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Gli zombie che divorarono il mondo 1-3

Gli zombie che divorarono il mondo è un fortunato fumetto scritto da Jerry Frissen (Lucha Libre) e disegnato da Guy Davis (Sandman Mystery Theatre) che dal 2004 viene pubblicata in Francia, in origine sulla rivista Métal Hurlant di Les Humanoïdes Associés. In Italia è la Saldapress che ne detiene i diritti e lo pubblica come parte della sua sempre più ricca collana Zetacomezombie che continua a raccogliere i migliori lavori fumettistici sui non morti. Il primo e il secondo volume risalgono al 2010 mentre finalmente ora esce il terzo volume della saga, L'immondo perduto. Questo fumetto è molto celebrato all’estero, sia da pubblico che da critica, e non si fa fatica a capire il perché.

Si tratta di un lavoro totalmente assurdo nella sua genialità. Un fumetto dissacrante, politicamente ed eticamente scorretto, profondamente punk e volutamente decadente, un mix indiavolato di ironia, menefreghismo, ignoranza e trip allucinanti che a volte vi faranno temere per la sanità mentale degli autori, ma che sicuramente vi farà anche divertire e non poco. E se a consigliarla troviamo anche persone del calibro di Mike Mignola che la definisce “affascinante in modo bizzarro”, George A. Romero, il re degli zombie cinematografici che azzarda uno “straordinaria” e perfino di Tobe Hooper di Poltergeist, allora non c’è di che dubitare.

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Quando inizia la storia siamo nel 2064, in una Las Vegas ucronica, in un mondo in cui i morti ritornano dall’oltretomba e camminano sulla Terra insieme a vivi e i governi, non riuscendo a emarginare e a tenere a bada il fenomeno hanno ordinato la convivenza pacifica con questi non-morti. Non c’è un istinto omicida connaturato in questi zombie, a differenza dei tropi del genere a cui siamo abituati e spesso non sono poi neanche così diversi dai vivi che li circondano, se non fosse per la carne putrefatta. Alcuni di essi riescono anche a parlare e a rivendicare i loro diritti che vorrebbero fossero quelli di cui godevano prima del trapasso. I due autori poi si divertono ad annientare completamente le barriere del raziocinio, arrivando a riportare in vita dinosauri, star del cinema, cantanti e addirittura Gesù! Perché si, se non si fosse capito è anche abbastanza blasfemo questo fumetto, e non risparmia di certo frecciatine più che pungenti alla religione, soprattutto quella cristiana, facendo parlare i pregiudizi più biechi e ignoranti (ma questo vale sia per le fedi quanto per le etnie, le nazionalità e molto altro). Ma d’altronde i protagonisti, come la maggior parte dei personaggi allucinanti di cui veniamo a conoscenza nell’opera, non sono particolarmente illuminati.
L’architettura narrativa è episodica, seppure esiste un continuum di trama che emerge nei diversi capitoli, anche se, soprattutto nel primo volume, ognuno di essi è godibile quasi indipendentemente dagli altri, con determinati eventi autoconclusivi coinvolgenti questa strana famiglia, che vanno a sommarsi come tasselli nel mosaico di fondo.

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Karl Neard, nerd (notata l’assonanza?) brufoloso dall’eccentrico vestiario che di professione si “libera” dei non morti che risultano una spina nel fianco per i loro cari che non li sopportano più o lavoretti simili, con una passione amorosa e carnale per le zombie (ebbene si anche la necrofilia viene sdoganata nella serie), sua sorella Maggie, che lo aiuta saltuariamente, il belga Freddy Merckx, storpiatura del famoso ciclista Eddy Merckx, amico di Karl e innamorato della sorella, che si unirà alla combriccola di “tuttofare”, di un’ignoranza sconfinata e decisamente propenso all’uso della forza per risolvere complicare ogni problema. Questi sono i principale elementi con cui abbiamo a che fare. Un campionario alquanto bislacco per non dire “fucking insane”, scusate la franchezza. E di franchezza ce n'è tanta in quest’opera, che non le va a dire a nessuno e mette in scena una commedia degli assurdi semplicemente malata. Non cercate della logica in Gli zombie che divorarono il mondo, anzi, preparatevi a sfoggiare e sfruttare al meglio la vostra sospensione dell'incredulità di coleridgiana memoria. Tutta l’umanità è passata al vetriolo mettendone in risalto la parte più bieca e rivoltante, per il bene del divertissment più gretto e viscerale, abbondantemente farcito con cultura pop, cultura sociale e strizzate d’occhio al genere horror.

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Non ci resta quindi che consigliarvi quest’opera, giunta ormai al terzo volume senza perdere il suo smalto marcescente, che di sicuro verrà apprezzata dai lettori onnivori quanto dagli amanti del genere horror-zombie, sebbene per leggerla bisogna essere un po’ open minded e non prendersela per ogni cattiveria gratuita presente in essa, perché sicuramente per alcune di esse vi sentirete chiamati in causa. Fatevi due risate, o anche di più, di sana follia.

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Molecole instabili - La Vera storia dei Fantastici Quattro

Non fatevi ingannare dal sottotitolo, Molecole Instabili non è la "vera" storia dei Fantastici Quattro. Il tutto parte dalla domanda "E se Stan Lee e Jack Kirby si fossero ispirati a persone realmente esistenti per creare i Fantastici Quattro?". E in effetti, quasi al termine del racconto, scorgiamo i due autori (e i loro editor) durante un ricevimento a casa dei protagonisti, a testimonianza del suddetto incontro.

Molecole instabili, dunque, non è una storia di supereroi. È la vicenda familiare di 4 vite immerse appieno nell'America degli anni '50, quella della Guerra Fredda, della conquista dello spazio, del finto perbenismo nascosto dietro ipocriti sorrisi, dei fumetti pulp e delle prime ribellioni giovanili.
Reed, Susan, Johnny e Ben sono quattro persone comuni che, come chiunque altro, ha i propri problemi nascosti fra l'apparenza di una vita serena. Ogni personaggio, a cui indicativamente viene dedicato un capitolo, ha in sé una scintilla pronta ad esplodere come una bomba, una scintilla chiusa in un'apparente e fragile normalità. Una normalità ricca di imperfezioni.
Reed è uno scienziato brillante che trascura l'amore della cara Susan che sopprime, a sua volta, la sua insoddisfazione e tenta di educare il fratello Johnny che la odia. Johnny, chiuso in un mondo suo e pronto a lasciare tutto e a lasciarsi andare per trovare soddisfazioni altrove e, infine, Ben, amato da tutti ma segretamente innamorato di Susan, la donna del suo migliore amico. Un equilibrio fragile che, come dimostra lo sviluppo della storia, è destinato a spezzarsi.
Per comprendere fino in fondo queste persone, queste molecole instabili, non è possibile isolarle ma è necessario studiare la loro relazione. Una bella metafora non solo applicabile al celebre quartetto Marvel ma a tutti noi.

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Ci sono voluti 11 anni per vedere in Italia questo piccolo gioiello firmato James Sturm e Guy Davis, ma la lettura ripaga ampiamente l'attesa. Molecole instabili, vincitore del Premio Eisner, è una storia intimista che viaggia su due binari. Sturm, infatti, giocando con l'assonanza del proprio cognome con quello Storm Marvel, costruisce una vicenda dalla doppia lettura: i personaggi sono autonomi e le loro vicende rappresentano un amaro ritratto dell'America anni '50 ma, al tempo stesso, possono fornire un'interessante lettura alternativa (ma non troppo) degli eroi a fumetti cui si ispirano (e che, nella finzione, sono serviti da ispirazione). Reed, Susan, Johnny e Ben non sono i Fantastici Quattro, ma se li identifichiamo in loro tutto diventa immediatamente familiare e acquista un valore aggiunto.

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Molecole instabili è uno di quei rari fumetti  capace di far incontrare mondi e lettori differenti, infatti lo potranno apprezzare sia gli amanti del fumetto d'autore e indipendente, sia i lettori che abitualmente leggono le avventure Marvel.
La storia, divisa in 4 capitoli, ha una narrazione lenta, che scava nel microcosmo dei protagonisti. Tutta la vicenda si svolge in poche ore, non viene narrata nessuna grande storia, solo il grande dramma della vita quotidiana. Il tratto sottile di David ben cattura gli stati d'animo dei protagonisti e riporta su carta uno scenografia storica credibile. I colori di Michel Vràna, netti e fumettistici, creano un contrasto interessante fra la finta solarità che appare in superficie e la profonda depressione che realmente si annida.
Una colorazione esaltata anche dall'ottima carta lucida dell'edizione Panini 9L che rende pregio a un fumetto da avere in collezione.

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