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Paperman: il regista svela la genesi

A poche settimane dalla premiazione degli Oscar, le campagne promozionali si sono fatte più serrate e i probabili vincitori del premio si stanno impegnando nel concedere interviste come consumati politici al terzo mandato.

Paperman è di sicuro uno dei due front-runner insieme a Adam and Dog e David Poland, sul proprio canale YouTube, ha pubblicato una lunga intervista senza tagli, come suo solito, con il regista John Kahrs, il quale ha svelato degli inediti retroscena sulla realizzazione del corto, molto più travagliata di quanto possa sembrare. Oltre alla genesi del prodotto, che già conosciamo, e agli sviluppi successivi dalla tecnologia, il regista ha parlato del percorso tortuoso del film per arrivare sullo schermo.

Paperman è un progetto che risale agli anni novanta, quando Kahrs lavorava per la Pixar e propose l'idea a John Lasseter, il quale approvò, "Ma per una ragione o l'altra non siamo mai partiti con la produzione", lasciando intendere che di mezzo ci fossero sia problemi alla storia che impegni personali dell'animatore. Se la storia sembrerebbe essere rimasta invariata, sarebbero state le modalità produttive a cambiare: "Quando proposi il corto all'epoca si parlava di radiosità, illuminazione diretta e tutti quegli sviluppi che alla fine degli anni novanta erano all'avanguardia. Ora se guardi alle sequenze di gioco di Battlefield 3, sono piene di quegli effetti luminosi, luce diffusa e cose così. E succedono in tempo reale. Quindi adesso eravamo interessati a qualcos'altro, io stesso ero interessato a riportare in primo piano la consistenza tattile della matita".

È proprio sull'innovazione tecnologica del corto che il regista è entrato nei dettagli, spiegando il suo funzionamento: dopo aver animato i personaggi, vengono disegnate linee a mano sopra e quelle linee vengono poi spostate dai singoli pixel che, muovendosi, trascinano dietro di sé la linea: "Non sembra che la linea sia semplicemente appiccicata sopra ma che i personaggi siano disegnati dal principio a mano".

Ha parlato anche delle sue influenze, citando "Spielberg e Lucas, che sono stati una grossa percentuale del mio bagaglio culturale. Non sono mai andato a una vera scuola di cinema, quello che so l'ho imparato da autodidatta. Molti degli insegnamenti che ho avuti sono stati sul posto di lavoro. Lavorare con Lee Unkrich su Toy Story 2 mi ha aiutato molto: la sua precisione nel montaggio per far collimare una inquadratura con un'altra, la composizione, il suo senso del ritmo sono stupefacenti. E anche il lavoro con Brad Bird sugli Incredibili è stato molto intenso, lui è bravissimo".

"Ho lo smoking" ha scherzato alla fine Kahrs parlando della serata degli Oscar "ma non credo che nessuno mi urlerà "Ehi, cosa indossi?" quando sarò sul tappeto rosso."

Potete vedere l'intervista completa qui sotto.

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