di lavorare su personaggi altrui, qualche offerta mi é stata fatta e lì per lì la tentazione é stata forte, ma poi ho sempre detto di no, per vigliaccheria più che altro.
Ho fatto solo una breve capatina in questo senso su “Piccoli Brividi”, per due episodi, e mi sono divertita da morire, ma lì “sentivo” le tematiche.
Alla seconda: tu che dici? Non farebbe in tempo a finire la frase che mi vedresti già correre a Milano.
Ma questo vale per qualunque editore mi proponga un accordo come quello, cioé edicola, albi semestrali etc. (alla Gea per intenderci).
Ma magari!
CUS: Cosa pensi dei Forum di fumetti? Secondo te apportano un contributo importante al più ampio mondo delle nuvole parlanti?
EdG: Se sono moderati decentemente, sono un’ottima piazza per uno scambio veloce tra lettori e autori.
Altrimenti sono spesso solo una piazza virtuale dove alcuni sfigati si divertono a sentirsi importanti attaccando questa o quella persona dell’ambiente.
CUS: Tu sei molto presente sul nostro forum. Spesso vieni attaccata, alle volte anche brutalmente, da chi non apprezza i tuoi lavori. Emotivamente come reagisci a questi attacchi?
EdG: Devo dire che anzi su ComicUs capita molto poco, in due anni (sono due anni? Mi pare di sì) che ci sono sarà capitato un paio di volte.
Come reagisco? Amo la polemica e rintuzzo, non so resistere, ma alla fin fine quando mi sono annoiata della discussione, beh, fatti loro.
Vengo pagata per essere pubblicata con i miei personaggi, i miei albi vanno esauriti, ergo io ho ragione e loro torto.
E se non gli piace quello che faccio, liberi di non comprarlo, ci mancherebbe.
E chi li obbliga?
Se invece sono wannabe fumettari, possono sempre provare a fare la strada che ho fatto io e dimostrare che sono meglio di me.
Chi glie lo impedisce?
15 Ottobre 2003
Stefano Perullo
EdG: Imbarazzo? Calibro? Personaggio amato? Ma se mi prendi sempre a schiaffoni sul forum di ComicUs … anfame! ©.
In realtà non c’è molto da dire: fumettisticamente parlando, sono co-autrice di Rigel.
Umanamente parlando, sono una tizia acida che vive in campagna con tanti animali.
CUS: La moda Dark è tramontata più di un decennio fa, anche i gruppi musicali che si fecero alfieri di quello stile quasi non si contano più (con la sola esclusione dei CURE), soppiantati dalle mode più recenti; eppure tu continui a seguire quello stile. Perché ti vesti da strega cattiva?
EdG: Non so, mi vesto così da tanto tempo, mi sento a mio agio.
Anche se ormai non ho più molto tempo per stare dietro a feste gotiche e cose simili, quindi in realtà prevalentemente mi vesto di nero e basta, la parte di guardaroba “stravagante” prende polvere ormai da secoli.
Più che altro credo che la fama da “strega cattiva” o di appariscenza nel vestire dipenda anche dal mio essere pallida come un morto: vestendomi sempre di nero la cosa crea un contrasto abbastanza forte, quindi anche se mettessi un sacco di juta, ma sempre nero, l’effetto sarebbe dark.
Almeno agli occhi di chi se ne intende poco.
E poi in realtà sono una strega buona, checché ne pensino certi elementi.
CUS: Quali sono i tuoi gusti musicali?
EdG: Musica gotica, musica classica, colonne sonore (se il film mi ha colpito parecchio), vecchi ricordi ormai non più di moda.
CUS: A questo punto non posso esimermi dal chiederti quali colonne musicali e, di rimando, quali film ti hanno colpito ultimamente. Cosa hai visto di bello al cinema in questi ultimi tempi?
EdG: Al cinema in realtà vado molto poco (ahimé sono fumatrice, e mi pesa da morire stare chiusa con tante persone estranee), approfitto del DVD e dello schermo fantascientifico di mia sorella e mio cognato.
Una delle colonne sonore che più mi hanno colpito é quella de “Il Gladiatore” (te l’ho detto che mi piacciono i dead can dance, e lì é tutto un continuo di Lisa Gerrard), banalmente aggiungo Il Signore Degli Anelli, poi The Boondock Saints, e per i nuovi (nuovi per me, che arrivo sempre in ritardo visto che aspetto le uscite in DVD) basta e avanza.
Per i vecchi ci sarebbe da fare un elenco A-L M-Z.
CUS: Per godersi appieno le atmosfere di RIGELche cosa consiglieresti di ascoltare ai tuoi lettori?
EdG: Dead Can Dance, Miranda and the Sex Garden, Cherche Lune, XVII Vie.
CUS: Mi dichiaro totalmente incompetente in materia, rischio di essere completamente ridicolizzato … forse è meglio se ricominciamo a parlare di fumetti, ecco magari parliamo delle tue origini. In una recente intervista rilascia alla web-zine Amazing Comics dichiarasti che RIGELera nata quasi per gioco … ti va raccontarci della sua genesi?
EdG: Sarebbe poco corretto farti un copia incolla di quella risposta, ma in realtà avevo detto tutto lì.
Comunque, per farla breve, ho iniziato autoproducendomi solo per gioco, con un albo che doveva restare solo ed unicamente un numero uno, e basta.
Doveva essere un auto-regalo di Natale per me, che all’epoca ero avviata in tutt’altra carriera (istruttrice federale di equitazione), ma che avevo sempre amato i fumetti, riempiendo dozzine di quaderni fin da piccola, e volevo stamparmi un vero albo come quelli “seri”.
Ho preso contatto con una tipografia e il tipografo mi ha spiegato che per cento copie ci sono le copisterie, che per meno di 2000 copie chiedere a lui era un suicidio economico.
Mia madre ha preso la palla al balzo (ogni volta che ero a cavallo se la faceva sotto) e tanto ha detto e tanto ha fatto che mi ha convinta a prendere uno stand a Lucca e a stampare queste benedette 2000 copie, che mi hanno invaso la stanza per settimane prima della fiera.
Era tutto un gioco e credevamo (io, Fabrizio e i nostri amici coinvolti nell’avventura) che ci saremmo solo fatti 4 belle risate.
Poi invece sono arrivate vendite e richieste, abbiamo addirittura dovuto ristampare, e così mi sono trovata ingabbiata nel dover proseguire una serie con degli stilemi grafici e dei contenuti di trama che non erano certo quelli che avrei scelto se fin dall’inizio avessi pensato di farne un lavoro, e che invece erano stati scelti appunto solo per gioco e ispirazione del momento.
Poi dopo altri due numeri di RIGEL, uno di Luna e uno di Tìnebra, siamo stati contattati dalla Panini che ci ha chiesto di produrre una serie di RIGEL per loro, e a quel punto abbiamo (io e Fabrizio) deciso di cancellare la lavagna, prendere dalla vecchia serie solo quelle cose davvero sentite e lasciar perdere finalmente gli altri orpelli, e grazie al cielo ho potuto iniziare a disegnare col mio stile, senza avere legami passati.
É buffo se ci pensi.
Non ci siamo proposti da noi, ci hanno contattati loro. Francesco Meo, per essere precisi, fu il primo contatto. Mi mandò una mail, e io gli risposi dicendo che se era uno scherzo e era uno dei soliti troll idioti poteva anche andarsene a … poi invece ci ha chiamati ed era tutto vero, bella figura no? Un ottimo inizio.
Ma mica per altro: noi non avevamo nemmeno idea di come si facesse a presentarsi a un editore.
Non ci passava nemmeno per l’anticamera del cervello che qualcuno potesse interessarsi a noi.
Ci autoproducevamo e basta, e ci guadagnavamo anche, quindi avremmo semplicemente continuato così.
Non sapevamo assolutamente nemmeno che le cifre che vendevamo come autoprodotti erano belle alte, e tantomeno che in genere si bussa come matti dagli editori per farsi dare una chance.
Probabilmente é per questo che molti altri esordienti non ci possono vedere.
Ma é davvero tutto lì, niente conoscenze, niente sotterfugi o altro.
Solo un’incoscienza totale.
CUS: Considerati gli ottimi risultati conseguiti, avendone la possibilità, c’è qualche errore che eviteresti di ripetere?
EdG: Tantissimi.
Tra i più eclatanti, non ricomincerei mai da zero a produrre albi da centoventotto tavole ogni sei mesi.
Si sacrifica troppo in qualità con tutta quella fretta, per quanto io sia migliorata in questi ultimi anni (e ce n'è di strada da fare ancora ahimè) avrei comunque potuto fare molto meglio.
Poi, meno Giappone nel tratto.
Come sto facendo adesso.
E niente fretta, meno tavole e quindi meno bisogno di aiutarmi con esempi di altri fumettisti “maestri”.
Come ti ho detto, l’autoproduzione di RIGEL era nata solo per gioco, se da subito avessi pensato che avrebbe avuto successo e che ne avrei fatto un lavoro, avrei evitato tutte queste cose e altre.
Una cosa che ho dovuto imparare, entrando da semplice lettrice nel campo, é che esiste anche una tipologia di lettore ( il “non-ho-nulla-di-meglio-da-fare-nella-vita”) che si spulcia vignetta per vignetta anche albi da milleduecento pagine, e se per caso in quelle milleduecento pagine hai (oddio) copiato una cassapanca neozelandese da un numero di Julia o Video Girl Ai, gli prendono le sincopi e se non lo urla ovunque, magari anche spammandoti la tua casella e-mail, ci crepa e non ci dorme la notte.
Mi ricordo una specie di sfigato anonimo che mi scrisse dicendo che le PORTE di CASA di un COMPRIMARIO in Luna erano simili a quelle di Katsura in ÌS (mai letto peraltro).
Oddio, e pensare che erano le porte di casa MIA qui in campagna, manco ci avevo pensato a come le avevo fatte ‘ste porte.
Mi sono sentita catapultata in “qualcuno volo’ sul nido del cuculo”... ommioddio presto, uno psichiatra.
Insomma, avrei fatto quello che ormai sto facendo con Interlunium, e che ho fatto con Luna, per quanto riguarda il disegno: stile mio, tutto mio, cassapanche neozelandesi mie, nel bene e nel male.
CUS: La nuova serie di RIGELha riscosso un enorme consenso di pubblico. I lettori, sui forum di discussione, sembravano entusiasti … poi, all’improvviso, ne avete interrotto la pubblicazione, annunciando che i vostri rapporti con la Panini erano da considerarsi definitivamente chiusi. Ancora pochi giorni avete ritrattato il tutto, fino ad oggi quando l’uscita nelle librerie del terzo volume di RIGEL, ancora sotto l’egida della PANINI, è imminente. Potresti spiegare a noi poveri lettori basiti e perplessi cosa mai è accaduto?
EdG: Ho dato già la mia versione dell'accaduto, su vari forum per l'appunto.
Cercando di essere breve, passare dalla totale libertà dell'autoproduzione alla collaborazione con una grande casa editrice ha scombussolato parecchio il nostro metodo di lavoro e l'approccio alla realizzazione.
Ad un certo punto alcuni problemi e alcuni “paletti” di lavoro mi sono sembrati insormontabili, e a causa del già citato carattere di merda della sottoscritta, ho voluto mollare tutto e piantare lì. Poi invece ci siamo messi a tavolino con i ragazzi della Panini e i problemi li abbiamo risolti, quindi si va avanti.
Ma credo che per i progetti futuri punteremo a una soluzione diversa.
Senza nulla togliere all’esperienza con la Panini, abbiamo comunque bisogno (io e Fabrizio) di una realtà editoriale differente, che la Panini probabilmente non può darci, non certo per cattiveria ma per come è strutturata.
Poi, si vedrà: non é detto che alla fin fine invece non si trovi il modo di proseguire insieme, ma per il momento, non siamo orientati in quella direzione, finiremo questa serie di RIGELe poi vedremo, di persone interessate ad un eventuale seguito o ad altri progetti, ce ne sono.
Ma stiamo andando coi piedi di piombo, non vogliamo prendere decisioni affrettate e siamo aperti ad ogni proposta.
CUS: Dopo la conclusione dell’attuale miniserie di RIGELcosa c’è nel tuo futuro? Un’altra mini oppure un personaggio completamente nuovo?
EdG: Adesso vorrei riprendere in mano Luna, per darle finalmente uno sviluppo e una conclusione.
Detesto lasciare le cose a metà.
Poi abbiamo già buttato giù le basi di una specie di fantasy (“specie” perché non é un fantasy classico, oddio … probabilmente nemmeno tanto fantasy in generale ma non mi sovviene un altro termine).
E poi abbiamo già su carta lo sviluppo di una nuova miniserie di Rigel, più un episodio autoconclusivo a colori.
Ma il sogno nel cassetto, é un albo sui lupi che aspetta di essere realizzato da secoli.
É scritto in endecasillabi, disegni a colori su carta da acquarello, abbastanza strambo come progetto ma decisamente poco commerciale per il mercato italiano.
Tutto questo, dobbiamo ancora decidere con chi: ci proporremo in giro, ma senza fretta e valutando molto bene pro e contro.
Staremo a vedere.
CUS: Inizialmente quali furono le fonti di ispirazione che vi influenzarono per la realizzazione di Rigel?
EdG: La trilogia sui vampiri di Anne Rice ( dico “trilogia” perché gli altri libri usciti dopo “la Regina dei Dannati” li ho letti e proprio per questo faccio finta che non esistano), il GdR Vampire: The Masquerade, e un numero infinito di libri, film e telefilm (vuoi che te li elenco tutti? Non credo …)
CUS: temo che verrebbe fuori un lunghissimo elenco! Quello che mi incuriosisce, invece, è sapere come nasce la tua attrazione per i vampiri. Cosa ti ha colpito di queste mitiche creature che ti ha poi spinto a narrarne le gesta?
EdG: É un amore che ho fin da piccola.
Come ti ho detto sono molto bianca, ma non é un fatto estetico o una cosa voluta, é una specie di sindrome-o-non-so-bene-cosa della pelle e del sangue che mi porto dietro da quando sono nata, fortunatamente ad uno stadio decente e relativamente sopportabile.
Ma da piccola ho sopportato qualche sfotto’ di troppo dagli amabilissimi compagnucci di classe per questo motivo (ah, i bambini, che dolcezza).
Nella prima adolescenza ho conosciuto la figura del vampiro, ho iniziato a leggere e divorare ogni libro, fumetto, film sui succhiasangue.
Io ero adolescente, sfigata, bianca e secchetta.
Loro erano perennemente giovani, bianchi e secchetti, ma fighi.
Il passo all’identificazione é stato brevissimo.
Avevo decine di amici invisibili, e molti erano animali, altri vampiri.
RIGEL(ma con un altro nome) era una di questi.
Insomma ero una bambina e poi un’adolescente molto rilassante per la mia famiglia.
(Grazie, mamma e papà, per non avermi uccisa).
CUS: C’è da dire che le tematiche affrontate in RIGEL, vampiri & Co., sono diventate oramai una specie di tuo "marchio di fabbrica" al pari del tuo stile di disegno. Non temi di costruirti una "gabbia", di avere difficoltà con i tuoi fans se dovessi cambiare genere? Ma poi, hai in mente storie diverse da quelle che hai fatto finora?
EdG: Certe tematiche ricorrono sempre in tutti i miei fumetti, brevi o lunghi, e nei miei racconti, nelle illustrazioni.
I gatti ad esempio, gli animali in generale, le…pippe mentali.
Queste sono cose che fanno parte di me, e che non mollero’ mai, qualunque sarà l’ambientazione che dovrò narrare o disegnare, che siano storie di vampiri o meno (Luna ad esempio non parla di vampiri).
Non riesco a scrivere di cose che non ho provato e che non provo, é un mio limite: posso raccontare anche la vita del Balrog di Mordor, se mi impegno e mi…metto nei suoi panni.
Ma per cercare di comunicare ad altri quello che io credo sia il processo che l’ha fatto diventare quello che é, devo piazzare qualche esperienza che io ho vissuto, ovviamente in quel caso lo farei in chiave fantasy.
É un mio limite, lo ripeto: ma non so proprio scrivere se non di cose che conosco.
Posso fare metafore e tradurre esperienze mie in qualunque chiave e ambientazione, ma se non le ho vissute in prima persona, magari non all’ennesima potenza come invece vivono le loro situazioni i personaggi dei fumetti, non riesco a descrivere sentimenti e sensazioni.
Del resto sono proprio le sensazioni che mi diverto a raccontare.
Le trame nei fumetti che faccio con Fabrizio in realtà sono solo un espediente su cui poggiano le varie personalità e sentimenti dei personaggi.
Chi cerca una “quest” o azione pura nei nostri fumetti resterà sempre deluso.
CUS: Leggi gli altri fumetti italiani che affrontano tematiche vampiriche? Se li leggi, o se lo hai fatto in passato, cosa ne pensi di Dylan Dog e Dampyr?
EdG: una fan di DYLAN DOG anni fa, avevo tutta la collezione, e considero ancora certe storie come dei veri gioielli, ma ultimamente i miei gusti sono cambiati e non lo seguo più (in fondo é cambiato anche lui).
Di DAMPYR non posso che dir bene a livello tecnico, anche se ogni tanto mi é capitato di storcere il naso per la tipologia di vampiro narrata in quelle pagine (ma sono solo gusti) che non é proprio nelle mie corde, e soprattutto nei primi numeri di qualche errore (niente di che per carità) nel descrivere la realtà della ex Jugoslavia, specialmente nella lingua.
Metà della mia famiglia é originaria della Croazia, mio padre é nato lì, certe cose non potevo non notarle.
CUS: Da sempre RIGELviene quasi esclusivamente identificato come una tua creazione, eppure sin dalle origini è coinvolto nella sua realizzazione Fabrizio Palmieri. Cosa ne pensa Fabrizio del suo essere messo in Ombra (scusa il gioco di parole!) dal tuo carattere predominante?
EdG: Non gli interessa più di tanto: in realtà è più che comprensibile che su internet la cosa sia messa in questi termini; io giro e posto su molti forum e newsgroup, Fabrizio invece evita come la peste le comunità virtuali.
CUS: Come strutturate tu e Fabrizio il lavoro? Fate lunghe “riunioni” in cui pianificate l’evolversi delle vicende oppure il semplice stare insieme vi spinge ad elaborare in sintonia le vostre storie?
EdG: Semplicemente litighiamo in modo furibondo come due pazzi assatanati.
Ma fortunatamente abbiamo un immaginario in comune, siamo sulla stessa lunghezza d’onda, e questo rende tutto facile.
Oddio: gradevole, non facile.
CUS: Lavorare a stretto contatto, oltretutto quando il rapporto non è solamente di lavoro, crea delle tensioni? Come riuscite a conciliare lavoro/passione/sentimento? Ad esempio, avete mai avuto qualche diverbio sul come sviluppare un personaggio o sui come proseguire nella narrazione delle vicende di RIGEL?
EdG: Sempre, costantemente, ci azzanniamo di continuo, siamo due caratteracci pazzeschi e nessuno dei due vuole mai cedere di un passo.
Poi quando siamo esausti, stremati dalla litigata e dal muso che ne consegue, sempre, immancabilmente nasce l’idea comune, che salva capra e cavoli e ci rende soddisfatti entrambi.
CUS: Facciamo una specie di gioco di ruolo: se ti telefonasse Sergio Bonelli per offrirti un posto come disegnatrice in una delle sue collane, accetteresti? E se ti proponesse qualcosa "a la Enoch", lasciandoti pieno controllo di una tua, nuova, creazione?
EdG: Dunque: alla prima risponderei di no.
Non ne sarei in grado, mi vergognerei a morte e farei continuamente il confronto con gli altri disegnatori vedendo quanto sono stati bravi loro a rendere questo o quel personaggio e mi sentirei malissimo: ho pensato più volte di lavorare su personaggi altrui, qualche offerta mi é stata fatta e lì per lì la tentazione é stata forte, ma poi ho sempre detto di no, per vigliaccheria più che altro.
Ho fatto solo una breve capatina in questo senso su “Piccoli Brividi”, per due episodi, e mi sono divertita da morire, ma lì “sentivo” le tematiche.
Alla seconda: tu che dici? Non farebbe in tempo a finire la frase che mi vedresti già correre a Milano.
Ma questo vale per qualunque editore mi proponga un accordo come quello, cioé edicola, albi semestrali etc. (alla Gea per intenderci).
Ma magari!
CUS: Cosa pensi dei Forum di fumetti? Secondo te apportano un contributo importante al più ampio mondo delle nuvole parlanti?
EdG: Se sono moderati decentemente, sono un’ottima piazza per uno scambio veloce tra lettori e autori.
Altrimenti sono spesso solo una piazza virtuale dove alcuni sfigati si divertono a sentirsi importanti attaccando questa o quella persona dell’ambiente.
CUS: Tu sei molto presente sul nostro forum. Spesso vieni attaccata, alle volte anche brutalmente, da chi non apprezza i tuoi lavori. Emotivamente come reagisci a questi attacchi?
EdG: Devo dire che anzi su ComicUs capita molto poco, in due anni (sono due anni? Mi pare di sì) che ci sono sarà capitato un paio di volte.
Come reagisco? Amo la polemica e rintuzzo, non so resistere, ma alla fin fine quando mi sono annoiata della discussione, beh, fatti loro.
Vengo pagata per essere pubblicata con i miei personaggi, i miei albi vanno esauriti, ergo io ho ragione e loro torto.
E se non gli piace quello che faccio, liberi di non comprarlo, ci mancherebbe.
E chi li obbliga?
Se invece sono wannabe fumettari, possono sempre provare a fare la strada che ho fatto io e dimostrare che sono meglio di me.
Chi glie lo impedisce?
15 Ottobre 2003
Stefano Perullo