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Cowboys & Aliens: recensione

cowboys-aliens-posterCosa accadrebbe se degli esseri extraterrestri atterrassero in America all’epoca del Vecchio West? Come reagirebbero gli umani a un simile incontro? Sarebbero capaci di difendersi o soccomberebbero a qualcosa di tanto inimmaginabile? A queste domande cerca di rispondere Cowboys & Aliens, nuovo blockbuster del regista di Iron Man Jon Favreau sostenuto da un gruppo di grandi produttori, a partire da Steven Spielberg. Ispirato al graphic novel di Scott Mitchell Rosenberg dei Platinum Studios, il film basa la sua essenza sul titolo: prendere due icone dell’immaginario cinematografico americano e metterle insieme in un'unica storia, fondendo generi e ambientazioni.

La storia ha come sfondo la città decadente di Absolution nel territorio del New Mexico, l’anno è il 1875. Un uomo, il nostro protagonista, (interpretato da Daniel Craig, reduce dall’impegno con James Bond) si sveglia all’improvviso da solo in un ambiente desertico senza ricordare nulla del suo passato. Il particolare più discordante è uno strano bracciale metallico che si ritrova al polso e dal quale non riesce a liberarsi. Arrivato in città l’uomo rimane invischiato subito nelle dinamiche di quel luogo che ha perso il vigore di un tempo, ormai sostenuto soltanto dal giro d’affari delle mandrie del colonnello Dolarhyde (interpretato da un durissimo Harrison Ford) e succube dell’esuberanza del figlio del ricco uomo, Percy. Qui scopre la sua vera identità: è Jake Lonergan, un pericoloso criminale che ha rubato l’oro di Dolarhyde e pertanto viene arrestato dallo sceriffo del paese.

È proprio quando sta per essere portato nella prigione di Santa Fe che tutto cambia: spuntano strane luci in lontananza e la città viene presa d’assalto da navi volanti pronte a distruggere le case e rapire gli abitanti. L’unico che riesce a fare qualcosa è proprio Jake grazie al misterioso bracciale che si rivela un’arma capace di abbattere i velivoli alieni. All’alba comincia la riscossa: un drappello di uomini parte per andare a salvare gli uomini rapiti dai ‘demoni’, come li chiama il prete del paese, unico modo che ha quella gente per comprendere qualcosa di così estraneo alla propria visione del mondo. Con loro c’è anche Ella (Olivia Wilde), una giovane e avvenente donna che fin dall’inizio ha seguito Jake ritenendolo la chiave per raggiungere i suoi misteriosi scopi. La lotta tra cowboy e alieni vedrà i nemici di un tempo coalizzarsi contro un avversario più grande di loro: persone comuni, banditi, perfino gli indiani Chiricahua, tutti pronti a dimostrare che insieme è possibile sconfiggere ogni minaccia.

Se la parte cowboy del film risulta, soprattutto all’inizio, interessante e con degli ammiccamenti ai classici del genere, meno elaborata appare quella fantascientifica, che non brilla per nessuna trovata particolarmente interessante. Il pregio della pellicola è di riuscire nell’impresa non certo facile di mischiare due generi tanto distanti tra di loro, purtroppo però lo fa nella maniera più didascalica possibile ovvero estrapolando quasi tutti i cliché del western e dalla fantascienza e unendoli. I protagonisti della vicenda sono i personaggi tipici di un film sul Far West, gli stessi alieni sono molto banali sia nel look che nelle tecnologie, tanto da sembrare ricalcati su capisaldi del genere come ‘Alien’ o ‘Predator’.

Mancano le grandi scene epiche originali, con un’unica eccezione, che non sveleremo, che più colpisce per capacità di suscitare paura e disorientamento senza cadere nel banale. Dall’unione dei due mondi, però, non riesce a nascere qualcosa di nuovo e di unico, ma soltanto la riproposizione di scene già viste e riviste, mentre questa poteva essere l’occasione perfetta per osare un po’ di più, per offrire al pubblico un’esperienza ancora più intesa e creare un genere distinto o comunque un nuovo immaginario e non una semplice unione di elementi. Questa incapacità di creare una vera alchimia si avverte anche, ad esempio, nella musica, che si mantiene su toni da film horror, ma inserisce pezzi western senza integrarli davvero.

Il tutto alla fine si riduce a un bel giocattolo, un film che comunque riesce ad appassionare e a intrattenere, ma non si spinge oltre, perdendo presto il sapore innovativo iniziale per finire in logiche da videogioco. È un vero peccato che l’industria cinematografica americana non riesca a proporre in questo momento delle vere novità, appiattendosi su visioni stereotipate per accontentare un pubblico che forse, invece, è pronto a provare qualcosa di nuovo.

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