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Marvel's Fresh Start: Slott/Schiti su Iron Man, Lemire/Jacinto su The Sentry, Young/Klein su Deadpool

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Vi abbiamo già introdotto il nuovo rilancio delle serie Marvel Comics dal titolo Fresh Start. Ovviamente, la Casa delle Idee non cessa di diffondere in rete appena possibile nuove informazioni riguardo a questa iniziativa editoriale.

Dopo i primi team creativi e le prime serie, la Marvel ha annunciato nuovi titoli sull'onda del crescente interesse.
Apprendiamo quindi che a giugno debutterà The Sentry #1, sui testi di Jeff Lemire e disegni di Kim Jacinto, serie dedicata al personaggio creato nel 2000 da Paul Jenkins e Jae Lee e assente da molti anni dal Marvel Universe, che recentemente è riapparso sulle pagine di Doctor Strange. Qui sotto potete trovare la cover del #1 realizzata da Bryan Hitch.

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"The Sentry è un personaggio affascinante. Ho amato la serie originale di Sentry realizzata da Paul Jenkins e Jae Lee quando è uscita per la prima volta, quindi ho colto al volo l'opportunità di scrivere il personaggio. The Sentry ha un sacco di profondità emotiva, c'è molto per me da scavare in termini di psicologia del personaggio. Ha un potere immenso e ha il potenziale per essere uno dei più grandi e importanti eroi dell'universo Marvel, ma è costantemente minato dal suo lato oscuro e dai suoi dubbi su se stesso. Non puoi avere Sentry senza Void. Ma sono conscio del fatto che non si possono semplicemente raccontare le stesse storie che sono già state raccontate in passato con Sentry e Void. Voglio vedere la loro relazione e i loro personaggi evolversi e andare in nuove direzioni" ha dichiarato Lemire a ComicBook.com.

Il 2 maggio invece arriverà Deadpool #1, il rilancio dell'antieroe firmato Skottie Young ai testi e Nic Klein alle matite.
"Mi piace scrivere storie che si sviluppano velocemente e tengno incollato il lettore. E mi piace provare a far ridere anche quando a qualcuno viene rotto un braccio o gli esplode la testa. Hahaha. Un po' come ho fatto con la mia run su Rocket, mi piace fare storie più brevi e svillupare delle trame che si intrecciano dappertutto", ha dichiarato Young a Polygon.
Di seguito trovate la cover di Klein per il #1.

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A giungo invece comincerà Tony Stark: Iron Man, serie scritta da Dan Slott sui disegni di Valerio Schiti e cover di Alexander Lozano. Slott ha assicurato che non si tratterà dell'ennesimo reboot, ma rimarrà in continuity con quanto successo finora. “Tutto conta. Non nasconderemo nulla di tutto quello che è successo a Tony dall'inizio alle ultime run. Tutta la continuity finora realizzata avrà valore. L'eredità avrà un peso. Ma al contempo, se siete fra quelle persone che conoscono Iron Man solo per i film al cinema, potrete tranquillamente cominciare a leggere le sue storie da questo Fresh Start”, ha detto lo scrittore a Nerdist. l personaggio verrà quindi in parte riportato al periodo della Bronze Age per problematiche e psicologia, senza trascurare il piglio scherzoso, ironico e cool.
La serie, come da prassi, presenterà una nuova armatura principale, nonchè molteplici altri nuovi design realizzati da Schiti. DI seguito trovate la cover del #1 realizzata da Lozano.

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Fresh Start: Mark Waid e Jesus Saiz su Doctor Strange

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Per il rilancio "Fresh Start", la Marvel ha affidato la serie del Doctor Strange allo sceneggiatore Mark Waid e all'artista Jesus Saiz. L'annuncio arriva dopo un ciclo di circa 3 anni ad opera di Jason Aaron e Chris Bachalo.

La nuova serie invierà Stephen Strange nello spazio profondo, con l'aiuto di Tony Stark, dopo che il Maestro delle Arti Mistiche perde la sua connessione con l'arcano potere della Terra. "Quando il viaggio astrale fallisce, prova i viaggi astronautici. Ecco a voi Doctor Strange: l'Esplolatore spaziale Supremo!"

Doctor Strange #1 di Waid e Saiz sarà disponibile dal 6 giugno.

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The Marvel Age Of Comics 1961–1978 (I), recensione: Taschen e il libro delle Meraviglie scritto da Roy Thomas

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Pensate alla Marvel Comics di oggi: uno dei maggiori colossi dell’intrattenimento mondiale - non solo riguardo ai fumetti, ma anche nel cinema e nell’animazione - che deve l’ulteriore e ultimo, in ordine cronologico, salto di qualità in tal senso all’acquisizione da parte della Disney.
Eppure, non è sempre stato così. Perché nonostante personaggi come Spider-Man, Iron Man e I Fantastici Quattro vengano dati per scontati, questi sono in realtà frutto dello sforzo creativo di un gruppo di artisti che hanno lavorato duramente per dar loro vita. La vicenda editoriale e creativa della Marvel ha vissuto di alti e bassi sin dai suoi esordi, nonché di svolte del tutto impreviste. Un esempio: uno Stan Lee propenso ad abbandonare il mondo dei fumetti scrisse, come ultima possibilità per rilanciare la sua carriera, Fantastic Four #1 insieme a Jack Kirby. Un'altro fenomeno simile si ebbe quando l’editore Martin Goodman chiuse la testata di Spider-Man ai suoi esordi, convinto che a nessuno interessassero le storie di un eroe con i poteri di ragno.

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Queste sono solo curiosità, ma sono parte essenziale della storia di una delle realtà a fumetti più importanti del mondo. Ma se volete approfondire in maniera critica tutti questi aspetti fondamentali e spesso ignorati dal grande pubblico, come la nascita editoriale di decine di personaggi o un'analisi oculata di un periodo ormai lontano ma tuttora di grande rilevanza per la major, il volume The Marvel Age Of Comics 1961–1978 (I) pubblicato dalla Taschen risulta il prodotto perfetto.

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Chi ha dimestichezza con i prodotti Taschen sa già a cosa andrà incontro: il volume si presenta mastodontico grazie ai suoi 23,8 x 32,4 cm, la sua solida cartonatura e la sovraccoperta argentea che, come per la maggior parte dei prodotti dell'editore, risulta di grande impatto estetico e non sfigurerà di certo sullo scaffale. All’interno, nelle 400 pagine che compongono il tomo, troviamo tre lunghi interventi di Roy Thomas che dividono il periodo analizzato in tre parti: la prima ondata di fumetti Marvel che va dal 1961 al 1964, gli anni 1964-70 in cui la casa editrice si afferma come realtà, e la cosiddetta Bronze Age dal 1970 al 1978.
Thomas - autore, editor ed esperto conoscitore della storia della Marvel - racconta gli eventi che hanno dato vita alla Casa delle Idee, alla nascita dei vari personaggi che tutti oggi conosciamo, portando a galla tutto quello che vi sta dietro, in maniera precisa e appassionante, mettendo tutto in prospettiva in modo da formare un racconto puntuale e intrigante.

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Alla parte saggistica segue poi una lunga e ricca selezione di immagini, decine e decine di pagine in cui vengono mostrate copertine, vignette, tavole, studi e foto riprodotte ad alta qualità su una spessa carta lucida. Ogni immagine ha una didascalia che ne specifica la provenienza, gli autori, e ne illustra i dettagli dando, dunque, preziose informazioni. La particolarità di questo volume, a differenza degli altri saggi, è proprio la sua potenza visiva. Una varietà infinita di immagini mai fine a se stessa, ma che anzi offre un approfondimento pari, se non superiore, ad altrettante pagine scritte. Il volume Taschen, dunque, è un amalgama fra saggio e libro illustrato che cattura l'attenzione lasciandoci a bocca aperta. 

Le informazioni ivi contenute sono spesso poco conosciute anche ai maggiori appassionati Marvel, dunque anche i più esperti potranno trovare qualche chicca. Ma in generale, il volume è un libro d’arte assolutamente consigliato a chi adora e ha adorato il primo periodo della Marvel, così come per chi vuole scoprirne di più sulla sua storia.

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Capitan Bretagna, recensione: prove di maturità per Alan Moore e Alan Davis

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Capitan Bretagna è un personaggio nato per la divisione britannica della Casa delle Idee, la Marvel UK, per mano di Chris Claremont e Herb Trimpe nel 1976. Nelle intenzioni originali degli autori, l'eroe e il suo alter ego Brian Braddock dovevano diventare il corrispettivo di Capitan America e Steve Rogers per gli inglesi, tuttavia il successo della testata non fu eclatante. Le cose cambiarono quando entrarono in scena prima Alan Davis e poi Alan Moore che scrissero un ciclo capace di creare un forte interesse sul personaggio prima del suo ingresso nel gruppo Excalibur in una fortunata e longeva serie lanciata da Claremont e Davis.

Il volume cartonato proposto ora da Panini Comics ha il merito di ristampare non solo le avventure di Moore, come per il precedente tomo della collana Marvel Gold, ma anche quelle di inizio ciclo di Dave Thorpe e Paul Neary di cui poi l’autore di Northampton proseguirà le vicende. Ad aprire il tomo, troviamo una sentita e sincera introduzione di Moore datata 2001, in occasione della prima ristampa del ciclo, in cui l’autore commenta il suo lavoro letto a distanza di anni per la prima volta.

Le vicende qui narrate sono state serializzate su alcune testate antologiche proposte da Marvel UK con materiale americano (ovvero, Marvel Super Heroes #377-388, The Daredevils #1-11 e The Mighty World of Marvel #7-13) e si tratta di storie legate da una forte continuità ma composte prima da 6 tavole ad episodio, poi da 8.
Il personaggio viene dunque rilanciato con Thorpe ai testi e con un giovane Davis, introducendo un nuovo costume, nuovi poteri e, in generale, un nuovo contesto. In sintesi, Capitan Bretagna si ritrova prima in una Londra alternativa alla sua in cui i supereroi sono banditi e uccisi dal governo, grazie alle macchinazioni del mutante James Jaspers capace di dar vita al cybiota, una macchina in grado di far fuori tutte le persone dotate di poteri speciali, compreso lo stesso protagonista, ad eccezione del suo stesso creatore.
In questo primo ciclo, composto da 12 puntate da 6 pagine, Moore scriverà solo le ultime due subentrando a Thorpe che si è occupato delle precedenti tranne per un breve intermezzo di Neary.

Le avventure scritte da Thorpe sono godibili e di buona fattura, seppur leggermente caotiche e frenetiche. Per giunta, troviamo un Davis ancora troppo acerbo ma che, in maniera impressionante, maturerà episodio dopo episodio fino a diventare, all’arrivo di Moore, un artista già a proprio agio con la serie. Nonostante la presenza di un Moore inizialmente molto verboso, Davis affinerà la propria arte grazie anche a tavole più aperte e ariose, permettendoci a fine volume di godere di un artista totalmente differente da quello delle prime pagine, con un tratto ormai consapevole e uno storytelling solido e vario.

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Moore, che quando prende la serie nel 1982 era agli esordi, si stava già facendo un nome con V For Vendetta e Marvelman/Miracleman, dunque chi ha amato le sue opere del periodo di certo non resterà deluso da questa lettura. Seppur Capitan Bretagna resta un gradino inferiore agli altri due lavori sopracitati, la penna dello scrittore inglese si sente nitida e si intravedono molte delle tematiche a lui care. Così come avverrà per Swamp Thing in seguito, Moore in un primo momento porta a compimento le sottotrame dell’autore che l’ha preceduto per poi rilanciare il personaggio. In questo caso, il rilancio avviene dopo due avventure e in una nuova testata che propone storie di 8 pagine al posto delle 6 utilizzate in precedenza. Questo permette a Moore di poter gestire meglio la trama che svilupperà partendo dalla resurrezione dell’eroe per mano di Merlino e Roma, e riportandolo alla sua realtà dove però dovrà scongiurare il susseguirsi degli stessi drammatici eventi accaduti nella terra alternativa della sua antecedente avventura per mano di una versione equivalente dello stesso nemico. Nei primi due episodi, l’autore ridefinirà leggermente i poteri e le caratteristiche del personaggio e ne sistemerà le origini rinarrandole per l’occasione.

L’approfondimento psicologico e il taglio dato da Moore rendono la vicenda decisamente più matura e complessa che in passato, e vengono affrontate tematiche sociali e politiche nonché embrioni di decostruzionismo degli eroi che sbocceranno poi nei suoi lavori futuri. A differenza delle opere successive, però, nonostante il tono drammatico della vicenda, c’è una sottile leggerezza che rende più lieve il tutto. L’imposizione delle 8 tavole, inoltre, non interferisce più di tanto nel respiro della storia e nella costruzione della trama che, anzi, trova grazie a questa cadenza un certo ritmo.

Letto a 35 anni di distanza, il Capitan Bretagna di Alan Moore e Alan Davis ha il pregio di non essere invecchiato male come tante opere a lei contemporanee e risulta godibile come allora. Un must have per i cultori di Moore e di Davis, per tutti gli altri un’ottima prova di due colonne del mondo dei comics ai loro esordi.

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