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Thor: The Dark World: recensione in anteprima

Thor-The-Dark-World-locandina-italianaMarvel Studios mette a segno un altro colpo vincente con il secondo capitolo cinematografico dedicato dal Dio del Tuono: Thor: The Dark World, facente parte di quella che è stata ribattezzata “fase 2” dell’universo cinematografico Marvel, che prende il via dopo gli eventi di The Avengers.

Il film si apre con un flashback, nel quale vediamo il primo scontro fra gli Asgardiani, guidati da Bor (padre di Odino) e gli Elfi Oscuri di Malekith: questi ultimi escono sconfitti e, fuggendo, promettono vendetta.
Nel presente, Thor è costretto a guidare le truppe asgardiane per i Nove Regni, in subbuglio dopo le malefatte di Loki, mentre Jane Foster è bloccata, anche emotivamente, sulla Terra, ancora in attesa del ritorno del suo amato. Il Dio dell’Inganno è invece confinato nelle segrete di Asgard, dove è stato condannato a un ergastolo millenario.

Gli Elfi Oscuri minacciano l’incolumità dell’Universo con un’arma potentissima, l’Aether, una sorta di convertitore in grado di trasformare la materia in antimateria, che si diffonde aggressiva come un cancro annichilendo ogni forma di vita. Quest’arma era stata nascosta da Bor proprio su Midgard (la Terra), in una caverna sotterranea nelle periferia di Londra: nel presente, e proprio alla vigilia di un allineamento fra i Nove Regni che si ripete ogni 5000 anni, sarà proprio Jane a trovare quasi per caso l’Aether, diventandone una sorta di avatar e risvegliando gli Elfi Oscuri dal loro sonno millenario.
Thor giunge dunque subito in soccorso della donna che ama e la porta ad Asgard nel tentativo di salvarle la vita, dove è diretto lo stesso Malekith con il suo esercito: sarà un importante lutto a mettere in moto l’azione, costringendo Thor a chiedere aiuto all’odiato fratellastro, in un viaggio disperato per recuperare l’arma e salvare la vita di Jane e dell’universo intero.

Thor: The Dark World ha una trama lineare e abbastanza prevedibile, ma il film è, allo stesso tempo, assolutamente godibile e molto divertente; risulta chiara la direzione intrapresa da Kevin Feige e soci in questa seconda fase cinematografica: come già visto in Iron Man 3, il film punta fortemente su un tono leggero e sull’ironia, su dialoghi ben scritti e su una serie di gag che strappano più di un sorriso, e poco importa se la struttura della storia ne risulta sacrificata, perché un film così funziona e riesce a pieno nel suo intento di essere prodotto di puro intrattenimento american-style. Allo stesso tempo, rispetto ad Iron Man 3, Thor: The Dark World risulta molto più bilanciato e non si registra alcun esagerazione: vi è forte equilibrio tra commedia e azione, si respira davvero un clima fantasy tipico di saghe come Il Signore degli Anelli, condite con molti elementi di fantascienza alla Star Wars. Il regista Alan Taylor è infatti molto bravo, da un lato, a rendere Asgard e i Nove Regni finalmente reali, quasi tangibili: abbandonato l’eccessivo uso di CGI fatto da Kenneth Branagh in Thor, il regista porta nel suo film tutta l’esperienza maturata lavorando su Game of Thrones e ciò rende le scene di battaglia assolutamente realistiche. Allo stesso tempo, Taylor ha ben chiaro che Thor e soci, almeno nell’universo cinematografico Marvel, non sono altro che una sorta di "alieni antropomorfi" in grado di vivere migliaia di anni (questo concetto viene espresso a chiare lettere durante una diatriba fra Odino e Loki) che la gente della Terra venerava come divinità: nel film vi sono tutta una serie di elementi fantascientifici come pistole e cannoni laser o navicelle spaziali: l’attacco della flotta degli Elfi Oscuri ad Asgard ricorda facilmente quello alla Morte Nera presente in Guerre Stellari. Questi due aspetti sono abilmente gestiti e bilanciati e costituiscono uno degli elementi di originalità del film.

Altro elemento di originalità è la battaglia finale fra Thor e Malekith a Londra: questa, anche se forse un po’ troppo breve, si svolge in una maniera assolutamente particolare su più piani spaziali, messi in connessione tramite l’apertura di portali fra i Nove Regni.

Ognuno degli attori protagonisti è ben calato nel suo ruolo: purtroppo per il protagonista Chris Hemsworth, però, a fare da padrone è sicuramente il Loki di Tom Hiddleston, vero e proprio idolo del pubblico presente in sala. E questo, nonostante il minutaggio ridotto sulla scena. L’evoluzione di Loki è decisamente l’aspetto più interessante (e divertente) del film e questo rende il personaggio come il più riuscito nei film Marvel Studios, dopo il Tony Stark di Robert Downey Jr..
Natalie Portman, interprete di Jane, è una brava attrice e svolge bene il suo compito, senza alcuna sopresa. Malekith, invece, è un villain di spessore relativo sia nei fumetti che in questo film, e la scelta del pur bravo, ma un po’ anonimo, Christopher Eccleston per interpretarlo non aiuta a renderlo più incisivo. Sorprende, invece, il personaggio di Darcy interpretato da Kat Dennings, che diventa, seppur in poche battute, un elemento molto apprezzabile all’interno del film.

Come già detto, da un punto di vista registico, nulla si può criticare ad Alan Taylor. La sceneggiatura di Chistopher Yost, Christopher Markus e Stephen McFeely è, invece (forse anche per scelta), molto prevedibile e strutturata in maniera abbastanza elementare: MacGuffin potente sul quale ruota l’azione, damigella in pericolo, invasione aliena della Terra sono tutti elementi fin troppo conosciuti; allo stesso tempo però lo script è arricchito da dialoghi che funzionano, da scene ben pensate e da un utilizzo sapiente delle potenzialità di Loki che permette di soprassedere facilmente sulla scontatezza della trama e su alcuni buchi narrativi di esigua importanza.
In definiva, il film scorre fluido e rapido, rallenta un pochino nella parte centrale, per poi concludersi tranquillamente, non annoiando mai lo spettatore: proprio il finale regala un atteso, ma pur sempre piacevole, colpo di scena. Presente anche un divertentissimo cameo di un Avenger, la cui identità non sveliamo.

Gli effetti speciali sono ben curati e l’ulitizzo di questi è dosato in maniera scientifica: gli Asgardiani sono un popolo guerriero che combatte con armature e spade, risulta buono e giusto portarli su un campo di battaglia reale, centellinando gli elementi digitali all’essenziale. Sotto questo aspetto Thor: The Dark World è nettamente superiore a Thor.
Anche i costumi sono migliori sia rispetto al primo capitolo che a The Avengers: se l’armatura del protagonista in Thor era ipertrofica in maniera imbarazzante, e se nel film sui Vendicatori questo aspetto era stato migliorato, in Thor: The Dark World questa è ben disegnata e rende benissimo sullo schermo. Lo stesso discorso vale per tutti gli altri personaggi.

La colonna sonora è un elemento marginalissimo nel film, come anche il 3D, francamente inutile.
Il film, all’anteprima, è stato proiettato in lingua originale quindi non possiamo dire nulla sul doppiaggio.

Vi sono, infine, due scene “teaser”, una alla metà dei titoli di coda e una alla fine: la prima è sicuramente la più interessante e porta gli orizzonti dell’universo Marvel Studios verso “l’Infinito”, introducendo un personaggio che rivedremo presto in uno dei due film rimanenti di questa, finora, riuscitissima fase 2.

Interpretato da Chris Hemsworth, Tom Hiddleston, Natalie Portman, Christopher Eccleston, Anthony Hopkins, Stellan Skarsgard, Idris Elba, Kat Dennings, Ray Stevenson, Zachary Levi, Tadanobu Asano, Jaimie Alexander, Rene Russo e Akinnuye-Agbaje, Thor: The Dark World è diretto da Alan Taylor e basato su una sceneggiatura di Christopher Yost, Christopher Markus e Stephen McFeely.
Il film sarà nelle sale americane l'8 novembre 2013, il 20 in Italia.

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