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Madagascar 3: Ricercati in Europa: recensione

Madagascar-3Se avete adorato “Mi piace se ti muovi” preparatevi a raddoppiare il ritmo con “Afro Circus”, tormentone musicale dell’ultimo capitolo della fortunata serie di Madagascar. Proprio il circo, con i suoi colori sgargianti, le acrobazie spericolate e l’allegria è il nodo centrale di questa nuova avventura del leone Alex, della zebra Marty, dell’ippopotamo Gloria e della giraffa Melman. Li avevamo lasciati a scoprire le loro origini in Africa, ma il richiamo della civiltà è troppo forte, così i quattro grazie all’inesauribile talento creativo dei pinguini (forse i migliori comprimari mai visti di recente sullo schermo) si ritrovano catapultati nel Vecchio Continente.

In Europa ha inizio un tour folle che parte da Monte Carlo, dove il variopinto gruppo prima sbanca il casinò (anche grazie all’aiuto dei pollici opponibili delle scimmie) e poi si guadagna un nemico cattivo come non mai: il capitano Chantel DuBois, rossa accalappiacani che sembra avere i poteri dell’Uomo Ragno, tanta è la sua forza e agilità, oltre che le movenze da aracnide. Infine gli animali newyorchesi si infiltrano in uno sgangherato circo itinerante, gestito da umani, ma le cui star sono animali di tutte le specie capitanati dalla tigre russa Vitaly, dal leone marino italiano Stefano e dall’italiana femmina di giaguaro Gia. Ovviamente i quattro aggiungeranno la carica di energia che li contraddistingue, portando lo scompiglio nelle tappe a Roma e a Londra, trasformando un polveroso show in un vero Afro Circus. E non mancherà una improbabile storia d’amore per il re Julian.

Questo nuovo film è un tripudio di colori, con un ritmo frenetico e una musica irresistibile, la cui carica visiva è accresciuta da un 3D usato più per stupire con effetti speciali che per donare maggiore profondità alle scene. L’inizio rapidissimo e surreale è la chiave per entrare in una storia tutta devota alla spettacolarità degli scenari e alla forza espressiva dei vari momenti a discapito della veridicità. Basti citare l’esempio di Roma, ritratta sempre alla luce del tramonto, vuota e romantica, salvo poi avere un treno merci che passa per il centro. E poi i trucchi del circo sono tanto impossibili da risultare quasi magia, fino a diventare una sorta di videoclip pop. In effetti anche la musica gioca un ruolo chiave, con un’ampia sequenza di scene arricchite con hit come “Fireworks” di Katy Perry.

Se all’approfondimento dei quattro personaggi principali è dedicato meno spazio che nelle pellicole precedenti (ma tutti avranno i loro momenti di gloria), molto interessanti sono le aggiunte circensi al cast, capaci di donare una dimensione tutta nuova e imprevista alla storia. Deliziosa e malefica la cattiva, quasi una Crudelia DeMon di nuova generazione. Un ottimo terzo capitolo, dunque, che piace soltanto, però, se ci si lascia trasportare dal ritmo senza farsi distrarre dal sovvertimento delle leggi della fisica, e da alcune implicazioni poco chiare, come quella di utilizzare gli animali nel circo, ma che finalmente chiarisce il grande mistero: meglio vivere in uno zoo o cercare la libertà? In fondo bisogna ricordare che l’importante in Madagascar è divertirsi e ballare e allora… muovi!

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