Cosa c'è di meglio che passare le proprie ferie su un'isola deserta insieme al proprio partner? Questo avrà pensato Aaron, protagonista del quarto speciale a colori delle Storie Bonelli “Lavennder”, prenotando la sua vacanza alla rinomata agenzia di viaggi omonima, specializzata in luoghi misteriosi. Dieci giorni su un isolotto tropicale in mezzo all'oceano, da solo nella natura con la fidanzata Gwen per non pensare più ai problema della vita di tutti i giorni, potrebbero essere un'esperienza riposante ma, nella letteratura, nel cinema e nel fumetto mai nulla è così semplice.
Giacomo Bevilacqua, autore romano divenuto famoso per A Panda piace, e apprezzato per lavori come il recente libro per Bao Publishing Il suono del mondo a memoria, porta al pubblico Bonelli questa avventura a metà tra Laguna Blu e un thriller, sceneggiando e illustrando da solo le 125 pagine dell'albo annunciato un paio di anni fa e proposto ora dalla casa editrice.
Aaron e Gwen, i due giovani e avventurosi ragazzi protagonisti, una volta lasciati sulla spiaggia con una barca da Piotr, uomo dell'agenzia, si abbandonano all'atmosfera rilassante e romantica di un ambiente caraibico, ma ben presto si fa largo in loro la sensazione di non essere soli in quel piccolo quadratino di terra in mezzo all'oceano. Al centro della giungla Gwen scopre infatti una casa sull'albero con dei graffiti all'interno che sembrano fatti da un bambino, mentre qualcosa tra le fronde segue i movimenti dei protagonisti dimostrando un particolare interesse per la ragazza.
Dall'altro lato dell'atollo, poco dopo, Aaron e Gwen trovano altri due coinquilini dell'isola, sempre meno deserta: due uomini, il monco Jacques e il silenzioso Mr Smee, hanno allestito il proprio campo da cui partire per battute di pesca di frodo. Una coppia di soggetti poco raccomandabili che, trovati i due ragazzi intenti a spiarli, ci tiene a mantenerli lontani dai loro affari con una minaccia a mezzo armi. Ma durante la notte l'accampamento dei giovani fidanzati viene messo a soqquadro, facendo ricadere i sospetti sui due criminali, che Aaron vuole coraggiosamente affrontare nonostante il pericolo.
Quello di Bevilacqua è un piccolo thriller che si sviluppa in un intervallo di tempo molto breve, ma che riesce a concludere il proprio arco narrativo con soddisfazione. L'originalità della storia non è certo nella trama che, per quanto riserbi delle sorprese molto interessanti nel finale, riprende classici modelli letterari, tra cui quello horror del luogo erroneamente creduto disabitato. I due protagonisti, benché poco caratterizzati, sono sufficientemente tratteggiati per la brevità della storia; mentre il resto dell'esile cast risulta solo abbozzato, ma anche in questo caso non è necessariamente una limitazione data la brevità. In generale questi personaggi, ma anche parte della trama, risultano ricadere in cliché tipici delle storie d'avventura.
Lo stile grafico dell'autore, riconoscibile dal tratto spesso, le cui linee nere dei contorni sono molto ben visibili, ha la particolarità di riuscire a trasmettere una profonda espressività attraverso gli occhi dei personaggi, molto in risalto sul resto del viso. Le vignette sono particolarmente luminose, grazie a un azzeccato utilizzo di colori molto accesi, ma mai invasi, che trasmettono esattamente la sensazione di calura di una spiaggia tropicale. Anche negli anfratti ombrosi all'interno della giungla, dove le ombre risultano estremamente interessanti e ben congegniate, il chiaroscuro rende pienamente giustizia all'ambiente naturale, ma i colori sono particolarmente efficaci in pieno sole, tra l'azzurro del cielo e quello del mare.
Bevilacqua in questa storia, nella creazione di alcuni personaggi e dell'ambiente, utilizza elementi non immediatamente chiari al lettore più disattento, ma in realtà referenti a una particolare opera citata. Questi elementi risultano sempre più confusi man mano che la vicenda prosegue, per poi essere svelati nelle ultime 5 pagine con un colpo di scena notevole. La narrazione si conclude proprio rispondendo ad alcuni dei misteri dell'isola, ma anche suscitando nuove domande su qualcosa che va al di là della realtà, qualcosa che sarebbe possibile solo in una storia per ragazzi, se non fosse connotato anche da un aspetto spaventoso e angosciante.
Il finale è il punto di forza di tutto l'albo, insieme allo splendido utilizzo del colore, che farà scorrere indietro le pagine lette per recuperare quelle inizialmente oscure e ora perfettamente comprensibili per il lettore: in fondo la guida Piotr aveva condotto Aaron e Gwen su un'isola senza nome, tra pirati sena mano, disegni di bimbi nella giungla e misteri.