Fin dall’antichità l’uomo si è interrogato su cosa ci sia dopo la vita. Correnti filosofiche e religioni hanno dato molteplici risposte e, ognuno di noi, crede in un destino differente. Mark Millar con Reborn fornisce una singolare visione dell’oltretomba. Per lo sceneggiatore scozzese, infatti, ci ritroveremo dopo la morte ad Adystria, un mondo fantastico popolato dai nostri parenti, amici o vicini, nonché dai nostri animali domestici.
La storia parte dalla vicenda di Bonnie Black, una donna anziana che è costretta a passare gli ultimi giorni della sua vita in un ospedale. Mentre sta lasciando la nostra terra, davanti agli occhi le passano la sua infanzia, il suo matrimonio, la nascita di sua figlia. Il tempo di riaprire la palpebre ed eccola ad Adystria, nel bel mezzo di una battaglia. Il suo arrivo mette in fuga i nemici, è lei infatti la predestinata tanto attesa in grado di fermare il perfido Lord Golgotha, quest’ultimo in attesa del sacrificio di Bonnie per aprire un varco verso la nostra terra. Ad accogliere la protagonista, di nuovo giovane, è suo padre che la introduce in questo nuovo mondo. Ma il primo pensiero di Bonnie è quello di ricercare suo marito, scomparso anni prima vittima di una sparatoria da parte di un folle omicida.
Reborn propone una visione dell’aldilà abbastanza basilare, una seconda vita in cui raccogliere quello che avevamo seminato nella precedente. Anche in questo caso esiste una divisione simile a quella fra Paradiso (Adystria, appunto) e Inferno (Terre Oscure): buoni e cattivi vivono infatti in regioni distinte e il ruolo affidatoci in questa nuova realtà si basa sulle azioni fatte nella vita precedente. Le nostre ossessioni, il nostro credo, la nostra bontà d’animo o cattiveria, tutto ciò ci definisce in questo nuovo piano esistenziale.
Tuttavia, Adystria è un luogo di passaggio, in cui si può anche morire per finire poi in un nuovo aldilà di cui non sappiamo nulla. La visione di Millar, dunque, è perfettamente conciliabile con quella cristiana o di qualsiasi altra religione.
A livello narrativo, invece, Reborn è un fantasy classico con tutti gli elementi: avventura, un predestinato che salverà il mondo, draghi, fate e quant’altro. Come già sottolineato in altre recensioni, Millar ha un’abilità unica a presentare personaggi e situazioni in poche pagine e, dunque, subito si entra nel racconto. La storia funziona bene, forse fin troppo, apparendo per questo abbastanza lineare e prevedibile, tuttavia non mancano momenti riusciti e intensi anche dal punto di vista emotivo, come i capitoli di apertura e chiusura. In generale, in Reborn c’è tanto mestiere, ma ci si diverte non poco a leggerlo.
Non fatichiamo a immaginarne una trasposizione cinematografica o un sequel fumettistico.
Dal punto di vista visivo, ad affiancare Millar troviamo in questa nuova opera del Millaworld Greg Capullo, super-star nota per il suo lavoro su Spawn e Batman su tutti. Chi ne apprezza l’arte non resterà deluso da questa sua prova in cui riesce a donare grande umanità ai protagonisti nei momenti più intensi e spettacolarità nelle scene più epiche. In un’opera del genere, la creazione di un mondo immaginario è fondamentale, e Capullo, pur rifacendosi a canoni visivi abbastanza classici, mette su carta un mondo credibile e convincente.
Per quanto riguarda l’edizione Panini Comics, invece, ci troviamo di fronte alla solita veste cartonata classica di alta qualità. Tuttavia, in questa occasione, dobbiamo segnalare un paio di pecche. Se su un piccolo refuso possiamo pure soprassedere, è sulla qualità delle tavole del primo albo che dobbiamo segnalare un problema abbastanza singolare: le suddette tavole, infatti, appaiano di bassa qualità, dunque sgranate e con una colorazione meno brillante. Il fatto che poi la resa del lettering risulti invece perfetta, ci fa comprendere come sia un problema dovuto ai file di lavorazione originali. Ciò non compromette la lettura, ma è comunque evidente se confrontato con le tavole dei restanti 5 albi che sono, invece, perfetti.