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Dorando Pietri. Una storia di cuore e di gambe

Tunué inaugura la nuova collana Traguardi con la storia di Dorando Pietri, il giovane  garzone di pasticceria di Mandrio di Correggio (poi “emigrato” a Carpi) che nel 1908 vinse la maratona olimpica di Londra: venne poi squalificato per aiuti regolari ricevuti pochi metri prima di tagliare il traguardo, ma da questa sconfitta arrivò riscatto sociale e con questo soldi, fortuna e sopratutto molta fama, almeno per una parte della sua vita.
Metafora edificante del valore dell'impegno e del sacrificio, e dell'etica del perdente, la figura di Pietri è poco nota alle giovani generazioni, mentre molto più conosciuta a chi abbia qualche minima nozione di cultura sportiva extra-calcistica, se non altro perché viene puntualmente rispolverata ogni quattro anni in occasione delle Olimpiadi.

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L'inizio vede Dorando sospeso fra la fatica della gara appena conclusa e l'attesa di un esito che non sarà così scontato; il podista emiliano è egli stesso un eroe minore sospeso fra due mondi, con le radici ben piantate nella sua “emilianità”, laboriosa e contadina e le gambe a mulinare miglia (e denaro) nella ricca e capitalista America.
L'approccio stesso dello sceneggiatore Antonio Recupero sembra quello di voler sospendere  protagonista e racconto fra due modi (e mondi) narrativi. In primo luogo si scorgono riferimenti allo spokon giapponese: il protagonista inusuale - Pietri era basso, con le gambe storte, in teoria un'antitesi dell'immaginario olimpico - ma talentuoso che sbaraglia atleti più forti di lui, un maestro che lo guida, la spalla incoraggiante (il fratello Ulpiano), lo sport come sacrificio estremo di forze, energie, risorse. In secondo luogo poi si intuiscono sforzi di inserire la “piccola storia” di Dorando in un affresco di più ampio respiro storico e sociale: la giovane Italia che cerca visibilità internazionale, l'Emilia povera e proto-socialista, la cannibalizzazione capitalistica dello sport (Pietri fu di fatto il primo professionista italiano dell'atletica leggera), le prime avvisaglie del fascismo.

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I disegni di Luca Ferrara sono coerenti con le considerazioni fatte sopra. Il tratto semplice caratterizzato da linee pulite, nette e nervose definisce bene i personaggi trasmettendo quel senso di dinamicità che è una delle caratteristica essenziali di una storia che mette al centro la corsa e l'atletismo; all'interno di queste cornice grafica piuttosto classica irrompono elementi che rimandano  ai manga - in particolare gli occhi - e che forniscono l'altro ingrediente vincente: l'umanità e l'impatto emotivo. Una sintesi di questo si può ammirare nelle tavole, molto belle, che descrivono l'arrivo di Dorando Pietri all'interno dello stadio olimpico.
Suggestivo l'uso del colore con le tonalità dal gusto retrò e nostalgico che accompagnano le varie tappe della vita di Dorando: il giallo e il verde della campagna emiliana a rappresentare l'infanzia, fino a colori più “maturi” e forti – rosso, marrone – per la maturità atletica, fino al “gioco” dei grigi e dei colori più lividi e crepuscolari a dipingere la delusione della sconfitta e i rimpianti del protagonista sul finale della storia.

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Dorando Pietri è quindi un piacevole in-between fra due stili - narrativi e grafici- che crea un'amalgama coerente e abbastanza equilibrata: una scelta giusta e comprensibile se ci si mantiene ancorati agli scopi divulgativi e formativi del graphic novel, che, sorretta da dialoghi semplici e ben strutturati, ne guadagna in facilità di lettura e scorrevolezza.
D'altra parte virare, seppur rischiando, in modo più deciso verso scelte stilistiche nette, che siano le iperboli e l'epica dello spokon oppure le suggestioni di un approccio storico-sociale meno accennato e più approfondito, avrebbe forse dato un'impronta più solida e interessante alla storia di questo piccolo grande italiano.

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Tunué pubblica Dorando Pietri, graphic novel sull'atleta emiliano

  • Pubblicato in News

Tunué sta per lanciare una nuova collana dal titolo Traguardi, a inaugurarla il graphic novel Dorando Pietri di Antonio Recupero e Luca Ferrara.

L'opera narra la storia dell’atleta emiliano che tagliò per primo il traguardo alla maratona dei giochi olimpici di Londra nel 1908, ma sorretto dai giudici di gara perché stremato, e perdendo per questo la medaglia d’oro. Il volume ripercorre tutte le tappe che l’hanno portato fino a quel momento, e fa un sapiente e largo uso dei flashback.
Di seguito la scheda degli autori e alcune immagini.

Antonio Recupero
Antonio Recupero (Messina 1977) ha studiato sceneggiatura sotto la guida di Giorgio Pedrazzi alla Scuola internazionale di comics di Roma. Ha collaborato con le etichette Perfect Trip Production e Cronaca di Topolinia, oltre che con le community Gruppo Trinacria e Kinart. Collabora con la ezine Fumettomania.net, e in passato per Tunué ha realizzato Non c’è trucco insieme a Cristian Di Clemente, e per Round Robin OPG. Socialmente pericolosi con Jacopo Vecchio.

Luca Ferrara
Luca Ferrara (Cava dè Tirreni, 1982) è fumettista e pubblicitario. Unisce alla necessità di disegnare la passione per il teatro amatoriale e la recitazione. Con Tunué ha pubblicato nel 2013 Gli altri, dal testo teatrale di Maurizio de Giovanni e con la sceneggiatura di Alessandro Di Virgilio. Ha inoltre disegnato e co-sceneggiato Pippo Fava. Lo spirito di un giornale (2010, Round Robin) e Antonino Caponetto. Non è tutto finito (2012, Round).

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