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Dylan Dog e Batman. L'ombra del pipistrello: trailer e tavole

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Uscirà in edicola il prossimo 29 giugno il primo dei tre albi della miniserie evento Bonelli/DC Dylan Dog e Batman. L'ombra del pipistrello di Roberto Recchioni, Gigi Cavenago, Werther dell’Edera e Giovanna Niro. Per l'occasione, la Bonelli ha diffuso un trailer che potete vedere qui di seguito. Inoltre, oltre a tutti i dettagli, troverete anche le immagini delle tre cover disponibili e alcune immagini d'anteprima dell'albo.

"È scoccata l’ora fatale: il Bat-segnale si accende nella notte e le piste di Batman e di Dylan Dog finalmente si congiungono. Debutta infatti in edicola e fumetteria il prossimo 29 giugno DYLAN DOG E BATMAN. L’OMBRA DEL PIPISTRELLO, il primo dei tre albi dedicati al team-up tra l’Indagatore dell’Incubo di Sergio Bonelli Editore e l’Uomo Pipistrello di DC Comics.

Attraverso i tre episodi, sceneggiati da Roberto Recchioni e disegnati da Gigi Cavenago e Werther Dell’Edera, con i colori di Giovanna Niro, si dispiegherà la complessa vicenda che vede in azione, fianco a fianco, la creatura di Tiziano Sclavi e quel Cavaliere Oscuro made in DC Comics che, a partire dagli anni Quaranta, è diventato una delle icone pop più conosciute e amate dei fumetti, del cinema, della TV, dei videogiochi e del merchandising. Con loro, a muoversi nel lato oscuro del mondo ci saranno Groucho e Alfred, Bloch e Gordon, Xabaras e Joker. E ancora Killer Croc, Madame Trelkovski, Catwoman, Etrigan. Oltre che zombi a volontà e un certo John Constantine… L’appuntamento mensile per tutti i fan sarà quindi tra Londra e Gotham City a fine giugno, a fine luglio e a fine agosto, per i tre albi dedicati al team-up.

C’è un anno, del resto, che accomuna i due personaggi. È il 1986, quando il supereroe in tenuta da pipistrello - nato ufficialmente nel 1939 sul numero 27 di Detective Comics, grazie alla fantasia di Bill Finger e Bob Kane - vive una vera e propria rinascita, con una miniserie in quattro albi scritta e disegnata da Frank Miller: Batman - The Dark Knight. Più autoironico che eroico si presenta ai lettori italiani al debutto in edicola, il 26 settembre 1986, Dylan Dog con L’alba dei morti viventi. Il suo creatore, Tiziano Sclavi, modella un personaggio fresco, nuovo, personale e originale, caratteristiche ben evidenti sin dall’esordio dell’Indagatore dell’Incubo. Oggi i due storici personaggi si trovano l’uno di fronte all’altro per un team-up frutto dell’eccezionale progetto in cui gli Eroi bonelliani incontrano quelli dell’universo DC, che ha esordito lo scorso anno con l’incontro tra Flash e Zagor, seguìto da quello tra Nathan Never e Justice League.

Oltre alla versione "regular" con la copertina di Gigi Cavenago, saranno inoltre disponibili anche una Variant con copertina bianca pensata per essere personalizzata alle fiere e agli eventi e una Variant con effetto metallico a incorniciare i volti dell'Indagatore dell'Incubo e del Cavaliere Oscuro, entrambe distribuite esclusivamente in fumetteria e sul sito ufficiale di Sergio Bonelli Editore."

DYLAN DOG E BATMAN.
L’OMBRA DEL PIPISTRELLO
Soggetto: Roberto Recchioni
Sceneggiatura: Roberto Recchioni
Disegni: Gigi Cavenago, Werther dell’Edera
Colori: Giovanna Niro
Copertina: Gigi Cavenago
Formato: 16 x 21 cm, colore
Tipologia: brossurato
Pagine: 64
Prezzo: 4,90 euro
Prezzo Variant Cover bianca: 6 euro
Prezzo Variant Cover metallica: 8 euro

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Presidente Lex, recensione: la presa del potere da parte di Lex Luthor

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Durante la prima parte degli anni ’90 le testate dedicate a Superman conoscono un clamoroso successo di vendite innescato dall’interesse per l’evento della “Morte” del personaggio datata 1992 che non riguarda solo la stampa di settore ma attraversa anche i media generalisti. Il prosieguo della saga, col mistero dei “quattro sostituti” dell’Uomo d’Acciaio e col sospirato ma prevedibile ritorno di quest’ultimo tengono i lettori incollati alla poltrona per un altro anno. La qualità degli albi dell’Uomo d’Acciaio si mantiene su ottimi livelli negli anni a seguire grazie al lavoro di un team consolidato guidato da Dan Jurgens, l’autore del fatidico albo della “Morte”, e formato da eccellenti professionisti come Roger Stern, Jerry Ordway, Karl Kesel, Tom Grummett, David Michelinie, Tom Grummett, Louise Simonson, Jon Bogdanove e Stuart Immonen.

Sul finire degli anni ’90 però le collane di Superman perdono però del tutto la spinta propulsiva di cui avevano goduto all’inizio del decennio, vuoi per un’insistenza su saghe evento che non raccolgono più il favore dei lettori, tipo la fase “Superman Rosso/Superman Blu”, vuoi per uno scarso ricambio di autori che, dopo anni passati sulle testate del personaggio, sembrano essersi ormai giocati le loro carte migliori. Quando qualche avvicendamento creativo si concretizza, la scelta è molto conservativa: si pensi a Ron Frenz, penciler designato per affiancare Dan Jurgens su Superman a metà anni ‘90, artista dotato di un piacevolissimo stile classico che omaggia i tempi di Jack Kirby e John Buscema ma che di certo non incarna lo zeitgeist dei tempi che corrono. Man mano che ci si avvicina al cambio di millennio, si avverte la necessità di team creativi più in sintonia con i gusti del pubblico. Esigenza che viene raccolta dall’editor delle super-testate Eddie Berganza. Nel dicembre del ’99, un attimo prima del fatidico Y2K, le collane dedicate a Superman vennero interessate da un cambio totale di team creativi che portarono, in particolare, due beniamini dei lettori di comics su Superman: Jeph Loeb e Ed McGuinness.

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Loeb ha iniziato la sua carriera come sceneggiatore di pellicole tipicamente anni ’80 come Teen Wolf e Commando, salvo poi costruirsi una reputazione nel fumetto durante gli anni ’90 come autore di grande prestigio, soprattutto grazie alle collaborazioni con Tim Sale in Batman: The Long Halloween e Superman For All Seasons. McGuinness è esploso su Deadpool in casa Marvel ed è uno dei principali alfieri del nuovo filone degli artisti statunitensi che guardano al fumetto orientale come loro punto di riferimento stilistico. Il loro arrivo sulla principale testata dell’Azzurrone è sinonimo di una forte discontinuità col passato e colloca di nuovo Superman in testa alla lista delle testate da seguire e alle preferenze di una rivista come Wizard che in quegli anni è considerata la “bibbia” del settore. Tra crossover spettacolari come Our Worlds at War e la reintroduzione di elementi tipici della mitologia del personaggio risalenti alla Silver Age e che erano stati cancellati dal reboot di John Byrne datato 1986, il duo realizza un ciclo avvincente che ha il suo climax nella clamorosa elezione di Lex Luthor alla Presidenza degli Stati Uniti d’America. Il nuovo millennio si apriva infatti in America con la sfida per la Casa Bianca tra Al Gore e George W. Bush, poi vinta da quest’ultimo, e la DC decise di trasferire sulle proprie collane questa atmosfera elettorale. All’epoca i lettori dovettero fare ricorso ad una buona dose di sospensione dell’incredulità ma, con il senno di poi, possiamo dire che la cronaca degli ultimi anni ha raccontato cose ancora più sorprendenti della possibile elezione di un villain come Lex Luthor alla carica più alta della più grande democrazia dell’Occidente.

La saga President Luthor si snodò tra il 2000 e il 2001 su tutte le collane dedicate a Superman e su alcuni speciali come Superman: Lex 2000. Ma come si arrivò ad uno sviluppo narrativo del genere? La candidatura di Luthor prese le mosse da No Man’s Land, saga di fine millennio che si snodò sulle testate di Batman e che vide gli sforzi del Cavaliere Oscuro e dei suoi alleati per ricostruire una Gotham City devastata da un terremoto pochi anni prima nell’evento Cataclysm. In Terra di Nessuno Lex Luthor gioca un ruolo chiave, finanziando la ricostruzione di Gotham, cosa che aumenta esponenzialmente il suo prestigio agli occhi della nazione. Si tratta dello step finale di un’evoluzione del personaggio cominciato con il già citato rilancio “post – Crisi” di John Byrne, col quale il grande autore anglo-canadese aveva dato una versione definitiva del personaggio, centrando lo spirito dell’epoca. Il Luthor dei tempi moderni non è più il pittoresco villain della Silver Age, ma uno spietato capitalista alla Gordon Gekko che dietro un’apparenza di rispettabilità e di membro dell’élite finanziaria di Metropolis conduce losche attività criminali. Sfruttando abilmente i media, indispensabili per avere consenso nel mondo moderno, Luthor costruisce prima la sua candidatura e poi la sua vittoria.

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Raccolta da Panini Comics in un voluminoso cartonato della sua linea “DC Eventi”, Presidente Lex in realtà non è strutturato come un classico evento dei comics americani, con una miniserie portante e i vari tie-in, ma come una lunga storyline che attraversa le collane di Superman del periodo, impossibile da raccogliere in un volume unico. La collana più rappresentata è senza dubbio la Superman di Loeb & McGuinness, che riveste il ruolo di spina dorsale della vicenda, mentre dalle altre collane vengono proposti solo estratti o storie brevi. Questo contribuisce e rendere la narrazione frammentata e eccessivamente disomogenea dal punto di vista stilistico. La piena comprensione della vicenda paga l’assenza di appendici testuali che sarebbero state necessarie per fare da ponte esplicativo tra i vari estratti.

La parte del leone, come dicevamo, la fanno le superstar Loeb e McGuinness con una storia i tre parti che vede il coinvolgimento di Atlantide e del suo Re, Aquaman, che cadono nella tela di un intrigo ordito da Luthor stesso. Una provocazione costruita ad arte per causare un’inondazione di Metropolis a cui porrà rimedio lo stesso Luthor, guadagnando ulteriori punti per la sua corsa presidenziale. Il piatto forte di queste pagine sono le tavole di un Ed McGuinness ancora acerbo ma già spettacolare, capace di scatenarsi in straordinarie splash-page che sembrano nascere dall’incontro tra Jack Kirby e i manga. Uno stile bombastico, esagerato, che in seguito l’artista avrebbe affinato, ma che queste pagine testimoniano con tutta la sua esplosiva presenza. Un importante squillo del volume è costituito da Superman 165, albo ad atmosfera natalizia dove un Superman ancora stordito dall’elezione a presidente di Luthor fa visita ai suoi colleghi della Justice League per portar loro un regalo di Natale e ricevere conforto. Si tratta di un’occasione speciale per permettere ad alcuni dei migliori artisti dell’epoca, sapientemente coinvolti dall’amico Loeb, per disegnare Superman e i suoi amici. Partecipano alla festa artisti che, ai tempi, nessuno avrebbe mai immaginato di vedere su un albo regolare DC, come l’allora beniamino del pubblico Joe Madureira, il co-fondatore della Image Rob Liefeld, il grande Arthur Adams, e poi star di ritorno e altre che sarebbero diventate presenze abituali come Humberto Ramos, il compianto Mike Wieringo e Ian Churchill.

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Una vera chicca chiude il volume, seppur slegata dalla vicenda presidenziale. Lex Luthor: The Unauthorized Biography, è uno speciale datato 1989 che approfondisce la versione moderna di Luthor concepita da John Byrne pochi anni prima. Uno scrittore alcolizzato, squattrinato e senza ispirazione, in cerca di un anticipo, promette al suo editore un manoscritto succulento: una biografia sul controverso uomo d’affari Lex Luthor e l’origine della sua fortuna. Non immagina che sta per infilarsi in una strada senza uscita, costellata di violenza. Un noir di pregevolissima fattura, apparso per la prima volta in Italia in appendice a Corto Maltese della Rizzoli, scritto con mestiere da James D. Hudnall (Alpha Flight) per le matite classiche e cariche di atmosfera hard-boiled del compianto Eduardo Barreto.
Presidente Lex si presenta quindi come un volume ricco di acuti ma anche di momenti modesti e trascurabili, che ne inficiano la qualità complessiva.
La vicenda presidenziale di Luthor verrà risolta pochi anni dopo dagli stessi Loeb & McGuinness nella loro successiva collaborazione di enorme successo, la collana Superman/Batman, ma questa è un’altra storia.

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Jim Lee è il nuovo presidente della DC Comics

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Come riporta THR, Jim Lee, è diventato presidente della DC Comics. Questa carica va aggiungersi a quelle di publisher e di direttore creativo che ricopriva da anni. A darne l'annuncio è stata Pam Lifford, dirigente della Warner Bros. Discovery.

Lee continuerà nel suo ruolo principale di editor alla DC, dove guida i team creativi. Continuerà inoltre a guidare gli sforzi creativi per integrare il portfolio editoriale di personaggi e storie DC su tutti i media, supportando i marchi e gli studi di WBD.
Lee, uno dei nomi più noti del mondo dei comics, è stata una presenza rassicurante alla DC poiché la compagnia ha navigato in acque aziendali agitate negli ultimi anni.

Lee, esploso nei primi anni '90 grazie alle storie storie per i mutanti di casa Marvel, fondò la Image Comics insieme ad altri suoi colleghi per poi tornare a lavorare per una major, ovvero la DC, che acquisti la sua etichetta Wildstorm. Suo è il record per l'albo a fumetti più venduto di sempre, ovvero X-Men #1 del 1991 (scritto da Chris Claremont e disegnato da Scott Williams), con oltre 8 milioni di copie in tutto il mondo.

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Sea Dogs - Terrore in alto mare, recensione: Joe Hill, licantropi e orrore per l'indipendenza degli Stati Uniti

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Fra le proposte della Hill House Comics, Sea Dogs si candida ad essere sicuramente fra quelle più singolari. Come noto, Joe Hill - figlio del celebre Stephen King, autore di romanzi e sceneggiatore di acclamate serie come Locke & Key - ha lanciato per la DC Comics/Black Label una propria linea di fumetti, molti dei quali scritti da lui stesso, di cui vi abbiamo parlato in passato qui su Comicus. Chiaro che l'horror sia il principale comune denominatore delle varie proposte, ma sempre applicato con declinazioni differenti. Quello che rende particolare Sea Dogs non è solo la sua ambientazione ma soprattutto la modalità di pubblicazione che, all’apparenza potrebbe farlo apparire quasi come un gioco letterario, un divertissement, ma ci troviamo davanti a tutt'altro. Il fumetto, infatti, è stato serializzato in appendice agli albi della Hill House Comics al ritmo di due tavole (a volte poco più) a episodio. Quest'aspetto conferisce alla storia un ritmo incalzante dal retrogusto retro' che ricorda le avventure delle tavole domenicali pubblicate sui quotidiani tuttavia, a parte questo, la narrazione resta assolutamente contemporanea.

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Le vicende narrate in Sea Dogs si ispirano a fatti storici reali, oltre che poco esplorati (se non negli episodi più salienti), ma soprattutto ben documentati in quanto lo stesso Hill si è fatto una cultura a riguardo, ricercando informazioni e consultandosi con uno storico, e lo stesso volume presenta in appendice un gradito approfondimento sulle vicende affrontate nel racconto.
Siamo nel 1780, nel pieno della Guerra d'Indipendenza Americana, la rivoluzione avvenuta fra il 1776 e il 1783 che vide le tredici colonie britanniche nordamericane contrapposte alla madrepatria - il Regno di Gran Bretagna - terminata con l'indipendenza degli Stati Uniti d'America. La potenza marittima inglese era di gran lunga superiore a quella messa in campo dalla Marina coloniale e l'esito, nonostante il sostegno dell'alleata Francia, non era certo a favore degli indipendentisti. Così, il capo del servizio di spionaggio americano Benjamin Tallmadge, con l'identità di Mr. Bolton, fa arruolare a bordo della HMS Havoc, il più temibile fra i vascelli inglesi coi suoi 74 cannoni, tre lupi mannari, in modo che la tragica sorte che capiterà alla nave, al suo capitano Merlin Wolstencroft e ai suoi uomini, possa incutere terrore in ogni uomo della marina inglese.

Hill mescola, così, abilmente realtà e fiction, storia e horror, mettendo in scena un ricco cast di personaggi ben caratterizzati, celando l'identità di questi temibili mastini di guerra che attaccano di notte l'equipaggio della Havoc, dosando per bene i vari colpi di scena di una trama che va in continuo crescendo. Un mix di elementi, dunque, ben miscelati che rendono appassionante e divertente questa lettura.

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Se del gusto rétro della sceneggiatura, sebbene declinato in chiave moderna, vi abbiamo già parlato, un discorso simile è applicabile anche all'arte di Dan McDaid. Il suo stile è perfetto per il racconto ideato da Hill, in quanto sospeso fra passato e presente, fra classicismo dei grandi maestri del fumetto e sensibilità moderna. Il fumettista scozzese sforna tavole di gran dinamismo capace di inscenare con naturalezza sia le fasi in cui a emergere è l'umanità dei personaggi, sia quelle in cui prende piede il lato oscuro della violenza orrorifica messa in atto dai licantropi. Un’inchiostrazione dinamica e sporca dona carattere al suo segno che, in alternativa, potrebbe risultare troppo classicheggiante.
Per la riuscita delle tavole, va sottolineato il fondamentale apporto ai colori ad opera di John Kalisz delicato e incisivo al tempo stesso, mai fuori registro, capace di esaltare il lavoro di McDaid e le sue tavole con apprezzabili e riuscitissimi passaggi dalle tonalità fredde delle notti marine a quelle calde quando il fuoco e l'orrore entrano in scena.

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Un'opera, Sea Dogs, che potrebbe sfuggire nel mare di proposte Panini Comics e apparire minore nonostante il risonante nome di Joe Hill in copertina, ma che risulta non solo un altro centro per l'autore, ma anche un fumetto estremante interessante dove ogni singolo aspetto funziona a dovere.

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