Il nuovo anno inizia col botto per il settimanale Topolino. Esce, infatti, Metopolis, storia in due tempi del collaudato team artistico composto da Francesco Artibani ai testi e da Paolo Mottura ai disegni.
L'avventura, se non fosse palese, si ispira al capolavoro Metropolis dell’austriaco Fritz Lang uscito esattamente 90 anni fa nel gennaio del 1927 in Germania. Film emblematico del cinema espressionista, nonché probabilmente canto del cigno del cinema muto, la pellicola è una delle opere più importanti della Settima Arte, addirittura diventata patrimonio dell’UNESCO. Nonostante questo, l’accoglienza all’epoca risultò fredda da parte della critica e del pubblico, il film fu un colossal molto impegnativo in termini di costi e produzione tanto da portare al fallimento la casa di produzione UFA (poi prelevata e fatta diventare macchina di propaganda per il nazismo). Fortunatamente l’opera è stata fin da subito rivalutata e apprezzata, influenzando registi e autori per decenni a venire (si guardi Blade Runner e Star Wars).
La storia di base non presenta un intreccio fittissimo, ma riesce ad essere estremamente efficace grazie non solo alla maestosità della messa in scena, ma grazie ai suoi protagonisti e alla tematiche toccate. In un futuro distopico (nel film è il 2026, ovvero 100 anni nel futuro rispetto agli spettatori) la società ha fatto enormi progressi sul piano tecnologico, ma la situazione sociale è degenerata. In particolare viene mostrata la città di Metropolis in cui un gruppo di ricchi industriali, capeggiati da Joh Fredersen, costringe i propri operai nel sottosuolo a turni disumani pur di produrre energia per le classi più benestanti. Quando il figlio di Fredersen, Freder, conosce la professoressa e divulgatrice Maria, inizia a esplorare i sobborghi della città e viene a conoscenza delle condizioni degli operai. Una situazione che lo porterà a scontrarsi col padre che, intanto, in combutta con l’inventore C.A. Rotwang, sta progettando dei robot in grado di sostituire il lavoro degli operai e proprio una di queste macchine prenderà il posto di Maria dando vita alle tumultuose rivolte dei lavoratori.
Se un tempo per i grandi maestri Disney del passato si utilizzava il termine “Parodie” per indicare questo tipo di storie, seppur riduttivo, c’era comunque un intendo appunto parodistico di base. Il racconto di Artibani e Mottura, però, così come le recenti trasposizioni avvenute su Topolino, sono più adattamenti in chiave disneyana di classici del cinema o della letteratura. Il lavoro svolto è certosino, quanto rispettoso, ma al tempo stesso esemplare nel catturare gli stilemi umoristici del fumetto disneyano.
Le modifiche in MeTOPOlis (notare il gioco di parole) ci sono, ma sono minime e in alcun modo intaccano quello che è il nucleo essenziale del film. La modifica maggiore, ma tanto logica, è stata quella di sostituire il personaggio del padre di Freder (che naturalmente è qui interpretato da Topolino col nome di Topp) con un suo collega, ovvero Pit Petersen (Pietro Gambadilegno). Il resto dei ruoli viene da sé con Minni che prende il posto di Maria, Macchia Nera quello dell’inventore e Pippo in quello di un operaio che diventa amico del protagonista. Per il resto, lo sviluppo della trama è pressoché identico, con la non poca variante che in questa versione a fumetti sono presenti i dialoghi di cui il film né è privo, con lo stesso Artibani più asciutto e sintetico del solito nel loro utilizzo.
Eccellente il lavoro di Paolo Mottura nel combinare i due universi immaginifici di Metropolis e dell’universo Disney grazie a tavole spettacolari e cinematografiche a citazioni sparse di sequenze riprese dalla pellicola. Dispiace, però, che non si sia optato per una soluzione come quella adottata da Giorgio Cavazzano per il classico Casablanca in cui le tavole in bianco e nero venivano stampate col procedimento del colore. Si è optato, invece, per una colorazione opaca sicuramente riuscita e ottima nella resa che tuttavia in veste bianco e nero sarebbe stata una soluzione molto apprezzata. Considerando che questo tipo di opere vengono sistematicamente ristampate in grande formato cartonato da Panini Comics, contiamo di vedere una versione “alternativa” senza il colore in un prossimo futuro.
Terminiamo con due brevi note: la prima, è che ci sarebbe aspettati, da una rivista così attenta, un articolo d’approfondimento sulla pellicola originale che ha ispirato la storia a fumetto. La seconda, è che naturalmente sull’albo trovano spazio altre storie, e che vi riportiamo per amor di completezza: Paperino e Paperoga: Agenti Lievitanti di Matteo Venerus e Alberto Lavoradori e Wizards of Mickey – Magicraft (seconda puntata) di Venerus e Roberto Marini, oltre alla consueta Che aria tira… di Silvia Ziche e alla “Gulp” Astronomia domestica: Osservare le stelle di Riccardo Secchi e Alessandro Gottardo.