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Il figlio di Babbo Natale: recensione

il-figlio-di-babbo-natale-locandinaSe non vi bastano le decorazioni, i dolci, le vacanze, l’albero, il presepe e le onnipresenti musiche festive per immergervi nella magia del Natale, quest’anno c’è una soluzione capace di far dimenticare tutti i problemi: Il figlio di Babbo Natale. Uscito il 23 dicembre nelle sale italiane, questa pellicola in 3D è frutto della collaborazione dello studio Aardman, famoso per film d’animazione in stop-motion come Wallace & Gromit, La maledizione del coniglio mannaro o Galline in fuga, con Columbia Pictures e Sony Pictures Animation, alleati per dare vita a uno spettacolo visivo nuovo ma in cui si respira lo spirito della celebre società di produzione.

Il film si apre con le classiche domande che i bambini del mondo moderno rivolgono a Babbo Natale, ad esempio: “Ma se vivi al Polo Nord, perché non riesco a trovare la tua casa su Google Earth?”. A rispondere a questo è molti altri quesiti è Arthur, il figlio di Babbo Natale e suo più grande fan, immerso ogni giorno dell’anno nell’atmosfera natalizia nella futuristica base del vecchio barbuto nel Circolo Polare Artico, dove tutti si preparano alla ‘Missione regali’. A condurre l’operazione per distribuire gli oltre due miliardi di pacchetti in tutto il mondo è una squadra di milioni di elfi, capitanati da Steve, l’altro figlio di Babbo Natale. Arrivato a oltre 70 missioni, quest’ultimo è in procinto di andare in pensione, ma non sembra pronto a depositare il cappello rosso, come ha fatto il padre, Nonno Natale, che dopo più di 130 anni ancora non si rassegna alla vita da semplice anziano.

Grazie alle fantascientifiche attrezzature di cui è dotata la famiglia Natale, a partire dalla S1, gigantesca nave spaziale, anche quest’anno tutti i regali vengono consegnati… tranne uno. Proprio quel singolo pacchetto dimenticato rischia di compromettere l’intero senso della festa e toccherà proprio al pasticcione e imbranato Arthur, con l’aiuto di Nonno Natale, ricordare a tutti che al di là della complessità di un mondo in continua crescita sono i sorrisi dei bambini nella mattina del 25 dicembre la cosa che più importa al mondo. Consegnare quel singolo regalo prima dell’alba, però, non sarà un’impresa semplice.

Se a prima vista la pellicola può sembrare un film di Natale come se ne sono visti tanti, in realtà Il figlio di Babbo Natale (Arthur Christmas in originale) riesce a evitare molti dei cliché del genere e a mantenere una vena forte di ironia miscelandola con i sentimenti migliori che le feste sanno infondere senza mai scadere nella sdolcinatezza. Ci si commuove in alcune scene, in altre si sorride con sincerità per un mondo che riesce a ridere di se stesso, a far emergere le contraddizioni e i problemi di un pianeta ostaggio della stessa tecnologia che ha permesso di rendere la vita più semplice da un punto di vista, ma molto più complessa per il numero di possibilità che si aprono. Un mondo, il nostro, dove una slitta trainata da renne non ha più magia a sufficienza per superare i controlli di radar e satelliti, dove il ‘basta un pensiero’ è stato surclassato da una banalizzazione delle feste. Il film ha in sé tutte queste problematiche, a cominciare dal ridurre il Natale in una immane consegna di pacchetti, ma riesce a rimettere tutto in gioco, regalandoci un nuovo sguardo sulla nostra vita.

Anche dal punto di vista visivo la pellicola è di alto livello, anche grazie a uno spettacolare 3D che porta lo spettatore quasi a entrare fisicamente in alcune scene, a cominciare dalle sequenze di volo sulla slitta in cui sembra di essere su una simulazione realistica. Il design non punta al realismo, ma mischia lo stile di plastilina di Aardman con le moderne tecniche di animazione, in un connubio ‘sporco’ e per questo molto efficace. Un plauso va agli sceneggiatori e a tutti coloro che hanno lavorato ai dettagli della trama, studiata nei minimi particolari, tanto da determinare il tempo che hanno a disposizione gli elfi per consegnare ogni regalo (18,14 secondi per casa), un perfetto controllo del movimento della slitta intorno al globo e finanche la divisione degli elfi in 13 ripartizioni con compiti e gadget specifici. Unica nota dolente i titoli di coda: del brano ‘Santa Claus is Comin’ to Town’ cantato da Justin Bieber potevamo di certo fare a meno.

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