NPE e Lucca '13: intervista a Nicola Pesce
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Intervista a cura di Fabio Volino.
Nel variegato panorama fumettistico italiano, come si colloca la Nicola Pesce Editore? Quali sono le sue caratteristiche principali e qual è la sua identità?
Quando penso a un volume da pubblicare raramente penso a come questo collocherà la casa editrice nel mercato fumettistico. Non è scontato dire che fare l’editore è una vera e propria passione, e come tale si sconta a suon di notti insonni spese a lavorare e decine di sigari che vanno via come niente fosse.
Questo per dire che, essendo materia di passione, non posso che dare alle stampe esattamente ciò che mi va. Quindi il 99% delle volte quando un libro ha il marchio NPE vuol dire che quel volume rappresenta esattamente quello che sono io, quello che piace a me. E lo rappresenta tanto nel contenuto quanto nella fattura del volume stesso, nel suo peso, nella sua grafica, nell’amore che c’è dietro una edizione limitata, ad esempio. Tutti aspetti che sto sempre di più iniziando a curare in prima persona.
Come ci collochiamo quindi? Non lo so, non penso a questo. Penso ad essere felice e vedo che ai nostri fan questo piace.
Non sono mai mancate, sia oggi che negli anni precedenti, riproposte dei grandi classici del fumetto italiano, come i Texoni ma anche le produzioni meno note. Come mai questa scelta? E quali titoli vorreste riproporre in futuro?
Nel fumetto, come nella narrativa e nella poesia, esistono delle opere che senza un editore appassionato sarebbero destinate al declino, quasi una damnatio memoriae. Penso alle poesie della Scapigliatura, penso a una ponderosa coppia di volumi sulla poesia del Trecento del Contini, penso al Don Chisciotte di Lino Landolfi, che meritava tutta la nostra attenzione, o al recupero dei colori di Gionni Peppe e Gionni Lupara di Jacovitti.
Per cui sento come una specie di dovere, nei limiti delle mie possibilità di editore, recuperare gli originali, scansirli da capo, spiegare il contesto storico delle opere che era impellente sottrarre all’oblio.
Non mi riferisco ovviamente ai Tex da noi pubblicati. Quelli hanno una storia differente. Così come dopo aver ripubblicato Landolfi ecco che molte case editrici (un po’ ignorando che io ne ho una esclusiva ventennale, eheh) hanno ricominciato a pubblicarlo o a parlarne, il volume Tex il Grande! era nell’ottica della riscoperta di Guido Buzzelli. Quello stesso anno stampammo anche il volume Guido Buzzelli – Frammenti dell’Assurdo, e speriamo di aver gettato un sassolino affinché realtà più danarose di noi ricomincino a parlare di lui.
La ristampa in occasione non tanto di Lucca quanto del Salerno Comicon del volume di Bruno Brindisi e Claudio Nizzi Tex – I Predatori del Deserto si inscrive invece all’interno dell’amore che io ho per la mia provincia, per Salerno. Dopo avervi portato una fiera, con la complicità di Claudio Curcio e Roberto Policastro, quest’anno vi abbiamo inaugurato la nostra “Scuola del Fumetto di Salerno”, i cui docenti sono Luca Maresca e Pasquale Qualano. Nel volume il sindaco, l’Onorevole Vincenzo De Luca, grande appassionato di Tex, ci ha omaggiato con una splendida prefazione.
Ma non c'è solo passato nella vostra produzione, c'è anche il presente (come è accaduto di recente per Il Sesto di Lucio Perrimezzi e Francesca Follini). Farete altre produzioni originali?
Penso che la NPE recuperi il passato per rendere un servigio al presente, e non per rinchiudersi in quello che è stato fatto più di venti anni fa.
Cosa sarebbe una casa editrice che non producesse novità?
I nostri nuovi autori sono stati e sono tanti, e abbiamo in serbo degli esordienti davvero incredibili.
Purtroppo è presuntuoso e falso per noi dire “produciamo”. Perché per produrre qualcosa bisogna pagare gli autori a tavola e fare in modo che loro possano dire “viviamo di questo”.
Oltre a dare quello che per noi è un cospicuo acconto, economicamente parlando possiamo fare poco altro.
Dobbiamo ringraziare gli autori, che è come se fossero dei co-produttori perché, come noi ci accolliamo il rischio di stampare e diffondere il volume nel migliore dei modi, loro si accollano il rischio (che è sia morale che economico) di spendere così tante ore e aspirazioni a realizzarlo, quel volume.
Vorrei tornare a Il Sesto, cosa vi ha convinto di quel progetto? Come è nato e come si è evoluto?
Potrei raccontare un mare di aneddoti su “da quanto tempo conoscevo Lucio Perrimezzi” (che continuo a chiamare tuttora Perry Mason per assonanza, e vi prego di fare lo stesso d’ora in avanti), nonché su quanti schizzi mi sarò fatto fare dalla Follini quando con i suoi capelli fucsia autografava dal Centro Fumetto Andrea Pazienza, ma la verità è che il progetto è stato fortemente voluto da Andrea Mazzotta, che quando firmammo il contratto con Lucio e Francesca era il mio direttore editoriale.
Io ero persino dubbioso!, ma Andrea invece era sicuro di quello che faceva, e il successo meritatissimo che sta avendo l’albo gli dà pienamente ragione.
Lucio e Francesca sono due splendide persone ed è il loro grande impegno, e la passione che secernono dai pori, che li sta facendo affermare nel settore, un passo alla volta.
Qualche anno fa quando qualcuno pubblicava con la Nicola Pesce Editore era un autore esordiente, è stata una grande gioia sentirmi dire da molti che adesso, avendo pubblicato con me, Lucio e Francesca non erano più esordienti.
Non manca neanche uno sguardo alla produzione d'autore europea, come testimonia il volume sul Moebius Proibito. Cosa potete dirci di quest'opera?
Moebius Proibito – Artigli d’Angelo è il primo volume di una sotto-collana (in realtà io non sopporto il concetto di “collana”, io nei libri metterei i tag, se potessi). Questa sotto-collana ospiterà anche Jacovitti proibito – Kamasultra e tanti altri.
È il frutto di una collaborazione con Les Humanoides Associées che spero diventerà sempre più solida nel tempo, insieme con altre case editrici – per lo più francesi – con cui stiamo praticando un lento avvicinamento.
Il volume di Moebius di per sé è straordinario. È un volume estremamente duro, infatti l’abbiamo vietato ai minori, ma il contenuto è tutt’altro che scontato.
Parla di una ragazza prendendo le mosse da funerale di suo padre.
È molto simbolico, le frasi sono poche e ciascuna di esse ha un suo peso.
È per questo che ho voluto tradurlo io e non ho voluto affidare ad altri questo compito. Non perché io sia più bravo, ma perché lo “sentivo” intensamente.
Si dice che quando si traduce la Bibbia in un’altra lingua è lo Spirito Santo che opera per mezzo di chi traduce (i miei pochi studi di teologia ogni tanto saltano fuori, scusate). Ebbene traducendo questo intensissimo volume io ho sentito un pizzicore che mi diceva: l’arte non è morta, c’è ancora qualcosa da dire, e se pure è stato detto, si può dirlo meglio. E Jodorowski l’ha fatto.
Ma bisogna leggerlo da soli e soffermarsi sulle frasi, sennò di primo acchito è di una perversità spaventosa.
Un altro fiore all'occhiello della vostra produzione è la saggistica. Qual è il fascino di ciò che ruota intorno al fumetto?
Oh, io adoro i saggi. Avendo io il vizio di leggere almeno cinque libri contemporeneamente, faccio sempre in modo che almeno tre siano saggi.
È proprio a questo proposito che se volete posso darvi una anticipazione carina.
La Fondazione, istituita da me e mio fratello in onore di mio padre, ha deciso di indire un premio in denaro per la saggistica. Sul Comic-Soon in distribuzione a Lucca quest’anno saranno presenti più particolari.
Scrivere un saggio come quelli che ho avuto la fortuna di pubblicare sino ad oggi è una impresa durissima per un autore. Un saggio che affronti un tema, in modo completo, preciso, con riferimenti puntuali, con fonti certe ed esplicite, è un lavoro che può richiedere anche venti anni.
L’autore riceve in cambio una percentuale sul prezzo di copertina che - visto il funzionamento del mercato editoriale - non può che essere minuscola.
Chi scrive un vero saggio oggi, perciò, è un eroe. Un piccolo scrivano fiorentino che va avanti soltanto grazie al lume della sua passione.
Noi della Fondazione Pesce e della NPE non possiamo fare molto per ricompensare adeguatamente i meriti di chi sacrifica il proprio tempo, ma non poter fare il molto non significa essere autorizzati a fare il niente.
Perciò, come primo, piccolo segnale abbiamo deciso di indire un premio in denaro di 1.000,00 euro per i saggi editi, che andrà agli autori. La prestigiosa sede della premiazione ed il regolamento integrale di questo premio verranno resi noti prima sul Facebook di Edizioni NPE e successivamente tramite comunicato stampa.
Sarà prevista anche una sezione per gli inediti.
Il fascino che ruota intorno al fumetto è che viviamo ancora una fase pionieristica del settore. C’è ancora tutto da inventare, e il cuore del Fumetto è ancora giovane, c’è ancora modo di stupirsi.
Per me il fumetto è fatto anche di odori, della stampa, dall’inchiostro, di una matita appena temperata. Tutto questo mi vince e mi supera quotidianamente.
L’altro giorno ho avuto il privilegio di poter acquistare da Bruno Brindisi tutti gli schizzi preparatori che fece per trovare il “suo” Tex. Ebbene… ero felice come un bambino mentre li sfogliavo!
Dei vari saggi che avete pubblicato, se si può sapere, quale vi ha dato più soddisfazione?
Non posso certo dire quale saggio io preferisca, ma se parliamo in termini di soddisfazione posso dire che quello che più mi ha coinvolto è stato questo Tex – Fiumi di china italiana in deserti americani, perché l’ho seguito moltissimo, l’ho impaginato, corretto, ho speso ore a scegliere la tela giusta per la copertina ed il tipo di impressione ad oro, a parlare con la Bonelli per farmi consentire un titolone così vistoso. È un lavoro così “grosso” che sento che potevo ancora far meglio, dieci volte meglio… Ma intanto l’andare in falegnameria e pensare all’edizione limitata, che doveva essere davvero speciale, con il legno inciso, la stella di ottone… sono emozioni che non si possono spiegare. Ecco: gli ordini che questo saggio sta ricevendo mi soddisfano più di quelli di un libro che io abbia affidato ad altri. Lì ci sono le mie notti insonni e i sigari di cui parlavo, eheh.
Ne pubblicherete altri?
Molti grandi marchi del mondo del fumetto, ma anche della moda, ci stanno chiedendo di pubblicare dei saggi di questa portata.
Un saggio come I Disney Italiani è semplicemente antieconomico per un colosso. Ma se un piccolo editore, timido timido, lo mette su, per passione e basta, rischiando grosso, è un piacere per tutti quanti.
Io sono commosso da questi grandissimi marchi, che hanno caratterizzato l’infanzia di tutti noi, mi consentano di usare i loro personaggi e i loro brand. È una grandissima responsabilità. Spero di esserne all’altezza.
In particolare un grazie alla Sergio Bonelli Editore, che è tanto buona con me che non ho ancora capito cosa ho fatto per meritarmelo!
Ci saranno degli ospiti al vostro stand in questa edizione di Lucca Comics?
Certo, cosa sarebbe una fiera senza ospiti!
Avremo David Lloyd, che da quando pubblicammo Materia Oscura non si è più staccato dall’Italia. Presenterà Aces Weekly, il primo volume cartaceo (in tutto il mondo) del suo progetto web. Il volume ha uno strano formato orizzontale proprio perché pubblica un fumetto nato per il web. Nel volume sono presenti due storie, una di Lloyd e Jackson, una dei campani Antonio Bifulco e Giuseppe Rungetti.
Poi un autore che io adoro, un amico, un grande artista: Miguel Ángel Martín. Da quando mi ha detto che Brian the Brain era una trilogia non lo mollo più. Stavolta presenta un agile portfolio intitolato Film dove re-interpreta a modo suo le locandine di film cult molto vicini al suo modo di sentire come "Il Pasto Nudo", "Tetsuo", "La Mosca" e tanti altri.
Ci verrà a trovare l’autore del saggio su Tex di cui parlavamo prima, il carissimo Raffaele de Falco, nel weekend, insieme a Bruno Brindisi, che autograferà e sketcherà per noi tutte le ore che riusciremo a strappargli!
Come dire: internazionali, ma salernitani.
Non mancheranno Pierz e Davide La Rosa, che con il loro La Bibbia 2 sono una vera e propria attrazione allo stand. I loro fan li adorano.
Ci sono saltati almeno due grandi ospiti e cercheremo di portarli al Comicon o alla prossima Lucca.
Ci sarà anche un altro… uno che per me è un vero “big”, il grafico delle copertine NPE, Sebastiano Barcaroli, con cui mi capisco sempre al volo su quello che voglio… e quando decide di stupirmi e andare contro tutte le mie indicazioni ci azzecca sempre.
Dulcis in fundo, Enzo Rizzi, il creatore del personaggio Heavy Bone, ossia il serial killer di Rockstar, con La Storia del Rock a Fumetti. Enzo è un outsider del settore. I suo stile è sporco e realistico e scuro come il Metal ed il Rock vogliono essere, come le fanzine di una volta. Paradossalmente tra tanti grandi nomi, chissà che il campione di incassi non sarà proprio il volume di Enzo!
In generale, ci dareste un parere sull'attuale panorama fumettistico italiano?
Non saprei. Vedo troppe persone che non si soffermano a pensare su quello che fanno e perché lo fanno.
Vedo piccoli editori che lo fanno per passione e criticano i grandi, ma abboccano alla prima sirena dell’incasso facile appena un albetto gli va bene, si snaturano e falliscono.
Vedo editori che ho sempre invidiato ma che scopro avere dei bilanci che non gli consentiranno di andare avanti a lungo.
La Bao sta facendo molte cose belle, e sono curioso della nuova iniziativa di Alessio D’Uva.
Poi ho un bel mucchio di considerazioni personali sul mercato, ma temo che le terrò per me e spero che il mio successo sia anche dovuto a queste piccolezze in più che spero di aver capito e che sono, come dire, il mio know how. Incrocio le dita!
Come è stato questo 2013? Cosa si prospetta per il 2014?
Il 2013 è stato un anno di forte crisi, e spero che Dio non mi fulmini se dico che la crisi non sempre è un fatto negativo. Ci aiuta a non montarci la testa, a tornare alle radici, a decidere di non lasciare l’acqua aperta e la luce accesa quando non serve, a capire davvero cosa è importante e cosa no. La crisi è anche un setaccio che scerne le persone di cui fidarsi e da quelle di cui non fidarsi...
Per cui la crisi è stata per me una grande maestra. Nel 2014, che vi sia la crisi o meno, spero di saper metter a frutto questi insegnamenti. E spero che una crisi torni periodicamente ad additarmi le cose come stanno, come un Aristotele nella Scuola di Atene di Raffaello che, mentre Platone gli indica in cielo, gli faccia segno di rimando di concentrarsi sulla realtà presente.
Penso che la NPE non sia nemmeno l’ombra della casa editrice che ho in mente e mi auguro di avere l’umiltà e la fermezza di proseguire lungo il mio cammino a passo d’uomo.