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Senza sangue, recensione: il racconto di Baricco nella nuova versione di Faraci e Ripoli

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La vita di ognuno è complessa, articolata, idiosincratica. L’identità di ognuno è la summa di eventi e sensazioni passate che si sono stratificate, insieme all’interpretazione che ne si è dati.
Senza Sangue, romanzo di Alessandro Baricco, parte proprio da questo semplice, quanto determinante concetto. E, ovviamente, lo fa anche l’adattamento omonimo realizzato da Tito Faraci ai testi e Francesco Ripoli ai disegni.

Nina è poco più che ragazzina quando il padre la fa nascondere in un piccolo ripostiglio sotto le assi del pavimento della loro casa, costruita in mezzo alle campagne desertiche spagnole. Tre uomini stanno arrivando da loro, vogliono qualcosa dal padre: la vita di quest’ultimo. Nel dolore familiare al termine di una (non precisata) guerra, inizia la “nuova” vita di Nina.
Senza Sangue, dunque, esplora le traiettorie che si innescano quando le scelte degli individui determinano non solo gli eventi, ma la costruzione identitaria delle persone. Vendetta, odio, redenzione, perdono hanno bisogno di tempo, spesso anni, per poterli gestire. Spesso il passato diventa lo spauracchio del presente e, ancora più spesso, non si scende a patti con lo stesso. Il confronto con ciò che ci ha costruiti attende sopito per anni e, spesso, ci si ritrova a scoprire che quel passato è sempre stato lì ad aspettare. Nina sembra essere il fulcro di tale riflessione, quantomeno ne è l’elemento narrativo portante, ma tutti i personaggi, in qualche maniera, devono confrontarsi con le proprie scelte e con quelle degli altri.

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Tito Faraci realizza un fedele adattamento all’opera originale di Baricco, non solo ne coglie perfettamente il senso narrativo, ma anche la sensazione di attesa perenne di un qualcosa che accade. Gli eventi adattati da Faraci, quando si risolvono, ne generano di nuovi e pongono il lettore nello stato di apprensione verso ciò che accadrà, ciò che può succedere. E che, spesso, disattende le aspettative. Il nostro immaginario è infarcito di revenge story che si dipanano nel tempo e siamo abituati a una più o meno imbastita consecutio degli eventi. Baricco e Faraci, invece riescono a sorprendere, specie nel finale: il passato è sempre vivo.
Alcune battute originali vengono recuperate con fedeltà, mentre di altre Faraci ne atomizza il valore narrativo e contenutistico, dislocandolo tra le vignette. I monologhi vengono frammentati e giustapposti alle vignette proprio a costruire quel senso di attesa sopracitato.

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I disegni di Francesco Ripoli si adattano all’atmosfera cupa e tesa. Tratti nervosi, sporchi, colori spenti: il racconto dichiara subito il proprio mood estetico con vignette dense, materiche, ricche di segni, quasi a voler sottolineare le forme. Primi piani e mezzi busti sono un ritorno continuo nella narrazione: gli autori obbligano il lettore a guardare i personaggi negli occhi, ad entrare nella soggettiva dei loro interlocutori. A rispondere delle proprie scelte.
Il fumetto, difatti, a differenza del romanzo di Baricco, sfrutta con grande efficacia il silenzio. Il silenzio, però, inteso come assenza di parole. Il disegno di Ripoli ci lascia intendere costantemente un sottofondo sonoro che diventa ancor più necessario e si palesa maggiormente - nonostante la quasi totale assenza di onomatopee - quando i personaggi non parlano.

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Feltrinelli Comics riporta in libreria, con uno spesso brossurato, il lavoro di Faraci e Ripoli in una veste colorata rispetto alla precedente edizione in bianco e nero targata Edizioni BD. È un ottimo modo per dare interpretazione nuova e nuova vita all’adattamento da Baricco.
Senza sangue è un racconto costruito su sensazioni, momenti intimi e corali, emozioni che nel loro accostarsi ricostruiscono la vita dei personaggi. Sicuramente, la vita di Nina e degli altri è stata una vita in salita, ma diventa un pretesto narrativo per poter lasciare il lettore a riflettere sulle proprie contraddizioni, sulle proprie idiosincrasie legate al passato che lo ha formato.

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Arriva per Feltrinelli Comics Croce sul Cuore di Wallie

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Uscirà domani, 16 gennaio, Croce sul Cuore di Wallie (Walter Petrone), il nuovo volume della collana Feltrinelli Comics. Di seguito trovate sinossi e alcune tavole del libro.

"In un aldilà che è anche un “aldiqua”, due anime ancora in attesa di un corpo si riconoscono, si ricordano di essersi amate e si promettono di rivedersi anche nella vita che verrà. Da qui la storia si sposta a Bologna, raccontando i vagabondaggi, gli incontri e le tragicomiche avventure di un personaggio in cui si riconosce l’autore e in cui si incarna una delle due anime. Dove sarà finita l’altra? In che corpo albergherà? La soluzione è in una croce sul cuore.

L'AUTORE
Wallie, nome d’arte di Walter Petrone, è un illustratore e fumettista che vive e lavora a Bologna, dove frequenta l’Accademia di Belle Arti. Emerso in rete, ha un seguito di 113.000 follower su Instagram, in continua crescita. Cantore dei sogni e delle angosce della sua generazione, ha esordito nel 2018 con Solo un altro giorno (ManFont)."

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Body count, Feltrinelli Comics: un art book di Tanino Liberatore incentrato sul corpo femminile

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Uscirà il prossimo 21 novembre per Feltrinelli Comics l'art book Liberatore - Body count in cui l'artista Tanino Liberatore propone numerose illustrazioni in cui protagonista è il corpo femminile.

L'autore sarà anche in giro per l'Italia a presentare il libro. Ecco le tappe del tour:

Giovedì 28 novembre, ore 18:30, Milano, laFeltrinelli piazza Duomo 
Venerdì 29 novembre, ore 18:00, Bologna,  laFeltrinelli Bologna piazza Ravegnana 
Sabato 30 novembre, ore 17.00, Firenze laFeltrinelli via de' Cerretani

cover Liberatore Body count COMICS

Di seguito i dettagli diffusi dall'editore:

"Gaetano, detto Tanino, Liberatore nasce a Quadri, in provincia di Chieti, il 12 aprile 1953. Nel 1978 Andrea Pazienza lo coinvolge nell’esperienza del giornale “Cannibale”, sul quale Liberatore illustra diverse storie scritte da Stefano Tamburini. Proprio sulla terza uscita della rivista, Tamburini, Liberatore e Pazienza danno vita a Rank Xerox, che approderà nel 1980 sulla rivista “Frigidaire”, pur avendo cambiato nome in Ranxerox. Liberatore si occupa ora interamente della parte grafica, donando al personaggio la sua caratterizzazione definitiva e leggendaria. Dopo la scomparsa di Tamburini, Tanino Liberatore, che nel frattempo si è dedicato a diverse attività (locandine per il cinema, manifesti pubblicitari, scenografie per il teatro e progetti d’arredamento), riprende il personaggio nel 1996 con l’aiuto di Alain Chabat. Lo stesso anno realizza su testi di Andrew Helfer la storia breve In Dreams, per la serie Batman Black & White della DC Comics. Oggi, alternando gli strumenti digitali a quelli più tradizionali come gli olii e gli acquerelli, realizza magnifiche illustrazioni, su carta e su tela, che sono in mostra nelle gallerie di arte contemporanea di tutto il mondo. Per Feltrinelli Comics ha pubblicato Liberatore - Body count (2019)."

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P. La mia adolescenza trans, recensione: un'autobiografia senza filtri

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Se c’è un nome in ascesa nel mondo del fumetto è quello di Josephine Yole Signorelli. L’autrice siciliana, in un paio di anni, è passata da fenomeno del web, grazie alla sua pagina Instagram - nonché suo pseudonimo - Fumettibrutti, a pubblicare due libri con Feltrinelli: Romanzo esplicito nel 2018 e P. la mia adolescenza trans nel 2019, ricevendo riconoscimenti dai più importanti premi fumettistici in Italia.

Il nome “Fumettibrutti” deriva dalla precisa scelta dell’autrice di abbandonare un tratto dettagliato e ricercato a favore di uno stile diretto e sintetico ma più efficace a livello comunicativo. Le vignette sul web partono essenzialmente da esperienze personali della fumettista e narrano stralci di vita quotidiana e questioni sentimentali in maniera diretta e senza censure, mescolando dolcezza a ferocia, consapevolezza a disillusione.

Partendo da questa base, Romanzo esplicito rappresentava un primo esame per l’artista, che non tradendo la sua cifra stilistica, portava a un nuovo livello il suo lavoro, esplorando una narrazione più ampia e strutturata. P. La mia adolescenza trans vuole essere la prova di maturità definitiva, nonché la consacrazione per la Signorelli che opta per un vero racconto di formazione dalla struttura decisamente più classica.

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L’autrice è nota, come detto, per raccontare sé stessa e il suo mondo, così con il suo secondo libro sceglie di attingere a pieno dal suo vissuto e narrarci la sua adolescenza, quando era ancora P. – il suo nome di battesimo - e il suo percorso per diventare donna. Il titolo P. La mia adolescenza trans, dunque, non può essere più esplicativo.
Una narrazione più ampia richiede anche un cast di personaggi più vasto, motivo per cui la Signorelli, pur mettendo al centro sempre se stessa, apre a nuove figure, familiari, amiche e non, fondamentali nello svolgimento della storia.

A livello compositivo l’opera cerca di essere il più diretta possibile, sia narrativamente che nel veicolare il suo contenuto. Il racconto è decisamente più coeso rispetto al precedente Romanzo Esplicito, dove la frammentarietà derivata dall’emulazione del ritmo delle vignette postate sul web aveva trovato un collegamento labile fra i vari momenti rappresentati. P. La mia adolescenza trans, invece, mostra uno svolgimento più canonico grazie a una narrazione fluida e continua seppur in una scansione episodica.
L’autrice si concentra più sul cosa raccontare che sul come, motivo per cui il racconto appare molto lineare e brilla per lo più in corrispondenza della notevole carica emotiva derivata dal vissuto personale. La schiettezza dell'autrice, naturalmente, emerge anche dalla totale assenza di filtri linguistici e narrativi che rende il tutto molto crudo e diretto.

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I “disegni brutti”, cifra stilistica della fumettista, appaiono ancor più che in precedenza stilizzati e poco dettagliati, un marchio di fabbrica che tuttavia spesso rischia di sfociare in una voluta approssimazione. Ma, ad ogni modo, le tavole funzionano e il tratto veicola bene il racconto e fa emergere le emozioni dei personaggi.
La gabbia della tavole ricorda molto quella dei neri italiani, su tutti Diabolik, con una suddivisione tendenzialmente in due blocchi e con un numero di vignette che va da 1 a 4.
La colorazione piatta delle tavole è tri-cromatica: oltre al nero e al bianco, queste possono essere o tutte gialle (per a maggior parte del libro) o interamente viola (in alcune scene dove è necessario una variazione di tono), colori acidi o violenti che alimentano l'effetto ricercato dal prodotto.

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Per chi ama Josephine Yole Signorelli aka Fumettibrutti, P. La mia adolescenza trans è un libro che conferma tutte le doti della sua autrice e risulterà imprescindibile. Per tutti gli altri, il graphic novel è un sincero racconto autobiografico che risulta potente e viscerale pur nella sua linearità e rappresenta un coraggioso manifesto di transessualità che di questi tempi non guasta e serve a sfatare miti e rimuovere tabù.

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