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4 Words About: Ultimate Spider-Man 11

  • Pubblicato in Focus

4 Words About , ovvero "Per chi apprezza il dono della sintesi".
Ultimate Spider-Man 11

Con un ritmo "decompresso" che avvicina questo Ultimate Spider-Man al suo storico predecessore di inizio millennio, continua lo scontro tra l'Arrampicamuri e i Sinistri Sei. Il gruppo viene reimmaginato da Jonathan Hickman come un associazione di delinquenti che si sono spartiti la città di New York. Il tutto consentito da Kingpin che si sente alle strette a causa delle azioni di Spider-Man e del suo alleato Goblin, che vuole smantellare l'ordine imposto dal Creatore, il Reed Richards malvagio responsabile del nuovo Ultimate Universe. Hickman è molto bravo nel trasmettere un senso di pericolo incombente che potrebbe abbattersi su Peter e sui suoi cari. Come è davvero abile David Messina, che dà un turno di riposo a Marco Checchetto, a dare ritmo alla storia con un sapiente uso del montaggio delle vignette e con la recitazione dei personaggi, qualità nella quale eccelle.

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Dati del volume
Editore: Panini Comics
Autori: Testi di Jonathan Hickman, disegni di David Messina
Genere: Supereroismo
Formato: 17x26, 24 pp., S., col.
Prezzo: 3€
ISBN: 977303487300150011
Voto: 7,5

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G.O.D.S., recensione: la cosmogonia Marvel secondo Jonathan Hickman

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Scegliere di recensire l’ennesima serie ideata da Jonathan Hickman, pur consapevoli che negli USA non mancano le novità a fumetti meritevoli di un articolo di approfondimento, vuol dire rischiare di andare incontro a una pioggia di critiche da parte di chi – comprensibilmente - preferirebbe vederci scrivere d’altro. Tuttavia, è davvero possibile far finta di niente di fronte a un’opera imperfetta ma affascinante come G.O.D.S. (senza considerare le ambizioni dietro al progetto, che nelle intenzioni dell’autore avrebbe dovuto addirittura condurre a una riscrittura della cosmogonia della Marvel)?

La risposta sembra scontata, eppure a ogni nuovo lavoro del cartoonist del South Carolina, i social e i blog di settore non perdono occasione di ospitare qualche commento negativo nei suoi confronti. C’è chi mal digerisce la sua narrazione troppo articolata e complessa. Chi trova insopportabile il suo continuo ricorrere alle infografiche (che, a onor del vero, si sono diffuse come un virus letale su varie testate della Casa delle Idee, a prescindere dalla loro reale utilità). O ancora, chi non gradisce la sua tendenza a introdurre personaggi mai visti prima, che finiscono spesso per rubare la scena ai protagonisti, per poi sparire dalla circolazione, appena passata la mano ad altri autori.
Rimproveri non del tutto campati in aria, sia chiaro, a cui aggiungiamo anche l’apparente insofferenza a lavorare su character dalla continuity molto rigida con i quali, a volte, Hickman non riesce a sfruttare appieno la sua enorme creatività (un limite - se così lo vogliamo chiamare – che potrebbe essere la motivazione che lo ha spinto ad accettare di diventare il deus ex machina del nuovo Universo Ultimate). Ciò non toglie, però, che se è ancora possibile scrivere qualcosa di buono di quello che la Marvel ha prodotto di recente, lo si deve in gran parte proprio al nostro Jonathan. Con un avvertimento: se chi ci sta leggendo, pensa di rientrare tra i “detrattori” elencati sopra, è bene che stia alla larga da G.O.D.S., dato che la miniserie in questione è – assieme a Decorum - quanto di più hickmaniano si sia visto negli ultimi anni. Pure riassumerne la storia è un’impresa decisamente complicata, nella consapevolezza che poche righe saranno giusto sufficienti a delineare in maniera approssimativa i protagonisti della vicenda e a fornire solo qualche informazione di base sugli eventi raccontati.

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A ogni modo, per farla breve, scopriamo che dopo una guerra durata eoni tra le Autorità Superiori (traduzione un po’ libera dell’originale The-Powers-That-Be) e l’Ordine Naturale delle Cose, due entità astrali che incarnano rispettivamente magia e scienza, l’accordo che ne è seguito ha sancito che entrambe potessero continuare ad agire sulla Terra esclusivamente tramite i propri servitori. Quello delle Autorità Superiori viene denominato Avatar, mentre per l’Ordine Naturale delle Cose opera un’intera organizzazione, il Centum, i cui membri vengono chiamati centivar. La fragile tregua ha retto fino ai giorni nostri, ma rischia di terminare a causa del matrimonio tra Wyn, l’attuale Avatar, e Aiko Maki, destinata a diventare il novantasettesimo centivar. Costei decide, inevitabilmente, di separarsi dal marito, sebbene i due, in considerazione del loro ruolo, non potranno fare a meno di incontrarsi nelle varie crisi cosmiche (tra cui l’evento Babilonia, che dà il via alla vicenda, in procinto di essere scatenato dal proto mago Cubisk Core) che mirano a compromettere la realtà per come la conosciamo.

Confusi? È probabile. E se già le premesse non incoraggiavano alla lettura, temiamo che, dopo questo scampolo di trama, anziché aumentare la curiosità verso la miniserie potremmo aver ottenuto il risultato opposto, facendo desistere anche i più temerari nell’avventurarsi alla scoperta del mondo di Wyn e soci (che – credeteci – non sono pochi!). All’inizio, oltretutto, abbiamo descritto G.O.D.S. come un’opera imperfetta e in effetti non si può negare che per gran parte degli episodi la storia sembri girare a vuoto e che i legami con il Marvel Universe tradizionale siano piuttosto labili - cosa che, verosimilmente, allontanerà i fan di lungo corso dell’editore newyorkese (le vendite non esaltanti, registrate fin dalla prima uscita, parrebbero proprio dimostrare questa ipotesi). Oppure che di parecchi personaggi non si apprenda quasi nulla, rendendo alquanto difficile entrare in empatia con essi e che siano ancora numerosi i particolari che ci sono stati celati (non ci viene nemmeno rivelato il significato dell’acronimo – o meglio “word puzzle”, come specificato da Hickman stesso in alcune interviste - che dà il titolo alla miniserie). Ciononostante, la capacità con cui lo sceneggiatore americano, partendo da pochi spunti e da qualche concetto noto anche ai frequentatori occasionali della Casa delle Idee, riesce a plasmare interi piani dimensionali, nuove realtà e scenari inesplorati, è a dir poco impressionante.

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Quello che maggiormente colpisce è la notevole coerenza con cui il tutto sembra procedere, a dispetto dei molti punti oscuri, e una solidità narrativa che non vacilla neppure quando Hickman si concede il vezzo di ripescare alcune sue creazioni passate, che – come detto sopra – dopo di lui erano praticamente finite nell’oblio (ricompaiono, per esempio, i Cigni Neri, visti per la prima volta durante la sua gestione degli Avengers). Come se ciò non bastasse, l’autore di Infinity e Secret Wars impreziosisce il racconto con dialoghi ammalianti e una prosa che ricorda, a tratti, quella del Neil Gaiman dei tempi migliori. Tanto che il numero più riuscito della miniserie, il sesto (in cui Aiko, per rimediare a un suo errore, chiede aiuto all’enigmatico Leone dei Lupi), non sfigurerebbe affatto accanto a qualche celebre capitolo di Sandman (il fumetto era stato effettivamente presentato come la versione marvelliana della collana dedicata a Morfeo, ma – esclusi alcuni passaggi sicuramente ascrivibili al fantasy o a uno dei suoi sottogeneri, tra cui proprio l’episodio appena citato – a predominare è il supereroismo fantascientifico e non il favolismo mistico/filosofico delle storie del Signore dei Sogni). Persino la cripticità della trama e degli avvenimenti descritti (confessiamo che ancora non abbiamo capito cosa sia esattamente l’evento Babilonia prima menzionato), invece che rappresentare un ostacolo, diventano uno stimolo a proseguire la lettura. Per di più, l’impiego indiscriminato di cambi di prospettiva di vario tipo, in apparente discontinuità con la vicenda principale e di frequenti digressioni nello spazio e nel tempo – che hanno l’evidente scopo di disorientare il lettore, affinché non riesca a mettere subito a fuoco tutti gli indizi relativi ai diversi protagonisti – produce la chiara sensazione di avere di fronte un maestoso affresco, ben lontano dall’essere rivelato per intero. Hickman, infine, lascia pure largo spazio al sentimentalismo, cosa abbastanza inusuale per lui, benché necessario a costruire una metafora molto originale dell’impossibilità di convivenza tra magia e scienza.

Suggestioni e personaggi immaginifici che, per prendere forma, non potevano trovare un disegnatore migliore di Valerio Schiti. Il cartoonist romano ha raggiunto una maturità artistica tale, da essere ormai ritenuto una garanzia dai vertici della Casa delle Idee. Non è un caso che egli venga ripetutamente preso in considerazione in occasione di grandi eventi (Empyre e A.X.E.: Judgement Day, giusto per citarne un paio) e Schiti, anche - e principalmente - in G.O.D.S. ripaga questa fiducia con tavole spettacolari e un character design di altissimo livello, che arriva pure a ridefinire alcuni storici comprimari dell’Universo Marvel (su tutti, il Tribunale Vivente). Per quanto Stuart Immonen sia tuttora il suo nume tutelare, il suo stile sta gradualmente evolvendo verso nuove direzioni, senza, però, rinnegare la morbidezza e l’eleganza del tratto, la perfezione delle anatomie e l’espressività dei volti. I progressi maggiormente evidenti sono nello storytelling – sempre più efficace - e nella composizione delle vignette (magnificate, oltretutto, dagli splendidi colori di Marte Gracia, con cui il fumettista capitolino pare quasi aver costituito una coppia artistica di fatto), che aiutano in maniera determinante a evitare che i testi di Hickman scadano nella didascalia.

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Alla fine, comunque, la domanda che dobbiamo porci è: vedremo mai un seguito di G.O.D.S.? Difficile a dirsi, anche guardando ai dati di vendita a cui abbiamo accennato in precedenza. Da orfani della versione esoterica dello S.H.I.E.L.D. – primo magistrale tentativo di Hickman di uscire dai canoni marvelliani di cui, purtroppo, sembrano essersi perse le tracce – ci viene spontaneo fare gli scongiuri. Tuttavia, sarebbe francamente inconcepibile chiudere l’operazione così presto dopo aver profuso tanto impegno nel promuoverla (si pensi, in particolare, alle tavole introduttive comparse in fondo alle testate dei personaggi principali della casa editrice, qualche mese prima dell’uscita della miniserie o la presentazione di quest’ultima già durante il San Diego Comicon del 2022). Inoltre, ci viene pure il sospetto che G.O.D.S. sia l’oggetto di scambio chiesto dallo sceneggiatore alla Marvel, per apporre la sua firma su opere più mainstream (come l’imminente Aliens vs. Avengers). Se così fosse, dovremmo solo armarci di pazienza e aspettare che Hickman concluda i non pochi lavori in corso e i progetti annunciati nelle ultime settimane. Sappiamo, tra l’altro, che ci sarà lui dietro Imperial, uno dei maxi eventi della Casa delle Idee del 2025 e, benché al momento non si conosca nulla della trama, tutto lascia presagire che si tratti di una saga di grandi proporzioni. Che possa anche trovare il tempo di regalarci a breve una nuova scorribanda tra centivar e avatar è onestamente alquanto improbabile. Cionondimeno, è pur vero che stiamo parlando di un autore che in passato ha mostrato di poter gestire più serie contemporaneamente senza perdere in qualità di scrittura. Che riesca a sorprenderci ancora una volta?

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Ultimate Invasion, recensione: il ritorno della nuova Marvel

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Per quanto non possa ancora vantare nessun riconoscimento di particolare importanza (nella sua quasi ventennale carriera nei fumetti, non gli è mai stato assegnato un Eisner Award né altri premi minori), Jonathan Hickman è un autore di fama internazionale, il cui nome costituisce sempre un significativo richiamo per i lettori. E benché a causa di alcune sue opere passate, caratterizzate da trame troppo cervellotiche o dall’abuso di strumenti narrativi inusuali come le infografiche, una piccola parte della critica persevera a non considerarlo allo stesso livello di altri sceneggiatori, anche i suoi più strenui detrattori faticano a negarne la notevole ingegnosità, che lo rendono un world builder di prima grandezza, capace di rigenerare ogni character che gli viene affidato. Sono probabilmente queste le qualità che devono aver convinto la Marvel a chiedergli di riportare in vita l’universo Ultimate, sulla scorta dell’ottimo lavoro svolto qualche anno fa con il mondo mutante e, in precedenza, con i Fantastici Quattro (che dopo di lui non hanno più trovato uno scrittore degno di questo nome, sebbene siano passati sotto le mani di Matt Fraction, James Robinson e Dan Slott). Per non menzionare la sua gestione degli Avengers, con i quali ha portato avanti una lunga sottotrama, che ha fatto da preludio alla cataclismatica maxiserie Secret Wars, il megaevento fumettistico dipanatosi negli USA tra il 2015 e il 2016, in cui proprio l’universo Ultimate veniva cancellato assieme a gran parte del multiverso Marvel. Hickman stesso era stato il direttore d’orchestra di quel gigantesco crossover, quindi, che ora sia lui lo sceneggiatore incaricato di rilanciare la linea Ultimate, suona quasi come un paradosso.

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A ogni modo, l’autore di East of West e Decorum non delude le aspettative e fin da Ultimate Invasion, la miniserie preposta a introdurre il nuovo universo Ultimate, fa ripetutamente sfoggio di quella grande inventiva accennata all’inizio, non limitandosi a un semplice revival dei concetti elaborati più di vent’anni fa da Brian Michael Bendis e Mark Millar, per i protagonisti delle testate Ultimate di allora, ma realizzando, come sua abitudine, qualcosa di totalmente differente e, al tempo stesso, innovativo.
Personaggio centrale della trama è il Creatore, il Reed Richards del precedente universo Ultimate, sopravvissuto alla distruzione del suo mondo, per diventare un potente avversario degli eroi di Terra Prima, cioè l’ex Terra 616 (quella delle serie Marvel tradizionali) “rinata” alla fine di Secret Wars. Hickman aveva contribuito in maniera determinante a definirne il carattere e le motivazioni, dopo che, diverso tempo prima che il suo pianeta fosse annientato, il capo della versione Ultimate dei Fantastici Quattro aveva clamorosamente preso la via del male.
All’inizio della vicenda, vediamo il Creatore usare il suo genio perverso per fuggire da una prigione di massima sicurezza di Damage Control e, successivamente, impegnato a impossessarsi degli strumenti necessari a costruire un portale spazio-temporale. Raggiunto dagli Illuminati, il criminale si sottrae ad essi scomparendo verso un altro mondo, Terra 6160 (una sorta di combinazione di 616 e 1610, il numero con cui veniva indicata la Terra del “vecchio” universo Ultimate), dove comincia ad alterare vari avvenimenti del passato, allo scopo di diventarne il padrone assoluto.

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Di più non aggiungiamo, perché le tante idee messe in campo dallo scrittore del South Carolina meritano di essere assaporate dall’inizio alla fine. E sebbene Ultimate Invasion possieda solo in parte l’afflato epico di House of X e Powers of X (le miniserie con cui Hickman ha dato il via alla cosiddetta Era Krakoana dei mutanti Marvel, giunta al suo drammatico epilogo in queste ultime settimane), l’opera ha conservato molti degli aspetti positivi, che avevano portato al successo quei due fondamentali tasselli della storia recente degli Uomini X. Ci riferiamo, in particolare, a come la narrazione complessa e a lungo respiro, che da sempre contraddistingue le trame dell’autore statunitense, non si perda mai in divagazioni fini a se stesse, a dispetto di uno scorrere degli eventi articolato e discontinuo (persino nei passaggi in cui è l’azione a prendere il sopravvento), che, come da copione, trova coerenza e significato solo nelle pagine finali. Hickman, inoltre, non lesina i colpi di scena e le rivelazioni sorprendenti, potendo anche contare sul fatto che, a differenza di quanto accaduto con i mutanti, nel nuovo universo Ultimate non ci sono decenni di continuity da rispettare, sentendosi, pertanto, autorizzato a dare libero sfogo alla sua creatività e a lasciare che i richiami alle storie di Bendis e Millar si tramutino in niente più che semplici omaggi, con la precisa intenzione di non mantenere alcuna connessione con quelle saghe passate. In altre parole, una conferma ulteriore della volontà di non fossilizzarsi su uno sterile remake e del desiderio di esplorare strade sostanzialmente inedite, che possano stimolare sia l’interesse dei lettori che il lavoro degli autori. Ed è proprio sulla base di questo assunto che Hickman costruisce una versione totalmente divergente dall’universo Marvel canonico, che si discosta pure in maniera netta dal mondo reale. Una visione distopica della società umana, che rimaneggia abilmente un tema caro a molta fantascienza contemporanea (e che, con toni differenti, aveva già fatto capolino in alcune sue opere precedenti o, per citare un fumetto recente, in Lazarus di Greg Rucka e Michael Lark) dove, comunque, non mancano gli eroi pronti a combattere per sovvertire lo status quo. Oltretutto – e inevitabilmente – è su questi ultimi che si concentra la voglia di sbalordire dello sceneggiatore americano, presentando parecchi di essi in una veste che, per quanto inaspettata, risulterà alla fine assolutamente verosimile. Senza considerare i personaggi coinvolti in un ribaltamento di ruoli, che stupirà anche i lettori più smaliziati (vedi la reale identità di Kang o l’intrigante dualismo Reed Richards-Dottor Destino) e che preannuncia sviluppi futuri non meno affascinanti.

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Passando ai disegni, ci fa piacere segnalare che Bryan Hitch sembra aver quasi ritrovato lo smalto di un tempo. Il cartoonist britannico, famoso per il suo importantissimo contributo alla prima incarnazione dell’universo Ultimate, avendo dato vita in coppia con Mark Millar agli Ultimates, la versione alternativa degli Avengers (che, notoriamente, è stata la fonte di riferimento principale degli sceneggiatori del Marvel Cinematic Universe, per trasportare gli Eroi più Potenti della Terra sul grande schermo), in anni recenti pareva, infatti, aver subito un’involuzione nello stile, che si traduceva in volti poco definiti e anatomie sproporzionate. In Ultimate Invasion, pur non raggiungendo i livelli eccelsi di The Authority o, appunto, The Ultimates, la qualità delle sue tavole è migliorata in maniera consistente. Le vignette, in particolare, sono tornate a essere ricche di dettagli, a partire dalle cosiddette “widescreen page”, vero e proprio marchio di fabbrica di Hitch. Spettacolari splash-page - che non di rado arrivano a occupare due pagine per intero - stracolme di personaggi, spesso coinvolti in impressionanti scene d’azione. Ormai lontano dal tratto morbido, ispirato a quello di Alan Davis, con cui aveva caratterizzato i suoi lavori a inizio carriera, l’artista d’oltremanica non ha perso l’abitudine di utilizzare prospettive insolite e ardite che, unite a primi piani dei protagonisti scelti con molta cura e a inquadrature estremamente cinetiche, regalano al lettore un’esperienza quasi cinematografica.

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Tale exploit, tuttavia, è destinato a essere – a meno di futuri ripensamenti - una sorta di canto del cigno di Hitch sugli albi della Marvel, dato che l’autore ha pubblicamente dichiarato di non volersi più impegnare con personaggi di cui non detiene i diritti, entrando a far parte, assieme ad altri big del fumetto americano (Geoff Johns, Gary Frank e Ivan Reis, solo per citare i più famosi) del collettivo Ghost Machine, che svilupperà nuove serie per l’Image.
Non una bella notizia per la Casa delle Idee, che, a dispetto di decisioni discutibili, apparentemente indirizzate al semplice ritorno commerciale (tra i primi titoli annunciati abbiamo Ultimate Black Panther, nato evidentemente con l’intento di attrarre il folto pubblico afroamericano, e Ultimate X-Men, realizzato in toto da Peach Momoko, che, invece, vuole strizzare l’occhio agli appassionati di manga), sembra veramente interessata a rendere questa nuova linea Ultimate qualcosa di speciale. Una sensazione confermata non soltanto dal piacevolissimo Ultimate Universe, one shot che fa da collegamento tra Ultimate Invasion e le testate dedicate ai singoli character, ma soprattutto da Ultimate Spider-Man, che – a giudicare da quello che succede nell’albo d’esordio - oltre a essere illuminato dai disegni del nostro Marco Checchetto, può ancora vantare un Hickman per nulla restio a offrire altri imprevedibili risvolti nelle vite dei personaggi principali.

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G.O.D.S. di Jonathan Hickman e Valerio Schiti è pronta a sconvolgere l’Universo Marvel

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Il prossimo ottobre, Jonathan Hickman e Valerio Schiti, reinventeranno la cosmologia dell'universo Marvel con la nuova serie G.O.D.S.

Nella prima copertina di Mateus Manhanini è presente Wyn, uno dei tanti nuovi personaggi che i lettori incontreranno nella serie mentre nell'anteprima che vi presentiamo di seguito assistiamo al raduno di due misteriose fazioni: THE-POWERS-THAT-BE e THE-NATURAL-ORDER-OF-THINGS.
L’incipit è in completo stile Hickman: i due gruppi e altri volti noti dell’universo Marvel – Dr. Strange, Mr. Fantastic, Dottor Destino - vengono a conoscenza dell’evento Babilonia in grado di sconvolgere le forze dietro l'Eternità, l'Infinito e il Tribunale Vivente.

Hickman tranquillizza i propri fan: il primo numero sarà composto di 55 pagine e tutti avranno la possibilità di capire cosa sta accadendo nell’universo Marvel. Nuovi concetti, personaggi nuovi di zecca, diverse forze si incontreranno al crocevia tra scienza e magia.

Di seguito un'anteprima di G.O.D.S. #1.

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